lunedì 2 maggio 2011

Sicilia: rubati nidi di Aquila del Bonelli e del Falco Lanario

di Giovanni Guadagna

Il racket alimentato dagli spettacoli di falconeria pagati dagli enti locali. Il parere dell'esperto e l'attività del Corpo Forestale dello Stato.


GEAPRESS – Nonostante i recenti successi del Corpo Forestale dello Stato, che agisce su delega della Procura della Repubblica di Caltanissetta (vedi articolo GeaPress) e dei campi di sorveglianza organizzati dalle associazioni protezioniste (vedi articolo GeaPress), un’altro nido di Aquila del Bonelli è stato depredato nei giorni scorsi in Sicilia. Secondo indiscrezioni pervenute a GeaPress sul caso starebbe indagando proprio il Corpo Forestale dello Stato che continua la sua attività in Sicilia grazie alla delega alle indagini della Procura nissena. Oggi, probabilmente, saranno formalizzate le prime denunce.

Bocche cucite sul luogo del furto dei due pulcini di aquila ma è quasi certo che trattasi della provincia di Caltanissetta. Dal nido sarebbero stati prelevati i piccoli, che verosimilmente saranno inviati, con documentazione Cites di copertura, fuori dalla Sicilia per essere riciclati, come dimostrato nella precedente operazione del Corpo Forestale dello Stato (vedi articolo GeaPress). Gli animali, prelevati da bracconieri siciliani legati al mondo della falconeria, giungono, tramite allevatori compiacenti del nord Italia, in strutture centro europee. Da qui, con certificazione di copertura di origine spagnola e belga vengono inviati a falconieri anche italiani. La destinazione di questi rapaci è sconfortante. Si tratta in genere, sempre secondo la Forestale, di spettacoli di falconeria acquistati dalle pubbliche amministrazioni per feste di stampo medioevale.

Del nuovo furto dell’Aquila del Bonelli, GeaPress ne ha avuto conferma, stamani, dal Responsabile della Sezione Investigativa Cites del Corpo Forestale dello Stato, dott. Marco Fiori. Secondo il dott. Fiori “appare evidente la percezione di inattaccabilità che favorisce l’attività dei bracconieri. Gente - secondo il Responsabile della Sezione Investigativa – che procura un danno gravissimo alle popolazioni di rapaci, specie quelle siciliane e calabresi particolarmente soggette all’azione di depredazione dei bracconieri“.

Già nei giorni scorsi si era saputo, inoltre, di almeno un nido di Falco Lanario depredato nella Sicilia orientale.

Secondo il prof. Bruno Massa, ornitologo di fama internazionale e docente presso la Facoltà di Scienze dell’Università di Palermo, si tratta di una notizia molto grave, sia per l’Aquila del Bonelli che per il Lanario.

“Per il Lanario – ha dichiarato a GeaPress il prof. Massa – la maggior parte della popolazione europea si trova in Italia. Nel nostro paese, poi, la roccaforte è proprio in Sicilia. La Sicilia, pertanto, ha la maggiore responsabilità internazionale per la conservazione di questa specie“.

Tra i fattori determinati dalle attività umane (abiotici) che stanno determinando il declino, vi sono, sempre secondo il prof. Massa, il bracconaggio e il ritorno della falconeria.

“Un fenomeno, quello della falconeria, incoscientemente enfatizzato dagli enti locali – specifica il prof. Massa – alla ricerca di attività emotivamente d’effetto nel corso di spettacoli di sapore medioevale. Un vero e proprio ritorno al medioevo“.

Sull’Aquila del Bonelli le cose non stanno meglio. Secondo il prof. Massa, l’Aquila è estinta in quasi tutto il resto dell’Italia e le ultime popolazioni (circa 15-20 coppie) vivono in Sicilia.

“A livello internazionale – spiega il prof. Massa – l’Aquila del Bonelli è meno minacciata del Lanario, ma va specificato che la sua capacità di ripresa, a differenza dei più piccoli falchi, è più bassa così come per tutte le aquile. La Sicilia ha ormai una popolazione molto ridotta, - ha aggiunto Massa – che meriterebbe una protezione rigorosissima“.

