giovedì 22 novembre 2012

In ricordo di Gaspare Guerrieri



Cari amici, come ricorderete l’estate scorsa l’amico Gaspare Guerrieri ci ha lasciato. ALTURA ha così preso l’iniziativa di promuovere la realizzazione di una targa ricordo da collocare a Poggio Freddara (Tolfa) dove Gaspare era di casa durante le sue tante ricerche ornitologiche.
A tal scopo ALTURA apre una sottoscrizione per la realizzazione di una targa ricordo in memoria di Gaspare Guerrieri da collocarsi su un basamento in cemento.
Tutti coloro che vogliono aderire a questa sottoscrizione dovranno effettuare un versamento sul cc postale N. 16492035 intestato a Associaione ALTURA - Via Levante, 17 – 65013 Città S. Angelo (PE), specificando nella causale: “Sottoscrizione Gaspare Guerrieri”.


Segue una nota di Umberto Di Giacomo, suo compagno in tante escursioni ornitologiche, dedicata a Gaspare.

Nato a Roma il 28/08/1940, fin da bambino Gaspare era stato attratto dalle piccole forme di vita: passava il tempo libero ad osservare insetti e anfibi, che portava a casa per allevarli. L’amore per la natura, trovò successivamente il modo di estrinsecarsi anche durante le lunghe passeggiate col padre e si concentrò presto sugli uccelli. Come accadeva in quegli anni per quasi tutti gli ornitologi, questa grande passione si sviluppò con l’attività venatoria. Dopo la maturità classica, che gli aveva impresso una profonda cultura umanistica, si laureò a pieni voti in biologia. L’insegnamento nella scuola fu lo sbocco lavorativo che gli garantiva di potersi recare ogni fine settimana nelle zone più selvagge dell’Italia centro-meridionale, e soprattutto della Sardegna, e in estate della Francia meridionale e della Spagna. Il grande amore per la natura e per gli uccelli non intaccò mai la dedizione al suo lavoro e la professionalità maturata anche attraverso una profonda conoscenza della psicologia dell’età evolutiva (derivante dallo studio di autori come Freud e Jung). Idolatrato dai suoi studenti, era sempre stato particolarmente sensibile verso quelli che la vita aveva reso meno fortunati. Questa sua sensibilità finì immancabilmente per coinvolgere anche il mondo degli uccelli,spingendolo in pochi anni a passare da cacciatore a fotografo naturalista e poi ad agguerrito ambientalista in quanto, come San Paolo, “fulminato sulla via di Damasco” (parole sue). Anni e anni di immersione negli ambienti naturali lo avevano indotto, più di qualsiasi scuola o corso universitario, ad intuirne la struttura e a “percepirne” le componenti (sapeva identificare tutte le specie di piante e di insetti) e i meccanismi. Membro attivo di molte associazioni ambientaliste (tra le quali ALTURA), nel 1993, fu tra i fondatori del GAROL (Gruppo Attività e Ricerche Ornitologiche del Litorale) di cui fin dall’inizio è stato presidente. Osservatore attento, dotato di grande intuizione e di una mente analitica, oltre alla naturale propensione per l’ecologia e l’etologia, fu spinto ad un certo momento a confrontarsi con gli altri ornitologi. Tra le varie specie o gruppi di uccelli indagati figurano la pernice sarda, il frullino, la beccaccia (un’antica passione), i picchi, la cappellaccia, le averle, le rondini, la monachella, la sterpazzola della Sardegna, la calandra, l’ortolano e lo zigolo capinero. Successivamente aveva preso il sopravvento la passione per i rapaci, dapprima espressa con studi sul litorale laziale, poi con quelli sui notturni e sulle strade, registrandone gli investimenti. Fecero seguito studi eco-etologici sul nibbio bruno nella discarica di Malagrotta (in seguito esteso anche al nibbio reale e ad altre discariche), a Castelporziano (dove aveva realizzato un lavoro a tutto campo su tutte le specie di falconiformi presenti) e insieme alla poiana, in tutto il Lazio. Autore di circa 140 pubblicazioni,conseguì anche importanti riconoscimenti,come quello ottenuto nel 2005, dalla Stazione di Inanellamento di Palermo-Avocetta a seguito dello studio sull’averla piccola nel Tolfetano effettuato con la compagna Amalia Castaldi. Profondo conoscitore e studioso dell’avifauna di tutto il territorio della regione Lazio e testimone dei cambiamenti ambientali intercorsi negli ultimi 60 anni, aveva concentrato molte delle sue più importanti ricerche nel Tolfetano-cerite-manziate (di cui conosceva ogni sasso). Nel 2003 assunse la direzione della rivista “ Uccelli d’Italia” che mantenne sino all’ultimo.

Escursione di ALTURA nel Parco della Murgia materana - 27 giugno 2010










martedì 20 novembre 2012

Lettera eolico pubblicata sul Corriere della Sera



L'articolo a cui si fa riferimento si può leggere cliccando qui

domenica 11 novembre 2012

Albanella reale colpita in Basilicata da bracconieri

COMUNICATO STAMPA CRAS - 10/11/2012
Un nuovo caso di bracconaggio ai rapaci. Recuperata ad Irsina un'Albanella reale ferita da colpi di arma da fuoco.
  
