lunedì 20 settembre 2010

Rapaci oltre i confini - 1a Edizione estiva

Si è svolta con successo la giornata di monitoraggio e studio dei rapaci nel comprensorio Monte S. Rocco – M. Cava - M. Rotondo – Creste della Valle di Malito – Coppo Volpe – Colle Acetoni sui crinali al confine tra Lazio ed Abruzzo organizzata sabato 4 settembre scorso da ALTURA (Associazione per la Tutela degli Uccelli Rapaci e dei loro Ambienti) in collaborazione con la Riserva Naturale “Montagne della Duchessa” ed il GNR (Gruppo Naturalisti Rosciolo).

Una decina di ornitologi e naturalisti, in collaborazione con il personale Guardiaparco e Tecnico-naturalistico della Riserva Naturale “Montagne della Duchessa”, hanno percorso alcuni itinerari sui crinali in quota tra il confine settentrionale della Riserva (area di M. Cava) e le aree cacuminali del Comune di Tornimparte.

Sono stati effettuati diverse decine di avvistamenti tra cui spiccano quelli dell’astore (Accipiter gentilis), sparviere (Accipiter nisus), grifone (Gyps fulvus), corvo imperiale (Corvus corax), calandro (Anthus campestris), coturnice (Alectoris graeca) ed il raro piviere tortolino (Charadrius morinellus) piccolo trampoliere presente negli altopiani culminali abruzzesi che ricordano la tundra artica dove si riproduce.

La presenza dell’astore, della coturnice ed in particolare del piviere tortolino, oltre alla conferma di una costante frequentazione da parte del grifone, è la dimostrazione che questa è una rilevante area di wilderness di grande importanza conservazionistica e asse di collegamento tra le vaste aree protette del Sirente - Velino - Duchessa e le aree protette poste più a nord, quali i comprensori del M. Nuria e del Terminillo, il M. Giano ed il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Area sempre più incompatibile con i previsti impianti eolici annunciati dal Comune di Tornimparte sui crinali di Colle Acetoni e Coppo Volpe e da quelli limitrofi del Comune di Scoppito a Colle Chiappino e M. Calvo.

La giornata fa parte delle iniziative volte ad aumentare lo stato delle conoscenze sulla biodiversità del nostro territorio nell’Anno Internazionale della Biodiversità (2010 International Year of Biodiversity) promosso dalle Nazioni Unite.

Appuntamento a marzo per la prossima giornata di “Rapaci oltre i confini”.



Dott. Daniele Valfrè - Responsabile ALTURA per l’Abruzzo.

martedì 14 settembre 2010

Falco pescatore inanellato osservato in Basilicata








In data 13 settembre 2010, durante i consueti sopralluoghi rivolti al monitoraggio dell'avifauna lungo la costa jonica lucana, è stato osservato un Falco pescatore (Pandion haliaetus) presso la Foce dell'Agri (MT).
Il soggetto (un giovane dell'anno) recava un anello metallico posto su una delle zampe, dunque si trattava di un individuo inanellato.
La pratica dell'inanellamento consente di marcare i soggetti con anelli alfanumerici al fine di ottenere informazioni sui movimenti migratori, la struttura di popolazione e altre componenti eco-etologiche la cui conoscenza è indispensabile per attuare corretti piani di conservazione.
L'anello metallico del Falco pescatore osservato, purtroppo, non era leggibile; tuttavia è molto probabile che l'individuo provenisse dalla penisola scandinava (Finlandia o Svezia) dove in effetti sono attivi moltissimi programmi di inanellamento rivolti in particolare a questa specie.
La costa jonica lucana conferma ulteriormente il ruolo strategico che svolge nell'ambito della migrazione dell'Avifauna, "convogliando" i migratori provenienti da Nord-Est verso le aree di svernamento localizzate a Sud-Ovest.

Egidio Fulco

mercoledì 8 settembre 2010

Avvistati 13 Grifoni sui Monti Sibillini.

Il giorno 28/8, in prossimità della cima del M. Porche, lungo il crinale che collega il M.Vettore al M. Bove, abbiamo osservato un gruppo di 13 Grifoni che perlustravano le praterie d'alta quota dei Monti Sibillini.
La giornata era ventosa con una visibilità ottima. È stato bellissimo vederli sorvolare le varie cime con grande facilità e, nel giro di 20 minuti, esplorare buona parte dell'intero crinale.
Dopo vari giri molto alti sulla cima del M. Bove Sud, sono ritornati seguendo lo stesso tragitto e li abbiamo seguiti allontanarsi in direzione dei Monti della Laga.