Secondo il prof. Massa, sia per il Lanario che per l’Aquila del Bonelli, si tratta poi di popolazioni molto disperse, fatto questo che rende difficile il controllo. Cosa diversa per il piccolo Grillaio, altro rapace a rischio, che invece ha nuclei molto concentrati.

Il boom dei falconieri si è avuto dopo la nefasta modifica della legge sulla caccia che nel 1992 ha, infatti, autorizzato questa attività come mezzo di caccia. Prima di allora chi depredava nei nidi erano prevalentemente gruppi di bracconieri tedeschi, molto specializzati. Arrivavano in Sicilia con furgoni attrezzati con incubatrici. Un bracconaggio di nicchia più facilmente controllabile. Con l’incredibile permissivismo della legge sulla caccia, invece, vi è stato un vero e proprio boom che secondo quanto scoperto dagli inquirenti, si serve di bracconieri locali che prelevano i pulcini dai nidi. Una vera e propria organizzazione a delinquere ben ramificata a livello internazionale. Deprimente, poi, che i rapaci servano a fornire spettacoli pagati dalle pubbliche amministrazioni e molto in uso anche in giardini zoologici e circhi. (Fonte: GEAPRESS 02 maggio 2011)

giovedì 28 aprile 2011

CITES: SICILIA, BLOCCATO TRAFFICO DI RAPACI IN VIA D'ESTINZIONE

Sequestrata una giovane coppia di rarissima "Aquila del Bonelli" depredata da un nido. La specie, superprotetta dalle leggi venatorie, è presente in Sicilia con non più di dieci siti di nidificazione e molto ambita da falconieri e collezionisti disposti a pagare fino a ventimila euro per entrarne in possesso

In seguito ad una complessa attività svolta dalla Sezione Investigativa CITES del Corpo forestale dello Stato di Roma e dal Corpo forestale dello Stato operante in Sicilia è stata rinvenuta, nel corso di perquisizioni svolte nel Ragusano, nel Catanese e nel Nisseno a carico di tre falconieri, una coppia di un anno della maestosa "Aquila del Bonelli" (Hieraaetus fasciatus), specie presente con non più di dieci siti di nidificazione in Sicilia e minacciata dal prelievo illegale per la falconeria e per il collezionismo oltre che dalla distruzione degli habitat naturali.
Una coppia di questa specie può essere pagata fino a 20mila euro sul mercato internazionale, soprattutto in Medio Oriente. La specie inoltre è considerata super protetta dalla normativa sul prelievo venatorio. Le imputazioni per i criminali coinvolti sono diverse, perché i reati riguardano sia la normativa CITES sulla fauna in via d'estinzione sia le più generiche norme sulla caccia e sul maltrattamento animali, in quanto i bracconieri sono accusati di aver prelevato e detenuto specie protette e non cacciabili e per di più di aver arrecato disturbo ai siti di nidificazione e alle coppie di rapaci intente nella fase riproduttiva, di difesa e di svezzamento della prole.
E' la prima volta che l'attività investigativa sul traffico di specie porta a scoprire, nel nostro Paese, il commercio di rapaci ricostruendo l'illecito dal prelievo in natura nei nidi sino al ricettatore finale, permettendo poi di recuperare dei soggetti razziati che potranno essere reintrodotti in natura.
La coppia di volatili era detenuta in un isolato casale di campagna della provincia di Ragusa, non accatastato e rintracciato grazie all'ausilio del GPS dal personale della CITES di Roma e Palermo che la cercava da mesi.
Le due giovani aquile erano state prelevate, similmente ad altre azioni di depredazione di nidi diffuse nel territorio del Sud Italia, da abili arrampicatori e bracconieri da un nido sito in una gola nelle campagne di Campobello di Licata (Agrigento), sconosciuto persino alle associazioni di volontariato presenti sul territorio che vigilano sulla sicurezza delle nidificazioni di rapaci.
Il sequestro assume un'importanza enorme perché l'individuazione del nido potrà permettere la reintroduzione degli esemplari in natura prima che la vicinanza con l'uomo pregiudichi definitivamente le loro attitudini a predare e autoalimentarsi autonomamente.
Con questa indagine, collegata all'"Operazione Bonelli, iniziata nel 2010 e coordinata dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, che ha portato al sequestro complessivo di oltre cinquanta rapaci protetti tra cui gipeti, aquile reali, falchi lanari e pellegrini, capovaccai (i famosi avvoltoi egiziani), il Corpo forestale dello Stato contribuisce, in maniera concreta e diretta, alla difesa e alla tutela della biodiversità quotidianamente minacciata nel nostro Paese. Oltre quindici le persone complessivamente indagate per i reati contestati, che vanno dalla legge che applica la CITES in Italia a quella sul prelievo venatorio, sino alla normativa sul maltrattamento, mentre per gli animali sequestrati è già previsto, in accordo con WWF e Fondazione Bioparco di Roma, un programma di rieducazione alle pratiche di vita selvatica e di reintroduzione al fine di restituire alla natura questi magnifici esemplari assicurandogli un ritorno alla vita tra le gole e le valli siciliane.

