venerdì 30 aprile 2010

Documentario sul Falco grillaio premiato nel Parco del Delta del Po

Grande successo del documentario sul Falco grillaio “Ali sopra la Murgia” girato a Matera lo scorso anno. La regista Olivella Foresta dopo la messa in onda del filmato durante la trasmissione di RAI 3 Geo & Geo del 23 marzo scorso ha partecipato all’edizione 2010 del Concorso Festival del Documentario Naturalistico organizzato durante la Fiera Internazionale del Birdwatching e del Turismo Naturalistico a Comacchio, nel Parco Regionale del Delta del Po Emilia Romagna. Martedì scorso si è appreso che questo filmato è tra quelli premiati al prestigioso concorso confermando come il connubio tra natura e turismo in Basilicata, veicolato da belle immagini, è stato particolarmente apprezzato dalla giuria del concorso.
Il documentario, girato tra Matera e Montescaglioso durante la primavera e l’estate scorsi, ha visto tra i più assidui collaboratori anche gli operatori del Centro Recupero Rapaci della Riserva di San Giuliano. Il responsabile del Centro Matteo Visceglia dichiara:

“Quando Olivella Foresta ha iniziato a raccogliere le prime immagini per il documentario non immaginava ancora la bellezza e il fascino che regala questo piccolo falco nel suo habitat naturale, diviso tra campi coltivati, le steppe della murgia e le case del centro storico. Dopo le tante riprese effettuate ha manifestato grande apprezzamento per la bellezza dei nostri luoghi. Il Centro Recupero Provinciale della Riserva di San Giuliano, considerata la tematica, ha collaborato tantissimo e fatto il possibile affinché si potesse registrare e documentare ogni piccolo dettaglio capace di evidenziare quanto affascinante e allo stesso tempo vulnerabile è la vita del falco grillaio che vive a Matera e Montescaglioso, centri in cui si sono registrate le riprese. Ma non ci siamo limitati solo agli aspetti emotivi ed estetici; abbiamo anche voluto mettere in evidenza, accompagnando e aiutando la troupe giorno per giorno, anche alcune delle iniziative che sono state realizzate in questi anni per tutelare questa specie rara al mondo. Le azioni messe in campo dal Progetto Comunitario LIFE Natura “Rapaci Lucani” sono servite moltissimo a far conoscere anche a livello nazionale le problematiche della specie ma ora occorre che la Provincia di Matera, beneficiaria per 4 anni del Progetto, continui a garantire la prosecuzione delle varie attività di recupero, tutela e conservazione del grillaio e delle altre specie minacciate come il capovaccaio, il lanario ed il nibbio reale. Dobbiamo convincerci che la bellezza e il fascino del nostro territorio sono certamente più forti e nitidi sul piano turistico quando riusciamo a proteggere e valorizzare nella maniera corretta e responsabile i maggiori protagonisti della biodiversità locale. Oggi il turismo mondiale va in questa direzione e il successo alla Fiera Internazionale del Turismo Naturalistico lo conferma. Un grazie a nome del Centro Rapaci ad Olivella Foresta che con la sua bravura e la sua grande sensibilità ha saputo tradurre in eloquenti immagini tutto il fascino di un nostro compagno di viaggio che condivide con noi i benefici della protezione di un territorio ancora vivibile ma anche i problemi dell’habitat naturale che piano piano tende a trasformarsi”

La proiezione e premiazione del documentario avverrà sabato 1 maggio a Comacchio (Ferrara) presso la Sala Polivalente di Palazzo Bellini.


Olivella Foresta durante le riprese


Riprese presso l'Abbazia di Montescaglioso


Un falco grillaio affacciato sul nido

giovedì 29 aprile 2010

“Rapaci oltre i confini”

Prima giornata di monitoraggio e studio dei rapaci nel comprensorio Monti della Duchessa – Valle di Malito – Monte Fratta – Maglia Cupa – Valle del Rio Torto – Valle Ruella.


Si è svolta sabato 27 marzo la prima giornata di monitoraggio e studio dei rapaci nel comprensorio Monti della Duchessa – Valle di Malito – Monte Fratta – Maglia Cupa – Valle del Rio Torto – Valle Ruella, a cavallo tra la provincia di Rieti e dell’Aquila, organizzata dall’Associazione ALTURA (Associazione per la Tutela degli Uccelli Rapaci e dei loro Ambienti) in collaborazione con la Riserva Naturale “Montagne della Riserva” ed il GNR (Gruppo Naturalisti Rosciolo). Alla giornata hanno partecipato, oltre il personale della Riserva Naturale, 18 volontari ornitologi della SROPU (Stazione Romana per l'Osservazione e Protezione Uccelli), del Gruppo Ornitologico Snowfinch (Gruppo osservazione del Friguello Alpino), di EBN Italia (sito amatoriale del birdwatching italiano) oltre ad appassionati e fotografi naturalisti.