Abbiamo passato l'ultima settimana di agosto nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, montagne che conosciamo bene e che in passato ci erano apparse  piuttoste deserte e avare di avvistamenti. Quest'anno siamo rimasti piacevolmente sorpresi per la quantità di rapaci e, nelle ore serali durante i tragitti in auto, abbiamo incontrato anche varie lepri, cervo, tasso, allocco, ecc..
Ecco le osservazioni più salienti:

AQUILA REALE, vista in diversi posti, sembrava di essere sulle Alpi!
In particolare abbiamo assistito ad uno scambio acrobatico di preda (una grossa lepre) dall'adulto al giovane!

PELLEGRINO, ancora più frequente dell'Aquila. Spettacolari acrobazie di un Juv. che "giocava" con un Gheppio.

ASTORE, 26/8 famiglia al completo sul crinale della Sibilla che guarda l'Infernaccio.

GRILLAI, gruppi numerosi, composti da juv. e adulti, in prevalenza femmine con qualche raro maschio. Cacciavano sulle praterie erbose di alta quota brulicanti di vari ortotteri, in modo particolare di Decticus verrucivorus una preda facile e "sostanziosa", l'equivalente del Prionotropis appula, la cavalletta preferita dal Grillaio nelle nostre steppe murgiane. 

ALBANELLA MINORE, due juv. visti a Pian grande.

FALCO DELLA REGINA, 29/8 al tramonto, che si accingeva a passare la notte in un rimboschimento su Monte Rotondo.

Nicola Cillo & Marisa Laterza



lunedì 6 settembre 2010

Eolico offshore nel Canale di Otranto

I luoghi. Puglia nel Canale di Otranto A venti chilometri dalla costa sorgerà il più grande impianto italiano offshore, in nome della nuova (malintesa) economia verde

Sulle rotte dei grifoni minacciati dal parco eolico

Le pale al largo di Tricase stermineranno i migratori e condanneranno i delfini Gira su' ceppi accesi/ lo spiedo scoppiettando (...)/ tra le rossastre nubi/ stormi d' uccelli neri,/ com' esuli pensieri,/ nel vespero migrar. (Giosuè Carducci) Il filmato Una foresta di pali ed eliche che ai volatili sembreranno alberi. In Rete c' è un filmato girato a Creta: mostra che cosa accade agli uccelli L' affare L' energia del vento è «l' affare degli affari», ha detto Tremonti. Rende molto di più del narcotraffico, specie da noi, primi in Europa nei finanziamenti pubblici