A cura dell'ufficio stampa dell'Ispettorato generale del Corpo forestale dello Stato

NEWSLETTER n°839 del 28/04/2011

sabato 9 aprile 2011

LIPU: CAMPO DI VOLONTARIATO PER STUDIARE I RAPACI

VOLONTARI PER STUDIARE I RAPACI:
10 POSTI DAL 2 ALL’8 MAGGIO
La ricerca è curata dalla LIPU-BirdLife Italia
per il Parco Nazionale dell’Alta Murgia

Raccolta dati sui rapaci diurni e notturni, dai dormitori presenti in città ai punti di passaggio della migrazione. Saranno 10 i volontari che potranno partecipare al primo campo di lavoro curato dalla LIPU-BirdLife Italia e dalla sezione LIPU Gravina in Puglia (BA) per il Parco Nazionale dell’Alta Murgia su alcune specie di uccelli comprese nell’”Allegato I” della direttiva comunitaria “Uccelli”, specie per le quali sono previste particolari garanzie di tutela per il loro elevato interesse conservazionistico.

Il campo si terrà da lunedì 2 maggio a domenica 8 maggio; i volontari alloggeranno in un’antica masseria che caratterizza il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, circondata dal tipico paesaggio della pseudosteppa mediterranea.
Il campo si rivolge sia a studenti in Scienze naturali, biologiche o ambientali, sia ad appassionati di birdwatching e tutela dell’ambiente, dando loro la possibilità non solo di trascorrere una settimana immersi nella natura ma anche di svolgere attività formativa e pratica su come si studiano alcune specie di uccelli.
Sotto l’occhio vigile di esperti tutor, i volontari si occuperanno di monitorare il grillaio, un piccolo rapace minacciato a livello mondiale ma che popola numeroso l’area delle Murge, specie rare come occhione e succiacapre, rapaci notturni, e osserveranno la migrazione dei rapaci diurni.

I metodi utilizzati vanno dai “transetti” (ossia percorsi lungo i quali effettuare conteggi di uccelli) ai punti di osservazione fissi per l’avvistamento dei rapaci in migrazione. Ci sarà anche il conteggio diretto ai dormitori per il grillaio, che verrà organizzato nei centri urbani di alcune città del Parco, e il monitoraggio dell’occhione, da tenersi in apposite stazioni di ascolto presenti nell’area protetta.
Infine sarà possibile per i volontari collaborare all’attività di inanellamento scientifico condotta da un inanellatore autorizzato dall’Ispra, che prevede la cattura di piccoli uccelli, il riconoscimento delle specie, l’apposizione di un anello identificativo e le misurazioni, cui seguirà l’immediato rilascio degli animali.

Il costo di iscrizione fissato per i volontari è pari a 150 euro, cui dovranno aggiungersi 25 euro per l’iscrizione alla LIPU. La quota comprende l’assicurazione, la sistemazione in una struttura ricettiva convenzionata con l’Ente Parco e il trattamento di mezza pensione.

Per informazioni è possibile contattare Giuseppe Giglio, al numero 347.7578517 (email: lipugravina@libero.it).



