domenica 30 maggio 2010

Mega torri eoliche anche nel Canale d’Otranto a largo di Tricase?!

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO 8 maggio 2010
• FORUM AMBIENTE E SALUTE di Lecce
• ITALIA NOSTRA onlus - Sezione SUD SALENTO Parabita
• COORDINAMENTO CIVICO PER LA TUTELA DELLA SALUTE E DEL TERRITORIO di Maglie

relativo all’impianto eolico off shore di 24 mega torri d’acciaio per una potenza elettrica di circa 92 MegaWatt, da ubicarsi nelle acque del Canale d’Otranto, per il quale la Regione Puglia sta concedendo irresponsabilmente e con gravi colpe ogni autorizzazione!



Mega torri eoliche anche nel Canale d’Otranto a largo di Tricase?!
E’ soltanto una follia,
l’impatto sugli uccelli sarebbe intollerabile e di gravità inaudita e di portata internazionale!


La Regione Puglia si fermi e indica la moratoria di tutti i progetti di impianti industriali di mega-eolico e mega-fotovoltaico previsti in mare e sulla terraferma, prima di commettere, senza pianificazioni, l’ennesimo crimine ambientale!



Pensare di collocare mega-torri eoliche di decine e decine di metri di altezza al largo della costa salentina nel bel mezzo del Canale d’Otranto è semplicemente una pazzia, un attentato ai danni dell’avifauna, degli uccelli, di portata immane e di gravità internazionale, per cui chiameremo anche l’Europa intera, e la giustizia europea a pronunciarsi se sarà necessario! Il Canale d’Otranto, stretto di mare tra l’Adriatico e lo Ionio, dove le coste balcaniche distano, soltanto, 70 - 80 km dalla Penisola Italiana, costituisce certamente uno dei più importanti tratti di mare per confluenza e addensamento delle rotte migratorie internazionali, del Sud-Italia, la cui importanza biologica strategica è sancita da diversi trattati internazionali, tra cui la Conferenza di Ramsar del 1971, sottoscritta dall’Italia. E’ il Salento crocevia nel Mediterraneo per la sua particolarissima conformazione e posizione, luogo di approdo, stazionamento, passaggio e partenza per centinaia di specie di uccelli migratori, che si spostano ciclicamente in tutt’Europa e nel Mediterraneo, e tra Europa, Africa e Asia. Uno studio avifaunistico che pretendesse di dire che nel caso di Tricase un impianto eolico off shore, pur ben lontano dalla costa, non intercetti le rotte migratorie, poiché gli uccelli tendono a viaggiare seguendo la linea di costa, prossimi a questa, sottocosta, non è uno studio scientifico serio, ma sarebbe un falso ideologico mistificante autocertificato! Gli uccelli nelle migrazioni possono seguire le coste, certo, ma non nella trasvolata degli stretti, come il Canale d’Otranto, dove gli uccelli trasvolano il mare allontanandosi dalla terraferma per spostarsi da una terraferma all’altra, nei tratti in cui la trasvolata è metricamente più breve, e ad occhio anche possibile spesso, come nel caso del Canale d’Otranto, tanto più poi alle quote di volo degli uccelli, vedere le due terreferme ai capi dello stretto!

Ma lo sanno pure i bambini cosa vuol dire che gli uccelli attraversano per migrazione gli stretti di mare!!! Ricordiamo anni fa la giusta preoccupazione nazionale per la caccia di bracconaggio al falco sullo Stretto di Messina, tra Calabria e Sicilia? Lì dove, come nel Canale d’Otranto, le rotte migratorie si addensano, gli stretti di mare diventano dei passaggi quasi obbligati per gli uccelli, e lì il danno di un’azione di caccia o comunque di impatto sugli uccelli assume proporzioni catastrofiche per le popolazioni delle specie, con ricadute che coinvolgono ampissimi territori!



Inoltre è risaputo, evidente e testimoniato da innumerevoli studi scientifici, che si accumulano giorno dopo giorno, il grave e mortale impatto che le torri eoliche del tipo in previsione nel Canale d’Otranto, a largo di Tricase, hanno sui volatili. Se già è grave il rischio di intercettazione casuale delle pale dei rotori degli aerogeneratori con le rotte di volo degli uccelli, la gravità del loro impatto è incrementata dall’ “effetto trespolo”, ovvero dal fatto che tutti quegli uccelli in grado si posarsi su posatoi rocciosi o arborei, vedono nelle alte torri eoliche luoghi su cui appollaiarsi, e tentano pertanto di posarvisi sopra, venendone dilaniati e maciullati dall’impatto con le pale d’acciaio rotanti ad alta velocità, e confuse fatalmente dagli uccelli per innocui rami d’albero mossi dal vento. Il tutto diviene motivo di ancor maggiore danno se le torri sono ubicate in mezzo al mare, specie poi se lungo importanti rotte migratorie, come nel Canale d’Otranto, a largo come sotto costa, dove le torri divengono motivo di catalizzazione per gli uccelli che tentano di fermarvisi sopra per riposare, durante la faticosa trasvolata, lì nel tratto più breve tra la Penisola Balcanica e quella Italiana; e lo sanno bene gli amanti della vela che nel tragitto di traversata tra l’Italia e la Grecia e l’Albania, ospitano spesso per alcune miglia degli uccelli stanchi che si posano spontaneamente sugli alberi o sulla coperta delle loro imbarcazioni, per riposare.



