venerdì 7 maggio 2010

Venti di mafia


Sul Numero 18 Anno 2010 de l'ESPRESSO

Il business dell'eolico. Il ricco bottino dei fondi pubblici. Nel mirino di imprenditori legati alle cosche. E di faccendieri. In Sardegna è partito l'assalto all'industria dell'energia pulita.

di Fabrizio Gatti

Ci siamo giocati anche la Sardegna. Stanno cadendo uno dopo l'altro gli ultimi territori liberi dalla mafia. Gli interessi di imprenditori in contatto con gli uomini di Cosa nostra sono arrivati fin qui, nel cuore più antico dell'autonomismo.

Da queste parti gli amici degli amici non sparano. Vengono armati di mappe meteorologiche, anemometri e soldi. Montagne di calcare e granito rosso, di pascoli e sughereti sono state sventrate per innalzare eliche e torri. Ovunque. L'entroterra incontaminato dell'isola non sarà più lo stesso che abbiamo visto o sentito raccontare. L'energia eolica regala elettricità pulita in tutto il mondo. Non nell'Italia del malaffare certificato. Bastano 10 mila euro per conquistare il diritto a demolire il paesaggio. È il capitale necessario per costituire una piccola srl. E per accaparrarsi poi le concessioni e i milioni di finanziamento pubblico.

Si possono vedere all'opera a Cagliari amministratori di società che a Napoli si occupano di noleggio di pedalò: in fondo si tratta sempre di fonti alternative. Oppure capita di inciampare nelle aziende del capitalismo nazionale. E scoprire che l'ex socio che ha aperto la via del vento ai fratelli Gianmarco e Massimo Moratti è stato condannato il 9 marzo a Palermo per corruzione. Con l'aggravante di avere favorito proprio Cosa nostra. Si chiama Luigi Franzinelli, 66 anni: ha disseminato l'Italia di pale e piloni.

Bisogna percorrere le coste e i crinali esposti al maestrale. Dalla provincia di Cagliari a quella di Sassari. Non si incontrano soltanto burattinai che portano in Sicilia. Si finisce in mezzo all'ultimissima inchiesta avviata dalla Procura di Roma su affari e politica.

Al centro degli accertamenti per corruzione ci sono le attività di
Ignazio Farris, direttore generale dell'Agenzia regionale sarda per la protezione dell'ambiente, nominato il 6 agosto 2009 dalla giunta di centrodestra di Ugo Cappellacci. E c'è il lavoro dell'ex assessore ai Servizi sociali della provincia di Cagliari, Pinello Cossu (Udc). L'indagine porta al progetto per un parco eolico nella zona industriale di Cagliari e coinvolge pure l'ex assessore socialista al Comune di Napoli, Arcangelo Martino, l'imprenditore che ha raccontato al 'Corriere della Sera' di avere presentato Silvio Berlusconi a Benedetto Letizia, padre di Noemi, l'amica allora minorenne del presidente del Consiglio.

E ancora altri nomi: il magistrato Pasquale Lombardi e Flavio Carboni, 78 anni, il famoso faccendiere che in Sardegna ha venduto Villa Certosa a Berlusconi. E che da decenni si muove nelle ombre italiane, fuori e dentro i processi: dalla bancarotta del Banco Ambrosiano all'omicidio di Roberto Calvi, ai legami con i boss della banda della Magliana. Secondo le notizie trapelate, Lombardi e Carboni parlano più volte al telefono dei loro interessi sardi, dei contatti con il senatore Marcello Dell'Utri, sotto processo per mafia a Palermo, e del coordinatore del Pdl, Denis Verdini, già sotto inchiesta a Firenze per gli appalti della Protezione civile. La corsa italiana alle energie alternative al petrolio è soltanto all'inizio. Ed è facile immaginare cosa si rischia con i progetti per il nucleare. Perché proprio in Sardegna, per la sua tranquillità sismica, si prevede la costruzione di una o più centrali.

