martedì 20 luglio 2010

Avviato studio sul Biancone in Basilicata

PRENDE IL VIA IL PROGETTO DI STUDIO SUL BIANCONE NEL PARCO REGIONALE GALLIPOLI COGNATO PICCOLE DOLOMITI LUCANE ATTRAVERSO TELEMETRIA SATELLITARE
16/04/2010
Avviato un altro importante studio sui Rapaci in Basilicata dal Parco Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane e dall’Osservatorio Regionale degli Habitat Naturali e delle Popolazioni Faunistiche.
La Basilicata infatti ospita ancora importanti popolazioni di Rapaci ed alcune di esse, come il Biancone (Circaetus gallicus), meglio nota come Aquila dei serpenti, in Italia ha ormai una distribuzione molto ridotta e nel Parco resiste con alcune coppie nidificanti.
Su questi minacciati uccelli - che l’Ente Parco di concerto con il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata intende tutelare con forza - il quadro delle conoscenze circa la biologia, la migrazione, le minacce e i fattori limitanti, risulta assai scarse.
Il progetto prevede di monitorare i siti riproduttivi già noti all’interno dell’area protetta, al fine di inanellare, da parte dei tecnici dell’Ente Parco appositamente autorizzati, i pulcini e dotarli, nella giusta fase di crescita, di trasmittente satellitare.
Questo ambizioso progetto, viene svolto in collaborazione e con l’appoggio di un partner Spagnolo dell’Università di Alicante, in possesso di notevole esperienza in questo settore e che da molti anni è impegnato in studi simili che hanno consentito di svelare le rotte migratorie seguite da rapaci di grosse dimensioni come ad esempio l’Aquila reale o l’Aquila del Bonelli.
La ricerca avviata, rappresenta la prima realizzata in Italia sul Biancone mediante tecnologia GPS/Argos; altri studi condotti a livello europeo su tale specie sono stati realizzati in Francia e Spagna e riguardano individui che seguono una rotta di migrazione molto meno interessante di quella dei bianconi italiani in quanto, l’attraversamento dello Stretto di Gibilterra è molto meno complesso di quello del Mediterraneo centrale (che non è conosciuto) e che quindi non consentono di effettuare considerazioni interessanti sulle strategie di orientamento e navigazione.
Il sistema GPS consentirà, una volta marcati gli individui, di localizzare i soggetti con precisione accuratissima e quindi di svolgere analisi dettagliate anche sui movimenti a scala ridotta che risulteranno particolarmente utili per l’applicazione delle giuste misure di conservazione a livello mediterraneo. I dati di localizzazione e movimentazione dei soggetti potranno essere visualizzati e scaricati direttamente da internet e consentiranno ad esempio di valutare le rotte di migrazione utilizzate per attraversare il Mediterraneo e il Sahara, differenze di strategia migratoria tra adulti e giovani, uso del territorio durante lo svernamento in Africa e la riproduzione in Basilicata, il confronto dei parametri di migrazione degli individui nati in Basilicata con quelli degli individui che migrano dalla Spagna, verifica dell’eventuale sovrapposizione dei quartieri di svernamento tra individui italiani e spagnoli, valutare i tassi di mortalità e relative cause.
L’impegno messo da parte degli Enti per l’avvio di questo innovativo progetto insieme ad altri in favore della fauna selvatica minacciata di estinzione già avviati dall’Ente, manifestano la volontà a di individuare le strategie più idonee al fine di garantire il mantenimento e l’incremento della biodiversità nel territorio lucano.
Il Presidente
Dr. Rocco Rivelli

lunedì 19 luglio 2010

NON UCCIDETE I PARCHI NAZIONALI!

In ogni nazione i parchi nazionali sono il simbolo delle politiche di conservazione e di sviluppo sostenibile..
In tutto il mondo i parchi nazionali rappresentano i più importanti serbatoi di biodiversità.
In tutto il mondo cresce il numero dei parchi nazionali nella convinzione sempre più diffusa dell’importanza del loro ruolo e della loro missione.

Da circa un secolo donne e uomini in tutta Italia si adoperano per istituire, vitalizzare, sostenere i parchi nazionali. Questa azione ha conseguito risultati straordinari: oggi 23 parchi nazionali gestiscono e tutelano il 5% del territorio nazionale; si è sviluppato un movimento di operatori, di studiosi, di gestori, di associazioni che per professionalità e spirito collaborativo rappresentano una grande ricchezza per tutto il paese; si sono attivati nuovi e crescenti flussi turistici anche internazionali; si sono diffuse metodologie originali ed efficaci di formazione delle giovani generazioni. I riconoscimenti che provengono da tutto il mondo testimoniano l’importanza del sistema italiano dei parchi nazionali.
Malgrado gli scarsissimi finanziamenti - che negli ultimi anni si sono progressivamente ridotti proprio mentre è cresciuto il numero dei parchi nazionali - questi risultati si sono potuti ottenere grazie alla passione, all’abnegazione, alla capacità innovativa di quel movimento.