Si è coperta una superficie di circa 9000 ettari con 12 postazioni diverse e sono state effettuate alcune centinaia di osservazioni, tra le quali spiccano gli avvistamenti di aquila reale (Aquila crysaetus), grifone (Gyps fulvus), falco di palude (Circus aeruginosus), falco pellegrino (Falco peregrinus), astore (Accipiter gentilis), sparviere (Accipiter nisus), picchio rosso minore (Picoides minor) e gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax).
Obiettivo della giornata di monitoraggio è stato quello di definire quanto più possibile gli spostamenti della aquila reale nel comprensorio in esame e di acquisire il maggior numero di dati riguardo la presenza specie inserite nell’allegato I della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli”.

La giornata è stata un buon esempio di collaborazione tra Istituzioni Pubbliche e Associazioni di settore, svolta alla conoscenza della biodiversità ornitologica in un territorio ad alto valore naturalistico e conservazionistico qual è il comprensorio Monti della Duchessa – Alto Cicolano.
Visto il buon successo di questa prima giornata si pensa già ad una seconda edizione il prossimo anno.

Dott. Daniele Valfrè - ALTURA

Foto: Daniele Valfrè


Foto: Daniele Valfrè

Nuovo impianto eolico a Tornimparte (AQ)

Il 15 aprile scorso è stato presentato all’ufficio Valutazione Impatto Ambientale della Regione Abruzzo, il progetto per un parco eolico industriale proposto dalla società F.E.R.A. s.r.l. nel Comune di Tornimparte in provincia dell’Aquila.

Il progetto prevede la l’installazione di 12 aerogeneratori da 3.3 MW, con altezza totale di circa 150 metri, posti tra i 1400 ed i1800 metri di altitudine. Sono previsti inoltre oltre 15 km di nuove strade, tra adeguamento di mulattiere esistenti e tracciati ex-novo.
L’area in oggetto è situata a brevissima distanza dalla Riserva Naturale Regionale “Montagne della Duchessa” e dalla IBA 114 “Sirente, Velino e Montagne della Duchessa” ed è estremamente interessante dal punto di vista conservazionistico e naturalistico.

Oltre ad una flora particolarmente pregiata e ricca di endemismi l’area vede la presenza di una ricca avifauna quale l’Aquila reale (Aquila crysaetus), il Grifone (Gyps fulvus), la Coturnice (Alectoris greca), il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), il Lanario (Falco biarmicus), il Pellegrino (Falco peregrinus), il Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax) e il Picchio dorsobianco (Picoides leocotus). Inoltre in tempi recentissimi è stata accertata la presenza non occasionale dell’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus).
Da un recente studio naturalistico nell’adiacente Valle di Malito sono stati pure rilevati due rari chirotteri legati ai boschi maturi e alle cavità carsiche, il barbastello (Barbastella barbastellus) e il miniottero di Schreiber (Miniopterus schreibersii).

Questo impianto eolico è solo uno dei circa 20 previsti in provincia dell’Aquila, considerando le numerose paline anemometriche appena installate, e le procedure VIA in corso o approvate. Sempre in Comune di Tornimparte è previsto un impianto gemello con 16 aerogeneratori.

Come previsto dall’articolo 24, comma 4 del D.lvo 4/2008 è possibile presentare alla Regione Abruzzo (Ufficio VIA) osservazioni motivate al progetto in essere entro 60 giorni dalla pubblicazione (scadenza 14 giugno 2010).

Daniele Valfrè - ALTURA

Rinnovabili: BASTA ipocrisie, BASTA milioni di euro alla speculazione!

Il FarWest energetico continua a ipotecare migliaia di ettari di territorio senza alcuna sostenibilità ambientale. La LIPU rilancia le verità oscurate.