L'ex socio del gruppo Moratti in contatto con la mafia verde ha combattuto anni per trasformare lo splendido altopiano che separa Ulassai da Perdasdefogu, nella provincia dell'Ogliastra. Il risultato del lavoro di Luigi Franzinelli sono le gigantesche eliche piazzate dappertutto lungo la strada provinciale 13. E altre sorgeranno ancora. È il più grande parco eolico con 48 generatori su un totale previsto di 96. Quando la nebbia primaverile si dirada, da qui si vede il mare che bagna Arbatax, sulla costa orientale. Ulassai è un paese di 1.500 abitanti appeso alle nuvole. Una meta che grazie a Internet richiama speleologi e arrampicatori dal Nord Europa per le grotte e le pareti di calcare a picco sulle case. Perdasdefogu, 2.300 abitanti, è invece famosa per il vicino poligono sperimentale interforze di Salto di Quirra e per gli allarmi dopo l'esplosione di bombe e missili con uranio impoverito. Tra i due paesi, 27 chilometri di pascoli. Prima dell'arrivo da queste parti di Franzinelli c'erano soltanto secoli di pastorizia e giornate di vento impetuoso.

L'imprenditore viene condannato in primo grado poco più di un mese fa dal giudice di Palermo, Daniela Troja. Due anni con rito abbreviato: corruzione, aggravata dall'avere agevolato Cosa nostra. Il processo riguarda la costruzione del parco eolico intorno a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. Secondo l'accusa, i boss hanno scelto e favorito la società Sud wind di Franzinelli. In cambio di tangenti versate a un esponente locale di Forza Italia, candidato alle Regionali del 2006. Condannato a un anno e 10 mesi anche uno dei soci, Antonio Aquara, 52 anni, salernitano di Ottati. Otto anni e quattro mesi per associazione mafiosa invece a Giovan Battista Agate, 68 anni, fratello del boss massone Mariano. A processo, funzionari del Comune di Mazara e imprenditori vicini al capo dei capi, Matteo Messina Denaro.

Luigi Franzinelli è accusato di reati commessi tra il 2004 e il 2007. Quello che sfugge alle cronache giudiziarie è che proprio in quegli anni Franzinelli e alcuni suoi familiari sono in affari con Corrado Costanzo, l'attuale direttore finanziario della Saras di Cagliari, il gruppo petrolifero dei fratelli Moratti. Insieme si occupano della realizzazione del parco eolico di Ulassai per conto della Saras. Né i Moratti né Costanzo, come risulta dall'inchiesta, erano al corrente dell'attività in Sicilia dell'ex socio finito nei guai per avere aiutato la mafia. E dal 2008 hanno interrotto ogni rapporto con l'imprenditore e con i suoi familiari.

Quello di Franzinelli è il classico identikit dello 'sviluppatore': una figura tutta italiana nell'affare delle energie alternative. Lo sviluppatore è come un incursore: fonda o amministra società a responsabilità limitata da 10 mila euro, si accaparra i terreni, convince i Comuni, spiana la strada ai progetti, ottiene le concessioni e alla fine cede la società o l'attività alle grandi imprese che gestiranno i generatori e venderanno l'elettricità al gestore del servizio elettrico nazionale. Una sorta di testa di legno. E come per le più misteriose teste di legno, il passato non è custodito in Sicilia ma al Nord. Franzinelli è nato in provincia di Trento, a Molina di Ledro. Prima di diventare imprenditore dell'energia, si fa notare come segretario della Cgil in Trentino.

Negli atti dell'inchiesta sulla mafia di Mazara oltre alla Sud wind, che non ha nessun legame con il gruppo Saras dei Moratti, si accenna al suo ruolo di amministratore delegato nella Sarvent di Cagliari. Questa è una srl da 10 mila euro costituita il 14 giugno 2001 da Franzinelli e da Antonio Aquara, il socio condannato con lui a Palermo. Nel 2002 parte delle quote vengono vendute alla Ensar srl, la società elettrica dei Moratti. E poco dopo, a un'altra società del gruppo Saras, la Sardeolica nella quale Franzinelli viene nominato amministratore delegato e Aquara consigliere, accanto al presidente Corrado Costanzo. Nel 2003 la Sarvent viene incorporata nella Sardeolica e scompare. E a fine 2004 Franzinelli e Aquara escono dal consiglio di amministrazione. Nello stesso periodo però il gruppo dei Moratti costituisce a Cagliari con Luigi Franzinelli e i suoi familiari una società di progettazione nel settore eolico, la Nova Eolica srl, passata nel 2008 sotto il controllo totale del gruppo Saras. L'uscita dei Franzinelli avviene proprio mentre l'imprenditore trentino è sotto inchiesta per i rapporti con la mafia.

