Sequestrata una giovane coppia di rarissima "Aquila del Bonelli" depredata da un nido. La specie, superprotetta dalle leggi venatorie, è presente in Sicilia con non più di dieci siti di nidificazione e molto ambita da falconieri e collezionisti disposti a pagare fino a ventimila euro per entrarne in possesso
In seguito ad una complessa attività svolta dalla Sezione Investigativa CITES del Corpo forestale dello Stato di Roma e dal Corpo forestale dello Stato operante in Sicilia è stata rinvenuta, nel corso di perquisizioni svolte nel Ragusano, nel Catanese e nel Nisseno a carico di tre falconieri, una coppia di un anno della maestosa "Aquila del Bonelli" (Hieraaetus fasciatus), specie presente con non più di dieci siti di nidificazione in Sicilia e minacciata dal prelievo illegale per la falconeria e per il collezionismo oltre che dalla distruzione degli habitat naturali.
Una coppia di questa specie può essere pagata fino a 20mila euro sul mercato internazionale, soprattutto in Medio Oriente. La specie inoltre è considerata super protetta dalla normativa sul prelievo venatorio. Le imputazioni per i criminali coinvolti sono diverse, perché i reati riguardano sia la normativa CITES sulla fauna in via d'estinzione sia le più generiche norme sulla caccia e sul maltrattamento animali, in quanto i bracconieri sono accusati di aver prelevato e detenuto specie protette e non cacciabili e per di più di aver arrecato disturbo ai siti di nidificazione e alle coppie di rapaci intente nella fase riproduttiva, di difesa e di svezzamento della prole.
E' la prima volta che l'attività investigativa sul traffico di specie porta a scoprire, nel nostro Paese, il commercio di rapaci ricostruendo l'illecito dal prelievo in natura nei nidi sino al ricettatore finale, permettendo poi di recuperare dei soggetti razziati che potranno essere reintrodotti in natura.
La coppia di volatili era detenuta in un isolato casale di campagna della provincia di Ragusa, non accatastato e rintracciato grazie all'ausilio del GPS dal personale della CITES di Roma e Palermo che la cercava da mesi.
Le due giovani aquile erano state prelevate, similmente ad altre azioni di depredazione di nidi diffuse nel territorio del Sud Italia, da abili arrampicatori e bracconieri da un nido sito in una gola nelle campagne di Campobello di Licata (Agrigento), sconosciuto persino alle associazioni di volontariato presenti sul territorio che vigilano sulla sicurezza delle nidificazioni di rapaci.
Il sequestro assume un'importanza enorme perché l'individuazione del nido potrà permettere la reintroduzione degli esemplari in natura prima che la vicinanza con l'uomo pregiudichi definitivamente le loro attitudini a predare e autoalimentarsi autonomamente.
Con questa indagine, collegata all'"Operazione Bonelli, iniziata nel 2010 e coordinata dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, che ha portato al sequestro complessivo di oltre cinquanta rapaci protetti tra cui gipeti, aquile reali, falchi lanari e pellegrini, capovaccai (i famosi avvoltoi egiziani), il Corpo forestale dello Stato contribuisce, in maniera concreta e diretta, alla difesa e alla tutela della biodiversità quotidianamente minacciata nel nostro Paese. Oltre quindici le persone complessivamente indagate per i reati contestati, che vanno dalla legge che applica la CITES in Italia a quella sul prelievo venatorio, sino alla normativa sul maltrattamento, mentre per gli animali sequestrati è già previsto, in accordo con WWF e Fondazione Bioparco di Roma, un programma di rieducazione alle pratiche di vita selvatica e di reintroduzione al fine di restituire alla natura questi magnifici esemplari assicurandogli un ritorno alla vita tra le gole e le valli siciliane.
A cura dell'ufficio stampa dell'Ispettorato generale del Corpo forestale dello Stato
NEWSLETTER n°839 del 28/04/2011