Non basta partire da giusti principi e poi promuovere acriticamente le fonti energetiche rinnovabili. L’abuso vergognoso e speculativo sta umiliando l’urbanistica e perfino la geografia del Paese con l’ausilio dei più vecchi metodi speculativi.
Un liberismo sfrenato, promosso con la falsa copertina della “ecocompatibilità”, sta compromettendo e mettendo a repentaglio risorse territoriali di inestimabile valore: Biodiversità, Assetto Urbanistico, Paesaggi, Identità culturali, Storia, Archeologia…. E non sono da trascurare deprecabili fenomeni di condizionamento delle fragili democrazie nelle piccole comunità, in svendita per fare cassa. Cosi come lo “strozzinaggio” ai danni dell’agricoltura, ostaggio della crisi e quindi costretta a concedere larghe opzioni d’uso dei terreni a queste industrializzazioni camuffate.
La LIPU pugliese da anni lancia l’allarme, avendo seguito con interesse il fenomeno e la assoluta aggressività con cui si è manifestato nel Mezzogiorno, attenzionando centinaia di progetti. Ma i media nazionali non sembrano avere lo stesso coraggio, né una qualsivoglia capacità (o volontà !) di giornalismo di inchiesta che dovrebbe fare oggettiva luce per il bene collettivo e per la stessa qualità d’informazione.
Studi ambientali generalmente superficiali, valutazioni scandalosamente disinvolte degli Enti preposti, regole farsa, minacce di ricorsi, cumuli di progetti a cui dare riscontri: situazioni indecenti, vergognose che meriterebbero ben altre attenzioni da parte di Amministratori deputati al (corretto) governo del territorio e dei politici di turno.
Invece, stanno per approdare in conferenza Stato - Regioni le, pur gravemente tardive, Linee Guida nazionali per le Autorizzazioni di impianti energetici da fonte rinnovabile.
Non si stabilisce alcun obbligo di tutela in capo alle Regioni, non si tiene in alcun conto della moltitudine di pareri ambientali positivi già espressi per migliaia di macchine eoliche, non si argina la pericolosa e incontrollata deriva di impianti da 1MW, solo per citare alcuni aspetti. Insomma, un provvedimento che ha il sapore di una legittimazione al disastro ambientale piuttosto che un orientamento a “salvare il salvabile”.
Sull’eolico, un dato tanto oggettivo quanto occultato basta a rendere il senso del VERO stato dell’arte inquadrato su vasta scala dalla LIPU con l’ausilio di numerose realtà locali: considerando non solo impianti realizzati e in esercizio (che non è poco), ma tutti quelli con pareri ambientali già espressi e quindi prossimi ad essere realizzati, la Nazione è silenziosamente ipotecata da oltre 11.000 MW di capacità eolica (*), in gran parte concentrati nel Mezzogiorno ma con un “contagio” che sta massicciamente interessando tutto Paese ! Dato ancora più scandaloso se si pensa che il “position paper” dello Stato Italiano ne prevede 10.000 (più 2000 off-shore) !!!!
Dati abilmente oscurati, quindi, per nulla gestiti dalle istituzioni (Governo e Regioni) e men che meno analizzati dai media. Hanno cosi facile gioco i ricatti e i lamenti della stessa lobby per rivendicare, ingiustamente, una scarsa penetrazione dell’eolico in Italia e un conseguente ampliamento del banchetto finanziario -speculativo.
Dati desolanti, conseguiti senza alcun dibattito preventivo o qualsivoglia forma di pianificazione o valutazione seria e multidisciplinare su ampia scala, nemmeno quando previsto per legge, e che basterebbero a ricercare con forza un momento di riflessione e di stop a questa vera e propria aggressione.
Enormi estensioni fotovoltaiche sugli ecosistemi agrari, invece, sono l’ennesimo insulto all’uso intelligente del territorio, fratturato e frammentato nella sua omogeneità con tutte le conseguenze immaginabili e con una esponenziale impennata alla deleteria dinamica di consumo di territorio. Anche un bambino capirebbe che tali insediamenti industriali possono costituire l’eccezione; la regola dovrebbe imporre lo sfruttamento di coperture e di aree già compromesse. Come pure in diversi casi (spontanei) si è avuto lodevole esempio. Basti ricordare l’impianto integrato su tetto più grande d’Italia, realizzato ad Altamura (Ba) su un capannone industriale !

Le fonti rinnovabili devono servire a salvare il pianeta. Non possono continuare ad essere il “cavallo di troia” per ulteriori deturpamenti territoriali, per di più plurisovvenzionati con incentivi pubblici, i più alti d’Europa e forse del mondo.
Non è più accettabile la retorica comunicativa di cui per anni ha beneficiato la speculazione eolica, e oggi anche quella del fotovoltaico : o sei con le rinnovabili (comunque e dovunque) o sei per il nucleare e le fonti fossili.

Esiste una terza via: la VERITA’ dei FATTI, oggettiva e soprattutto scevra da interessi.
Con queste verità, la LIPU pugliese rinnova con forza la vertenza e il suo impegno di denuncia delle aggressioni e degli usi sconsiderati del territorio rurale, oscenamente declassato a mero ricettacolo di invasive centrali eoliche e assurde distese fotovoltaiche.
Sulle rinnovabili vi è un approccio qualunquista con una devastazione del territorio in cambio di denaro, e allora BASTA milioni di euro di incentivi a queste speculazioni! BASTA ulteriori aberrazioni ambientali!
Governo e Regioni, a cominciare da quella Pugliese, non rimangano a guardare di fronte alla macelleria urbanistica che si sta consumando in completa anarchia ! Ne prendano oggettivamente atto e alla prossima conferenza Stato – Regioni corrano ai ripari.

Puglia, 28.04.2010 LIPU - delegazione Puglia


(*) Nota: La potenza in MW esprime la potenza massima istantanea (o di targa) che un impianto è in grado di sviluppare in condizioni ottimali di funzionamento, cosa ben diversa dalla energia prodotta che invece dipende dall’effettivo regime di funzionamento dell’impianto.