Alla fine del balletto di quote e cariche, la concessione sul terreno comunale del parco eolico di Ulassai, finanziato dal fondo europeo di sviluppo per un totale di 2.900 ettari, rimane alla Sardeolica. Nel bilancio 2008 la società dichiara un giro d'affari di 23 milioni e 800 mila euro grazie all'elettricità ricavata dal vento e una produzione in grado di soddisfare il fabbisogno di 160 mila famiglie. Il Comune di Ulassai, per la concessione, incassa ogni anno da Sardeolica 761mila euro. Il progetto ha creato 20 posti di lavoro. Ma le famiglie e le imprese del paese non hanno nessuna agevolazione sui consumi elettrici.

Da quando l'alleanza trasversale centrodestra-centrosinistra ha bocciato il piano paesaggistico e due anni fa ha provocato le dimissioni del governatore Renato Soru, gli 'sviluppatori' investono ovunque. Cercano accordi direttamente con i Comuni a caccia di soldi e posti di lavoro o con le altre amministrazioni locali. Così ha fatto nei mesi scorsi Stefano Rizzi, 48 anni, genovese residente a Montecarlo. È l'amministratore unico di una società con capitale in Lussemburgo, la Is Arenas renewable energies, che vorrebbe costruire una piattaforma eolica proprio davanti alla spiaggia gioiello di Is Arenas, vicino a Oristano. Rizzi è anche socio in provincia di Bergamo di un'azienda del gruppo K. R. Energy di Milano, che nel 2008 a sua volta si è fusa con la Kaitech spa. Secondo un'interrogazione alla Camera presentata lo scorso ottobre dall'ex presidente della Regione Mauro Pili (Pdl), nelle casse della Kaitech sarebbero passati soldi del tesoro dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino. L'inchiesta della Procura di Palermo è del 2005. In quell'anno presidente del consiglio di amministrazione della Kaitech è Stefano Camilleri, sindaco di Palermo nel 1984 e dimissionario dopo appena 22 giorni.

Vento di mafia, di Fabrizio Gatti, "L'espresso" del 6 maggio 2010

giovedì 6 maggio 2010

Danneggiati alberi che ospitano falchi grillai ad Altamura

Sul sito http://www.altamuralife.it/magazine/notizie/danneggiati-ad-altamura-gli-alberi-che-ospitano-i-falchi-grillai/ abbiamo trovato questa notizia (una lettera al direttore) che rappresenta la testimonianza del disinteresse verso la conservazione e la tutela del Falco grillaio ad Altamura (Ba).
Al momento non sappiamo bene cosa sia successo ma se troveremo altre notizie le pubblicheremo.


REDAZIONE ALTAMURALIFE
Giovedì 6 Maggio 2010

Gentile Redazione di Altamura Life,
venerdì 30 aprile ho partecipato, assieme ai volontari della LIPU, al censimento della popolazione dei Falchi grillai (Falco naumanni) nel centro di Altamura. In questa occasione, ho appreso dai volontari che sono stati irrimediabilmente danneggiati degli alberi-dormitorio storici di questa specie, protetta dalla Direttiva "Habitat" (92/43/CEE) e dalla Direttiva "Uccelli" (79/409/CEE). Questi rapaci tutti gli anni tornano, nelle ore notturne, a rifugiarsi sugli stessi alberi e se non trovano più i posatoi abituali restano disorientati. In particolare, si fa riferimento ai grossi pini che si trovano nel giardino dell'Hotel Svevia (via Matera) su cui si rifugiavano centinaia di esemplari. Gli alberi sono stati irrimediabilmente "capitozzati": la parte alta della chioma è stata tagliata del tutto e le conifere non sono più in grado di ricostituirla a differenza di altri alberi. A mio parere questo intervento non sembra neanche giustificabile con ragioni di sicurezza statica degli alberi e comunque sarebbe potuto essere praticato in maniera più accorta, alleggerendo la chioma nelle parti più basse e non distruggendola completamente. Un altro grosso esemplare di pino, dormitorio storico dei Grillai, è stato abbattuto nel giardino dell'ospedale Umberto I di Altamura per scongiurare paventati rischi igienico-sanitari, a mio parere inconsistenti.