Per avere ancora un’idea dell’inutile mattanza, provocata dalle torri eoliche in mezzo al mare e conseguente all’effetto trespolo, pensate solo a quanti gabbiani avete visto spesso ammassarsi e beccarsi tra loro, per conquistarsi uno spazio minuto, su un piccolo isolotto in mezzo al mare! Italia Nostra aveva fatto pervenire all’Ufficio VIA della Regione Puglia, alcuni mesi or sono, in correlazione alle osservazioni presentate per mega impianti eolici sulla terraferma salentina (on shore), importanti e dettagliati studi, redatti da studiosi e ricercatori dell’associazione nazionale, nonché osservazioni su questo grave impatto delle torri eoliche, e sull’effetto trespolo, ben documentato anche da un video, girato da zoologi, in una località montana greca, dove si vede un grifone tentare di posarsi sul cucuzzolo del tronco di una torre eolica (ad asse orizzontale del rotore, del tipo previsto a largo di Tricase), mentre è in funzione. [ Il video è visionabile all’indirizzo web:
http://www.youtube.com/watch?v=9srPoOU6_Z4&feature=player_embedded ]
Il grifone, (un grande avvoltoio, dalle suggestioni mitologiche, protetto dalla Comunità Europea con la Direttiva Uccelli 79/409/CEE, che attraverso il Canale d’Otranto non manca di raggiungere l’Italia, ed il Salento), si vede nel video volare attorno alla torre, per nulla intimorito dal suo movimento. Volteggiando a spirale il grande avvoltoio si avvicina sempre di più alla torre fino a venir colpito mortalmente in aria da una pala d’acciaio dell’acefalo aerogeneratore. Rapaci, cicogne, passeriformi, limicoli, aironi, garzette, ecc. ecc., una strage di migratori condita con la morte di uccelli marini a migliaia, gabbiani, berte, ecc. nella malaugurata ipotesi che si realizzasse il mega impianto eolico off-shore di Tricase. Altra energia elettrica prodotta dal vento del mare, da industrie private, in una Puglia che già produce energia ben oltre il proprio fabbisogno con tante sofferenze per il territorio e le sue genti, e questo nel Canale d’Otranto al caro prezzo di non udire mai più sulla costa il richiamo del gabbiano!
Non scherziamo col mare e abbiamone più rispetto, già pochi sanno che la famiglia di Capodogli andata a morire, pochi mesi or sono, sulle spiagge della Capitanata, viveva nel Canale d’Otranto, dove era ben conosciuta e studiata dai biologi marini greci; le contestate ricerche petrolifere condotte nel Canale d’Otranto da ditte straniere con gli air-gun, forti esplosioni generatrici di onde acustiche e sismiche per le prospezioni geologiche, interferendo con i sonar dei grandi cetacei, ne hanno comportato lo stordimento e il mortale spiaggiamento! Studi recenti, poi, paventano gravi interferenze sui cetacei provocate dalle onde vibrazionali prodotte dalle mega-torri eoliche off-shore!