Parma, 8 aprile 2011

UFFICIO STAMPA LIPU BIRDLIFE ITALIA
Andrea Mazza – andrea.mazza@lipu.it
Cell. +39 340 3642091 – Tel. +39 0521 1910706

giovedì 7 aprile 2011

Save the International Eagles (STEI)

COMUNICATO STAMPA 29 March 2011

Save the International Eagles (STEI) vuole mettere in guardia la comunità internazionale sulla minaccia che i parchi eolici e le linee elettriche rappresentano per la biodiversità. Oltre a vari fattori come ad es. gatti domestici, auto e costruzioni le pale eoliche e le linee ad alta tensione spesso uccidono gli uccelli protetti o in via di estinzione come aquile, gru, cicogne, ecc

il presidente STEI, Mark Duchamp evidenzia il fatto che l'industria eolica considera la mortalità degli uccelli nei parchi eolici come minore rispetto ad altre cause. Queste altre minacce hanno già ridotto le popolazioni di uccelli in tutto il mondo, ha detto, e continuano a farlo. "Ma la mortalità causata da parchi eolici e le loro linee elettriche sono fattori nuovi e aggiuntivi, e come la proverbiale goccia che fa’ traboccare il vaso, il suo effetto sommatoria può essere sconvolgente. Come nel caso dell’aquila codacuneata della Tasmania che è condannata all'estinzione dalla mortalità determinata dagli impianti eolici "(1).

Un'altra differenza, dice Duchamp, è che le altre cause non possono essere fermati facilmente, se non del tutto, mentre i progetti eolici mal posizionati possono esserlo.
. La Società spagnola di Ornitologia (SEO), che è membro di Birdlife International, ha recentemente raccomandato di non realizzare più parchi eolici costruiti in aree naturali, ma invece di realizzarli nelle aree urbane e industriali (2).

In un'altra occasione, la società ornitologica ha rivelato che la mortalità degli uccelli causata da parchi eolici e le linee elettriche era molto più alta di quanto si pensasse. Per la regione spagnola di Castilla La Mancha la mortalità si stima a 1,3 milioni di uccelli l'anno ", molti dei quali in pericolo di estinzione come l'aquila imperiale, l'aquila del Bonelli e il grillaio". E ha aggiunto: "(questo è) un numero considerevole che dimostra che le centrali eoliche hanno una grande capacità di uccisione degli uccelli". (3)

"Questo è quello che ho dichiarato per 9 anni", dice Duchamp, "ma solo questo mese una società importante per la conservazione degli uccelli riconosce il pericolo. Durante tutti questi anni sono stato trattato come un eretico, e fui addirittura bandito dal forum di ornitologia dove le mie dichiarazioni provocavano malessere nei professionisti ornitologi

Duchamp ha fondato la International Save Eagles nel 2009, che si occupa di sensibilizzazione sul problema dell’eolico selvaggio e di pubblicare le statistiche di mortalità che la maggior parte delle società nega esservi per gli uccelli.
. Egli lancia oggi il sito web www.savetheeaglesinternational.org in cui i dati di mortalità e loro fonti bibliografiche possono essere utilizzati per contrastare i progetti eolici selvaggi in tutto il mondo.

RIFERIMENTI

(1) - Le centrali eoliche: errore di sospetti da parte di consulenti della Tasmania aquila della Tasmania condanna all'estinzione. www.iberica2000.org/Es/Articulo.asp?Id=4382

(2) - Birdlife SEO: "Castilla-La Mancha" Debe abandonar el viejo modelo de grandes Centrales de Generación eléctrica situadas en plena y Naturaleza alejadas de los puntos de Consumo fomentar y la Generación eléctrica en suelo Urbano "e industriali.
Traduzione: "Castilla-La Mancha" deve abbandonare il vecchio modello di grandi centrali elettriche situate in habitat naturale, lontano da dove l'energia è consumata, e promuovere la produzione di energia elettrica nelle zone urbane e industriali ".
http://www.seo.org/sala_detalle.cfm?idSala=5551&CFID=61202893&CFTOKEN=93998397&jsessionid=aa302686ed74705b2617