C' è un punto preciso, nel canale di Otranto, che la comunità nazionale e internazionale farebbe bene a non perdere mai di vista. Individuarlo è facile. Basta tracciare una linea retta sulla carta geografica fra il porto pugliese di Tricase e l' incantevole insenatura della greca Paleokastritsa, nell' isola di Corfù. Sono poco più di sessanta miglia marine, all' incirca settantadue chilometri. Il «punto» di cui parliamo si trova a una ventina di chilometri da Tricase e, come vedremo, sembra partorito dalla lucida follia di un genio del Male. Perché sarà proprio in quel punto che il grifone morirà. Decapitato. E con lui, sempre lì, in quel maledetto punto preciso, verranno abbattute intere «divisioni» dell' esercito di uccelli migratori che attraversano il mare Mediterraneo. Aironi rossi, bianchi, cenerini. Cicogne bianche e nere, che magari avrebbero sperato di raggiungere le torri di Avila, in Spagna, o i comignoli di Copenaghen, sui quali poter appollaiarsi felici. E poi gru e fenicotteri. Gabbiani e pellicani. Gufi reali e falchi. Il falco della regina e il falco pellegrino. E poi ancora tordi, rondini, upupe, anatre, colombi, oche, beccacce e tutti i passeriformi... Ma torniamo alla nostra retta immaginaria fra Tricase e Paleokastritsa. In realtà è una rotta, come sanno bene pescatori e navigatori. Una rotta che ha visto di tutto. Navi turistiche, pescherecci grandi e piccoli, barche a vela, yacht miliardari, unità militari, piroscafi arrugginiti e stracolmi di disperati, come i diecimila albanesi a bordo del Vlora sbarcati a Brindisi nel 1991. E poi, per tutti gli anni Novanta e fino a ieri, scafi e gommoni di trafficanti di esseri umani, a cui decine di migliaia di «clandestini» - profughi di guerra, perseguitati politici, poveri - affidavano la propria vita. Spesso sacrificandola per sempre, assieme a tutti i loro risparmi. Su questa rotta bellissima, magica, dove ancora si vedono i delfini saltare fuori dall' acqua all' inseguimento dei traghetti e si può scorgere la mole di un capodoglio che, infastidito dal moto ondoso delle imbarcazioni, si allontana, negli ultimi venti anni hanno perso la vita decine di migliaia di esseri umani. Uomini, donne, bambini - curdi, albanesi, rom, cingalesi, iracheni, afghani, pachistani, il conto delle «etnie» ormai non lo tiene più nessuno -, che sono finiti in pasto ai pesci o nel ventre di qualche nave greca naufragata duemilacinquecento anni fa e ancora custodita dagli abissi. Questa rotta magica, se guardi il mare un po' meglio e un po' più in profondità, ti ricorda che il canale di Otranto è un cimitero. Un cimitero di cui l' umanità dovrebbe vergognarsi. Questa rotta, da millenni, è anche la strada migratoria obbligata del grifone e di tutte le altre specie di uccelli che ora rischiano di essere falciati in mare aperto, in quel punto preciso al largo di Tricase, dove la giunta (di centrosinistra) della Regione Puglia ha approvato, con una velocità degna di miglior causa, e nonostante una prevedibile sentenza contraria della Corte Costituzionale che puntualmente e per fortuna è arrivata, la realizzazione del più grande parco eolico italiano offshore. Ventiquattro torri, ciascuna alta centotrenta metri. Una foresta di pali ed eliche che agli uccelli sembreranno alberi e fronde mosse dal vento e che ingannerà non soltanto il grifone e i suoi fratelli, ma anche i delfini e i capodogli. I quali, a causa del rumore degli aerogeneratori perderanno il senso dell' orientamento e finiranno «spiaggiati», com' è già accaduto sui litorali del Gargano per colpa dei boati delle esplorazioni petrolifere sottomarine. Non è un allarme per evitare un rischio. È una certezza. Il grifone, questa sorte, l' ha già subìta. In Rete c' è un filmato girato a Lendas, nel Sud dell' isola di Creta, il 27 ottobre 2009, che meriterebbe d' essere proiettato nelle scuole e divulgato come le foto delle foche uccise a bastonate