sabato 27 marzo 2010

Albanella pallida in transito in Basilicata

L'ornitologo Egidio Fulco ci ha inviato questa interessante segnalazione che volentieri pubblichiamo perchè arricchisce le conoscenze dei rapaci della Basilicata.

"Il giorno 26 marzo 2010, durante alcuni soprallughi per i consueti monitoraggi ornitologici sul territorio della Basilicata, è stato osservato un bellissimo maschio adulto di Albanella pallida (Circus macrorus). L'osservazione è stata condotta in agro di Genzano di Lucania in prossimità degli estesi seminativi che caratterizzano l'intero comprensorio.
L'albanella pallida nifica nelle steppe della Russia e di alcuni paesi dell'Europa dell'Est e non sono stimate più di 2000 coppie in Europa.
La specie sverna per lo più in Africa centrale e in questo periodo attraversa il mediterraneo per tornare nei siti di nidificazione.
Si tratta di una specie che non viene segnalata di frequente in Basilicata ma probabilmente tale carenza è dovuta soprattutto al basso sforzo di ricerca che caratterizza questa regione; infatti è verosimile che il transito dell'Albanella pallida in Basilicata sia più regolare e consistente di quanto fin ora noto, dato che sia in Calabria che in Puglia le segnalazioni sono più frequenti.
"


venerdì 26 marzo 2010

Documentario grillaio ora on line

Il documentario sul grillaio "Ali sopra la murgia" è ora sul sito di Geo&Geo:

Clicca qui per vederlo.

mercoledì 24 marzo 2010

Trasmesso il documentario sul Falco grillaio

Ieri 23 marzo alle ore 18,20 circa è andato in onda su RAI 3 durante la trasmissione GEO & GEO il documentario naturalistico "Ali sopra le Murge" con la regia di Olivella Foresta. Un video della durata di 26 minuti girato la scorsa primavera ed estate che ha presentato gli aspetti più caratteristici della vita del Falco grillaio che vive tra Matera e Montescaglioso. Ma oltre alle immagini canoniche che mostrano gli aspetti e le abitudini più note del piccolo rapace mediterraneo sono stati illustrati altri momenti, alcuni inconsueti e suggestivi e più strettamente legati alla vita urbana e al rapporto, pacifico ed intimo, con gli abitanti. Il filmato ha evidenziato anche gli interventi che si sono realizzati per contribuire a mantenere su buoni livelli la popolazione locale, interventi nati e condotti nell'ambito del Progetto LIFE Natura "Rapaci Lucani" che la Commissione Europea e la Provincia di Matera hanno cogestito, con l'ausilio di esperti e collaboratori, tra il 2006 e il 2009. Si è parlato dei nidi artificiali installati sugli edifici di Matera e Montescaglioso e si è divulgata anche l'attività che svolge il Centro Recupero Rapaci che ha sede presso la Riserva Naturale di San Giuliano. Insomma un breve e ricco servizio sulla vita di questo straordinario e sempre più accettato coinquilino di materani e montesi.... Un modo semplice e colorito per dire che questo straordinario e sempre più minacciato falco merita davvero il nostro aiuto e il nostro rispetto in tutti i modi possibili.


Il filmato parteciperà al Festival del Documentario Naturalistico che si svolgerà a Comacchio, nel Parco del Delta del Po, dal 30 aprile al 2 maggio nell'ambito della Fiera Internazionale del Birdwatching e del Turismo Naturalistico.


domenica 21 marzo 2010

Una nuova primavera per un Nibbio reale

Quale giorno più adatto per la liberazione di un Nibbio reale se non il 21 marzo, porta della primavera?
Questa mattina un bellissimo Nibbio reale (Milvus milvus) adulto è stato restituito alla libertà dopo essere stato recentemente rinvenuto da Nicola Ferri nel bosco di Tricarico (Mt) in condizioni di notevole debolezza ed incapace di volare. Grazie al primo soccorso e alla collaborazione della dott.ssa Maria Germani, medico veterinario che opera nel comune materano, e al supporto di alcuni attivisti della LIPU è stato possibile curare e rimettere in forza l'esemplare. Il Centro Recupero Rapaci della Provincia di Matera, a cui si erano rivolti i soccorritori per la consegna, verificate le sue buone condizioni generali ha concordato, insieme alla veterinaria, la sua liberazione nello stesso luogo di ritrovamento anche in relazione all'inizio della stagione riproduttiva. Il rilascio è stato preceduto da inanellamento scientifico grazie al supporto tecnico e alla collaborazione del dott. E. Mallia, inanellatore ufficiale del Centro Recupero del materano.
Appena liberato, il Nibbio ha dato prova di perfetto recupero ed è stato successivamente osservato nei dintorni del sito di liberazione posato su un alto ramo di quercia.

Il Nibbio reale è una delle specie di rapaci più preziose della Basilicata poichè in questa regione risiede la popolazione svernante e riproduttiva più importante d'Italia. Ogni esemplare salvato e rimesso in libertà contribuisce direttamente alla tutela e conservazione della specie a livello globale.





sabato 20 marzo 2010

Restituita alla libertà una Poiana nel materano

Una poiana vittima di elettrocuzione è stata affidata nel novembre scorso al Centro Recupero Rapaci della Provincia di Matera. Dopo un lungo periodo di cura è stata finalmente liberata nella Valle del Bradano, nella stessa zona di ritrovamento.

martedì 16 marzo 2010

Rapaci oltre i confini

L’associazione ALTURA,
in collaborazione con la Riserva Naturale “Montagne della Duchessa”
ed il Gruppo Naturalisti Rosciolo

organizza
“Rapaci oltre i confini”

Prima giornata di monitoraggio e studio dei rapaci nel comprensorio Monti della Duchessa – Valle di Malito – Monte Fratta – Maglia Cupa – Valle del Rio Torto – Valle Ruella.

Sabato 27 Marzo 2010

Dal 2008 ALTURA in collaborazione con la Riserva Naturale “Montagne della Duchessa” segue gli spostamenti di una nuova coppia di Aquila reale che frequenta l’area di Monte Cava – Monte Rotondo, Valle Ruella, Valle di Malito, Monte Fratta – Maglia Cupa.

La coppia di giovani sub-adulti (quarto-quinto anno di età) ha spesso manifestato un comportamento territoriale (volo a festoni) oltre che rituali di accoppiamento. L’area in questione potrebbe essere stata individuata quale potenziale territorio per la nidificazione da parte di questa coppia di sub-adulti, quasi giunti a maturità sessuale.