(3) - Birdlife SEO: "1,3 millones de Aves al año ... número delle Nazioni Unite con notevole el que se demuestra que los Parques eólicos tienen« UNA matar para gran capacidad aves »."
Traduzione: "1.3 milioni di uccelli l'anno ... un numero considerevole che dimostra che le centrali eoliche hanno una grande capacità di uccidere gli uccelli" http://www.laverdad.es/albacete/v/20110308/albacete/parques-eolicos-amenaza-aves- 20110308.html

Vicepresidente STEI per l’Italia
Dr. Jacopo Angelini

venerdì 1 aprile 2011

RITROVATA MORTA RARISSIMA AQUILA IMPERIALE IN SICILIA

Il cadavere dell’animale ritrovato era in avanzato stato di decomposizione. Ma ciò non ha impedito di identificarlo: si tratta di un esemplare della rarissima aquila imperiale, un maestoso rapace delle stesse dimensioni di un’aquila reale, ma che in Italia non nidifica e che anzi è rarissimo incontrare.

La denuncia è della LIPU-BirdLife Italia, che ha ricevuto qualche giorno fa il rapace dall’Azienda Foreste Demaniali di Piazza Armerina (CT), che con la LIPU gestisce il Centro recupero rapaci di Piazza Armerina, in provincia di Enna.

Sulla causa della morte ancora non c’è un riscontro da parte dell’Istituto Zooprofilattico e del Nucleo operativo Cites di Palermo, cui Viviana Ingrasciotta, responsabile del Centro recupero, ha segnalato la cosa. Ma la LIPU, pur non potendo effettuare radiografie a causa dell’avanzato stato di decomposizione, teme un gravo atto di bracconaggio.
“Si tratta di una specie rarissima, che possiamo osservare in uno o due esemplari tutto l’anno sull’intero territorio nazionale – dichiara Fulvio Mamone Capria, vicepresidente LIPU – Se le analisi ufficiali sveleranno una morte per impallinamento, si tratterebbe di un grave atto per il quale dovremo chiedere alla Regione misure speciali antibracconaggio”.

“Un altro rapace rarissimo, l’Aquila del Bonelli – prosegue – è minacciato dalla predazione di uova e pulcini dai nidi, e contro questi furti la LIPU, con altre associazioni ambientaliste, sta monitorando i siti di nidificazione. Sarebbe utile che le Prefetture e la Regione si attivino per prevenire eventuali azioni di disturbo da parte dei bracconieri”.

L’aquila imperiale è stata ritrovata da alcune persone nelle campagne di Contrada da Leano, a Mirabella Imbaccari (CT). L’animale riportava un anello identificativo del Museo di Bratislava, i cui numeri sono stati trasmessi all’Ispra per una verifica.

L’aquila imperiale (aquila heliaca), da non confondere con la somigliante aquila imperiale spagnola (aquila adalberti), è presente in Europa con un numero molto ridotto di coppie nidificanti, tra le 800 e le 1.500, distribuite tra la Russia (600-900 coppie, stabili), altri Paesi dell’Europa centro-orientale (principalmente in Bulgaria, Slovacchia, Ungheria e Macedonia), la Georgia, Cipro e la Turchia, paesi, questi ultimi, dove è in forte diminuzione.

La specie è classificata da BirdLife International come SPEC 1 (ossia specie minacciata a livello globale) ed è protetta dalle normative comunitarie e nazionali.

31/03/11
UFFICIO STAMPA LIPU BIRDLIFE ITALIA

lunedì 28 marzo 2011

venerdì 25 marzo 2011

Comunicato Stampa
L’Aquila, 23 marzo 2011

LE RISORSE DESTINATE ALLA RICOSTRUZIONE POST SISMA NON DEVONO ESSERE DIROTTATE SU INTERVENTI DI DISTRUZIONE DEI TERRITORI PROTETTI