sabato 24 aprile 2010

giovedì 22 aprile 2010

Gli impianti industriali eolici in Italia

BOLOGNA, 30/4/2010 – HOTEL EUROPA

INCONTRO CON L’ON. ANGELO ALESSANDRI

Gli impianti industriali eolici in Italia

E' significativo che in tanti anni ci sia stata, sulla stampa nazionale ed in televisione, scarsissima attenzione alla questione della proliferazione di impianti industriali così impattanti. Difficile che si tratti solo di un caso. Generalmente ci si rende conto dell'entità del problema solo quando si vedono da vicino, per la prima volta, le torri eoliche. Ma è troppo tardi!
Il problema è europeo, ma si aggrava (come spesso accade) nel nostro Paese, perché il sistema di sovvenzione deciso dai nostri Governi è enormemente superiore rispetto a quello deciso dagli altri Paesi.
L'origine del fenomeno sono i "certificati verdi (CV)". Il loro utilizzo è stato deciso con il c.d. decreto Bersani che ha recepito la direttiva europea sulla liberalizzazione del mercato dell'energia. L'intento politico dell'Unione europea era quello di ridurre l'emissione di CO2 e la dipendenza energetica dell'Europa. Questo decreto ha dunque introdotto l'incentivazione dell'elettricità prodotta da fonti rinnovabili basata sull'obbligo (a decorrere dal 2002) posto a carico dei produttori e degli importatori di energia elettrica da fonti non rinnovabili, di immettere nel sistema elettrico nazionale una quota percentuale di elettricità (inizialmente il 2% e, in prospettiva, il 7,55% entro il 2012) prodotta da impianti a fonti rinnovabili. I soggetti all'obbligo possono adempiervi o immettendo essi stessi in rete elettricità prodotta da fonti rinnovabili oppure acquistando da altri produttori appositi titoli (appunto i CV) comprovanti la produzione dell'equivalente quota. Quindi il CV non sarebbe altro che un titolo che ha un valore stabilito dal mercato, in base alla legge della domanda e dell'offerta, formato da chi chiede CV e da chi produce energia da fonti rinnovabili. In teoria. Perché c'è un compratore di ultima istanza che è in grado di distorcere il mercato: il GSE, cioè, in sostanza, il Governo italiano, che attua questa distorsione garantendo per 15 anni gli incentivi ed impegnandosi ad acquistare energia eolica, attualmente al prezzo di 180 euro al MWh (cioè circa il doppio, ad esempio, della Germania dove tali incentivi sono comunque contestati). In questo modo diventa un affare senza rischi utilizzare una tecnologia elementare e inefficiente come quella degli aerogeneratori.
E' importante notare che assolutamente nessuno obbliga alla scelta dell'eolico come energia rinnovabile, soprattutto perché, a differenza di Danimarca, Olanda, Spagna e Germania settentrionale, l'Italia non è un paese sufficientemente ventoso. L'affermazione: "l'Italia è un paese inadatto all'eolico industriale, perché le sole zone con vento sufficiente sono i crinali montani" dovrebbe avere come conseguenza logicamente necessaria "e quindi cerchiamo altre fonti di energia alternativa e non inquinante" e non "e quindi costruiamo megapale eoliche sui crinali".
Oggi conosciamo i dati ufficiali della potenza eolica installata a fine 2008 in Italia: 3.538 MW, mentre l'elettricità effettivamente prodotta è stata solo 4.861 GWh. Per avere valori comparativi, abbiamo scelto, a caso, una centrale a combustibile fossile: quella di Torrevaldaliga Nord nei pressi di Civitavecchia, in funzione da 25 anni. La potenza nominale dell'impianto è di 2.640 MW e la produzione netta annua è pari a circa 10.000 GWh. Questo significa che avere devastato il Sud e le Isole con oltre 3.600 torri eoliche ha prodotto un risultato inferiore a metà della produzione di una singola centrale tradizionale. Nel 2008 la produzione di energia eolica ha soddisfatto appena l'1,4% dei consumi finali elettrici. In termini di consumi complessivi di energia, l'eolico non influisce neppure per lo 0,5%. Ma già nel 2009 la situazione è drammaticamente peggiorata: è stato installato un 30% in più di potenza. In concreto, oltre mille torri eoliche in più in un solo anno. Attendiamo i dati ufficiali per l'estate. Ma recentemente la stampa ha riportato, da una fonte del ministero dello Sviluppo economico, che "oggi ci sono domande per allacciare alla rete elettrica 75mila MW di impianti eolici". Un esempio per chiarire la catastrofe in divenire: se venissero installati generatori dello stesso tipo di quelli proposti a monte dei Cucchi, in provincia di Bologna, si tratterebbe di una valanga di 80.000 pale.