Il comprensorio in questione è stato nel corso dello scorso anno oggetto di studio da parte del personale della Riserva Naturale e della Regione Lazio con la collaborazione di volontari di ALTURA e GNR, per analizzare le caratteristiche degli habitat cruciali per la conservazione dell’orso bruno marsicano, le criticità e le minacce reali e potenziali a cui l’orso è esposto nell’area in esame.

I risultati dell’indagine svolta, finalizzata alla caratterizzazione dell’area dal punto di vista ambientale, con particolare attenzione al valore conservazionistico, esprimono una grande ricchezza sia floristico-vegetazionale, sia faunistica. In particolare, dal punto di vista avifaunistico, l’area si è dimostrata estremamente interessante, oltre che per l’Aquila reale (Aquila crysaetus), per la presenza del Grifone (Gyps fulvus), Coturnice (Alectoris greca), Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), Biancone (Circaetus gallicus), Lanario (Falco biarmicus), Pellegrino (Falco peregrinus), Succiacapre (Caprimulgus europeaus), Tottavilla (Lullula arborea), Calandro (Anthus campestris), Averla piccola (Lanius collurio), Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), Rondine montana (Ptyonoprogne rupestris) e del Picchio dorsobianco (Picoides leocotus).

Obiettivo della giornata di monitoraggio sarà quello di definire quanto più possibile gli spostamenti della nuova coppia di aquila reale nel comprensorio in esame ed al tempo stesso di acquisire il maggior numero di dati riguardo la presenza di rapaci, corvidi, picidi e in generale delle specie inserite nell’allegato I della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli”.
La giornata si inserisce nell’ambito delle iniziative volte ad aumentare lo stato delle conoscenze sulla biodiversità del nostro territorio nell’Anno Internazionale della Biodiversità (2010 International Year of Biodiversity) promosso dalle Nazioni Unite.


PER INFO:
Daniele Valfrè - Altura
Cell. 328 - 7477915; 340 - 6623558.

Risoluzione sull’impatto degli impianti eolici industriali sull’avifauna

Credo che sia interessante per i nostri soci disporre della Risoluzione sul problema dell’impatto degli uccelli con le pale eoliche approvata dai partecipanti all’ultimo Convegno di Ornitologia, tenutosi a Sabaudia nell’ottobre 2009. Si tratta di un documento molto importante. Infatti i maggiori esperti italiani di ornitologia hanno riconosciuto in quella sede la gravità del problema, sottolineando, tra l’altro, come l’eolico possa portare all’estinzione su vaste aree di diverse specie e la sensibile rarefazione di molte altre. Pertanto nella Risoluzione si avanzano alcune importanti proposte, per la mitigazione dell’impatto, alle autorità competenti. Sarebbe essenziale a questo punto che le maggiori associazioni ambientaliste la smettessero di sostenere acriticamente l’eolico o, nella migliore delle ipotesi, di ignorare il problema, ma riconoscessero la gravissima minaccia che incombe sulla nostra fauna e sui nostri ambienti naturali e si attivassero di conseguenza.
Stefano Allavena


Risoluzione sull’impatto degli impianti eolici industriali sull’avifauna
I partecipanti al XV Convegno Italiano di Ornitologia tenutosi a Sabaudia (LT) il 14-18 ottobre 2009,

premesso
il proprio convinto sostegno allo sviluppo di produzioni energetiche attraverso fonti rinnovabili,
ritenendo
che le relative tecnologie non possano essere applicate acriticamente e senza attenta valutazione dell’impatto sull’ambiente naturale e sulle sue componenti nonché sul paesaggio,
esaminati
documenti, fonti bibliografiche, dati scientifici e considerazioni tecniche circa l’impatto degli impianti eolici sull’avifauna,

constatato

• che i risultati di studi condotti in molte parti del mondo evidenziano spesso pesanti effetti negativi degli impianti eolici su comunità ornitiche nidificanti e svernanti e sui migratori in termini di perdita di habitat, effetto barriera e consistente incremento della mortalità per collisione,


• che l’impatto negativo sull’avifauna è determinato non solo dalla collisione con i generatori eolici ma anche dal rumore da essi prodotto, dalla realizzazione di elettrodotti, di strade e di altre infrastrutture di servizio, nonché dalla facilitata accessibilità di aree in precedenza poco o nulla frequentate,


• che la maggior parte delle regioni italiane è sprovvista di piani energetici o è dotata di piani energetici del tutto o in gran parte inapplicati e che ciò conduce ad una totale assenza di programmazione quanto a localizzazione e tipologia degli impianti eolici,


• che, a differenza di quanto previsto per i Chirotteri, non esiste un protocollo ufficiale a livello nazionale per la redazione di studi di impatto sull’avifauna,



considerato

• che gran parte degli impianti eolici realizzati o in progetto insiste su aree sensibili per la conservazione dell’avifauna italiana e paleartica, quali praterie montane, crinali, principali fondovalle, promontori, stretti, zone umide costiere, tratti di mare lungo rotte migratorie o interessati dalla presenza di forti concentrazioni di uccelli marini,


• che una frazione rilevante di queste specie risulta già rara e/o minacciata da altri fattori ed è oggetto di interventi di conservazione finanziati dall’Unione Europea, dallo Stato italiano e dalle Amministrazioni locali, sulla base di norme internazionali, comunitarie e nazionali,


identificano

la realizzazione di impianti eolici nei contesti sensibili come una delle più gravi minacce per l’avifauna, capace di determinare estinzioni su tutto o su gran parte del territorio nazionale, declino di popolazioni anche in vaste aree e conseguente perdita di biodiversità. Pertanto, considerando che il ricorso alla produzione energetica da fonte eolica risulta recare un contributo irrilevante alla soluzione del problema delle emissioni dei gas serra e più in generale al fabbisogno energetico nazionale, stante anche la realtà della ventosità quale rilevata nel nostro Paese,

esprimono
forte preoccupazione per la proliferazione di impianti eolici in numerosi ambiti di notevole pregio ambientale e di importanza strategica per l’avifauna,

chiedono

• che nella fase preparatoria dei piani energetici nazionali e regionali la Valutazione Ambientale Strategica verifichi gli impatti significativi sull’avifauna e quantifichi l’effetto complessivo cumulato dalla presenza di più centrali eoliche e delle infrastrutture connesse su area vasta e che, inoltre, una appropriata Valutazione di Incidenza verifichi i potenziali effetti specificatamente sulla rete Natura2000 e i suoi valori,