Ma l’attuale manovra finanziaria del Governo dimezza d’un solo colpo il contributo statale all’insieme dei parchi nazionali portandolo da 50 milioni di euro a 25 milioni, cioè al costo di un solo km della inutile e devastante autostrada romea (Mestre-Orte) attualmente al vaglio della Commissione VIA!
Così nell’anno internazionale della biodiversità, mentre il Ministro dell’Ambiente sottolinea ufficialmente il ruolo fondamentale che i parchi svolgono per la tutela della biodiversità, il Governo, di cui quel Ministro fa parte, li paralizza, anzi li strangola: con un finanziamento ordinario medio di appena un milione di euro a testa i parchi nazionali non potranno far fronte alle spese obbligatorie, neanche a quelle per il personale, e sarà loro precluso l’accesso alle risorse aggiuntive e in particolare ai fondi comunitari.
La volontà sembra quella di eliminare chi strenuamente difende e sostiene la natura e il territorio.

La misura è scandalosa e ha un solo precedente negli anni trenta, quando il fascismo, nella sua furia iconoclasta, precipitò i quattro parchi nazionali storici in una lunga e paralizzante crisi.
Ma oggi il fatto è ancora più grave perché i parchi nazionali sono assai più numerosi e perchè la scelta del Governo assume una dimensione che non riguarda solo il nostro Paese: la conservazione della natura e del paesaggio è percepita come valore universale, la tutela della biodiversità non si arresta ai confini nazionali.

Noi,
che da anni siamo impegnati sul fronte dei parchi,
che operiamo quotidianamente nella gestione di essi,
che amiamo i parchi e ne siamo fruitori,
denunciamo la drammatica situazione in cui i parchi nazionali italiani vengono ridotti a causa di scelte sciagurate,
ci impegniamo a rappresentare questa situazione in tutte le sedi opportune, nazionali e internazionali,
esigiamo che i parchi nazionali in Italia continuino a vivere, a rafforzarsi, a svolgere la propria insostituibile e splendida missione.

16.7.2010
Per adesioni: graziani@unimc.it

sabato 17 luglio 2010

Taglio ai finanziamenti ai Parchi

Riportiamo l'appello di Alessandro Rossetti a partecipare ad un sit-in il 23 luglio a Roma, con modalità in corso di definizione, a sostegno dei parchi nazionali.
 
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Cari amici,
le martoriate vivende delle aree protette nazionali, che si trascinano ormai da diversi anni, sembrano ormai essere giunte ad un triste epilogo: la manovra approvata ieri in Senato prevede, infatti, il taglio del 50% dei contributi ordinari agli enti vigilati dai ministeri e, quindi, anche a tutte le aree protette nazionali (Riserve, Parchi Nazionali e Aree marine protette). Il dimezzamento dei finanziamenti comprometterà  totalmente il funzionamento di enti che operano già con scarsissime risorse, umane e finanziarie. Né avrebbe senso, come viene ventilato, rendere i parchi economicamente autosufficienti: ciò non avviene nemmeno per la Cappella Sistina o gli Uffizi (per non dire del Parco dello Yellowstone).
 Tutte le riserve e i parchi nazionali costano oggi, infatti, appena un caffè all'anno per ogni italiano. Un costo irrisorio quindi ma che, non senza problemi, consente di attuare fondamentali politiche, anche comunitarie, di conservazione e sviluppo sostenibile nei luoghi di maggior pregio ambientale d'Italia. Non una spesa passiva, quindi, bensì un investimento in grado di generare un significativo indotto principalmente legato al turismo e di cofinanziare importanti progetti comunitari, facendo giungere cospicue somme di denaro nel nostro Paese. 
 I parchi esisteranno pertanto solo sulla carta oppure, come ha dichiarato il Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, si sarà costretti a chiuderne la metà per consentire agli altri di sopravvivere. Quali saranno, allora, le conseguenze? 
 La fauna, i boschi, il paesaggio, le coste e l'acqua nelle aree naturalisticamente più importanti d'Italia (si pensi a Stelvio,  Dolomiti Bellunesi, Cilento, Gran Sasso, Abruzzo, Sibillini, Gran Paradiso, Foreste Casentinesi, Gargano, Arcipelago Toscano, Aspromonte e molte altre) saranno esposte al saccheggio di speculatori e potenti multinazionali, nonché di bracconieri ed ecomafie. Il turismo calerà. Numerosi animali  già a rischio come l'orso bruno, il camoscio appenninico, la lontra e il capriolo italico, saranno molto più soggetti al rischio di estinzione. Si aprirebbero altre pesanti procedure di infrazione da parte dell'Unione Europea.
 