Una catastrofe ambientale senza precedenti nella storia: tutti i crinali e le coste italiane non basterebbero a contenerle. Ci viene in mente Rubbia, che non è l’ultimo arrivato, quando ha detto che se riempissimo l’Italia di pale eoliche non arriveremmo a coprire il 2% del fabbisogno energetico nazionale. Ma la corsa all'accaparramento del territorio non è ancora conclusa e l'onnipotente lobby dell'eolico vorrebbe addirittura che le "Linee guida nazionali", anziché un freno a questo scempio senza nome, diventassero il grimaldello per scassinare i già debolissimi sbarramenti amministrativi.
E tutto questo perché gli attuali incentivi rendono vantaggiosa la scelta di localizzazioni che in condizioni normali sarebbero trascurate: vengono così devastate in modo irreversibile colline e montagne con impianti, che un domani verrebbero poi abbandonati se si riducessero i sussidi (come sarà inevitabile che accada e forse, presto).
Allo stato attuale, risultano ampiamente redditizi anche i siti con appena 900 ore di vento all'anno e perciò i crinali di tutte le montagne italiane sono a rischio. Ma in questo modo si deturpano, in modo irreparabile, molte delle aree più delicate e più belle del nostro Paese, che tutti il mondo ci invidia. Il Patrimonio di bellezze naturali e storiche creato e preservato per millenni, andrebbe valorizzato e reso produttivo (nel senso di incentivare ulteriormente il settore turistico per dare lavoro), non distrutto irrimediabilmente! Soprattutto nel momento in cui il nostro Paese sta sempre più perdendo terreno (e posti di lavoro, appunto!) nel settore industriale.
Inoltre, se si considerano le opere gigantesche che occorrono per portare sulla cima delle montagne le pale, è richiesto un consumo di superficie di gran lunga maggiore rispetto alle altre fonti rinnovabili. Questo in un paese come l'Italia, dove lo spazio è di per sé un bene prezioso. Senza considerare, come appena detto, la qualità di tali superfici.
Ma il problema fondamentale ed insormontabile della tecnologia dell'eolico, è che il vento non soffia secondo la volontà degli uomini. Il vento fornisce per sua stessa natura un tipo di energia oscillante/discontinuo e questa energia non può essere accumulata, ma va immediatamente riversata nella rete elettrica. Per motivi tecnici, però, la rete non è in grado di sopportare sbalzi in aumento o in diminuzione oltre un certo livello, pena il collasso del sistema. Si dovrebbe perciò arrivare al risultato paradossale di dovere costruire, parallelamente all'installazione delle torri eoliche eccedenti un certo numero, nuove centrali elettriche, tradizionali o nucleari, equivalenti alla potenza di picco dell'eolico installato e tenerle sempre in funzione come back up, pronte a subentrare in caso di improvvisa diminuzione del vento. Per questo l'energia del vento non è "alternativa", né agli impianti a combustibili fossili, né a quelli nucleari, ma solo "aggiuntiva". Significativo è il fatto che, proprio quest'anno, sia ripartito il programma nucleare italiano: prova provata che le migliaia di pale che hanno sfregiato il paesaggio e l'ambiente del sud Italia e delle isole è stato vano. L'energia eolica, anziché essere quella più a buon mercato, diventerebbe, come insegnava il compianto Mario Silvestri e senza neppure tenere conto del costo indiretto degli incentivi, la più costosa. Inoltre l'aumento dei consumi italiani di energia di appena un trimestre, dovuti banalmente ad un aumento inerziale per inefficienze sistemiche ed a puro spreco, bastano a vanificare tutti i sacrifici imposti al Sud Italia. Ammesso che siano pienamente fondati gli allarmi che sono stati lanciati sul cosiddetto “riscaldamento globale del pianeta” dai paladini del protocollo di Kyoto, restano del tutto da provare anche le riduzioni, come saldo finale, di CO2 in atmosfera, considerati i lavori necessari per la realizzazione degli impianti eolici, la distruzione di interi boschi e, soprattutto, la produzione di masse enormi di acciaio per costruire le torri. Gli incentivi, che non sono in grado di aumentare il vento in Italia, sottraggono invece preziose risorse alla ricerca: occorrerebbe al contrario un colossale sforzo a livello europeo per individuare nuove fonti energetiche alternative a quelle fossili realmente percorribili e che non abbiano solo una funzione simbolica o di ingannevole marketing politico come questa dei giganteschi totem sui crinali.