in Norvegia e in Canada o come la foto-simbolo (benché finta, perché «costruita» per ragioni di propaganda militare) del cormorano ricoperto di petrolio durante la guerra del Golfo del 1991. Nel filmato si vede il grifone colpito da un' elica e si sente persino il colpo secco, come di una mannaia, che lo abbatte. Il grifone precipita al suolo. Vorrebbe rialzarsi, ma non ce la fa. Ricorda l' albatro di Baudelaire che cade, apre le ali, zoppica, ma non riesce a riprendere il volo. Dopo un po' quel grifone, uccello caro agli dèi, si accascia e muore lì, nella terra del padre degli dèi, dove Rea nascose Zeus per sottrarlo a Crono, che divorava i suoi figli. In nome dell' energia pulita, che tutti vorremmo, anche questo corridoio migratorio di uomini e uccelli rischia di essere divorato dalla green economy, ormai sempre meno green e sempre più economy. Il consumo dei combustibili fossili - petrolio, carbone - non diminuisce, il territorio viene «tombato» dalle mastodontiche opere necessarie a piantare torri (e a installare pannelli fotovoltaici, invece che sugli edifici, nei terreni agricoli) e i contributi pubblici fioccano come manna dal cielo. «Da noi - ha scritto Giovanni Sartori su questo giornale - è fiorita soltanto l' industria dell' eolico, dei mulini a vento, ed è fiorita quasi soltanto perché fonte di tangenti e di intrallazzi». Dev' esserci qualcosa di vero, se anche il ministro dell' Economia, Giulio Tremonti, ha detto che «l' eolico è l' affare degli affari». Per esser chiari, rende molto di più del narcotraffico. Soprattutto in Italia, al primo posto in Europa per erogazione di finanziamenti pubblici, e in Puglia, che è al primo posto in Italia. Il «parco» eolico individuato con il compasso sulla rotta del grifone, per esempio, sarà di 94 megawatt, costerà tutt' al più 50-60 milioni di euro e beneficerà, secondo alcuni calcoli approssimati per difetto, di contributi pubblici per 90 milioni di euro l' anno, per vent' anni. Cioè un miliardo e ottocento milioni. Oppure, se si vorranno riscuotere i contributi in «certificati verdi» (vendibili a chi inquina, affinché, pagando, possa continuare a farlo), di 280 milioni l' anno per quindici anni, ovvero quattro miliardi e duecento milioni di euro. Naturalmente, nessun beneficio per la bolletta. Al contrario, è bene sapere che in questo modo per ogni chilowattora acquistato se ne pagano tre. Sarebbe bello se su questa rotta si incontrasse qualcuno pronto ad aiutare gli uccelli migratori, come molte volte è avvenuto per i popoli migranti. Qualche magistrato, per esempio. Che cercasse di capire, per dirne una, cosa c' è dentro la società dal nome celestiale «Sky Saver», che ha sede in un piccolo paese pugliese e il cui socio unico è una società olandese. O che individui la logica che in Puglia consente di allestire dovunque si voglia un impianto di energia alternativa da un megawatt con una semplice autocertificazione (con un assessore all' Ambiente che è un magistrato e un presidente che si professa «ambientalista»), mentre per una concessione edilizia - nel centro abitato - dei comuni rientranti in zona protetta si deve dimostrare che «non saranno utilizzati sistemi che provochino l' allontanamento di volatili», che impediscano cioè ai falchetti di nidificare. Il nostro grifone non sa nulla di tutto questo. Sa bene però che quelle pale sono il suo nemico e che se anche superasse indenne le eliche al largo di Tricase, deve vedersela con quelle che lo aspettano in Puglia, Irpinia, Basilicata. Una selva. Che ogni giorno diventa più fitta. E dove una volta il grifone era il re. Tanto che con il suo nome, vultur gryphus, venne chiamato il Vulture, il vulcano spento che oggi è un lago di acqua minerale. Ma non tutto è perduto. Quattro parole hanno già fatto il giro del mondo: «vulture must not die» (il grifone non deve morire). È lo slogan internazionale di tutti quelli che gli vogliono bene.