Nel nuovo assessore all’Ecologia della Regione Puglia riponiamo tante speranze perché possa far uscire la Puglia dal buio tunnel politico che sta consentendo l’assalto distruttivo delle lobby dell’energia, che stanno assassinando paesaggio e ambiente pugliese per speculare sulle energie rinnovabili industriali; come non rabbrividire dunque di fronte alle sue recenti dichiarazioni, quando lo abbiam visto esultare per aver firmato il procedimento autorizzativo VIA di questo progetto eolico off-shore, dato anche che non ha avuto modo fisicamente e temporalmente di seguirlo nelle sue tappe, essendo stato nominato in quel ruolo da pochissimi giorni?! Non sono queste le forme in cui le energie rinnovabili salveranno il pianeta, che stanno invece assassinando! Si proceda col fotovoltaico sui tetti e tettoie di strutture ed edifici moderni, alla riduzione dei consumi, all’efficienza energetica, ma la si smetta di nascondere dietro il Protocollo di Kyoto altre nefandezze come questa pensata nel Canale d’Otranto a danno della fauna di tre continenti! Ora, se l’Ufficio VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) della Regione, cui pure abbiamo segnalato questo documento video sopra citato, ha avuto il coraggio e la spudoratezza di far passare l’assurdo progetto off-shore, questo vuol dire solo che si sta artefacendo la presentazione della realtà e calpestando la vera scienza per meri interessi imprenditoriali, e questo è inaccettabile! Non vi è dubbio che la questione dell’impatto sull’avifauna sia la più critica per quanto attiene il progetto eolico off-shore a largo di Tricase, tanto che tutti i principali attori politici locali e pugliesi, o falsi ambientalisti, che stanno difendendo e propagandando il parere positivo espresso dall’Ufficio VIA della Regione Puglia, si preoccupano di precisare che “non vi sono effetti sulle rotte migratorie poiché le torri saranno ubicate molto a largo”, ma per affermare questo si deve del tutto non aver chiaro cosa sia una rotta migratoria attraverso uno stretto di mare! Vuol dire, pertanto spieghiamo, che il braccio di mare deve essere attraversato, da un capo all’altro, per cui vicine o lontane dalla costa, se collocate nel Canale d’Otranto, le torri eoliche hanno sull’avifauna lo stesso deleterio effetto, anzi per essere più precisi, al contrario hanno un effetto tanto più devastante quanto più lontane dalla costa per l’azione catalizzante sugli uccelli stanchi. Sarà minore l’impatto, forse, solo sulle nostre coscienze, poiché non potremo veder da vicino l’orrido spettacolo della carneficina, anche se il mare poi restituirà sulle nostre spiagge i pennuti corpi esangui mal celabili alla nostra diretta responsabilità. Noi vogliamo che gli uccelli giungano vivi in volo sul nostro Salento e non trasportati cadaveri dalle onde. E’ dunque palese che l’istruttoria per il rilascio della Valutazione di Impatto Ambientale in Regione non sia una procedura per appurare la realtà, ma per mistificarla e raggirarla, se davvero si è potuto dire di ‘Sì’ a mega torri eoliche d’acciaio nel Canale d’Otranto. Non dimentichiamo, che sempre dagli uffici della Regione è giunto l’ok alla realizzazione di simili torri eoliche nel Parco Naturale dell’Alta Murgia e nei suoi pressi, con conseguente diminuzione drastica, in pochi mesi, della presenza di diverse specie di uccelli rapaci, tipica presenza delle rupi e dei cieli murgiani, motivo per cui il Corpo Forestale dello Stato, con lodevole efficienza, ha presentato un esposto alla Procura di Bari, che ha aperto un’inchiesta ed incluso funzionari regionali nel registro degli indagati! Quanto sta avvenendo nel Canale d’Otranto è ancor più grave, e si cerca di imbonire le menti pensanti con concetti quali quelli delle attività di piscicoltura che lì tra le torri d’acciaio saranno svolte, lo stesso escamotage dialettico e pubblicitario utilizzato quando si tenta di devastare un territorio rurale col fotovoltaico e si dice che vi si pianterà erba medica biologica sotto i pannelli! Pure mistificazioni stucchevoli! Si tratta nel caso di Tricase, in provincia di Lecce, del primo impianto di mega eolico off-shore in tutt’Italia, e proprio in un luogo così delicato e critico per l’avifauna, non vi è dunque nulla, nulla per cui andare fieri! Occorre solo e soltanto riflettere su quanto la Puglia ed il Salento siano territorio di conquista, mira di voraci appetiti politico-imprenditoriali che tutto mistificano e tutto calpestano, terraferma e mare, per accaparrarsi i tanto agognati incentivi pubblici legati alle fonti rinnovabili! Stiamo già provvedendo per fare approdare al Parlamento Italiano la gravissima questione salentina del mega eolico off-Shore nel Canale d’Otranto; pensiamo ad un’interrogazione urgente al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, e poi vedremo il da farsi a livello di giustizia italiana ed europea. Italia Nostra, insieme alle altre forze sensibili alle problematiche della corretta interazione uomo-natura sottoscriventi il seguente comunicato, è pronta a collaborare con chiunque, associazioni, comitati, liberi cittadini e forze politiche, che abbiano a cuore le sorti della Puglia e del suo mare! Per favore, smettetela di giocare con la vita delle creature di questo pianeta, come con l’opinione pubblica, per giustificare misfatti intollerabili e speculativi, nell’epoca dell’informazione e della verità! La Regione Puglia non sia grave complice di tutto ciò, e ritiri le immorali autorizzazioni che si appresta a concedere a questo intollerabile impianto mega eolico off-shore!
Se vogliamo parlare davvero di ecocompatibilità, un impianto eolico off shore dell’impatto di quello tricasino si sarebbe dovuto pensare solo molto, ma molto più a sud di Leuca, decine e decine di miglia, centinaia; lì si, in mare aperto, davvero molto lontano da Grecia, Calabria, Puglia e Africa, nel mezzo del Mare Ionio, le rotte migratorie diminuiscono significativamente, pur agendo sempre nella progettazione ed implementazione degli impianti al massimo delle conoscenze e tecnologie disponibili per minimizzare gli impatti ambientali di ogni tipo! L’impatto sugli uccelli marini però, non possiamo nasconderlo, resterebbe anche in tale ipotesi immutato, e i costi, se non vi fossero lì fondali di profondità economicamente sostenibile, potrebbero divenire intollerabili! Guardiamo perciò per il momento con maggiore fiducia alla tecnologia del fotovoltaico off-shore, con pannelli galleggianti sull’acqua, anche da poco divulgata in Puglia, sempre, certo, sviluppata ed implementata con le massime accortezze; ci sembra una tecnologia che può avere, se sviluppata in alto mare e con criterio, responsabilità e buona fede, impatti molto minori davvero! Ora tornando al caso tricasino, se si osservano i fondali marini, le loro quote batimetriche, si constaterà che la scelta off shore a largo di Tricase è stata fatta soprattutto per una questione di fondali più bassi, per un discorso di economia tecnologica combinata con l’esigenza, questa sì condivisa e giustissima, di minimizzare l’impatto paesaggistico dalla costa, ben sapendo pur tuttavia, quanto quell'ubicazione sia una pazzia dal punto di vista biologico per l’avifauna! Qui nessuno ha il gusto del ‘No’ tout court, come le associazioni sottoscriventi questo comunicato hanno ben dimostrato nel tempo, proponendo ai problemi ambientali sempre soluzioni condivisibili e ottimizzate, ma "est modus in rebus", “ci vuole misura nelle cose” dicevano i saggi vati latini, e in Puglia lo abbiamo, perso in questi anni e mesi, il “modus”, la “misura” delle cose: è la pazzia della cupidigia di denaro che domina invece tante menti, ahinoi, con conseguenze ormai non più celabili e all’attenzione di tutti! Non dobbiamo inseguir progetti uno più pseudo-innovativo dell'altro, adesso dobbiamo dire ‘No’ alla speculazione, alla devastazione di terraferma e mare! Dobbiamo pretendere la moratoria, poi potremo pianificare e decidere, con serenità e secondo i bisogni energetici veri di questa nostra terra! Quella serenità che oggi non c’è con l’effetto conseguente della generazione di ‘mostri’ di aberrazioni politico-tecnologiche! Ma vi pare bello quello che sta accadendo? Vi pare umanamente accettabile? Chi poi più dei giornalisti ha il polso della situazione! Giornali e Tv sono diventati veri e propri bollettini di guerra, dove le vittime sono l’ambiente, la biodiversità, la salubrità dell’ecosistema umano, il paesaggio, i beni culturali, la nostra identità e cultura stessa, ed ogni giorno abbiamo i sussulti al cuore per i nuovi mega impattanti progetti di fotovoltaico, biomasse, eolico, ecc., che come funghi malefici spuntano ovunque! Non resterà niente di quello che eravamo, se non si fermerà tutto ciò, niente del paesaggio, in mare e sulla terraferma, che abbiamo conosciuto, niente! Sono migliaia e migliaia i progetti depositati in regione e nei comuni pugliesi, per migliaia di inutili megawatt di energie elettrica da produrre, ovunque, in ulteriore surplus, con conseguente inevitabile catastrofe ambientale generalizzata ed auto-indotta dall’uomo: cosa si può dire altro se non “pazzia”, “suicido”, “aberrazione”, “stato involutivo di homo homini lupus”, “morte della giustizia, della politica e del diritto”?!



Per info
Coordinamento Civico: Oreste Caroppo, direttivo, cell. 347 7096175
ItaliaNostra: Marcello Seclì, presidente Italia Nostra-Sezione SUD SALENTO, cell. 360 322769
Forum Ambiente e Salute: Alfredo Melissano, direttivo, cell. 340 6867745

sabato 29 maggio 2010

Nidificazione del Gufo Reale in Calabria

Come ogni anno i soci calabresi di ALTURA stanno conducendo il monitoraggio delle specie di uccelli rapaci più rare e significative nidificanti in Calabria. Si raccolgono così dati interessanti ed importanti su diverse specie quali capovaccaio, nibbio reale, nibbio bruno, biancone e lanario. Durante queste escursioni ornitologiche è stato così possibile accertare, in questi giorni, la nidificazione del gufo reale. Il sito è posto su una parete rocciosa; nella cavità scelta per la riproduzione è stato osservato un giovane, di circa 15 gg. di età, insieme ad uno degli adulti (femmina). Nella stessa zona, negli anni passati, erano stati più volte osservati individui adulti della specie, tuttavia la nidificazione non era mai stata confermata, anche se era ritenuta assai probabile. Nella stessa cavità ora occupata dal gufo reale si è riprodotto per circa un decennio, e fino a pochi anni or sono, il capovaccaio.

Credo che sia una notizia molto importante per la conservazione di quest' affascinante specie e più in generale per la tutela della biodiversità in Italia.

29/05/2010.