Dopo la prima e partecipatissima assemblea del 23 febbraio scorso, sono tornate a riunirsi le Associazioni Ambientaliste Abruzzesi, congiuntamente ai Comitati di cittadini impegnati sulle problematiche della ricostruzione.
All’ordine del giorno l’analisi delle azioni da mettere in atto per contrastare la serie di progetti devastanti e anacronistici, tirati fuori da vecchi cassetti, a scapito della biodiversità e del paesaggio di zone di particolare pregio del territorio aquilano.
Devastanti perché prevedono prioritariamente la modifica permanente del territorio con infrastrutture sciistiche e campi da golf nel cuore del sistema delle aree protette dell’Appennino, in aree ricchissime di biodiversità e risorse ecologiche e per questo ricadenti in zone SIC e ZPS, sottoposte anche a tutela da Direttive Comunitarie. Nessuna considerazione, neanche un accenno alla tutela delle specie animali e vegetali, nonché degli habitat prioritari.
Anacronistici perché in tali progetti non vi è alcuna novità o analisi delle reali condizioni ed esigenze del territorio, ma solo vecchi progetti più volte bloccati e che oggi si vuole far approvare con procedure di urgenza.
IL PROTOCOLLO D’INTESA SOTTOSCRITTO A ROMA, PALAZZO CHIGI, IL 17 FEBBRAIO 2011
Il Protocollo delinea in premessa, coerentemente con il QRR (Quadro Regionale di Riferimento) della Regione Abruzzo, una serie di azioni per la valorizzazione ambientale e agrosilvopastorale. Di fatto, poi, queste non trovano la conseguente declinazione programmatico-finanziaria, e si propongono come prioritarie e realizzabili solo le infrastrutture sciistiche ed i campi da golf. Il cemento ed il movimento terra sono, di fatto, l’unico motore del protocollo.
Seppure il Protocollo, sempre e solo in premessa, confermi una necessaria azione di recupero dei Centri Storici, di fatto non ne dichiara la priorità, né le modalità. L’Intesa sembra unicamente rivolta a sottrarre energie programmatiche, e soprattutto fondi, alla più urgente necessità di ricostruzione dei Centri storici. Interventi più volte annunciati, e mai realizzati, a forte impatto ambientale e paesaggistico, sono oggi riproposti grazie alla disponibilità dei fondi per la ricostruzione del cratere.
Le proposte non sembrano neanche rispondere alle reali necessità di lavoro accentuate nel post-sisma. E’ del tutto assente una visione organica dello sviluppo turistico del territorio, e in particolare manca qualsiasi riferimento alle infrastrutture viarie e ferroviarie del comprensorio, né ci si preoccupa del rilancio mirato, anche attraverso la Zona Franca, del sistema delle aree produttive ASI/NSI.
LE CRITICITÀ RILEVATE
Le ipotesi di “sviluppo” delineate nel Protocollo appaiono in palese contrasto con il quadro programmatico e pianificatorio vigente a tutti i livelli istituzionali: dalla Legge 394 (Legge quadro sui Parchi) ai Decreti istitutivi delle aree protette, dalla Regione alle Provincie ed agli stessi strumenti urbanistici comunali. Tutti gli interventi, ancorché appena delineati, sono in palese contrasto con gli strumenti vigenti; per il loro devastante impatto abbisognano, inoltre, di una VAS preliminare.
Molti sono gli interventi dati per “cantierabili” che non sono stati sottoposti a nessuna verifica tecnico-ambientale in particolare:
• il collegamento sciistico tra le stazioni invernali di Ovindoli e Campo Felice;
• la “Cittadella della Montagna” originariamente assente nel Progetto Speciale Regionale Scindarella-M.Cristo e le previsioni insediative ricettive, inserite illegittimamente “all’ultimo momento”.
A rischio sarebbero i corridoi ecologici di grande importanza per alcune specie di animali particolarmente protetti, tra cui, prima di tutto, l’orso bruno marsicano, a causa di interventi in evidente contrasto anche con le raccomandazioni del PATOM (Piano di Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano) approvato e reso esecutivo dalla Regione con DGR n.469 del 14.6.2010.