Il CRAS Centro Recupero Animali Selvatici della Provincia di Matera operante presso la Riserva di San Giuliano prosegue nel proprio impegno a favore della fauna in difficoltà.  Dopo il recupero di lunedì 5 novembre  di una Lontra investita in territorio di Pisticci è stato effettuato un nuovo intervento per salvare la vita ad un altro animale protetto.
In agro di Irsina tra sabato e domenica scorsi è stato abbattuto da bracconieri uno stupendo esemplare di Albanella reale femmina, rapace di dimensioni medio-grandi con un’apertura alare che raggiunge 120 centimetri. Un cittadino dopo averla notata sul terreno, ed incapace di volare,  domenica scorsa nelle campagne della località Santa Maria d’Irsi, è riuscito fortunatamente a raccoglierla a farla pervenire presso un ambulatorio veterinario di Matera per poi essere consegnata al CRAS da un volontario martedì scorso .
All’arrivo il maestoso rapace mostrava l’ala sinistra in posizione anormale, segno inequivocabile di qualche  trauma. Inoltre a causa dell’impossibilità di nutrirsi per qualche giorno il suo peso non superava i 370 grammi, troppo basso per un esemplare di quella specie. Immediatamente è stata prontamente soccorsa, reidratata ed alimentata dal responsabile del CRAS per consentirle di recuperare le forze e superare la notte. Era talmente debilitata e magra che non avrebbe potuto sopravvivere un altro giorno senza cure immediate. Poiché vi erano sospetti che l’Albanella potesse essere stata ferita da colpi di arma da fuoco è stata nella giornata di giovedì trasportata presso l’ospedale veterinario della Facoltà di Veterinaria dell’Università di Bari dove è stata subito visitata. All’esame radiografico effettuato sono stati infatti riscontrati nel corpo del rapace alcuni pallini, del tipo usato normalmente per la caccia che gli hanno procurato una frattura al radio-ulna. Non appena avrà recuperato un po’ di peso e forza dovrà essere operata e seguita dai veterinari per alcuni giorni prima di ritornare al CRAS per la degenza post-operatoria e per la riabilitazione. 


Il Responsabile del CRAS Matteo Visceglia dichiara:
Il bracconaggio ai danni delle specie particolarmente protette come i rapaci purtroppo mostra segnali molto preoccupanti in Italia. Le cronache recenti non hanno bisogno di commenti: dopo l’apertura della stagione venatoria sono stati uccisi o feriti molti esemplari di specie di grande di valore conservazionistico. Non c’è giorno che presso i centri di recupero sparsi in tutta Italia non arrivino animali impallinati, gran parte dei quali non sopravvive o nel migliore di casi non potrà essere più liberato in natura. Data l’alta incidenza del bracconaggio sulle specie protette è evidente che non possiamo parlare di errori ma di abbattimenti volontari, dettati solo da un profondo disprezzo per la vita e la natura. Un’Albanella, e come essa tantissime altre specie non confondibili assolutamente con quelle cacciabili,  è impossibile scambiarla per una quaglia o un fagiano. La sua morfologia, anche a distanza,  richiama inequivocabilmente  i rapaci e ciò non dovrebbe lasciare alcun dubbio a coloro che esercitano la caccia. Ecco perché riteniamo che chi abbatte questi animali preziosi vada semplicemente definito bracconiere. Pur in un contesto di non condivisione della caccia, pensiamo che coloro che praticano con senso di responsabilità questa attività debbano isolare e condannare chi ancora oggi si diverte ad uccidere specie particolarmente protette. Le leggi dello stato sono fatte per essere rispettate, ma l’etica del cacciatore onesto e responsabile non dovrebbe aver bisogno di alcuna norma imposta ma deve ascoltare solo la propria coscienza e senso civico”.





L’Albanella reale (Circus cyaneus) appartiene alla famiglia degli Accipitridi, stessa famiglia delle aquile, dei nibbi, degli avvoltoi. La sua presenza in Italia è fondamentalmente legata alla migrazione e allo svernamento. Si stima che la popolazione svernante sia variabile da 1000 a 3000 individui in relazione agli anni e alla rigidità del clima. Il suo areale di nidificazione più importante è concentrato in Russia e in altri paesi dell’Europa centrale oltre che in Asia centrale e settentrionale.

martedì 6 novembre 2012

Strategia Energetica Nazionale: associazioni scrivono al governo

COMUNICATO STAMPA

ALTURA, Amici della Terra, Comitato Nazionale del Paesaggio, Comitato per la Bellezza, Italia Nostra, LIPU-Birdlife Italia, Mountain Wilderness, Movimento Azzurro, Stop al Consumo di Territorio, VA

Cartello di Associazioni scrive al Governo
in occasione della Strategia Energetica Nazionale.
“Dirottare risorse dalle rinnovabili elettriche ad altri settori”


Le rinnovabili elettriche, malgrado la decennale speculazione che le ha portate
già oggi al raggiungimento degli obiettivi comunitari al 2020, continuano a godere
di sostegni inaccettabili. Cosi si creeranno ancora scempi territoriali e nuovi danni all’economia italiana e senza combattere seriamente i gas serra.