Massimo SALERNO

mercoledì 26 maggio 2010

LIPU: CONCLUSO PROGETTO RAPACI MIGRATORI:

COMUNICATO STAMPA

LA LIPU AVVISTA 28MILA ESEMPLARI NEL CANALE DI SICILIA. MA SONO 400 I FALCHI ABBATTUTI NEL REGGINO

Ancora bracconaggio sullo Stretto di Messina. LIPU: “Il servizio del Corpo Forestale è stato troppo breve”

Ventottomila rapaci osservati, appartenenti a 24 specie, cui si aggiungono 107 esemplari tra cicogna bianca e nera e diverse specie rare. Ma c’è chi la natura, anziché ammirarla, la prende ancora a fucilate: sono 400 i falchi abbattuti sul versante calabrese dello stretto di Messina. E’ il bilancio del progetto Rapaci Migratori e del XXVI° campo antibracconaggio sul versante calabrese dello Stretto di Messina della LIPU-BirdLife Italia, che si sono tenuti nei mesi di aprile e maggio.
Il progetto Rapaci Migratori ha coinvolto per un mese 12 osservatori in cinque località del canale di Sicilia (Pantelleria, Stretto di Messina, Marettimo, Ustica e Panarea) ha lo scopo di capire con precisione qual è il percorso di migrazione seguito dai rapaci nel Mediterraneo centrale e quali i fattori meteo che possono influire sul fenomeno. Su oltre 28mila rapaci osservati, ben il 92% (pari a oltre 26mila esemplari) è rappresentato dal falco pecchiaiolo, seguito dal falco di palude con 992 esemplari e dal nibbio bruno con 471. Il picco della migrazione si è verificato il 30 aprile con il passaggio sullo stretto di Messina di ben 5.541 esemplari di falco pecchiaiolo.
Il progetto Rapaci Migratori della LIPU, sostenuto dal contributo della LIPU UK, la sezione inglese dell’associazione, ha anche lo scopo di prevenire il bracconaggio sul versante calabrese dello Stretto di Messina, soprattutto contro il Falco pecchiaiolo: le informazioni sulla rotta degli uccelli e la consistenza della migrazione, spesso influenzati dalla direzione e dall’intensità dei venti, servono al coordinatore del campo dall’altra parte dello stretto messinese per ottimizzare, per quanto possibile, gli spostamenti e la vigilanza sul territorio reggino.
Purtroppo però, attraversato lo stretto di Messina, i falchi hanno trovato ad attenderli i bracconieri: secondo la stima della LIPU, sono 400 i falchi abbattuti. “Le ragioni di questa recrudescenza sono due – spiega Fulvio Mamone Capria, vicepresidente LIPU-BirdLife Italia – la prima è che il servizio del NOA, Nucleo Operativo Antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato, è troppo breve e lascia scoperte fasi importanti della migrazione. La seconda è che il servizio di controllo è troppo rigido: i bracconieri conoscono perfettamente gli orari di servizio e di conseguenza sparano prima che inizino i turni”.
Durante il campo gli uomini del NOA hanno individuato tre armi clandestine (con matricola abrasa) nascoste con centinaia di cartucce in botole interrate e pronte per essere usate contro i rapaci. “Ringraziamo il Corpo Forestale dello Stato – conclude Mamone Capria – senza il quale non sarebbe stato possibile ridurre negli anni il fenomeno del bracconaggio sullo stretto di Messina. Ma per il 2011 serve una nuova strategia: orari più flessibili, pattuglie in abiti civili, una permanenza sullo stretto per un periodo di almeno 40 giorni, così da garantire una maggiore tutela ai rapaci”.

Nel complesso, il progetto rapaci Migratori ha osservato alcune specie rare: otto grifoni (specie ridotta a 40 coppie in Italia), due esemplari di aquila anatraia minore, specie svernante in Africa orientale a Sud del Sahara e nidificante nell’Est Europa, osservabile ogni anno in soli cinque esemplari. Inoltre un’aquila imperiale, presente in soli 1-3 esemplari nel nostro Paese, nidificante nell’Est europeo e svernante in Africa orientale, Turchia, Grecia, subcontinente indiano fino alla Cina. Infine una poiana codabianca e 28 esemplari di cicogna nera.


Parma, 25 maggio 2010

martedì 25 maggio 2010

Monfrague…un cielo di rapaci

Il ritorno in Italia dall’Extremadura, dopo una settimana passata a Monfrague a sbinocolare con Mario Cappelli e amici, è duro…eccome.
Fare la solita elencazione delle specie di rapaci osservati mi sembrerebbe quasi banale e così vorrei soffermarmi solo su ciò che più ha colpito la mia attenzione.
Al primo posto metterei la qualità del territorio. Un vero esempio di equilibrio fra l’uomo e l’ambiente naturale.



I centri abitati finiscono con un muretto a secco e la classica “ultima casa”. Da noi invece non finiscono… perché fuori del centro abitato ci sono case dappertutto, un po’ qua e un po’ là e di conseguenza soffriamo di una forte frammentazione degli habitat, soprattutto in zone di pianura e collina. Nei siti che ho frequentato è normale il sorvolo dei paesi da parte di Grifoni, Monaci, Nibbi bruni, Nibbi reali e così via, a dimostrazione che la presenza antropica di per se non è incompatibile con la vita selvatica purchè la vita selvatica e quella umana coesistano senza reciproche intromissioni.
A Monfrague colpisce la densità di presenza dei rapaci necrofagi, gli avvoltoi.



Viene da chiedersi, visto che il loro trend è positivo, dove trovino tutta la biomassa di cui hanno bisogno per alimentarsi. La risposta è probabilmente nel ‘sistema paesaggio’ ovvero la sconfinata dehesa spagnola: ettari ed ettari di habitat seminaturale con boschi radi di lecci e sughere che ospitano mandrie di quadrupedi praticamente allo stato brado. Quando un capo di bestiame muore al pascolo viene presto localizzato dalle sentinelle dei gruppi di avvoltoi e in poche ore la carogna viene raggiunta e divorata da decine di questi rapaci.



Non c’è sistema roccioso a partire da semplici scogli che non ospiti coppie di Grifoni. Ho visto un nido storico di Monaco, su sughera, occupato da una coppia di Grifoni. Come pure un nido non più usato dall’Aquila del Bonelli occupato sempre dal Grifone, a testimonianza dell’espansione della specie, almeno in questa parte della Spagna.
I nibbi bruni si osservano ovunque, più o meno come da noi le cornacchie grigie. Scarse sono state le osservazioni di nibbi reali.
Due nidificazioni hanno suscitato in me forte curiosità. La prima riguarda la nidificazione di una coppia di capovaccai in una vano quadrato di cemento presente in una diga idroelettrica all’interno del Parco di Monfrague. Nella foto sotto è indicato l’insolito nido dei capovaccai.