• che nel testo unico ambientale gli impianti eolici siano spostati dalla tabella di opere sottoposte alla sola verifica di assoggettabilità a VIA (screening) a quella di opere assoggettate obbligatoriamente a VIA,


• che sia urgentemente ritirata la recente norma nazionale che deregolamenta ulteriormente le macchine eoliche singole da 1 MW, escludendole anche dalla fase di screening ambientale,


• che gli studi di impatto ambientale e di incidenza siano svolti da tecnici competenti, secondo linee guida emanate dal Ministero dell’Ambiente ed anche sulla base di indicazioni fornite dall’Organo Scientifico e Tecnico di riferimento dello stesso Ministero, rappresentato dall’ISPRA,


• che l’installazione di impianti eolici sia comunque sempre esclusa in tutte le IBA, le zone umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar, le aree protette nazionali e regionali nonché in un’adeguata fascia di protezione, mai inferiore a 5 km (15 km nel caso di siti di nidificazione, di sosta regolare e di rilascio di avvoltoi), attorno alle suddette aree ed alle ZPS e in tutte le altre aree soggette alla presenza regolare di specie di interesse conservazionistico suscettibili di impatto significativo (incluse nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE, migratori e altre specie inserite in Convenzioni o Accordi internazionali, in Liste rosse o considerate prioritarie a livello regionale),


• che l’installazione di ogni singolo impianto eolico possa essere autorizzata solo in ambiti di scarso o nullo interesse per l’avifauna e non interessati dalla presenza di flussi migratori significativi,


• che tutti gli impianti eolici soggetti all’obbligo dell’uso di luci fisse per la sicurezza dei voli aerei siano autorizzati esclusivamente in aree non soggette al transito di significativi flussi migratori,


• che le valutazioni dell’impatto sull’avifauna siano basate su indagini conoscitive sia bibliografiche sia sul campo nel corso delle quattro stagioni, al fine di conoscere gli aspetti quantitativi e qualitativi delle comunità nidificanti, svernanti e migratrici, considerando un’area interessata dalle indagini del raggio di almeno 5 km attorno alle centrali eoliche in progetto (15 km nel caso dei rapaci) e comunque secondo le indicazioni delle linee guida ufficiali di cui sopra,


• che la valutazione della presenza di migratori diurni e notturni sia obbligatoriamente studiata, oltre che con rilievi a vista, mediante strumenti (come ad esempio radar e termocamere) in grado di fornire tutte le indispensabili indicazioni circa fenologia e caratteristiche dell’eventuale flusso migratorio (altezza e direzioni di volo, intensità ed ogni altro parametro),


• che l’inizio dei rilievi sul campo venga preventivamente e debitamente reso pubblico,


• che i Ministeri competenti e le Regioni adottino adeguate moratorie sulle centrali eoliche fino a quando non sarà stata effettuata un’adeguata valutazione dell’impatto cumulativo su scala regionale e non saranno state precisamente individuate le aree dove potranno essere installate centrali eoliche come più sopra indicato,


• che, ove necessario, la valutazione dell’impatto cumulativo venga realizzata congiuntamente da più regioni,


• che lo Stato assuma la responsabilità del controllo sulla dinamica reale del fenomeno (impianti realizzati ma soprattutto già autorizzati e in attesa di realizzazione), avviando anche un serrato confronto in sede istituzionale sulle situazioni di pesante criticità che si stanno determinando in estese aree di estrema importanza ornitologica del Paese.


La presente risoluzione è stata discussa ed approvata per acclamazione dai partecipanti al Convegno.
Sabaudia, 17 ottobre 2009



Qui sotto un video girato a Creta che mostra la collisione di un grifone

venerdì 12 marzo 2010

Rilasciato a Matera il primo grillaio del 2010



Questo pomeriggio è stato reimmesso in natura il falco grillaio recuperato mercoledì scorso dai Vigili del Fuoco di Matera perchè incapace di volare per il piumaggio completamente inzuppato d'acqua (causa temporale) e per un leggero trauma da impatto. La liberazione è avvenuta nelle campagne attorno a Matera ed è stato preceduto da inanellamento a scopo scientifico.
E' solo da pochi giorni che i grillai sono ritornati in Italia dalle zone di svernamento africane e già i primi esemplari vengono recuperati ed affidati tramite la Provincia di Matera al Centro Recupero Rapaci realizzato nell'ambito del Progetto LIFE Natura "Rapaci Lucani". Si tratta di una struttura che è al servizio della comunità civile e delle pubbliche istituzioni e continua a funzionare anche dopo la conclusione dello stesso progetto nel mese di settembre 2009.

Fonte:http://materanatura.blogspot.com/2010/03/primo-grillaio-recuperato.html#links

martedì 9 marzo 2010

27° CAMPO INTERNAZIONALE RAPACI STRETTO MESSINA




27° campo internazionale per la protezione dei rapaci e le cicogne in migrazione sullo Stretto di Messina.

INFORMAZIONI PER I PARTECIPANTI

periodo: 12 aprile – 23 maggio 2010
località: Monti Peloritani (Messina)
alloggio: in una casa dell’Azienda Foreste Demaniali, situata lungo la rotta migratoria
materiale necessario: sacco a pelo, binocolo, abbigliamento da montagna, occhiali da sole, creme solari
clima: estremamente variabile, anche nel giro di poche ore, dal freddo pungente al caldo quasi estivo, si va dal livello del mare fino a oltre 1000 m di quota, quasi sempre in presenza di vento anche forte
attività: dal mattino fino al tramonto, si presidiano le località dove è previsto che si concentri il passaggio dei migratori, con pranzo al sacco. La sera si cena alla base del campo. A seconda del vento e delle condizioni meteorologiche, si potrà assistere a una grandiosa migrazione di rapaci (in alcuni casi anche con migliaia di individui in un solo giorno) oppure si potrebbero avere giorni con passaggio molto scarso.

In caso di episodi di bracconaggio si chiede l’intervento delle forze dell’ordine (Corpo Forestale, Carabinieri, Guardia di Finanza).

il numero massimo è limitato a 20 a partecipanti

le associazioni provvedono a vitto, alloggio e spostamenti in loco; ai partecipanti è richiesto un contributo giornaliero di 15 euro.