Fermare il disastro territoriale, ambientale, paesaggistico, finanziario in atto con la corsa all’eolico, dirottare le risorse finanziarie verso più utili politiche di efficienza e risparmio energetico, investire nel rendere meno impattante il settore del trasporto, rivitalizzare ricerca e innovazione, espandere tecnologie amiche dell’ambiente come quelle nel settore del riscaldamento-raffrescamento. Ulteriore, moderata crescita delle rinnovabili elettriche solo con il fotovoltaico sulle superfici edificate o dove sorgono infrastrutture.

E’ la sintesi dell’articolata e argomentata istanza che, ancora una volta dopo anni, un cartello di Associazioni ambientaliste (ALTURA, Amici della Terra, Comitato Nazionale del Paesaggio, Comitato per la Bellezza, Italia Nostra, LIPU-Birdlife Italia, Mountain Wilderness, Movimento Azzurro, Stop al Consumo di Territorio, VAS) sottopongono ai vertici di governo per affrontare il “caso” tutto italiano dello sviluppo, distorto, delle rinnovabili.

Nella nota trasmessa ai principali Ministri interessati (Finanze, Sviluppo economico, Ambiente, Beni culturali, Agricoltura, Turismo, Coesione territoriale) oltre al premier Monti, si richiama la preoccupazione per il vilipendio di valori territoriali tutt’ora in atto, a causa di errori disastrosi commessi in questi anni e che, invece di essere affrontato, rischia di essere aggravato senza contropartite.
Nella SEN (Strategia Energetica Nazionale), infatti, la soglia del 26,39% di rinnovabili elettriche programmato al 2020, e già oggi raggiunto, viene improvvisamente elevato al 36-38%.
In realtà un aumento “ingannevole” senza alcuna preventiva valutazione di carattere territoriale, ambientale, paesaggistica ed economica, che paradossalmente nasconde conseguenze negative anche per la stessa lotta ai gas serra.

“Da un lato – spiegano le Associazioni - tale aumento dell’obiettivo delle rinnovabili elettriche senza che sia posto alcun limite alle tecnologie, come l’eolico, determinerà il sacrificio su vasta scala di ulteriori, immensi territori fra i più belli e delicati del nostro Paese, per contribuire al raggiungimento, nel breve tempo di soli otto anni, di un incremento di ulteriori 10-12 punti percentuale di rinnovabile nel comparto elettrico, e per il quale non vi è alcun nuovo obbligo internazionale. Un ennesimo lucroso regalo a chi ha già occupato migliaia e migliaia di ettari con piantagioni eoliche o distese di pannelli fotovoltaici e che, anzi, dovrebbe essere tassato in ragione di rendite sproporzionate.
“Dall’altro – proseguono - un contesto economico e finanziario durissimo, pagato ogni giorno da milioni di italiani in difficoltà. Dovrebbero quindi essere tagliati gli sprechi nel settore e dovrebbero essere favorite politiche che permettano maggiori riduzioni dei gas serra e portino anche vantaggi sociali, come il sostegno ai trasporti pubblici (colpiti invece da tagli di risorse) o agli impianti solari e fotovoltaici sui tetti degli stabili condominiali o delle aziende agricole, con indirette integrazioni al reddito delle famiglie, o, ancora, un imprescindibile sostegno ai nostri ricercatori dirottando una più dignitosa frazione del fiume di incentivi all’innovazione tecnologica di tutto il settore delle rinnovabili.
“Invece con questa Strategia energetica – che, al già abnorme importo di 9 miliardi spesi nel 2011 come incentivi alle rinnovabili elettriche, da quest’anno prevede l’aumento di altri 3,5 miliardi, per un totale di ben 12,5 miliardi di euro all’anno protratti per 20 anni - si predispongono pesanti aggravi di spese a danno di famiglie, consumatori e imprese italiane, perseguendo risultati di contenimento delle emissioni più modesti rispetto alle alternative possibili”.

La stessa SEN afferma che, come percentuale sui consumi totali, il calore (riscaldamento e raffrescamento) “rappresenta la quota più importante, pari a circa il 45% del totale, seguito da quello dei trasporti, con poco più del 30% e infine da quelli elettrici.”

Le Associazioni ricordano che la crescita degli obiettivi di riduzione dei gas serra deve essere perseguita con convinzione ma rispettando la capacità produttiva delle stesse rinnovabili, la sostenibilità ambientale e in relazione alle possibilità offerte dal nostro territorio, che rappresenta un bene limitato, prezioso, irrinunciabile.

Nel campo delle rinnovabili elettriche un’ulteriore crescita è ammissibile, moderatamente, attraverso tecnologie come il fotovoltaico, capaci di integrarsi nei tessuti già urbanizzati o occupati da infrastrutture ma privi di significato storico e architettonico, di cui l’Italia purtroppo abbonda con centinaia di migliaia di ettari.

5 novembre 2012

Per le associazioni:
Ufficio stampa LIPU