Situazione in Emilia Romagna

In Emilia Romagna, al 31/12/2008, l'unico impianto eolico installato era quello di Monte Galletto a San Benedetto val di Sambro, in provincia di Bologna. Ma la Provincia di Bologna (intesa come istituzione, capitanata dal suo assessore all’ambiente Burgin) sta dimostrando, con la sua politica, di avere tutta l’intenzione di riempire di pale eoliche ogni crinale e di battere ogni record negativo. Infatti, con Casoni di Romagna l'amministrazione provinciale si vanta di avere costruito l'impianto eolico più grande del nord-Italia. Non contenta, con il progettato impianto di Monte dei Cucchi, ancora nel comune di San Benedetto val di Sambro (è una costante: quando un comune è squalificato, gli si aggiunge ogni nefandezza), di nuovo si batterebbe il record. Ma non basta, nella scorsa estate è stata siglata la convenzione per un ulteriore impianto nel comune di Monghidoro, in località Tre Poggioli, con una potenza installata prevista quasi doppia di quella del Monte dei Cucchi. Altra recentissima notizia: una nuova convenzione è stata firmata nel Comune di Monterenzio che farà così arrivare le pale ininterrottamente da Casoni fino alla Raticosa (oltre 15 chilometri).
Si sa che anche i comuni di Castel del Rio, Castiglione dei Pepoli, Camugnano e Grizzana Morandi hanno firmato (o stanno per firmare) accordi di questo tipo.
Troppi impianti concentrati in una sola Provincia perché sia una coincidenza: c’è qualcuno che sta giocando pesante sulla pelle degli ignari abitanti!
Per dare l’idea di che cosa si stia parlando, portiamo a titolo di esempio l’impianto del Monte dei Cucchi che conosciamo bene. Le torri previste sono 24, alte, comprese le pale, 105 metri e pesanti, complessivamente, oltre 350 tonnellate ciascuna. Che andrebbero conficcate in plinti di calcestruzzo profondissimi che nessuno potrà mai rimuovere e che impediranno per sempre il riformarsi del bosco. Dovrebbero essere poste a oltre mille metri di quota, in un'area boschiva, lungo uno dei più frequentati percorsi escursionistici della Regione, "il sentiero degli dei" da Bologna a Firenze, insistendo per alcuni chilometri sulla direttrice di una antica strada romana, in prossimità di abitazioni, a breve distanza dai centri abitati ed addirittura proprio sopra la linea di faglia da cui si è staccata la frana che nel 1951 ha semidistrutto Castel dell'Alpi e creato l'attuale lago. Ogni pala garantirebbe, alla società che le installa, profitti nell'ordine di 100.000 euro all'anno. Questo, moltiplicato per 24 pale e poi per 15 anni di incentivi garantiti dallo Stato, porta facilmente a calcolare il business complessivo. Per contro, l'energia prodotta da una pala, considerato che l'attiguo impianto di Monte Galletto ha funzionato, nel 2008, per 917 ore annue e facendo la proporzione tra le diverse potenze installate, equivarrebbe al consumo di energia elettrica pro capite 2008 di circa 150 cittadini emiliani. Appena.
Passando alla altre provincie, abbiamo notizia che sono stati presentati i primi progetti di impianti, di dimensione più ridotta, anche a Modena, Piacenza, Parma e Forlì-Cesena. Recentemente si è appreso dalla stampa che la Provincia di Parma ha realizzato uno studio, anticipatore del piano energetico provinciale, che prevede l’installazione, nel parmense, di 120 MW eolici, corrispondenti a sei impianti della dimensione di quello proposto a monte dei Cucchi. L'elenco dei comuni interessati suscita raccapriccio tra gli amanti del paesaggio appenninico e della natura: Abareto, Borgotaro, Berceto, Corniglio, Calestano, Tizzano, Palanzano, Bedonia e Tornolo.
Dalle informazioni che giungono da tutti questi territori e dato il numero di persone che avvicinano i proprietari dei terreni offrendo affitti principeschi per piantare le pale, ci dobbiamo aspettare che, nel giro di pochi mesi, così come è avvenuto e sta continuando purtroppo ad avvenire nel Sud (dove la situazione è andata subito fuori controllo), compariranno anche in Emilia Romagna, all'improvviso, diverse centinaia di queste colossali pale. A quel punto non ci sarà, ahinoi, moratoria che tenga.

Bisogna fare qualcosa - subito!

A livello locale quello che proponiamo è di nominare in tutte le Provincie della Regione una Consulta a tutela dell'ambiente, del paesaggio e del territorio come è già stato fatto a Modena, dove ci si è validamente opposti al tentativo di costruire quattro pale sul monte Cervarola sopra Montecreto.
Sarebbe poi necessario che le associazioni ambientaliste abbandonassero le posizioni ideologiche (che fanno il solo gioco degli affaristi e dei nemici dell’ambiente), risolvessero le ambiguità e si coordinassero, finalmente, per monitorare il territorio evitando che questi progetti venissero presentati di sorpresa, (le notizie rimangono affisse all'albo pretorio dei comuni – che nessuno legge - per due settimane), senza nessuna opposizione. Una cosa semplice è andare ora, subito, nei propri comuni e chiedere esplicitamente alle amministrazioni di conoscere quali convenzioni siano state stipulate, visto che il giochino parte sempre con la firma di una convenzione generica. Il coordinamento delle opposizioni ai singoli progetti (qualora siano fondate), dovrebbe poi spettare al Presidente della Consulta che coordinerebbe gli sforzi, come è accaduto a Modena.
Ma lo sforzo maggiore che le associazioni dovrebbero esercitare, più ancora che sulle moratorie (come consiglia il TAM nazionale del CAI per considerazioni analoghe alle nostre) da parte di singoli Comuni e Regioni, generalmente bocciate dai TAR, è sul Governo nazionale che non emana (siamo ancora a livello di bozze) le “Linee guida nazionali” di orientamento per questa normativa, già previste dal decreto 387/2003, a garanzia di ambiente e territorio e non a garanzia dei profitti di chi, su ambiente e territorio, specula. E ancora più urgente pare essere la necessità di affidare ad una autorità governativa la programmazione della costruzione di impianti di energia non programmabile, come l'eolico, evitando di confidare su estemporaneità e spregiudicatezza. La soluzione definitiva del problema verrebbe poi dall'allineamento degli incentivi all'eolico ai livelli degli altri paesi europei. Nel novembre scorso è stato presentato, su iniziativa del Ministro Calderoli, un emendamento in finanziaria (poi ritirato per la reazione della evidentemente potente lobby dell’eolico) per affidare la suddetta programmazione a Terna e per fissare il prezzo massimo garantito dallo Stato dell'energia eolica a 120 euro. Questo prezzo sarebbe più alto di quello applicato nella stragrande maggioranza degli altri Paesi, ma comunque sufficiente per salvare centinaia di montagne italiane da un brutale e, prossima, aggressione.

Infine, suggeriamo la consultazione del sito web www.viadalvento.org nel quale vi sono numerose pagine dedicate all’eolico nei diversi aspetti (anche quelli che oggi non abbiamo trattato a sufficienza) quali la tutela del paesaggio, di fauna ed avifauna, la difesa del suolo, la rumorosità, gli incidenti e, non ultimo in ordine di importanza, gli effetti sulla salute.