PER PRENOTAZIONI E INFORMAZIONI:

Anna a.giordano@wwf.it +39-3358422029
Deborah mediterraneanatura@alice.it +39-3297696176
Simonetta cappellaccia@gmail.com +39-3397613464


Fonte:http://www.migrazione.it/Ita/home.htm

venerdì 5 marzo 2010

Aquila anatraia maggiore (Aquila clanga) in Toscana

Giovane Aquila anatraia maggiore comparsa nei dintorni del CERM Centro Rapaci Minacciati (Toscana). Presente dal 20-12-09. Video di Marco Andreini del 31-01-10.

mercoledì 3 marzo 2010

CAMPO RAPACI ALPI APUANE PRIMAVERA 2010



Anche quest'anno si terra', per il nono anno consecutivo, il campo primaverile
di monitoraggio della migrazione dei rapaci sulle Alpi Apuane, presso Capriglia
(Pietrasanta, Lucca). www.sunbird.it/ornitos/AlpiApuane.htm

Il record e' della primavera 2008: 1223 bianconi!
Come sempre in migrazione da Nord-Ovest verso Sud-Est.

Il campo si svolgera' in collaborazione con il COT (Centro Ornitologico Toscano,
www.centrornitologicotoscano.org/), referente Marco Franchini.

Il monitoraggio avverra' in contemporanea con i siti di Arenzano, referente Luca
Baghino, e Cima Comer (lago di Garda), referente Rocco Leo, nell'ambito della rete progetto "Migrans".

Il periodo prefissato e' dal 6 al 28 Marzo 2010, ma cercheremo, in base alle
adesioni degli osservatori, di estendere il periodo.

Chi e' interessato a partecipare alle osservazioni come capo-campo o come aiuto
per le osservazioni e' pregato di contattarmi.
Ricordo che le osservazioni si svolgono su terreno privato (sul quale e' vietato
fumare, causa rischio incendi).

Ringrazio ALTURA per il messaggio.

Grazie e ciao
Guido Premuda
mof4579@iperbole.bologna.it
www.sunbird.it

martedì 2 marzo 2010

STATUS DEGLI UCCELLI RAPACI NELLE MARCHE

di Jacopo Angelini


Attualmente le popolazioni di uccelli rapaci nelle Marche sono in buono status di conservazione, grazie a progetti di restocking come quello del Nibbio reale, a cui ha collaborato anche la nostra associazione e grazie alla presenza di numerose aree protette: 2 parchi nazionali , 4 parchi regionali e 4 riserve naturali, che tutelano gran parte degli habitat più importanti per queste specie, come diverse gole rupestri, molti ambienti forestali, alcune zone umide e gran parte delle praterie montane appenniniche, che rappresentano quasi il 20% del territorio regionale.
La popolazione di falco pellegrino è arrivata a 90-100 coppie nidificanti, il lanario è stabile con 10-15 coppie, l’aquila reale è aumentata con le attuali 15 coppie nidificanti, il biancone è presente con 5-10 coppie nidificanti, l’albanella minore è presente con 10-15 coppie nidificanti soprattutto nella praterie montane e con pochissime coppie rimaste negli incolti del pesarese.
Il nibbio reale nidifica con 2-3 coppie mentre il gufo reale è presento con 5-10 coppie nidificanti.
La Regione Marche con delibera 1471 del 27/10/2008 ha vietato in tutte le Z.P.S. (Zone di protezione speciale degli uccelli) , ai sensi della direttiva 79/409/CEE, nel periodo 1 gennaio – 31 agosto l'arrampicata sportiva, le escursioni, le osservazioni ravvicinate e il volo ad una distanza inferiore a 500 m. dal sito di nidificazione di Aquila reale, Lanario, Pellegrino, Gufo reale e Gracchio corallino e delle altre specie ornitiche , indicate dall'ente di gestione del sito, il quale indicherà anche le vie percorribili....”
Il Parco Regionale gola della Rossa e di Frasassi ha inoltre previsto nel proprio regolamento delle norme, che hanno chiuso alcune aree del parco all'attività di arrampicata mentre altre hanno un divieto temporale per tutelare la nidificazione di specie rare e vulnerabili di uccelli rapaci.
Il parco gola della Rossa e di Frasassi ha avuto un finanziamento life “Save the flyers” dall'Unione Europea per mettere in sicurezza diversi km di linee elettriche a MT , e negli anni passati ha messo in sicurezza per gli uccelli rapaci altri 15 km.
Ma vi sono in corso di approvazione ben 15 progetti di impianti eolici, che vanno dalle aree al confine del parco nazionale dei monti sibillini, alle zone montane del maceratese e alle zone montane del pesarese.
Proprio per limitare l’impatto degli impianti eolici la Regione Marche ha vietato nei parchi, nelle riserve naturali e nelle Z.P.S. l'installazione di nuovi impianti eolici.
Ma ciò purtroppo non basta e come associazione stiamo cercando di contrastare anche nel merito numerosi progetti di impianti eolici in tutte le Marche.

STATUS OF RED KITE IN ITALY

di Maurizio Sarà*, Antonio Sigismondi** & Jacopo Angelini**

*Dipartimento Biologia Animale, Università di Palermo – mausar@unipa.it;
**A.L.T.U.R.A (Associazione per la Tutela degli Uccelli Rapaci e dei loro Ambienti) –
sigismondi@tin.it; jacopoangelini@libero.it