Tutto ciò è avvenuto nonostante il Regolamento Regionale del 22 dicembre 2008, n. 28, all'articolo 5 comma 1 lett. x) vieti in tutte le ZPS (Zone a Protezione Speciale) il "taglio di alberi in cui sia accertata la presenza di nidi e dormitori di specie d'interesse comunitario".

Come è possibile che l'Amministrazione Comunale, la Provincia, il Parco Nazionale dell'Alta Murgia o il Corpo Forestale dello Stato non siano intervenuti in alcun modo? Nonostante la dedizione della LIPU, che cerca continuamente di scongiurare questi scempi, prevale l'assoluta incoscienza di alcuni che ritengono il Falco grillaio "fastidioso" a causa dei suoi escrementi. L'inerzia degli Enti interessati ed il solito "rimpallo" di competenze vengono giustificati con un vuoto normativo del regolamento succitato che, pur vietando il danneggiamento degli alberi-dormitorio, non prevede nessun tipo di sanzione amministrativa specifica. Inoltre, presso gli Enti competenti non esiste nessuna mappatura o elenco degli alberi-dormitorio. Quello di realizzare un censimento di questi ultimi è un progetto che la LIPU vuole portare a termine al fine di "stimolare" le istituzioni interessate ad una tutela più attenta e attiva, nella speranza di una modifica del regolamento di protezione del Falco grillaio che preveda la definizione di un regime sanzionatorio.

Spero vogliate pubblicare questa lettera al fine di destare l'attenzione su di uno scempio che è restato per troppo tempo inosservato e che merita l'attenzione sia della cittadinanza che della politica.


Mariaelena Perrucci (Dott.ssa Forestale)

martedì 4 maggio 2010

Avvistato nel Parco dei Nebrodi (Sicilia) un avvoltoio grifone inanellato in Francia.

L’Ente Parco dei Nebrodi ha in corso dal 1998 un progetto di reintroduzione dell’avvoltoio grifone (Gyps fulvus), specie estintasi in Sicilia negli anni ’60 del XX secolo. Attualmente la colonia di questi avvoltoi consta di circa 40 individui, formata da esemplari importati dalla Spagna muniti di anello marker di colore azzurro con codice individuale bianco e da individui non inanellati, nati nei Nebrodi o arrivati per dispersione da altre regioni, che si sono insediati presso le Rocche del Crasto, l’area montuosa compresa fra i paesi di Alcara Li Fusi, San Marco D’Alunzio, Militello Rosmarino e Longi. Questi grifoni si sono riprodotti ogni anno a partire dal 2005.
Ad Alcara Li Fusi in data 15-aprile 2010 è stato avvistato dallo scrivente un grifone proveniente dalla Francia, che è rimasto anche nei giorni successivi; l’avvistamento è avvenuto mentre l’avvoltoio era intento a cibarsi, insieme ad altri grifoni, presso il punto d’alimentazione per uccelli necrofagi realizzato dall’Ente Parco in contrada Grazia. È stato possibile distinguerlo dagli altri avvoltoi della colonia, grazie all’anello marker di colore bianco con il codice individuale DRF. La provenienza francese è stata confermata dallo zoologo francese Jean Pierre Choisy; l’animale era stato inanellato nel nido nel 2009 nel Parco Naturale Regionale di Vercors.
Anche i grifoni della colonia dei Nebrodi compiono lunghi spostamenti fuori dalla Sicilia; diverse volte, gruppi di individui sono stati osservati mentre attraversano lo Stretto di Messina; nel maggio 2008, l’individuo identificato con il codice alfanumerico G76 fu rinvenuto debilitato in Calabria in Aspromonte, recuperato e successivamente nuovamente rilasciato nei Nebrodi; un altro individuo, S27, fu avvistato nel giugno 2008 a Verdon nelle prealpi francesi.
Questi spostamenti dimostrano la connessione esistente fra la popolazione siciliana e quella di altre regioni, anche d’oltralpe.

