Decisa ed immediata la presa di posizione di alcune associazioni ambientaliste che seguono da vicino le problematiche di conservazione di questa specie in Abruzzo. Daniele Valfrè - responsabile Altura Abruzzo, Stefano Allavena - coordinatore Lipu Abruzzo- Pietro Matta - responsabile Pro Natura Abruzzo e Stefano Orlandini - presidente Salviamo l'Orso, sottolineano che a causa dei bocconi avvelenati sono a rischio altri simboli della fauna abruzzese come l'orso bruno marsicano e l'aquila reale e chiedono urgentemente l'utilzzo dei nuclei cinofili antiveleno a scopo preventivo per scongiurare nuovi episodi di avvelenamento. Gli ambientalsti suppongono che la morte degli avvoltoi sia stata dovutra all'ingestione di veleno introdotto in esche appositamente distribuite sul territorio, presumibilmente per eliminare cani, volpi e lupi. Sono in corso indagini da parte del personale del Corpo Forestale dello Stato e del Servizio di Sorveglianza del Parco nazionale d'Abruzzo Purtroppo fatti di questo genere avvengono non di rado. Le associazioni sospettano che alcuni tartufai, spesso in lotta gli uni con gli altri non esitano a volte a provare ad eliminare i cani dei concorrenti. Sospetto anche per bracconieri o anche allevatori senza scrupoli che ricorrono al veleno per eliminare cani e lupi che potrebbero predare qualche capo di bestiame.
"I grifoni- fanno sapere Valfrè, Allavena, Matta e Orlandini - furono reintrodotti negli anni '90 dal Corpo Forestale dello Stato nella vicina Riserva Naturale del Monte Velino, liberando in zona diverse decine di individui donati dalla Spagna, e da allora questi grandi avvoltoi si sono bene ambientati nella zona, riproducendosi regolarmente ogni anno. L'avvelenamento, subdolo e vigliacco ad opera di delinquenti senza scrupolo, mette a repentaglio la vita di questi splendidi uccelli, ma non solo, minaccia anche, e gravemente, anche diverse specie tipiche dell'Abruzzo, come l'aquila reale, il lupo e soprattutto l'orso bruno marsicano. Ricordiamo come nel 2007 almeno tre orsi e alcuni lupi furono avvelenati, sempre in comune di Gioia dei Marsi, in località Gioia Vecchio, in una zona sottoposta ad intenso pascolo bovino, e i colpevoli non furono purtroppo trovati.
Gli ambientalisti auspicano che nella zona vengano organizzati rapidamente dei pattugliamenti impiegando cani, particolarmente addestrati a trovare il veleno, impiegati nel Parco Nazionale del Gran sasso e dei Monti della Laga, grazie ad un progetto finanziato dall'Unione Europea (LIFE+ ANTITODO), al momento l'unico mezzo efficace nella lotta a questo fenomeno.
"E' necessario - aggiungono Valfrè, Allavena, Matta e Orlandini - che le autorità competenti facciano ogni sforzo per risalire agli autori di questo misfatto, nonchè di altri dello stesso genere, rimasti finora del tutto impuniti. In una situazione di crisi economica qual'è quella che stiamo vivendo in questi anni, non sarebbe male che ci si ricordasse come orsi, lupi, aquile ed avvoltoi costituisco la materia prima di un turismo nazionale ed internazionale che costituisce un'importante risorsa economica nel territorio del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise".
Ogni anno decine di migliaia di persone visitano le montagne abruzzesi e sostano nei paesi del Parco perchè qui questi animali ci sono ancora.
Purtroppo una politica miope ed incapace troppo spesso non fa quanto dovrebbe per aiutare gli organismi di gestione delle aree protette a salvaguardare adeguatamente il proprio patrimonio naturale. Anzi rende loro la vita sempre più difficile riducendo ancor più le già magre risorse economiche di cui dispongono, indispensabili per un'efficiente e moderna gestione del territorio.