The Red kite was a very common species in peninsular Italy, Sardinia and Sicily until the middle of XX century (Iapichino & Massa, 1989; Cortone et al., 1994; Brichetti & Fracasso, 2003). Decline began in Tuscany and Latium, with the extinction of regional populations (except for a small nucleus in the Tolfa Mountains) and rapidly spread over the rest of the range in the late ’60s and ’70s. Today the species is listed as endangered in the National Red List (Bulgarini et al., 1998) and the concern about its critical status motivated a recent national conference (Allavena et al., 2007). In occasion of the Montbéliard Symposium we asked the network of ornithologists more involved in Raptor studies and conservation: i) to refresh the estimation of breeding pairs and population trend in the last 15 years; ii) to assess the current regional status according to the IUCN Red List categories; iii) to weigh up the main threats working in the last 15 years, and to forecast regional trends for the next 5 years.
Here we report a review of such enquiry. Italy holds about the 1.5% of the European breeding population, to date: 314 – 426 pairs (Tab. 1). The entire population seems to be stable when compared to previous estimates, but is dispersed in a quite large range along the southern Apennines – the Latium (Tolfa) and Calabria nuclei being unconnected from the bulk of breeding area – and is still present in Sardinia and Sicily. Red kite is mainly concentrated in Basilicata, Abruzzi and Molise (82% of national population) while the other populations are very little and range on average 8-12 pairs.
The expert-based opinions assessed the menaces for the species, giving a standardized threat value, as ranked in Fig. 1. The outbreak of bovine spongiform encephalopathy in 2001 led to sanitary legislation (Regulation ECC/1774/2002) that greatly restricted the use of animal by-products not intended for human consumption. The effects of this policy included removal and destruction of carcasses, as well as closure of rubbish dumps and of artificial feeding points, thus provoking food shortage for Red kite and generally for all European carrion-eater species (Donazar et al., 2009). In addition, the Common Agricultural Policy (CAP), which as been often regarded as the principal culprit for the loss of biodiversity in Europe (Bota et al. 2005), is negatively affecting Red kite in Italy by habitat loss and modification. These latter include the replacement of natural steppe and extensive cereal farmland with intensively-managed agricultural land, urbanisation, construction of roads, infrastructures, etc. Land abandonment is of special concern also, as it is often the other side of the coin of agriculture intensification. The huge increase of wind farms in hilly and remote areas, poisoning, illegal shooting and hunting are other most cited causes of Red kite disappearance (Fig. 1). The threats have been mentioned to be more or less regularly equivalent in every region, although they seem to impact more onto the Calabria and Apulia populations. Actually, the strongest decline was recorded in Sicily where the population passed from 120-150 pairs in the early ‘70s to 3-5 in 2009, and is on the verge of local extinction.
European member states’ obligations and efforts to conserve biodiversity and species in the Annex I of the Birds 79/409/CEE Directive are often contradicted by other policies such as the Energy, Sanitary and the CAP; although amended by a number of dispositions (EEC/322/2003, EEC 830/2005) regulating the use of animal by-products as food for carrion-eater birds, or the agri-environment schemes (EEC/12571999), cross-compliance and modulation (EEC/12591999) implemented on behalf of the Agenda 2000. Within this framework, removal of local threats and ordinary protection of the remaining viable Red kite nuclei are often very difficult to pursue as they are hampered by contrasting local policies and economic interests. Nonetheless, a number of promising concrete actions have been placed and are going on, such as the reintroduction projects in Tuscany (see Ceccolini & Cenerini, this proceeding book) and in the Marche (Angelini et al., 2001) now reinforced by a LIFE+. In Sicily, the Nebrodi Regional Park has financed a preliminary report and is raising funds for a restocking project. Despite the existence of these local projects, we urge a better-integrated national package of practical interventions supporting Red kite and other carrion-eaters.

Acknowledgements. This contribute was made possible by the joint effort of several people: M. Scotti (Marche); M. Pellegrini (Abruzzi); S. Allavena, A. Minganti, M. Panella, A. Zocchi (Latium); L. De Lisio (Molise); M. Fraissinet, D. Mastronardi (Campania); M. Bux, M. Caldarella, N. Cillo, E. Cripezzi, M. Laterza, M. Marrese, V. Rizzi (Apulia and Basilicata); M. Salerno, E. Muscianese, S. Urso, G. Cortone, M. Di Vittorio (Calabria); M. Grussu, V. Asuni, M. Medda and Gruppo Ornitologico Sardo (Sardinia).

REFERENCES
ALLAVENA S., ANDREOTTI A., ANGELINI J. & SCOTTI M. (Eds.) 2007. Status e conservazione del Nibbio reale (Milvus milvus) e del Nibbio bruno (Milvus migrans) in Italia e in Europa meridionale. Atti del Convegno. Serra San Quirico (Ancona), 11-12 marzo 2006.
ANGELINI J., TAFERNA A., BULGARINI F. & PANDOLFI M. 2001. Reintroduction of Red kite (Milvus milvus) in Gola della Rossa Regional Parck (Italy) and first radiotracking data of released birds. 4th Eurasian Congress on Raptors, Sevilla, p. 6-7.
BOTA G., MORALES M.B., MAÑOSA S. & CAMPRODON J. 2005. Ecology and conservation of steppe-land birds. Lynx Edicions & Centre Tecnologic Forestal de Catalunya, Barcelona.
BRICHETTI P. & FRACASSO C. 2003. Ornitologia italiana. Vol. 1. Perdisia Editore.
BULGARINI F., CALVARIO E., FRATICELLI F., PETRETTI F. & SARROCCO S., 1998. Libro Rosso degli Animali d’Italia, Vertebrati. WWF Italia, Roma.
CORTONE P., MINGANTI A., PELLEGRINI M., RIGA F., SIGISMONDI A. & ZOCCHI A., 1994. Population Trends of the Red Kite (Milvus milvus) in Italy. In B. V: Meyburg & R. D. Chancellor (Eds) Raptor Conservation Today, Proc. IV World Conf. Bird Prey, Berlin. Pp 29-32.
IAPICHINO C. & MASSA B., 1989. The Birds of Sicily. British Ornithologists'Union. Check-list n°11, London.
DONÁZAR J. A., MARGALIDA A. & CAMPIÓN D. (Eds.) 2009. Vultures, Feeding Stations and Sanitary Legislation: A Conflict and Its Consequences from the Perspective of Conservation Biology. Sociedad de Ciencias Aranzadi. Donostia, Spain. Munibe 29 (suppl.).


Table 1 – Breeding pair estimates and status of Red kite in Italy. Protection of the Central Apennines population (Abruzzi, Molise and Basilicata) is vital for the species’ permanence in Italy.
* possible breeding out of the reintroduction area; ** the increase is apparent and comes from poor estimates in 1993.

IL MONITORAGGIO DELLE POPOLAZIONI RIPRODUTTIVE DI RAPACI DIURNI DEL LAZIO

di Gaspare Guerrieri



Nel 2008, l’Associazione ALTURA ha collaborato con l’Agenzia Regionale Parchi Lazio alla realizzazione di un monitoraggio delle popolazioni sensibili alle pressioni antropiche della regione. L’indagine, promossa dall’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha interessato tutte le specie di rapaci nidificanti. Nella nota riportiamo per sommi capi metodi e risultati relativi alle due specie che ci sono state assegnate: il Nibbio bruno e la Poiana.