Va da se che per un rapace quando la capacità trofica è ottimale il sito di nidificazione, in mancanza d’altro, è scelto in subordine al primo fattore, ovviamente entro certi limiti.
La seconda nidificazione “curiosa” riguarda una coppia di Aquila reale che da diversi anni nidifica su un eucalipto isolato all’interno di una grande tenuta agricola in un ambiente di pianura destinato a pascolo e coltivi (360 m s.l.m.). Il nido è costruito a circa 5 metri dal suolo sulla prima biforcazione del tronco. In realtà l’eucalipto che ospita il nido è il primo di sei alberi posti uno a fianco a l’altro in modo da formare quasi un’unica pianta.



A circa 800 metri dal nido c’è la casa colonica dei proprietari del terreno. Nella prima settimana di maggio il nido ospitava due pulli ben sviluppati di almeno 10 giorni. Le aquile cacciano prevalentemente conigli nei campi circostanti. Singolare l’osservazione dei due rapaci che fanno largo uso di volo battuto non potendo usufruire delle correnti d’aria dei fianchi montani. Altro aspetto singolare è osservare le aquile posarsi sui pali del telefono lungo la strada o su massi affioranti sui campi all’altezza di poche decine di centimetri dal piano di campagna.
Purtroppo questa coppia di aquile reali è diventata un’attrazione turistica per olandesi, tedeschi, francesi e…italiani. La voce si è sparsa negli alberghi del circondario e quasi ogni giorno una schiera di cannocchiali e binocoli fa da cornice alla nidificazione delle nostre amiche.
Anche in questo caso viene da fare una riflessione di quanto sia determinante un surplus alimentare in un territorio. In questa regione sicuramente la popolazione dei lagomorfi ed in particolare dei conigli gode di ottima salute e di conseguenza sussistono le condizioni per una prosperità delle popolazioni dei rapaci a tal punto da far saltare certe collocazioni ambientali nei quali siamo soliti individuare certe specie (l’aquila reale di solito predilige ambienti con orografia movimentata e versanti montani fortemente acclivi…).
Concludo con la poesia che ti avvolge quando seduto a un tavolino di un bar di Plaza Mayor a Trujillo si rimane incantati osservando il volo di una Cicogna bianca che attraversa la piazza con la massima tranquillità e naturalezza.

Fabio Borlenghi

Manifestazione Fosso Fiolo 29 maggio: partecipate!

venerdì 21 maggio 2010

IL GRIFONE TORNA NELLA VALLE DEL RAGANELLO

Il Pollino è anche il Parco in cui è ancora presente l'Aquila reale (Aquila chrysaetos), con quattro coppie.
Da poco, poi, è ritornato a volare nei cieli dell'area della valle del Raganello, dopo secoli di assenza, il Grifone (Gyps fulvus), con una maestosa apertura alare di quasi due metri.
«La sua reintroduzione, ne sono presenti 6 rilasciati a marzo 2009, è una grande scommessa che il Parco sta giocando attivamente, spiega il direttore del Parco, Annibale Formica che annuncia la reintroduzione di altri nove esemplari attualmente ospitati nelle voliere di acclimatazione». Altri Grifoni arriveranno presto dalla Spagna per contribuire alla costituzione di una colonia stabile di animali così come previsto nel progetto di reintroduzione del Parco che si avvale, in questa fase, di fondi FAS erogati dalla Regione Calabria.


Fonte: Basilicatanet.it 21/05/2010 16.05.36

lunedì 17 maggio 2010

Una specie a rischio estinzione in Basilicata: il Capovaccaio.

Nell'Anno Internazionale della Biodiversità si stanno moltiplicando iniziative e manifestazioni di ogni genere. In Basilicata si sta cercando di fare il possibile per scongiurare l'estinzione dell'avvoltoio Capovaccaio (Neophron percnopterus) che sopravvive con due sole coppie su un totale di 10 censite a livello nazionale e localizzate solo in 3-4 regioni del sud! Le azioni messe in campo sono soprattutto quelle legate alla sorveglianza e controllo dei siti più vulnerabili e agli aiuti alimentari predisposti in apposite zone del suo areale. In Basilicata un aiuto concreto alla tutela del Capovaccaio viene dall'associazione ALTURA (Associazione per la Tutela dei Rapaci e dei loro Ambienti) che con poche risorse economiche ed umane riesce a garantire positivi effetti sulla specie. Quest'anno, dall'inizio della primavera, alcuni soci stanno cautamente e senza grandi clamori monitorando la specie localizzando i siti riproduttivi e le aree chiave per la sua concreta tutela attraverso piccoli aiuti alimentari mirati. Naturalmente queste iniziative portano vantaggio e beneficio anche ad altre specie rare e minacciate come il Nibbio reale. Chi ha voglia ed interesse può effettuare donazioni ad ALTURA da destinare alle iniziative per cercare di salvare questa specie da un'imminente e possibile scomparsa.

Bollettino di CC postale n° 16492035 intestato a:
Associazione ALTURA Via Levante 17 65013 Città S. Angelo (PE)
Causale: Capovaccaio Basilicata


ALTURA avrebbe urgentemente bisogno di un veicolo fuoristrada per le attività sul campo. Sarebbe interessante se qualcuno, compresi anche Enti ed Associazioni, potesse contribuire.


sabato 8 maggio 2010

Giornata Mondiale dei Migratori

Il progetto Rapaci migratori della LIPU : AQUILE e GRIFONI nel CANALE di SICILIA
La LIPU pugliese: a rischio CAPOVACCAIO e GRILLAIO, ZONE UMIDE e COSTE
 
 
Sei esemplari del raro Grifone, un esemplare di Aquila imperiale e un'Aquila anatraia minore. Sono le rarità osservate dalla LIPU-BirdLife Italia alla vigilia della Giornata Mondiale degli uccelli migratori che si terrà domani in tutto il mondo e organizzata da UNEP/AEWA e UNEP/CMS nell'Anno mondiale dedicato dall'ONU alla Biodiversità. In Italia la LIPU celebra la giornata mondiale sullo stretto di Messina (dove sta svolgendo anche un campo antibracconaggio) e nelle isole di Marettimo, Pantelleria, Panarea e Ustica, dove è in atto dal 20 aprile scorso fino al prossimo 20 maggio, uno studio sulla migrazione denominato Progetto Rapaci migratori.
 