Dottor Antonio Spinnato
Consulente progetti faunistici Ente Parco dei Nebrodi

venerdì 30 aprile 2010

Documentario sul Falco grillaio premiato nel Parco del Delta del Po

Grande successo del documentario sul Falco grillaio “Ali sopra la Murgia” girato a Matera lo scorso anno. La regista Olivella Foresta dopo la messa in onda del filmato durante la trasmissione di RAI 3 Geo & Geo del 23 marzo scorso ha partecipato all’edizione 2010 del Concorso Festival del Documentario Naturalistico organizzato durante la Fiera Internazionale del Birdwatching e del Turismo Naturalistico a Comacchio, nel Parco Regionale del Delta del Po Emilia Romagna. Martedì scorso si è appreso che questo filmato è tra quelli premiati al prestigioso concorso confermando come il connubio tra natura e turismo in Basilicata, veicolato da belle immagini, è stato particolarmente apprezzato dalla giuria del concorso.
Il documentario, girato tra Matera e Montescaglioso durante la primavera e l’estate scorsi, ha visto tra i più assidui collaboratori anche gli operatori del Centro Recupero Rapaci della Riserva di San Giuliano. Il responsabile del Centro Matteo Visceglia dichiara:

“Quando Olivella Foresta ha iniziato a raccogliere le prime immagini per il documentario non immaginava ancora la bellezza e il fascino che regala questo piccolo falco nel suo habitat naturale, diviso tra campi coltivati, le steppe della murgia e le case del centro storico. Dopo le tante riprese effettuate ha manifestato grande apprezzamento per la bellezza dei nostri luoghi. Il Centro Recupero Provinciale della Riserva di San Giuliano, considerata la tematica, ha collaborato tantissimo e fatto il possibile affinché si potesse registrare e documentare ogni piccolo dettaglio capace di evidenziare quanto affascinante e allo stesso tempo vulnerabile è la vita del falco grillaio che vive a Matera e Montescaglioso, centri in cui si sono registrate le riprese. Ma non ci siamo limitati solo agli aspetti emotivi ed estetici; abbiamo anche voluto mettere in evidenza, accompagnando e aiutando la troupe giorno per giorno, anche alcune delle iniziative che sono state realizzate in questi anni per tutelare questa specie rara al mondo. Le azioni messe in campo dal Progetto Comunitario LIFE Natura “Rapaci Lucani” sono servite moltissimo a far conoscere anche a livello nazionale le problematiche della specie ma ora occorre che la Provincia di Matera, beneficiaria per 4 anni del Progetto, continui a garantire la prosecuzione delle varie attività di recupero, tutela e conservazione del grillaio e delle altre specie minacciate come il capovaccaio, il lanario ed il nibbio reale. Dobbiamo convincerci che la bellezza e il fascino del nostro territorio sono certamente più forti e nitidi sul piano turistico quando riusciamo a proteggere e valorizzare nella maniera corretta e responsabile i maggiori protagonisti della biodiversità locale. Oggi il turismo mondiale va in questa direzione e il successo alla Fiera Internazionale del Turismo Naturalistico lo conferma. Un grazie a nome del Centro Rapaci ad Olivella Foresta che con la sua bravura e la sua grande sensibilità ha saputo tradurre in eloquenti immagini tutto il fascino di un nostro compagno di viaggio che condivide con noi i benefici della protezione di un territorio ancora vivibile ma anche i problemi dell’habitat naturale che piano piano tende a trasformarsi”

La proiezione e premiazione del documentario avverrà sabato 1 maggio a Comacchio (Ferrara) presso la Sala Polivalente di Palazzo Bellini.


Olivella Foresta durante le riprese


Riprese presso l'Abbazia di Montescaglioso


Un falco grillaio affacciato sul nido

giovedì 29 aprile 2010

“Rapaci oltre i confini”

Prima giornata di monitoraggio e studio dei rapaci nel comprensorio Monti della Duchessa – Valle di Malito – Monte Fratta – Maglia Cupa – Valle del Rio Torto – Valle Ruella.