Status, distribuzione, scelte riproduttive e produttività del Nibbio bruno Milvus migrans nel Lazio

Migratore e nidificante, il Nibbio bruno Milvus migrans nel Lazio colonizza non uniformemente il nord ovest regionale, i principali bacini lacustri, la valle del Tevere, la piana reatina e le aree collinari della valle del fiume Sacco e del Liri. Il numero di coppie stimato tra il 1980 e il 1995 si aggirava intorno alle 100-200 coppie, mentre una valutazione più recente sembrerebbe indicare un qualche decremento. Scopo dell’indagine è stato quello di valutare l’attuale status, la distribuzione e la produttività della specie nei più importanti insediamenti regionali.

Nel periodo compreso tra il primo aprile e il 31 maggio del 2008, durante 24 giornate di campo, sono stati sottoposti a controllo gli insediamenti riproduttivi di Castelporziano, Castel di Guido, Anguillara Sabazia, Castel Giuliano, Monti della Tolfa, media valle del Fiora e Monte Rufeno. Nelle aree non visitate, per le sole nidificazioni probabili o certe, sono state utilizzati i dati del PAUNIL (Progetto Atlante degli Uccelli Nidificanti nel Lazio 2006-2009), escludendo le riproduzioni eventuali a causa dell’elevata presenza di individui non riproduttivi che si insediano nella regione. La produttività è stata valutata nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano e nell’insediamento di Anguillara Sabazia nel periodo compreso tra il 20 giugno e il 30 luglio durante ulteriori 17 giornate di campo.

Le aree più interessate dalla riproduzione della specie si trovano nei pressi di Roma, dove sono presenti le colonie lasse più importanti. Tra queste, maggiore rilevanza viene assunta dalla popolazione romana costituita da circa 50 coppie ripartite in 3 insediamenti. Colonizzazioni meno consistenti sono stati rilevate nei pressi del Lago di Bracciano, lungo la valle del fiume Sacco e nelle colline prospicienti il Lago di Canterno. Sui Monti della Tolfa il Nibbio bruno si distribuisce in coppie isolate tra loro distanti da 0.5 a 5 km sui rilievi collinari e lungo la valle del fiume Mignone. Coppie disperse nidificano lungo la media valle del fiume Fiora e del Paglia, nella Selva del Lamone, nei pressi del Lago di Bolsena, lungo la valle del Tevere, nei laghi della piana reatina, nella valle del Sacco e del Liri presso Ceprano e Pontecorvo.
Il Nibbio bruno nidifica ad altitudini comprese tra 20 e 550 m, ma il numero di coppie diminuisce con l’altitudine e i massimi distributivi sono stati rilevati entro i 100 m di quota. Su un campione di 125 siti di nidificazione, 57 sono stati selezionati nei pressi di corpi idrici (distanza < 1 km), 12 in vicinanza di una discarica (distanza < di 5 km) e 44 in prossimità di corpi idrici e di discariche. I boschi di querce caducifoglie e misti sono le formazioni forestali più utilizzate per nidificare. La specie colonizza anche leccete, sugherete e impianti di specie alloctone ad Eucalyptus e Pinus .
Nelle aree sottoposte a controllo sono stati individuati 92 territori. Di questi, 62 si riferiscono a coppie nidificanti certe e 22 a coppie nidificanti probabili. Altre 15 coppie certe e 18 probabili, relative alle aree non controllate, sono state aggiunte consultando i rilievi del progetto PAUNIL 2006-2009. Nel Lazio, non considerando le nidificazioni eventuali a causa della diffusa presenza di individui non riproduttivi, si dovrebbero riprodurre tra le 77 e le 117 coppie, popolazione più modesta di quella valutata negli anni ’90, ma in linea rispetto a quanto valutato in tempi recenti (80-109 coppie). Nel corso degli ultimi decenni, le coppie insediate in ambienti più integri come i Monti della Tolfa sono diminuite, passando dalle 42 del 1981 alle 27 del 2008 (- 36 %). In aree più alterate e prossime alle discariche, invece, gli insediamenti riproduttivi sono aumentati e dalle 9 coppie registrate in un solo nucleo a Castelporziano nel 1981, si è passati alle 51 attuali ripartite in tre distinte colonie.
Del 40.3 % delle coppie certe (N = 62) è stato rilevato il numero di giovani involati. La produttività, nel 2008, è stata di 1.92 ± 0.49 D.S. giovani / coppia di successo, valore significativamente più elevato (t = 3.43, P < 0.01, g.l. 54) di quello registrato a Castelporziano nel periodo 2001-2004 (1.42 ± 0.56 D.S).
Nel Lazio la stabilità delle popolazioni è minacciata dall’imminente chiusura delle discariche di rifiuti. I più importanti insediamenti della regione, infatti, dipendono in larga misura da questa risorsa, come rilevato in studi specifici.

I rilievi sono stati effettuati da Fabio Borlenghi, Amalia Castaldi, Umberto De Giacomo, Santino Di Carlo, Gaspare Guerrieri, Andrea Minganti e Stefano Sarrocco.


Status, distribuzione, scelte riproduttive e produttività della Poiana Buteo buteo nel Lazio

Sedentaria in tutta l’area collinare e montana del Lazio, la Poiana Buteo buteo, negli anni ’90 occupava la fascia pianeggiante solo in limitate aree ed era presente con una popolazione nidificante stimata in 250-500 coppie. Scopo dell’indagine è stato quello di valutare quale fosse l’attuale distribuzione e la produttività della specie nella regione, parametri considerati di recente importanti fattori ecologi di valutazione dell’impatto ambientale indotto dalle pratiche umane.