Respinto il blitz di caccia selvaggia !

Confermato il divieto di caccia durante la riproduzione e migrazione degli uccelli.
Italia più vicina a risolvere i contenziosi europei.

“Ha prevalso il senso di responsabilità nel Parlamento e nel Governo che ha evitato di estendere la stagione venatoria senza limiti certi e respinto una vera e propria deregulation venatoria.”

Lo dichiarano le associazioni Altura, Amici della Terra, Animalisti italiani, Cts, Enpa, Fare Verde, Greenpeace, Memento Naturae, No alla caccia, Lav, Legambiente, Lida, Lipu, Mountain Wilderness, Oipa, UNA, Vas, WWF Italia dopo il voto dell’articolo 43 della legge Comunitaria approvato dall’Aula della Camera dei Deputati.

L’articolo recepisce correttamente molte delle richieste avanzate dalla Commissione Europea con la procedura d’infrazione 2006/2131 e consente all’Italia di attrezzarsi meglio per gli imminenti giudizi della Corte di Giustizia Europea.

Dal punto di vista sostanziale, l’articolo introduce importanti novità sotto il profilo della tutela della natura e degli animali selvatici, come una maggiore protezione degli habitat naturali e il divieto di caccia durante i periodi di riproduzione e migrazione degli uccelli.

Resta il rammarico per l’indebita concessione alle doppiette rappresentata dalla possibilità di deroga regionale al calendario venatorio, seppure contenuta alla sola prima decade di febbraio e sottoposta al parere dell’ISPRA.

Con il voto odierno, la Camera dei Deputati ha tuttavia ribadito il suo chiaro no a “caccia selvaggia” e messo la parola fine ai tentativi di stravolgimento della legge sulla tutela della fauna.

“Ringraziamo tutti i Deputati di maggioranza e di opposizione che, con un impegno straordinario, si sono fatti interpreti, in questi giorni, delle nostre istanze e di quelle della natura.”


Roma, 21 aprile 2010
Ufficio stampa Legambiente
Ufficio Stampa LIPU-BirdLife Italia
Ufficio stampa WWF Italia

Eolico: ALTURA scrive al Parco delle Foreste Casentinesi


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mercoledì 21 aprile 2010

Falchi della regina in Basilicata

Egidio Fulco segnala l'osservazione, questa sera
al tramonto durante l'attività di inanellamento che svolge alla foce del
Bradano (Mt), di 2 FALCHI DELLA REGINA in fase scura. E' una specie poco frequente in Basilicata.

Il Parco per il grillaio 2010

Comunicato stampa del Parco Nazionale dell'Alta Murgia.

Proseguono anche quest’anno le attività di conservazione della LIPU di Gravina, sostenuto dal Parco nazionale dell'Alta Murgia, col progetto “Il Parco per il Grillaio”. Sono previsti il censimento ed il recupero dei nidiacei, mentre due webcam seguiranno in diretta la vita di una coppia di grillai.
Il 23 e il 30 aprile prossimi saranno effettuate le operazioni di censimento delle colonie di grillaio nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia e nel territorio contiguo. Le attività si svolgeranno in contemporanea nelle cinque città del parco che ospitano il grillaio: Altamura, Cassano Murge, Gravina in Puglia, Minervino Murge e Santeramo in Colle; e negli altri centri urbani con i quali il Parco è in stretta connessione ambientale. Infatti i volontari delle associazioni coinvolte (Altura, Circolo Legambiente La gravinella, De Rerum Natura, Terre del Mediterraneo, VAS Santeramo, WWF Gioia del Colle) saranno attivi anche ad Acquaviva delle Fonti, Gioia del Colle, Montescaglioso e Matera.
“Anche quest’anno – afferma la dott.ssa Gabriella Fagioli, consigliere dell’ente che presiede la Commissione Biodiversità – si vuole proseguire con il progetto “Il Parco per il Grillaio”. Una scelta di continuità necessaria per attribuire validità scientifica al monitoraggio: solo con dati regolarmente raccolti, infatti, è possibile definire il reale trend della popolazione, conoscerne le condizioni di salute e, conseguentemente, lo stato dell’ambiente al quale il grillaio è strettamente legato”. “Tanti sono i fattori – prosegue la rappresentante dell’ente - che possono influenzare la presenza dei falchetti nelle nostre città, la tutela delle aree a pseudosteppa, una buona gestione dei terreni agricoli ed una corretta applicazione del Regolamento regionale per la ristrutturazione dei centri storici”.
Ma il censimento non è la sola attività di cui la LIPU si occuperà. Con l’approssimarsi della stagione riproduttiva, i volontari saranno impegnati per tutta l’estate a salvare i piccoli caduti dai nidi. Per questi interventi è fondamentale anche la collaborazione dei singoli cittadini. Una campagna di informazione, attraverso la distribuzione di un volantino, spiegherà cosa fare in caso di ritrovamento.
La novità di quest’anno è rappresentata dalla prossima attivazione di due webcam, poste all’interno di un nido artificiale della LIPU, che trasmetteranno in diretta su internet momenti di vita familiare dei grillai. Chiunque potrà seguire, collegandosi al sito del parco, l’intero ciclo riproduttivo: la deposizione delle uova, la cova, l’allevamento dei pulli fino al loro primo volo.
E’ questo un ulteriore strumento di divulgazione per un sempre più vasto pubblico che consente di incentivare il processo di sensibilizzazione, necessario per conseguire le finalità di tutela di un’area protetta.
Per informazioni LIPU Sezione di Gravina e-mail: lipugravina@libero.it
cellulare: 347.7578517

martedì 13 aprile 2010

PROGETTO RAPACI MIGRATORI LIPU

PROGETTO RAPACI MIGRATORI LIPU: DAL 20 APRILE FOCUS SULLE ROTTE DEI MIGRATORI PER PREVENIRE IL BRACCONAGGIO SULLO STRETTO DI MESSINA