Si è svolta sabato 27 marzo la prima giornata di monitoraggio e studio dei rapaci nel comprensorio Monti della Duchessa – Valle di Malito – Monte Fratta – Maglia Cupa – Valle del Rio Torto – Valle Ruella, a cavallo tra la provincia di Rieti e dell’Aquila, organizzata dall’Associazione ALTURA (Associazione per la Tutela degli Uccelli Rapaci e dei loro Ambienti) in collaborazione con la Riserva Naturale “Montagne della Riserva” ed il GNR (Gruppo Naturalisti Rosciolo). Alla giornata hanno partecipato, oltre il personale della Riserva Naturale, 18 volontari ornitologi della SROPU (Stazione Romana per l'Osservazione e Protezione Uccelli), del Gruppo Ornitologico Snowfinch (Gruppo osservazione del Friguello Alpino), di EBN Italia (sito amatoriale del birdwatching italiano) oltre ad appassionati e fotografi naturalisti.

Si è coperta una superficie di circa 9000 ettari con 12 postazioni diverse e sono state effettuate alcune centinaia di osservazioni, tra le quali spiccano gli avvistamenti di aquila reale (Aquila crysaetus), grifone (Gyps fulvus), falco di palude (Circus aeruginosus), falco pellegrino (Falco peregrinus), astore (Accipiter gentilis), sparviere (Accipiter nisus), picchio rosso minore (Picoides minor) e gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax).
Obiettivo della giornata di monitoraggio è stato quello di definire quanto più possibile gli spostamenti della aquila reale nel comprensorio in esame e di acquisire il maggior numero di dati riguardo la presenza specie inserite nell’allegato I della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli”.

La giornata è stata un buon esempio di collaborazione tra Istituzioni Pubbliche e Associazioni di settore, svolta alla conoscenza della biodiversità ornitologica in un territorio ad alto valore naturalistico e conservazionistico qual è il comprensorio Monti della Duchessa – Alto Cicolano.
Visto il buon successo di questa prima giornata si pensa già ad una seconda edizione il prossimo anno.

Dott. Daniele Valfrè - ALTURA

Foto: Daniele Valfrè


Foto: Daniele Valfrè

Nuovo impianto eolico a Tornimparte (AQ)

Il 15 aprile scorso è stato presentato all’ufficio Valutazione Impatto Ambientale della Regione Abruzzo, il progetto per un parco eolico industriale proposto dalla società F.E.R.A. s.r.l. nel Comune di Tornimparte in provincia dell’Aquila.

Il progetto prevede la l’installazione di 12 aerogeneratori da 3.3 MW, con altezza totale di circa 150 metri, posti tra i 1400 ed i1800 metri di altitudine. Sono previsti inoltre oltre 15 km di nuove strade, tra adeguamento di mulattiere esistenti e tracciati ex-novo.
L’area in oggetto è situata a brevissima distanza dalla Riserva Naturale Regionale “Montagne della Duchessa” e dalla IBA 114 “Sirente, Velino e Montagne della Duchessa” ed è estremamente interessante dal punto di vista conservazionistico e naturalistico.

Oltre ad una flora particolarmente pregiata e ricca di endemismi l’area vede la presenza di una ricca avifauna quale l’Aquila reale (Aquila crysaetus), il Grifone (Gyps fulvus), la Coturnice (Alectoris greca), il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), il Lanario (Falco biarmicus), il Pellegrino (Falco peregrinus), il Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax) e il Picchio dorsobianco (Picoides leocotus). Inoltre in tempi recentissimi è stata accertata la presenza non occasionale dell’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus).
Da un recente studio naturalistico nell’adiacente Valle di Malito sono stati pure rilevati due rari chirotteri legati ai boschi maturi e alle cavità carsiche, il barbastello (Barbastella barbastellus) e il miniottero di Schreiber (Miniopterus schreibersii).

Questo impianto eolico è solo uno dei circa 20 previsti in provincia dell’Aquila, considerando le numerose paline anemometriche appena installate, e le procedure VIA in corso o approvate. Sempre in Comune di Tornimparte è previsto un impianto gemello con 16 aerogeneratori.