Sono stati già osservati migliaia di rapaci, a cui si aggiungono numerose cicogne. Secondo lo studio LIPU-Ministero Ambiente, su 75 specie di "non passeriformi" nidificanti in Italia, tra cui molte specie di rapaci, 33 si trovano in uno stato di conservazione cattivo (semaforo rosso), tra cui Capovaccaio, Aquila di Bonelli, Gallina prataiola, Coturnice e Averla cenerina, 35 si trovano in uno stato di conservazione inadeguato (semaforo giallo) mentre solo sette sono risultate con uno stato di conservazione favorevole (semaforo verde).
In Puglia la LIPU rilancia l’evento per richiamare l’attenzione sulle specie di migratori che qui sono minacciati soprattutto dal degrado dei territori e dal bracconaggio.
Il Piano di sostegno al raro avvoltoio Capovaccaio, con il rilascio di diversi giovani esemplari presso l’Oasi LIPU della Gravina di Laterza, rischia di essere gravemente vanificato: piantagioni di torri eoliche di grossa taglia previste nel comprensorio potrebbero dare il benvenuto ai giovani esemplari rilasciati che, ora in Africa, faranno ritorno da adulti nel comprensorio tarantino.
Le zone umide della Daunia sono sempre più accerchiate da fenomeni di bracconaggio e degrado. Enormi distese fotovoltaiche sono impunemente autorizzate in aree sensibili attraverso relazioni ambientali farsa. Le colonie del falco Grillaio che da anni ha ripreso spontaneamente a nidificare nella piana di Capitanata e seguite dalla LIPU vedono sempre più trasformarsi le aree cerealicole e incolte in cui alimentarsi.
Sulla costa pugliese - da Porto Cesareo alla laguna di Lesina, da Massafra a Cagnano Varano, a Peschici…- si intensificano le proposte progettuali di estese lottizzazioni da centinaia di ettari, a danno di aree strategiche per la Natura e per molte specie di migratori.
 
La LIPU pugliese da anni si oppone con determinazione e in tutte le sedi opportune a queste aggressioni speculative e deleterie per il territorio e per gli habitat delle specie minacciate.
 
"La Giornata Mondiale degli uccelli migratori è dedicata quest'anno alla crisi delle specie - dichiara Claudio Celada, Direttore Dipartimento Conservazione Natura LIPU-BirdLife - circa l'11% di essi è globalmente minacciata o entrata di recente nella lista rossa (near threatened), mentre sono 31 le specie classificate come "in pericolo di estinzione in modo critico" (critically endangered). In Europa un esempio di questo tipo è rappresentato dalla Berta delle baleari, mentre in Italia lo sono il Capovaccaio, ridotto a pochissime coppie, e l'aquila di bonelli. Possiamo sperare di salvare queste specie solo creando o intensificando i piani d'azione e proteggendo l'habitat in cui vivono e si riproducono".

8 maggio 2010                                                                        LIPU  Puglia

venerdì 7 maggio 2010

Venti di mafia


Sul Numero 18 Anno 2010 de l'ESPRESSO

Il business dell'eolico. Il ricco bottino dei fondi pubblici. Nel mirino di imprenditori legati alle cosche. E di faccendieri. In Sardegna è partito l'assalto all'industria dell'energia pulita.

di Fabrizio Gatti

Ci siamo giocati anche la Sardegna. Stanno cadendo uno dopo l'altro gli ultimi territori liberi dalla mafia. Gli interessi di imprenditori in contatto con gli uomini di Cosa nostra sono arrivati fin qui, nel cuore più antico dell'autonomismo.

Da queste parti gli amici degli amici non sparano. Vengono armati di mappe meteorologiche, anemometri e soldi. Montagne di calcare e granito rosso, di pascoli e sughereti sono state sventrate per innalzare eliche e torri. Ovunque. L'entroterra incontaminato dell'isola non sarà più lo stesso che abbiamo visto o sentito raccontare. L'energia eolica regala elettricità pulita in tutto il mondo. Non nell'Italia del malaffare certificato. Bastano 10 mila euro per conquistare il diritto a demolire il paesaggio. È il capitale necessario per costituire una piccola srl. E per accaparrarsi poi le concessioni e i milioni di finanziamento pubblico.

Si possono vedere all'opera a Cagliari amministratori di società che a Napoli si occupano di noleggio di pedalò: in fondo si tratta sempre di fonti alternative. Oppure capita di inciampare nelle aziende del capitalismo nazionale. E scoprire che l'ex socio che ha aperto la via del vento ai fratelli Gianmarco e Massimo Moratti è stato condannato il 9 marzo a Palermo per corruzione. Con l'aggravante di avere favorito proprio Cosa nostra. Si chiama Luigi Franzinelli, 66 anni: ha disseminato l'Italia di pale e piloni.

Bisogna percorrere le coste e i crinali esposti al maestrale. Dalla provincia di Cagliari a quella di Sassari. Non si incontrano soltanto burattinai che portano in Sicilia. Si finisce in mezzo all'ultimissima inchiesta avviata dalla Procura di Roma su affari e politica.

Al centro degli accertamenti per corruzione ci sono le attività di
Ignazio Farris, direttore generale dell'Agenzia regionale sarda per la protezione dell'ambiente, nominato il 6 agosto 2009 dalla giunta di centrodestra di Ugo Cappellacci. E c'è il lavoro dell'ex assessore ai Servizi sociali della provincia di Cagliari, Pinello Cossu (Udc). L'indagine porta al progetto per un parco eolico nella zona industriale di Cagliari e coinvolge pure l'ex assessore socialista al Comune di Napoli, Arcangelo Martino, l'imprenditore che ha raccontato al 'Corriere della Sera' di avere presentato Silvio Berlusconi a Benedetto Letizia, padre di Noemi, l'amica allora minorenne del presidente del Consiglio.

E ancora altri nomi: il magistrato Pasquale Lombardi e Flavio Carboni, 78 anni, il famoso faccendiere che in Sardegna ha venduto Villa Certosa a Berlusconi. E che da decenni si muove nelle ombre italiane, fuori e dentro i processi: dalla bancarotta del Banco Ambrosiano all'omicidio di Roberto Calvi, ai legami con i boss della banda della Magliana. Secondo le notizie trapelate, Lombardi e Carboni parlano più volte al telefono dei loro interessi sardi, dei contatti con il senatore Marcello Dell'Utri, sotto processo per mafia a Palermo, e del coordinatore del Pdl, Denis Verdini, già sotto inchiesta a Firenze per gli appalti della Protezione civile. La corsa italiana alle energie alternative al petrolio è soltanto all'inizio. Ed è facile immaginare cosa si rischia con i progetti per il nucleare. Perché proprio in Sardegna, per la sua tranquillità sismica, si prevede la costruzione di una o più centrali.