Tra le specie osservate falco pecchiaiolo, albanelle, nibbi, falchi ma anche cicogne e capovaccaio.

Dal 20 aprile il diario delle osservazioni sul sito www.lipu.it

Torna dal prossimo 20 aprile il progetto rapaci migratori della LIPU-BirdLife Italia per la tutela del Falco pecchiaiolo e dei rapaci in migrazione: 20mila uccelli migratori sono attesi di passaggio sul canale di Sicilia nel periodo tra aprile e maggio. La LIPU si avvarrà di osservatori sullo Stretto di Messina (versante calabrese, dove è attivo un campo antibracconaggio dal 30 aprile fino al 16 maggio), a Pantelleria, Marettimo, Ustica e Panarea, le cui osservazioni saranno utilizzate per capire con precisione qual è il percorso di migrazione seguito dai rapaci nel Mediterraneo centrale e quali i fattori meteo che possono influire sul fenomeno.
Giunto alla settima edizione, il Progetto Rapaci Migratori della LIPU durerà un mese e si concluderà il 20 maggio 2010. Il progettosi basa sull’osservazione diretta dell’arrivo dei rapaci migratori, soprattutto del Falco pecchiaiolo (15mila gli esemplari attesi), provenienti dall’Africa lungo il canale di Sicilia e diretti verso il Nord Europa.
Dal 20 aprile il sito www.lipu.it ospiterà il diario degli osservatori LIPU che operano nel progetto. L’anno scorso sono state avvistate 17 specie di rapaci, la più numerosa delle quali è stata il falco pecchiaiolo, seguita dal falco di palude, dal nibbio bruno, dalle albanelle minore e pallida, dal gheppio e dal grillaio, quest’ultimo una specie globalmente minacciata.
Cuore del progetto sarà lo stretto di Messina. Unitamente a Bosforo e Gibilterra, infatti, lo stretto di Messina, in particolare in primavera, costituisce uno dei bottle-neck (colli di bottiglia) più importanti attraverso i quali passano uccelli migratori e veleggiatori.
Le informazioni sulla rotta degli uccelli e la consistenza della migrazione, spesso influenzati dalla direzione e dall’intensità dei venti, perverranno via sms al coordinatore del campo antibracconaggio posizionato nel versante calabrese dello stretto, dove i rapaci planano una volta superato il tratto di mare che separa la Sicilia dalla Calabria, e saranno utilizzate per prevenire atti di bracconaggio contro il Falco pecchiaiolo.

Parma, 12 aprile 2010

Fonte: www.lipu.it

martedì 6 aprile 2010

Progetto "Grasstepp"




Giovedì 8 aprile alle ore 16.30 sarà presentato presso la sede del parco dell'Alta Murgia il progetto "GRASTEPP TRA GRAVINE E STEPPE".
Il progetto prevede varie azioni sinergiche di conservazione relative a specie vegetali minacciate e rapaci presenti nelle due aree, nel corso dell'incontro verranno presentate nel dettaglio le azioni previste

Eolico in Grecia: richiesta di aiuto



Riceviamo questa richiesta d’aiuto da Dimitri Psarras:

In questi giorni è stata votata la nuova legge sulle energie rinnovabili in Grecia.
Prevede l’ installazione di centrali eoliche dentro le aree protette dentro le Zone di protezione ZPS, dentro le aree di foresta e sul le isole piccole rocciose dove nidifica il 85% della popolazione globale del Falco della regina (Falco eleonorae).
Prima di arrivare alla corte europea e molto importante farci sentire presso il commissario europeo e la stampa estera.
In Grecia, quei pochi che non sono terrorizzati dalla crisi, scrivono già al commissario ma serve aiuto estero, in modo che tante lettere arrivino al commissario, all’ambasciata greca e all’ufficio ellenico di turismo.

Invitiamo tutti a scrivere una lettera di protesta contro l’installazione di centrali eoliche in aree naturali protette, nelle foreste e nei dintorni di luoghi di nidificazione di rapaci protetti come il Falco della Regina.

Le lettere dovrebbero essere indirizzate al Commissario Europeo:
janez.potocnik@ec.europa.eu
joseph.hennon@ec.europa.eu

all’ambasciata greca in Italia

gremroma@tin.it

e all’ente del turismo ellenico:

Roma: enetroma@getnet.it
Milano: turgrec@tin.it

L’eolico è inutile in Grecia come in Italia e l’ambiente, la fauna e il paesaggio sono ugualmente meravigliosi!!!

La redazione di Via dal Vento