martedì 25 maggio 2010

Monfrague…un cielo di rapaci

Il ritorno in Italia dall’Extremadura, dopo una settimana passata a Monfrague a sbinocolare con Mario Cappelli e amici, è duro…eccome.
Fare la solita elencazione delle specie di rapaci osservati mi sembrerebbe quasi banale e così vorrei soffermarmi solo su ciò che più ha colpito la mia attenzione.
Al primo posto metterei la qualità del territorio. Un vero esempio di equilibrio fra l’uomo e l’ambiente naturale.



I centri abitati finiscono con un muretto a secco e la classica “ultima casa”. Da noi invece non finiscono… perché fuori del centro abitato ci sono case dappertutto, un po’ qua e un po’ là e di conseguenza soffriamo di una forte frammentazione degli habitat, soprattutto in zone di pianura e collina. Nei siti che ho frequentato è normale il sorvolo dei paesi da parte di Grifoni, Monaci, Nibbi bruni, Nibbi reali e così via, a dimostrazione che la presenza antropica di per se non è incompatibile con la vita selvatica purchè la vita selvatica e quella umana coesistano senza reciproche intromissioni.
A Monfrague colpisce la densità di presenza dei rapaci necrofagi, gli avvoltoi.



Viene da chiedersi, visto che il loro trend è positivo, dove trovino tutta la biomassa di cui hanno bisogno per alimentarsi. La risposta è probabilmente nel ‘sistema paesaggio’ ovvero la sconfinata dehesa spagnola: ettari ed ettari di habitat seminaturale con boschi radi di lecci e sughere che ospitano mandrie di quadrupedi praticamente allo stato brado. Quando un capo di bestiame muore al pascolo viene presto localizzato dalle sentinelle dei gruppi di avvoltoi e in poche ore la carogna viene raggiunta e divorata da decine di questi rapaci.



Non c’è sistema roccioso a partire da semplici scogli che non ospiti coppie di Grifoni. Ho visto un nido storico di Monaco, su sughera, occupato da una coppia di Grifoni. Come pure un nido non più usato dall’Aquila del Bonelli occupato sempre dal Grifone, a testimonianza dell’espansione della specie, almeno in questa parte della Spagna.
I nibbi bruni si osservano ovunque, più o meno come da noi le cornacchie grigie. Scarse sono state le osservazioni di nibbi reali.
Due nidificazioni hanno suscitato in me forte curiosità. La prima riguarda la nidificazione di una coppia di capovaccai in una vano quadrato di cemento presente in una diga idroelettrica all’interno del Parco di Monfrague. Nella foto sotto è indicato l’insolito nido dei capovaccai.



Va da se che per un rapace quando la capacità trofica è ottimale il sito di nidificazione, in mancanza d’altro, è scelto in subordine al primo fattore, ovviamente entro certi limiti.
La seconda nidificazione “curiosa” riguarda una coppia di Aquila reale che da diversi anni nidifica su un eucalipto isolato all’interno di una grande tenuta agricola in un ambiente di pianura destinato a pascolo e coltivi (360 m s.l.m.). Il nido è costruito a circa 5 metri dal suolo sulla prima biforcazione del tronco. In realtà l’eucalipto che ospita il nido è il primo di sei alberi posti uno a fianco a l’altro in modo da formare quasi un’unica pianta.



A circa 800 metri dal nido c’è la casa colonica dei proprietari del terreno. Nella prima settimana di maggio il nido ospitava due pulli ben sviluppati di almeno 10 giorni. Le aquile cacciano prevalentemente conigli nei campi circostanti. Singolare l’osservazione dei due rapaci che fanno largo uso di volo battuto non potendo usufruire delle correnti d’aria dei fianchi montani. Altro aspetto singolare è osservare le aquile posarsi sui pali del telefono lungo la strada o su massi affioranti sui campi all’altezza di poche decine di centimetri dal piano di campagna.
Purtroppo questa coppia di aquile reali è diventata un’attrazione turistica per olandesi, tedeschi, francesi e…italiani. La voce si è sparsa negli alberghi del circondario e quasi ogni giorno una schiera di cannocchiali e binocoli fa da cornice alla nidificazione delle nostre amiche.
Anche in questo caso viene da fare una riflessione di quanto sia determinante un surplus alimentare in un territorio. In questa regione sicuramente la popolazione dei lagomorfi ed in particolare dei conigli gode di ottima salute e di conseguenza sussistono le condizioni per una prosperità delle popolazioni dei rapaci a tal punto da far saltare certe collocazioni ambientali nei quali siamo soliti individuare certe specie (l’aquila reale di solito predilige ambienti con orografia movimentata e versanti montani fortemente acclivi…).
Concludo con la poesia che ti avvolge quando seduto a un tavolino di un bar di Plaza Mayor a Trujillo si rimane incantati osservando il volo di una Cicogna bianca che attraversa la piazza con la massima tranquillità e naturalezza.

Fabio Borlenghi

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