RIPRODUZIONE RISERVATA L' impianto

A volere il parco eolico offshore di Tricase fu, nel 2006, Grazia Francescato, ex presidentessa del Wwf, all' epoca portavoce nazionale dei Verdi, nominata assessore all' Ambiente dal sindaco Antonio Coppola (centrosinistra). Nelle «osservazioni» presentate dal Wwf alla Regione per la «Via» (Valutazione di impatto ambientale) - denunciano le associazioni contrarie al progetto - «non si fa cenno alla questione dell' impatto sull' avifauna migratoria, nonostante il Wwf, più di ogni altro, dovrebbe conoscere l' importanza del canale di Otranto per le rotte migratorie, visto che gestisce parte della riserva Oasi delle Cesine, vicino a Otranto». Ma ci sono anche le pale eoliche sulla terraferma a creare allarme, come le 14 torri autorizzate dalla Regione Puglia sulla collina dei Fanciulli delle Ninfe, che rischiano di pregiudicare il riconoscimento da parte dell' Unesco della città di Otranto come patrimonio dell' umanità.

Vulpio Carlo

Pagina 32
(5 settembre 2010) - Corriere della Sera

Pale eoliche come ghigliottina a Spinazzola



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sabato 4 settembre 2010

Progetto per la realizzazione di un «parco eolico» in Abruzzo

Interrogazione a risposta scritta
16-03-2010
Elisabetta Zamparutti

Cofirmatari:
Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco
Numero: 406526

Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
esiste un progetto per la realizzazione di un «parco eolico» in Abruzzo sul monte Genzana, che prevede l'installazione lungo il crinale con torri alte un'ottantina di metri e pale di 46 metri di lunghezza;
il Genzana è il corridoio naturale tra due parchi nazionali, ospita la riserva del monte Genzana Alto Gizio nel comune di Pettorano sul Gizio, è accertata la presenza dell'orso bruno marsicano e del lupo, vi nidificano le specie avifaunistiche che soffrono maggiormente della presenza di pale eoliche (falco pellegrino, falco pecchiaiolo, astore, sparviere, poiana e gheppio). La zona è territorio di caccia per le aquile reali. Tra le specie di importanza comunitaria sono inoltre presenti il picchio dorsobianco e la balia dal collare;
il progetto dall'investimento cospicuo, si parla di 30 milioni, è stato autorizzato dai consigli comunali di Introdacqua e di Bugnara e prevede la costruzione di parte delle pale eoliche nel territorio di Introdacqua che ricade totalmente nella Macroarea A, di salvaguardia dell'orso bruno marsicano: ai sensi dell'articolo 12, comma 10, del decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387 viene identificato dalla regione Abruzzo come area vietata a tali impianti. Inoltre 7 pale ricadono nel sito di interesse comunitario monte Genzana che, nello stesso decreto, viene definito come area critica. Le torri corrono infine a pochi metri fuori dal confine della riserva;
sulla porzione di territorio in questione non sarebbe stata fatta nessuna valutazione per il rischio idrogeologico;
l'impatto ambientale provocato dai lavori per la realizzazione della centrale potrebbe risultare devastante per la flora e per le specie faunistiche tutelate esistenti atteso che i camion si farebbero largo tra due parchi nazionali (parco d'Abruzzo e parco della Maiella), le strade verrebbero create all'intorno di faggete e pinete, così come l'elisuperficie per l'atterraggio degli elicotteri;
non si conosce né la storia aziendale, né la consistenza patrimoniale della ditta cui sono stati affidati i lavori -:
se i Ministri interrogati sono al corrente di questo progetto;
se e quali provvedimenti intendano adottare a tutela di un'area così pregiata dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, con particolare riferimento alla zona di protezione speciale.
Seduta del 5 luglio 2010