Dal primo marzo al 30 giugno del 2008, all’interno di 14 macroaree (superficie complessiva 9˙986 km2) idonee alla riproduzione, sono stati percorsi in auto, dalle 10 alle 17, una sola volta nel corso della stagione, 481 transetti aventi una lunghezza di 5 km. Il metodo ha consentito di esplorare vaste aree e di ottenere un campione rappresentativo delle abbondanze. Gli itinerari, la cui lunghezza è stata suggerita dall’elevato frazionamento ambientale della regione, sono stati percorsi ad una velocità di 20-40 km orari e sono stati realizzati lungo strade secondarie ubicate alla base dei crinali collinari e montani e a margine delle formazioni boschive di pianura. Durante ogni percorso, in luoghi caratterizzati da buona visibilità e tra loro distanti almeno 2 km, sono stati eseguiti anche due punti di osservazione/ascolto della durata di 5 minuti. Il numero di transetti, effettuato per area, è stato stabilito tenendo conto della continuità ecologica della macroarea indagata ed è stato correlato alla sua superficie.
Ad ogni contatto avuto con la specie, oltre all’indizio di nidificazione (eventuale, probabile, certa), venivano registrate la tipologia ambientale, la presenza di urbanizzazioni e la viabilità, valutate su superfici circolari aventi raggio di 600 m e centro il contatto. Per aumentare la numerosità del campione relativo alle coppie nidificanti certe e per effettuare una stima del numero di giovani involati per coppia di successo, nel periodo compreso tra il 10 giugno e il 31 luglio, sono state effettuate altre 15 giornate di campo in aree già conosciute. In questa fase, i gruppi familiari o i giovani sono stati attribuiti alla coppia o all’individuo che, nel primo rilievo, risultavano più vicini. Le macroaree sono state selezionate in funzione delle caratteristiche ambientali, della continuità ecologica e delle urbanizzazioni. I contatti avuti con la specie durante i transetti, sono stati trasformati in valori medi-area ± deviazione standard e confrontati con test parametrici.

Durante il monitoraggio sono state identificate 226 aree occupate ed è stato registrato un numero medio di contatti/transetto pari a 0.470 ± 0.655 DS, N = 481. I comprensori più interessati dalla presenza della specie sono ubicati nel Tolfetano-Cerite (0.860 ± 0.774 DS contatti/transetto, N = 43), sui M. Cimini (0.778 ± 0.878, N = 18) e nel Cicolano (0.720 ± 0.730 DS, N = 50). Abbondanze relative prossime alla media regionale sono state individuate sui M. Volsini e nella Tuscia (0.511 ± 0.585 DS, N = 47), sui M. della Meta, sulle Mainarde, sul M. Cairo (0.475 ± 0.640 DS, N = 40), sui M. Ausoni e Aurunci (0.433 ± 0.657 DS, N = 56) e sui M. Sabini (0.429 ± 0.298 DS, N = 21). I valori più modesti sono stati rilevati nei frammenti boschivi della media valle del Tevere e nelle gole tufiche del Treia (0.250 ± 0.444 DS, N = 20), sui Monti Lepini (0.235 ± 0.431 DS, N = 34) e sui Colli Albani (0.200 ± 0.414 DS, N=15). Il numero medio di contatti/transetto, calcolato in aree a più alta e a più bassa presenza, è significativamente diverso. Il numero medio di contatti registrato nei boschi planiziari costieri (0.448 ± 0.985 DS, N = 29) è sostenuto quasi esclusivamente dall’insediamento di Castelporziano. La Poiana è stata osservata fino ad un altitudine di 1600 m s.l.m. e, come rilevato anche sull’Appennino Centrale, oltre i 900 m la presenza diminuisce significativamente.
I boschi di querce caducifoglie (40.7 %) e misti (26.8 %) sono le formazioni forestali nelle quali è stato individuato il maggior numero di nidificazioni certe e probabili. La Poiana si riproduce anche nelle leccete, nei castagneti, nelle faggete e nei boschi igrofili. La specie tende a colonizzare comprensori privi di presenza umana stabile e solo l’ 8.3 % delle coppie (N = 145) era insediata in aree a bassa urbanizzazione (abitativo <10 % del totale superficiale). Nel 90% dei territori non esisteva viabilità, mentre nell’8.7 % del campione erano presenti strade comunali e provinciali. Nel corso dell’indagine sono state individuate 78 coppie nidificanti certe, 67 coppie probabili e 81 (21.83 %) non hanno consentito di effettuare ipotesi. La popolazione individuata nel 2008 ha una distribuzione più ampia di quella rilevata nel precedente atlante del Lazio. La produttività rilevata nel 2008 è stata di 1.8 ± 0.6 D.S. giovani / coppia di successo (range 1-3, N = 47). Durante l’indagine, in 6 aree colonizzate dalla Poiana, è stata rilevata la presenza di impianti eolici e in 28 erano in funzione anemometri per la valutazione d’idoneità. Nel Lazio, la maggior parte dei progetti in fase di studio prevede l’installazione di aerogeneratori in aree vitali per la riproduzione.

I rilievi sono stati effettuati da Fabio Borlenghi, Amalia Castaldi, Umberto De Giacomo, Gaspare Guerrieri e Gianni Lauretti.

I risultati delle indagini sono stati presentati sotto forma di poster durante il XIV Convegno italiano di Ornitologia (14-18 ottobre 2009).




Nel volume XXXIV del 2009, numero speciale de “Gli Uccelli d’Italia” attualmente in stampa, vengono pubblicati i risultati di un’indagine pluriennale effettuata sui Falconiformes nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano. Il volume, costituito da 14 articoli, è firmato da Amalia Castaldi, Umberto De Giacomo, Alessandro Eberle, Alberto Fanfani, Gaspare Guerrieri e Aleandro Tinelli.

IL CAPOVACCAIO IN CALABRIA: RESOCONTO 2009

di Massimo Salerno

Durante l’ultima stagione riproduttiva sono state seguite le coppie di capovaccaio presenti in Calabria, e sono state effettuate delle visite in siti storicamente occupati ed in altri dove la specie è risultata assente come nidificante negli ultimi anni.