Alcuni interventi, come i campi da golf in quota, sono stati più volte bocciati perché incompatibili con la vocazione ambientale dei luoghi e palesemente distruttivi delle unicità floristiche e faunistiche presenti sugli altopiani delle Rocche e di Piani di Pezza.
Il Protocollo delinea uno sviluppo che privilegia pochi comuni, senza prendere in considerazione una piattaforma diffusa di interventi ordinari, più moderati e rispondenti al rilancio ed all’incentivazione di quelle poche “resistenze produttive” sopravvissute e alla ripartenza di iniziative autoctone.
Non sono considerati gli studi sui cambiamenti climatici e i loro effetti, per i prossimi anni, sul manto nevoso, né sulle riserve d’acqua. L’acqua, in montagna, è bene indispensabile alla sopravvivenza delle attività agro-silvo-pastorali, nonché dei fragili e delicati ecosistemi montani, e non può essere dirottata su campi da golf e impianti di innevamento artificiale.
Lo stesso Protocollo infine è in netto contrasto persino con le Linee di indirizzo strategico per la ripianificazione del territorio del Commissario STM (pag.143) che delinea il fallimento delle stazioni sciistico-invernali insieme all’insostenibilità dell’innevamento artificiale.
Il Protocollo appare perciò non rispondente alle sue stesse premesse, velleitario per i contenuti e le proposte avanzate e illegittimo per le forme e le procedure ipotizzate. Inoltre, Presidenti di Parchi, di Regione, di Provincia e Sindaci firmatari, anche alla luce della recente Sentenza del TAR Lazio del 21.2.2011 avverso l’OPCM 3833/09, non avevano, per lo più, specifico mandato democratico a impegnare le rispettive amministrazioni a scelte di ripianificazione, tra l’altro in contrasto con la normativa specifica per le aree protette
Mentre è fin troppo chiaro che i costi degli interventi ricadrebbero sugli Enti pubblici, con fondi sottratti al rilancio economico di tutto il cratere, non è stata fatta nessuna considerazione sulla praticabilità economico-ambientale degli interventi. Il Protocollo è privo di qualsiasi analisi economica a favore del modello di sviluppo individuato, mentre ve ne sono decine che dimostrano, al contrario, che si tratta di un’impresa fallimentare.
PIANO DI AZIONE
Molte le iniziative in via di definizione da parte dei firmatari del presente documento. Tra queste:
• Sensibilizzazione ed informazione sistematica della popolazione aquilana, abruzzese e dell’opinione pubblica nazionale sulla reale portata dello sperpero di denaro programmato.
• Azioni legali per evitare che lo scempio sia perpetrato, tra l’altro, senza le verifiche che la legge richiede per le opere ricadenti in aree protette e in aree tutelate dalle direttive europee;
• Predisposizione di un “ Piano di tutela e valorizzazione delle risorse ecologiche dell’area aquilana”, una proposta cioè di rilancio turistico ed economico basata sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili, sul miglioramento della qualità delle risorse naturali e sul potenziamento e la promozione dell’offerta turistica , senza sprechi di risorse economiche ed ambientali e senza sottrarre risorse alla ricostruzione, fornendo dati scientifici sui benefici economici e occupazionali per le comunità locali degli interventi previsti e quantificando i servizi ecosistemici forniti dalle risorse ambientali dell’area.
• La nascita di un Coordinamento permanente tra tutte le forze in campo: Associazioni Ambientaliste Nazionali e locali, Comitati, Sindacati e Partiti Politici.
Firmato

ALTURA Abruzzo – Associazione Interpreti Naturalistici - Gruppo Naturalisti Rosciolo - Italia Nostra L’Aquila - LIPU Abruzzo - Legambiente L’Aquila - Mountain Wilderness Abruzzo - Pro Natura Abruzzo - WWF Abruzzo - Comitato acqua pubblica L'Aquila - Associazione Onlus Cittadini per i Cittadini - Circolo Valorizzazione Terre Pubbliche - Comitato 3e32 - Comitatus Aquilanus - Ass. Naz. Arti e Maestri di Strada - CGIL, Camera del Lavoro di L’Aquila - CGIL Abruzzo – PRC L’Aquila – Forum Ambiente e Territorio SEL di L’Aquila.