Testo della risposta

Con riferimento all'interrogazione in esame, riguardante il progetto per la realizzazione di un parco eolico in Abruzzo, nel monte Genzana, la Prefettura dell'Aquila, sulla scorta degli elementi forniti dal Corpo forestale dello Stato, ha fatto presente quanto segue.
Non risulta presentato alle competenti autorità regionali, alla data del 13 maggio 2010, alcun progetto per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonte eolica da ubicarsi sul Monte Genzana, né è stato depositato alcuno studio di Valutazione di impatto ambientale-Via relativo ai comuni di Introdacqua (L'Aquila) e Bugnara (L'Aquila).
Il sito del Monte Genzana comprende aree vietate alle nuove installazioni eoliche, in quanto facenti parte della «Macroarea A di salvaguardia dell'orso bruno marsicano» oltre ad aree definite «critiche» in forza sia della presenza del Sic-Sito di importanza comunitaria medesimo sia di valichi montani.
L'individuazione delle aree vietate o critiche per la realizzazione delle nuove centrali eoliche è stata effettuata dalla regione Abruzzo attraverso l'adozione delle «Linee guida per l'inserimento di impianti industriali per la produzione di energia dal vento all'interno del territorio regionale» approvate con delibera di Giunta regionale n. 754 del 30 luglio 2007, ai sensi dell'articolo 12, comma 10, del decreto legislativo n. 387 del 2003 (attuazione della Direttiva 2001/77/CE relativa alle fonti energetiche rinnovabili), che conferisce alle regioni la prerogativa di «procedere all'indicazione di aree e siti non idonei all'installazione di specifiche tipologie di impianti».
La deliberazione n. 9 del consiglio comunale di Introdacqua (L'Aquila) del 3 giugno 2008, che approva l'avvio del procedimento finalizzato alla realizzazione del parco eolico del Monte Genzana, mentre da un lato richiama «l'osservanza delle linee guida approvate dalla Giunta regionale», dall'altro da atto «che non esistono zone che debbano essere escluse a priori per la presenza di vincoli sovraordinati o fonti normative vincolanti di altra natura».
In proposito, il Comando provinciale del Corpo forestale dello Stato ha evidenziato che i presupposti sui quali si basa tale delibera sono «palesemente errati» ed ha sottolineato che le procedure autorizzative per il progetto in questione richiedono l'attivazione della procedura di valutazione di impatto ambientale di competenza regionale, così come previsto dal decreto legislativo n. 4 del 2008 (Titolo II e All. II e IV). In base alla legge regionale n. 11 del 1999 ed alla deliberazione della Giunta della Regione Abruzzo n. 119 del 22 marzo 2002, l'autorità regionale competente è il Comitato di Coordinamento Regionale per la Via (Ccr-Via), del quale peraltro fa parte anche un rappresentante del citato Comando Forestale. In caso di attivazione di tale procedura, sia l'approvazione della Valutazione d'incidenza di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, sia l'autorizzazione paesistica di cui al decreto legislativo n. 490 del 1999, sono rilasciate, qualora ovviamente ne ricorrano i presupposti, dal Ccr-Via contestualmente alla Via.
Il più volte citato Comando provinciale corpo forestale dello Stato ha altresì riferito che il sito in parola è ricompreso in area sottoposta a vincolo idrogeologico (regio decreto-legge n. 3567 del 1923) e, pertanto, per ogni progetto che alteri l'ambiente è necessaria anche l'autorizzazione dell'Ispettorato dipartimentale per le foreste dell'Aquila, che coincide con il Comando stesso al quale nessuna richiesta è allo stato pervenuta e né gli risulta pervenuta alcuna richiesta di autorizzazione (necessaria in base al regio decreto-legge n. 3267 del 1923) per l'installazione della torre anemometrica oggetto della deliberazione n. 82 in data 5 luglio 2008 del Comune di Introdacqua (L'Aquila).
La ditta cui il comune di Introdacqua (L'Aquila) ha affidato la progettazione dell'impianto eolico è la Nordest srl con sede in Napoli. Il capitale sociale è di 100.000,00 euro. E l'amministratore unico risulta indagato per numerosi e gravi reati, per fatti legati all'attività della società commessi tra il 2005 e il 2010.
Conclusivamente, il comando provinciale del Corpo forestale dello Stato dell'Aquila ha rimarcato che allo stato attuale il progetto del parco eolico in questione è stato approvato solo dalle amministrazioni comunali interessate, mentre l'iter autorizzativo a livello regionale non è ancora stato attivato, facendo altresì presente che, considerata l'incompatibilità di installazioni eoliche di qualsiasi tipo con i vincoli esistenti nell'area del Monte Genzana, è da ritenersi molto improbabile che un'eventuale procedura di Via possa concludersi con l'approvazione di tale progetto.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia

mercoledì 1 settembre 2010

Il Capovaccaio Arianna è tornato in Basilicata!

Dopo il suo rilascio in Puglia nel 2006 e una lunga permanenza in Africa centrale il Capovaccaio "Arianna" è tornato in Italia e precisamente in Basilicata. Il 13 agosto, dopo attente ricerche e monitoraggi nelle aree idonee alla specie, anche con l'ausilio dei deboli segnali radio emessi dal trasmettitore satellitare di cui è dotata, finalmente la scoperta! L'unico sito in cui Arianna è stata vista è dunque in Basilicata, in un'area caratterizzata da pascoli aridi frequentati da bovini, ovini e caprini e assolutamente poco antropizzata! Si conferma come il progetto di restocking del Capovaccaio avviato da diversi anni in Italia grazie al CERM diretto da Guido Ceccolini e con la collaborazione dell'Oasi LIPU di Laterza è perfettamente riuscito e ci indica quali devono essere le caratteristiche delle aree in cui gli esemplari di ritorno dall'Africa possono potenzialmente insediarsi ed eventualmente nidificare. Ora Arianna ha bisogno di essere lasciata tranquilla sperando che presto possa riprodursi ed incrementare la piccolissima popolazione italiana formata da non più di 7 coppie allo stato attuale. Una di esse è stata aiutata grazie ai carnai effettuati in Basilicata con il contributo di ALTURA e si è riprodotta con successo portando all'involo due giovani.

Al seguente link un comunicato della LIPU:
http://www.lipu.it/news/no.asp?1026


Arianna è dotata di due anelli di riconoscimento!




L'unico documento video sul ritorno di Arianna in Italia!