L'ex socio del gruppo Moratti in contatto con la mafia verde ha combattuto anni per trasformare lo splendido altopiano che separa Ulassai da Perdasdefogu, nella provincia dell'Ogliastra. Il risultato del lavoro di Luigi Franzinelli sono le gigantesche eliche piazzate dappertutto lungo la strada provinciale 13. E altre sorgeranno ancora. È il più grande parco eolico con 48 generatori su un totale previsto di 96. Quando la nebbia primaverile si dirada, da qui si vede il mare che bagna Arbatax, sulla costa orientale. Ulassai è un paese di 1.500 abitanti appeso alle nuvole. Una meta che grazie a Internet richiama speleologi e arrampicatori dal Nord Europa per le grotte e le pareti di calcare a picco sulle case. Perdasdefogu, 2.300 abitanti, è invece famosa per il vicino poligono sperimentale interforze di Salto di Quirra e per gli allarmi dopo l'esplosione di bombe e missili con uranio impoverito. Tra i due paesi, 27 chilometri di pascoli. Prima dell'arrivo da queste parti di Franzinelli c'erano soltanto secoli di pastorizia e giornate di vento impetuoso.

L'imprenditore viene condannato in primo grado poco più di un mese fa dal giudice di Palermo, Daniela Troja. Due anni con rito abbreviato: corruzione, aggravata dall'avere agevolato Cosa nostra. Il processo riguarda la costruzione del parco eolico intorno a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. Secondo l'accusa, i boss hanno scelto e favorito la società Sud wind di Franzinelli. In cambio di tangenti versate a un esponente locale di Forza Italia, candidato alle Regionali del 2006. Condannato a un anno e 10 mesi anche uno dei soci, Antonio Aquara, 52 anni, salernitano di Ottati. Otto anni e quattro mesi per associazione mafiosa invece a Giovan Battista Agate, 68 anni, fratello del boss massone Mariano. A processo, funzionari del Comune di Mazara e imprenditori vicini al capo dei capi, Matteo Messina Denaro.

Luigi Franzinelli è accusato di reati commessi tra il 2004 e il 2007. Quello che sfugge alle cronache giudiziarie è che proprio in quegli anni Franzinelli e alcuni suoi familiari sono in affari con Corrado Costanzo, l'attuale direttore finanziario della Saras di Cagliari, il gruppo petrolifero dei fratelli Moratti. Insieme si occupano della realizzazione del parco eolico di Ulassai per conto della Saras. Né i Moratti né Costanzo, come risulta dall'inchiesta, erano al corrente dell'attività in Sicilia dell'ex socio finito nei guai per avere aiutato la mafia. E dal 2008 hanno interrotto ogni rapporto con l'imprenditore e con i suoi familiari.

Quello di Franzinelli è il classico identikit dello 'sviluppatore': una figura tutta italiana nell'affare delle energie alternative. Lo sviluppatore è come un incursore: fonda o amministra società a responsabilità limitata da 10 mila euro, si accaparra i terreni, convince i Comuni, spiana la strada ai progetti, ottiene le concessioni e alla fine cede la società o l'attività alle grandi imprese che gestiranno i generatori e venderanno l'elettricità al gestore del servizio elettrico nazionale. Una sorta di testa di legno. E come per le più misteriose teste di legno, il passato non è custodito in Sicilia ma al Nord. Franzinelli è nato in provincia di Trento, a Molina di Ledro. Prima di diventare imprenditore dell'energia, si fa notare come segretario della Cgil in Trentino.

Negli atti dell'inchiesta sulla mafia di Mazara oltre alla Sud wind, che non ha nessun legame con il gruppo Saras dei Moratti, si accenna al suo ruolo di amministratore delegato nella Sarvent di Cagliari. Questa è una srl da 10 mila euro costituita il 14 giugno 2001 da Franzinelli e da Antonio Aquara, il socio condannato con lui a Palermo. Nel 2002 parte delle quote vengono vendute alla Ensar srl, la società elettrica dei Moratti. E poco dopo, a un'altra società del gruppo Saras, la Sardeolica nella quale Franzinelli viene nominato amministratore delegato e Aquara consigliere, accanto al presidente Corrado Costanzo. Nel 2003 la Sarvent viene incorporata nella Sardeolica e scompare. E a fine 2004 Franzinelli e Aquara escono dal consiglio di amministrazione. Nello stesso periodo però il gruppo dei Moratti costituisce a Cagliari con Luigi Franzinelli e i suoi familiari una società di progettazione nel settore eolico, la Nova Eolica srl, passata nel 2008 sotto il controllo totale del gruppo Saras. L'uscita dei Franzinelli avviene proprio mentre l'imprenditore trentino è sotto inchiesta per i rapporti con la mafia.

Alla fine del balletto di quote e cariche, la concessione sul terreno comunale del parco eolico di Ulassai, finanziato dal fondo europeo di sviluppo per un totale di 2.900 ettari, rimane alla Sardeolica. Nel bilancio 2008 la società dichiara un giro d'affari di 23 milioni e 800 mila euro grazie all'elettricità ricavata dal vento e una produzione in grado di soddisfare il fabbisogno di 160 mila famiglie. Il Comune di Ulassai, per la concessione, incassa ogni anno da Sardeolica 761mila euro. Il progetto ha creato 20 posti di lavoro. Ma le famiglie e le imprese del paese non hanno nessuna agevolazione sui consumi elettrici.

Da quando l'alleanza trasversale centrodestra-centrosinistra ha bocciato il piano paesaggistico e due anni fa ha provocato le dimissioni del governatore Renato Soru, gli 'sviluppatori' investono ovunque. Cercano accordi direttamente con i Comuni a caccia di soldi e posti di lavoro o con le altre amministrazioni locali. Così ha fatto nei mesi scorsi Stefano Rizzi, 48 anni, genovese residente a Montecarlo. È l'amministratore unico di una società con capitale in Lussemburgo, la Is Arenas renewable energies, che vorrebbe costruire una piattaforma eolica proprio davanti alla spiaggia gioiello di Is Arenas, vicino a Oristano. Rizzi è anche socio in provincia di Bergamo di un'azienda del gruppo K. R. Energy di Milano, che nel 2008 a sua volta si è fusa con la Kaitech spa. Secondo un'interrogazione alla Camera presentata lo scorso ottobre dall'ex presidente della Regione Mauro Pili (Pdl), nelle casse della Kaitech sarebbero passati soldi del tesoro dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino. L'inchiesta della Procura di Palermo è del 2005. In quell'anno presidente del consiglio di amministrazione della Kaitech è Stefano Camilleri, sindaco di Palermo nel 1984 e dimissionario dopo appena 22 giorni.

