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domenica 27 novembre 2011

RAPACI IN GABBIA, LA FORESTALE SEQUESTRA DUE GHEPPI IN PROVINCIA DI CAMPOBASSO

Denunciato l'uomo che li deteneva illegalmente. Gli esemplari, in attesa della libertà, sono stati affidati a un Centro Recupero Fauna del molisano

Campobasso, 21 novembre 2011 - Due gheppi tenuti in gabbia in un appartamento, nel comune di Guglionesi, sono stati sequestrati dagli agenti del Comando Stazione Forestale di Petacciato Scalo nell'ambito di controlli antibracconaggio svolti sul territorio molisano.
I due falconidi, dei quali è vietata la detenzione in cattività, sono apparsi denutriti e con dei problemi all'apparato alare.
Per il proprietario è scattata la denuncia alla Procura della Repubblica di Larino (CB). I rapaci invece, un esemplare maschio e l'altro femmina entrambi di pochi mesi, sono stati portati presso la sede del Comando Provinciale di Campobasso del Corpo forestale dello Stato. Qui hanno ricevuto le prime cure; poi sono stati trasferiti, previa autorizzazione dell'Amministrazione Provinciale di Campobasso, nel Centro Recupero Fauna Selvatica della LIPU di Casacalenda (CB).
I due gheppi, appena saranno in condizione di volare, verranno reintrodotti nell'ambiente naturale.
Il gheppio comune (Falco tinninculus), specie protetta dalla normativa nazionale ed internazionale, appartiene alla famiglia dei Falconidae, nidifica e vive nelle zone boschive, ma si trova anche in città dove a volte sosta sui tetti degli edifici più alti, su rami o cespugli, sui muri delle case, sui pali oppure sui cavi del telegrafo, punti strategici da cui si lancia in picchiata sulle prede, costituite perlopiù da insetti, lombrichi, piccoli uccelli o roditori.
Il ritrovamento e il soccorso dei due falconidi non costituisce un episodio isolato. Il territorio della provincia di Campobasso, infatti, è popolato da diversi esemplari di rapaci e capita con una certa frequenza di ospitare temporaneamente nelle strutture della Forestale esemplari feriti o in difficoltà.

Fonte: http://www3.corpoforestale.it Comunicato del 21/11/2011

venerdì 11 novembre 2011

Interrogazione alla Camera sul problema dei controlli antibracconaggio del NOA

Atto Camera - Interrogazione a risposta scritta 4-13815
presentata da ANTONIO DI PIETRO
lunedì 7 novembre 2011, seduta n.546

DI PIETRO, DI GIUSEPPE, MESSINA e ROTA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'Interno.- Per sapere - premesso che:

in Italia il bracconaggio è un fenomeno molto diffuso, e causa uccisioni di specie faunistiche importanti per gli equilibri della biodiversità;
il Corpo forestale dello Stato è la prima e più importante polizia ambientale del Paese;
il nucleo operativo antibracconaggio (Noa) del Corpo forestale dello Stato è da sempre in prima linea nella lotta al bracconaggio;
tra le operazioni più importanti per il contrasto alla caccia illegale si può annoverare la cosiddetta «operazione pettirosso», tenutasi nel bresciano, finalizzata alla lotta all'uccellagione con reti, archetti e altri strumenti di morte;
la suddetta operazione, iniziata anni fa, finora ha portato alla denuncia di oltre 1.500 persone per bracconaggio, alle quali sono stati contestati, tra l'altro, i reati venatori di abbattimento della fauna protetta, utilizzo dei richiami elettromagnetici, detenzione di fauna protetta, uccellagione, porto abusivo d'arma, utilizzo di mezzi di caccia non consentiti (insiemi di trappole serie di «schiacce» - pietre o mattonelle tenute in bilico con esche - , una o più reti, gabbia/e trappola con richiami di varie specie per la cattura di anatidi vivi, sequenze di taglioline a scatto tipo «sep») nonché il maltrattamento di animali;
in questi anni il corpo forestale dello Stato e le guardie venatorie volontarie delle associazioni ambientaliste come il WWF e la LIPU, hanno sequestrato, solo nel Bresciano, centinaia di migliaia gli archetti e altri mezzi di cattura illeciti, tutti in palese violazione della legge n. 157 del 1992;
solo in queste ultime tre settimane, grazie all'invio del Noa di Roma in rafforzamento del contingente Corpo forestale dello Stato presente a Brescia, risultano già fermate e denunciate decine di persone per vari reati legati al bracconaggio;
sono sempre maggiori le notizie ed i servizi stampa che denunciano fenomeni di bracconaggio, come ad esempio le due puntate della trasmissione tv Striscia la Notizia, trasmessa su Canale 5;
alcuni giorni fa, un assistente del Corpo forestale dello Stato è rimasto vittima di un incidente venatorie, fortunatamente non grave, causato da un cacciatore che, sparando, lo ha ferito alle gambe;
la caccia illegale è un fenomeno esteso che coinvolge anche reati più gravi come quelli legati all'uso di armi clandestine e al porto abusivo d'arma da fuoco, come dimostrato dalle denunce e dai recenti sequestri operati da personale dell'Arma dei carabinieri in tutta Italia, dal Bresciano a Lampedusa ed Ischia;
a Brescia è in atto, da parte di rappresentanti del partito politico della Lega nord, il tentativo di sminuire l'attività del Nucleo antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato attraverso una raccolta di firme per impedire la loro attività in difesa del patrimonio faunistico italiano;
appare necessario rafforzare il Noa e la presenza dello Stato in queste realtà dove la caccia illegale è ancora fortemente presente;
occorre garantire fondi pluriennali per il Noa affinché possa proseguire con assoluta tranquillità il lavoro quotidiano di difesa dell'ambiente e della fauna selvatica -:

se i Ministri interrogati non intendano potenziare i controlli antibracconaggio sui territorio;

se il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, non intenda valorizzare il Nucleo operativo antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato, in modo da consolidarne sempre di più l'azione di presidio della legalità e da contrastare, al tempo stesso, i tentativi operati da più parti per delegittimare e, in prospettiva, smantellare questo decisivo strumento di lotta al bracconaggio.

giovedì 28 aprile 2011

CITES: SICILIA, BLOCCATO TRAFFICO DI RAPACI IN VIA D'ESTINZIONE

Sequestrata una giovane coppia di rarissima "Aquila del Bonelli" depredata da un nido. La specie, superprotetta dalle leggi venatorie, è presente in Sicilia con non più di dieci siti di nidificazione e molto ambita da falconieri e collezionisti disposti a pagare fino a ventimila euro per entrarne in possesso

In seguito ad una complessa attività svolta dalla Sezione Investigativa CITES del Corpo forestale dello Stato di Roma e dal Corpo forestale dello Stato operante in Sicilia è stata rinvenuta, nel corso di perquisizioni svolte nel Ragusano, nel Catanese e nel Nisseno a carico di tre falconieri, una coppia di un anno della maestosa "Aquila del Bonelli" (Hieraaetus fasciatus), specie presente con non più di dieci siti di nidificazione in Sicilia e minacciata dal prelievo illegale per la falconeria e per il collezionismo oltre che dalla distruzione degli habitat naturali.
Una coppia di questa specie può essere pagata fino a 20mila euro sul mercato internazionale, soprattutto in Medio Oriente. La specie inoltre è considerata super protetta dalla normativa sul prelievo venatorio. Le imputazioni per i criminali coinvolti sono diverse, perché i reati riguardano sia la normativa CITES sulla fauna in via d'estinzione sia le più generiche norme sulla caccia e sul maltrattamento animali, in quanto i bracconieri sono accusati di aver prelevato e detenuto specie protette e non cacciabili e per di più di aver arrecato disturbo ai siti di nidificazione e alle coppie di rapaci intente nella fase riproduttiva, di difesa e di svezzamento della prole.
E' la prima volta che l'attività investigativa sul traffico di specie porta a scoprire, nel nostro Paese, il commercio di rapaci ricostruendo l'illecito dal prelievo in natura nei nidi sino al ricettatore finale, permettendo poi di recuperare dei soggetti razziati che potranno essere reintrodotti in natura.
La coppia di volatili era detenuta in un isolato casale di campagna della provincia di Ragusa, non accatastato e rintracciato grazie all'ausilio del GPS dal personale della CITES di Roma e Palermo che la cercava da mesi.
Le due giovani aquile erano state prelevate, similmente ad altre azioni di depredazione di nidi diffuse nel territorio del Sud Italia, da abili arrampicatori e bracconieri da un nido sito in una gola nelle campagne di Campobello di Licata (Agrigento), sconosciuto persino alle associazioni di volontariato presenti sul territorio che vigilano sulla sicurezza delle nidificazioni di rapaci.
Il sequestro assume un'importanza enorme perché l'individuazione del nido potrà permettere la reintroduzione degli esemplari in natura prima che la vicinanza con l'uomo pregiudichi definitivamente le loro attitudini a predare e autoalimentarsi autonomamente.
Con questa indagine, collegata all'"Operazione Bonelli, iniziata nel 2010 e coordinata dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, che ha portato al sequestro complessivo di oltre cinquanta rapaci protetti tra cui gipeti, aquile reali, falchi lanari e pellegrini, capovaccai (i famosi avvoltoi egiziani), il Corpo forestale dello Stato contribuisce, in maniera concreta e diretta, alla difesa e alla tutela della biodiversità quotidianamente minacciata nel nostro Paese. Oltre quindici le persone complessivamente indagate per i reati contestati, che vanno dalla legge che applica la CITES in Italia a quella sul prelievo venatorio, sino alla normativa sul maltrattamento, mentre per gli animali sequestrati è già previsto, in accordo con WWF e Fondazione Bioparco di Roma, un programma di rieducazione alle pratiche di vita selvatica e di reintroduzione al fine di restituire alla natura questi magnifici esemplari assicurandogli un ritorno alla vita tra le gole e le valli siciliane.

A cura dell'ufficio stampa dell'Ispettorato generale del Corpo forestale dello Stato

NEWSLETTER n°839 del 28/04/2011