Nel 2009 sono state due le coppie riproduttive di capovaccaio in Calabria, ed hanno portato all’involo tre giovani; una terza coppia è stata osservata per un lungo periodo, dal mese di giugno fino alla fine del mese di luglio, nei pressi del carnaio per i grifoni allestito all’interno del Parco Nazionale del Pollino, versante calabrese; durante le osservazioni di questa coppia è stato accertato, grazie alla lettura dell’anello posizionato sul tarso di uno dei due individui, che uno dei soggetti era “Alì”, un capovaccaio di sesso maschile nato in cattività e poi rilasciato in Puglia negli anni scorsi, nell’ambito del progetto di reintroduzione curato da Guido Ceccolini.
La coppia riproduttiva presente nella provincia di Crotone è stata quella più seguita; nel territorio frequentato dalla specie è stato realizzato, a partire dal mese di aprile e fino alla fine del mese di agosto, in media un carnaio volante alla settimana; in data 01 maggio, durante l’effettuazione di uno di questi aiuti alimentari, è stato osservato nella zona, insieme agli adulti, un immaturo di capovaccaio, mentre nel mese di giugno, in due diverse giornate, è stato osservato un individuo adulto di capovaccaio in volo insieme alla coppia riproduttiva del luogo. La stagione riproduttiva si è conclusa con l’involo un giovane. Nel territorio occupato da questa coppia sono stati osservati, in più di un’occasione, esemplari della rarissima aquila del Bonelli; precisamente in data 21 giugno è stato osservato in volo un subadulto della specie, ed in data 30 giugno sono stati visti insieme un giovane ed un adulto che hanno volteggiato per diversi minuti sull’abitato di un paese dell’alto marchesato crotonese.
Purtroppo nelle vicinanze di questa importante area, ricadente all’interno della Z.P.S. “Marchesato e Fiume Neto”, sono stati recentemente realizzati due impianti eolici, per un totale di circa 40 pale, ed altri né sono previsti in aree un po’più distanti, comunque ricadenti all’esterno dell’area ZPS. Altura, insieme al WWF Siciliano, si sono aspramente battuti per impedire la realizzazione di tali orribili e devastanti impianti, purtroppo con scarsi risultati; si è riusciti comunque a far escludere dal progetto diciassette torri che ricadevano in area ZPS.

La seconda coppia riproduttiva di capovaccaio, presente nella provincia di Cosenza, è riuscita a portare all’involo due giovani; nel sito è stato purtroppo accertato l’ennesimo grave episodio di devastazione del territorio, peraltro nelle vicinanze della parete di nidificazione occupata dalla specie e ricadente anche in area SIC. In particolare si è constatato che erano stati effettuati estesi interventi di sbancamento con apertura di strade e distruzione di aree a macchia mediterranea ed a pascolo, con conseguente prelievo di grossi massi e spietramento dei terreni; naturalmente il tutto è stato denunciato alle autorità competenti e sembra che l’area sia stata posta sotto sequestro.
I gravissimi fatti prima narrati denunciano ancora una volta, qualora ce né fosse ulteriormente bisogno, di come siano scarsamente tutelate in Calabria anche le ultime aree naturali ad alta biodiversità occupate dal capovaccaio e da tanti altri rari animali selvatici.

Tutte le visite effettuate nelle aree storicamente occupate dalla specie, in particolare sono state indagate quelle ricadenti nella provincia di Crotone, hanno dato purtroppo esito negativo; nel corso di tali ricerche è comunque emerso che, almeno in alcuni luoghi, un tempo appunto frequentati dalla specie, l’habitat idoneo per il capovaccaio è ancora presente, in ogni caso andrebbero effettuate al riguardo ulteriori e più approfondite ricerche. In un altro sito molto adatto per il capovaccaio, caratterizzato da un ambiente ed un paesaggio assai suggestivi, ove la specie si è regolarmente riprodotta fino al 2007, anche nel 2009 la coppia è risultata assente, vi è stato però osservato più volte un individuo adulto in volo sul punto di alimentazione appositamente predisposto.

lunedì 1 marzo 2010

AVVOLTOI SULLE ALPI

INCONTRI AL MUSEO PER PARLARE DI FAUNA

Avvoltoi sulle Alpi. con Enrico Bassi, Parco Nazionale dello Stelvio e Fulvio Genero, Fondazione per la protezione del Gipeto

Mercoledì 3 marzo 2010 ore 20,30 - Aula magna del Museo Tridentino di Scienze Naturali - Trento, via Calepina 14


Relatori: Enrico Bassi (Parco Nazionale dello Stelvio) e Fulvio Genero (Fondazione per la Conservazione del Gipeto)
Nuovo appuntamento del ciclo “Incontri al Museo per parlare di fauna”, mercoledì 3 marzo alle 20.30 presso il Museo Tridentino di Scienze Naturali. Argomento della serata sarà lo stato di conservazione degli avvoltoi, che in Europa e Italia continua a richiedere un elevato livello di attenzione. Interverranno Enrico Bassi (Parco Nazionale dello Stelvio) e Fulvio Genero (Fondazione per la Conservazione del Gipeto).

Nel corso della conferenza, dopo una panoramica generale sulle caratteristiche biologiche e lo status degli avvoltoi nel mondo, con particolare riguardo alle specie del genere Gyps, Fulvio Genero focalizzerà l’attenzione sul Grifone e sul suo livello di conservazione in Italia ed Europa. Saranno esaminati alcuni aspetti della biologia ed ecologia di questo avvoltoio, presentando la situazione italiana, con dati riguardanti le nuove colonie create mediante progetti di reintroduzione e conservazione.
Il progetto trattato con maggiore approfondimento sarà quello realizzato sulle Alpi orientali a partire dalla fine degli anni 80, che ha portato alla costituzione dell'unica colonia nidificante sull'arco alpino italiano. Saranno inoltre affrontate le tecniche di gestione dei punti di alimentazione, la biologia riproduttiva degli uccelli ed i fattori di pericolo e minaccia per queste specie.
Enrico Bassi tratterà invece nel dettaglio lo status del Gipeto, esponendo le problematiche che hanno portato la specie a estinguersi completamente dall'arco alpino agli inizi del secolo scorso e le fasi principali del progetto internazionale di reintroduzione. Sarà analizzata la situazione attuale del Gipeto nel Parco Nazionale dello Stelvio, con particolare riferimento alla sua distribuzione, ecologia e biologia riproduttiva. Saranno inoltre esposti i principali risultati derivanti dall'attività di ricerca in corso: censimenti contemporanei su larga scala, analisi genetiche e studio delle interazioni interspecifiche con l’Aquila reale. Non mancherà un quadro sulle prospettive future del progetto di conservazione del Gipeto attuato nel Parco con la proposta della costituenda Rete Italiana Monitoraggio Avvoltoi.

Infine, ampio spazio sarà dedicato allo studio sperimentale che coinvolge il Parco Nazionale dello Stelvio e la Provincia di Sondrio sulla problematica del saturnismo, ovvero l’avvelenamento da piombo.


La conferenza è un'interessante opportunità per i docenti: su richiesta sarà rilasciato un certificato di partecipazione valido ai fini dell'Aggiornamento.

Fonte:
http://www.mtsn.tn.it/appuntamenti.asp?id=351