Vento di mafia, di Fabrizio Gatti, "L'espresso" del 6 maggio 2010

giovedì 6 maggio 2010

Danneggiati alberi che ospitano falchi grillai ad Altamura

Sul sito http://www.altamuralife.it/magazine/notizie/danneggiati-ad-altamura-gli-alberi-che-ospitano-i-falchi-grillai/ abbiamo trovato questa notizia (una lettera al direttore) che rappresenta la testimonianza del disinteresse verso la conservazione e la tutela del Falco grillaio ad Altamura (Ba).
Al momento non sappiamo bene cosa sia successo ma se troveremo altre notizie le pubblicheremo.


REDAZIONE ALTAMURALIFE
Giovedì 6 Maggio 2010

Gentile Redazione di Altamura Life,
venerdì 30 aprile ho partecipato, assieme ai volontari della LIPU, al censimento della popolazione dei Falchi grillai (Falco naumanni) nel centro di Altamura. In questa occasione, ho appreso dai volontari che sono stati irrimediabilmente danneggiati degli alberi-dormitorio storici di questa specie, protetta dalla Direttiva "Habitat" (92/43/CEE) e dalla Direttiva "Uccelli" (79/409/CEE). Questi rapaci tutti gli anni tornano, nelle ore notturne, a rifugiarsi sugli stessi alberi e se non trovano più i posatoi abituali restano disorientati. In particolare, si fa riferimento ai grossi pini che si trovano nel giardino dell'Hotel Svevia (via Matera) su cui si rifugiavano centinaia di esemplari. Gli alberi sono stati irrimediabilmente "capitozzati": la parte alta della chioma è stata tagliata del tutto e le conifere non sono più in grado di ricostituirla a differenza di altri alberi. A mio parere questo intervento non sembra neanche giustificabile con ragioni di sicurezza statica degli alberi e comunque sarebbe potuto essere praticato in maniera più accorta, alleggerendo la chioma nelle parti più basse e non distruggendola completamente. Un altro grosso esemplare di pino, dormitorio storico dei Grillai, è stato abbattuto nel giardino dell'ospedale Umberto I di Altamura per scongiurare paventati rischi igienico-sanitari, a mio parere inconsistenti.

Tutto ciò è avvenuto nonostante il Regolamento Regionale del 22 dicembre 2008, n. 28, all'articolo 5 comma 1 lett. x) vieti in tutte le ZPS (Zone a Protezione Speciale) il "taglio di alberi in cui sia accertata la presenza di nidi e dormitori di specie d'interesse comunitario".

Come è possibile che l'Amministrazione Comunale, la Provincia, il Parco Nazionale dell'Alta Murgia o il Corpo Forestale dello Stato non siano intervenuti in alcun modo? Nonostante la dedizione della LIPU, che cerca continuamente di scongiurare questi scempi, prevale l'assoluta incoscienza di alcuni che ritengono il Falco grillaio "fastidioso" a causa dei suoi escrementi. L'inerzia degli Enti interessati ed il solito "rimpallo" di competenze vengono giustificati con un vuoto normativo del regolamento succitato che, pur vietando il danneggiamento degli alberi-dormitorio, non prevede nessun tipo di sanzione amministrativa specifica. Inoltre, presso gli Enti competenti non esiste nessuna mappatura o elenco degli alberi-dormitorio. Quello di realizzare un censimento di questi ultimi è un progetto che la LIPU vuole portare a termine al fine di "stimolare" le istituzioni interessate ad una tutela più attenta e attiva, nella speranza di una modifica del regolamento di protezione del Falco grillaio che preveda la definizione di un regime sanzionatorio.

Spero vogliate pubblicare questa lettera al fine di destare l'attenzione su di uno scempio che è restato per troppo tempo inosservato e che merita l'attenzione sia della cittadinanza che della politica.


Mariaelena Perrucci (Dott.ssa Forestale)

martedì 4 maggio 2010

Avvistato nel Parco dei Nebrodi (Sicilia) un avvoltoio grifone inanellato in Francia.

L’Ente Parco dei Nebrodi ha in corso dal 1998 un progetto di reintroduzione dell’avvoltoio grifone (Gyps fulvus), specie estintasi in Sicilia negli anni ’60 del XX secolo. Attualmente la colonia di questi avvoltoi consta di circa 40 individui, formata da esemplari importati dalla Spagna muniti di anello marker di colore azzurro con codice individuale bianco e da individui non inanellati, nati nei Nebrodi o arrivati per dispersione da altre regioni, che si sono insediati presso le Rocche del Crasto, l’area montuosa compresa fra i paesi di Alcara Li Fusi, San Marco D’Alunzio, Militello Rosmarino e Longi. Questi grifoni si sono riprodotti ogni anno a partire dal 2005.
Ad Alcara Li Fusi in data 15-aprile 2010 è stato avvistato dallo scrivente un grifone proveniente dalla Francia, che è rimasto anche nei giorni successivi; l’avvistamento è avvenuto mentre l’avvoltoio era intento a cibarsi, insieme ad altri grifoni, presso il punto d’alimentazione per uccelli necrofagi realizzato dall’Ente Parco in contrada Grazia. È stato possibile distinguerlo dagli altri avvoltoi della colonia, grazie all’anello marker di colore bianco con il codice individuale DRF. La provenienza francese è stata confermata dallo zoologo francese Jean Pierre Choisy; l’animale era stato inanellato nel nido nel 2009 nel Parco Naturale Regionale di Vercors.
Anche i grifoni della colonia dei Nebrodi compiono lunghi spostamenti fuori dalla Sicilia; diverse volte, gruppi di individui sono stati osservati mentre attraversano lo Stretto di Messina; nel maggio 2008, l’individuo identificato con il codice alfanumerico G76 fu rinvenuto debilitato in Calabria in Aspromonte, recuperato e successivamente nuovamente rilasciato nei Nebrodi; un altro individuo, S27, fu avvistato nel giugno 2008 a Verdon nelle prealpi francesi.
Questi spostamenti dimostrano la connessione esistente fra la popolazione siciliana e quella di altre regioni, anche d’oltralpe.

Dottor Antonio Spinnato
Consulente progetti faunistici Ente Parco dei Nebrodi