Nelle ultime settimane c'è stata una mobilitazione delle associazioni e di singoli parchi, ma non è stato sufficiente: il Ministro, nonostante le rassicurazioni anche a mezzo stampa, non è riuscita a far modificare la manovra di "solidarietà e responsabilità", come l'ha definita ieri Tremonti, che, proprio nell'Anno internazionale per la Biodiversità, cancella di fatto anche i parchi nazionali.
L'Associazione "394" del personale delle aree protette (http://www.associazione394.it) ha deciso di testimoniare questo momento gravissimo per i parchi nazionali con un sit-in/presidio a ROMA VENERDI'  23 LUGLIO, con modalità in corso di definizione.
CERCATE DI ESSERE PRESENTI, ADERITE e date la vostra disponibilità rispondendo a questa mail e diffondendola
Vi informerò del programma a breve
Grazie

Alessandro Rossetti
339/5662185

venerdì 2 luglio 2010

SCOPERTO TRAFFICO RAPACI IN VIA ESTINZIONE

ANIMALI: SCOPERTO TRAFFICO RAPACI IN VIA ESTINZIONE, 17 INDAGATI
 
(ASCA) - Roma, 1 lug - Aquile del Bonelli, gipeti, aquile reali, falchi lanari e pellegrini, capovaccai (i famosi avvoltoi egiziani) e cicogne nere: sono questi i rapaci sequestrati dal Corpo forestale dello Stato nell'ambito di una vasta operazione che ha smascherato e bloccato un traffico illegale di animali protetti esteso a diverse regioni d'Italia e ad alcuni Paesi Europei.
I 45 esemplari finora sequestrati, appartenenti a specie rare e a rischio di estinzione, erano stati sottratti nei mesi scorsi dai loro habitat naturali e immessi sul mercato clandestino accompagnati da false certificazioni CITES. I rapaci, usati dai falconieri nelle rievocazioni storiche medievali o nella caccia, sono molto ambiti dai collezionisti di tutto il mondo; un fiorente commercio che cerca di soddisfare le richieste che ancora oggi provengono dai grandi parchi zoologici o dalle scuole di falconeria dei paesi arabi.
Importante il giro d'affari: un certificato CITES riciclato da un esemplare morto veniva pagato anche 2.000 euro, una coppia illegale di Aquile dai 6.000/8.000 euro fino al triplo se sanata con certificati riciclati, un esemplare di Gipeto, con certificato riciclato, arrivava anche fino a 20.000 euro.
Una centrale italiana, collegata con soggetti in Belgio, Spagna, Austria e Germania dedita da anni a procurare certificazioni false, contraffatte o basate su false dichiarazioni atte a coprire e ''lavare'' animali di cattura e di provenienza illegale, e' stata scoperta dagli investigatori.
L'inchiesta e' partita, con la collaborazione del Network TRAFFIC del WWF Italia, grazie alle informazioni raccolte a livello territoriale dai suoi collaboratori tecnici dell'Universita' di Palermo, che da mesi seguivano i movimenti di alcune persone che erano state sorprese mentre si arrampicavano per raggiungere un sito di nidificazione dell'aquila del Bonelli, presso una vecchia miniera di zolfo, con l'intento di razziare piccoli e uova. Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, e coordinate a livello nazionale dal servizio CITES centrale dell'Ispettorato Generale e condotte dal personale delle Sezioni Investigative CITES del Corpo forestale dello Stato di Roma e Palermo, hanno permesso di individuare i soggetti coinvolti nel traffico e i centri dove i piccoli venivano trasportati per essere allevati in cattivita'. Circa 50 agenti specializzati della CITES coadiuvati da personale tecnico del WWF Italia hanno operato simultaneamente effettuando decine di perquisizioni domiciliari contemporaneamente in tutta Italia, presso allevatori e falconieri a Milano, Cuneo, Pordenone, Lecco, Pavia, Reggio Emilia, Bologna, Napoli, Catania, Ragusa e Caltanissetta.
Sono 17 ad oggi le persone indagate per i reati di falso e ricettazione e per detenzione di specie protette che prevede l'arresto da tre mesi ad un anno e l'ammenda da 7.000 a 75.000 euro nonche' la confisca obbligatoria degli esemplari.

01-07-10 res-mpd/cam/rob