Come previsto dall’articolo 24, comma 4 del D.lvo 4/2008 è possibile presentare alla Regione Abruzzo (Ufficio VIA) osservazioni motivate al progetto in essere entro 60 giorni dalla pubblicazione (scadenza 14 giugno 2010).

Daniele Valfrè - ALTURA

Rinnovabili: BASTA ipocrisie, BASTA milioni di euro alla speculazione!

Il FarWest energetico continua a ipotecare migliaia di ettari di territorio senza alcuna sostenibilità ambientale. La LIPU rilancia le verità oscurate.

Non basta partire da giusti principi e poi promuovere acriticamente le fonti energetiche rinnovabili. L’abuso vergognoso e speculativo sta umiliando l’urbanistica e perfino la geografia del Paese con l’ausilio dei più vecchi metodi speculativi.
Un liberismo sfrenato, promosso con la falsa copertina della “ecocompatibilità”, sta compromettendo e mettendo a repentaglio risorse territoriali di inestimabile valore: Biodiversità, Assetto Urbanistico, Paesaggi, Identità culturali, Storia, Archeologia…. E non sono da trascurare deprecabili fenomeni di condizionamento delle fragili democrazie nelle piccole comunità, in svendita per fare cassa. Cosi come lo “strozzinaggio” ai danni dell’agricoltura, ostaggio della crisi e quindi costretta a concedere larghe opzioni d’uso dei terreni a queste industrializzazioni camuffate.
La LIPU pugliese da anni lancia l’allarme, avendo seguito con interesse il fenomeno e la assoluta aggressività con cui si è manifestato nel Mezzogiorno, attenzionando centinaia di progetti. Ma i media nazionali non sembrano avere lo stesso coraggio, né una qualsivoglia capacità (o volontà !) di giornalismo di inchiesta che dovrebbe fare oggettiva luce per il bene collettivo e per la stessa qualità d’informazione.
Studi ambientali generalmente superficiali, valutazioni scandalosamente disinvolte degli Enti preposti, regole farsa, minacce di ricorsi, cumuli di progetti a cui dare riscontri: situazioni indecenti, vergognose che meriterebbero ben altre attenzioni da parte di Amministratori deputati al (corretto) governo del territorio e dei politici di turno.
Invece, stanno per approdare in conferenza Stato - Regioni le, pur gravemente tardive, Linee Guida nazionali per le Autorizzazioni di impianti energetici da fonte rinnovabile.
Non si stabilisce alcun obbligo di tutela in capo alle Regioni, non si tiene in alcun conto della moltitudine di pareri ambientali positivi già espressi per migliaia di macchine eoliche, non si argina la pericolosa e incontrollata deriva di impianti da 1MW, solo per citare alcuni aspetti. Insomma, un provvedimento che ha il sapore di una legittimazione al disastro ambientale piuttosto che un orientamento a “salvare il salvabile”.
Sull’eolico, un dato tanto oggettivo quanto occultato basta a rendere il senso del VERO stato dell’arte inquadrato su vasta scala dalla LIPU con l’ausilio di numerose realtà locali: considerando non solo impianti realizzati e in esercizio (che non è poco), ma tutti quelli con pareri ambientali già espressi e quindi prossimi ad essere realizzati, la Nazione è silenziosamente ipotecata da oltre 11.000 MW di capacità eolica (*), in gran parte concentrati nel Mezzogiorno ma con un “contagio” che sta massicciamente interessando tutto Paese ! Dato ancora più scandaloso se si pensa che il “position paper” dello Stato Italiano ne prevede 10.000 (più 2000 off-shore) !!!!
Dati abilmente oscurati, quindi, per nulla gestiti dalle istituzioni (Governo e Regioni) e men che meno analizzati dai media. Hanno cosi facile gioco i ricatti e i lamenti della stessa lobby per rivendicare, ingiustamente, una scarsa penetrazione dell’eolico in Italia e un conseguente ampliamento del banchetto finanziario -speculativo.
Dati desolanti, conseguiti senza alcun dibattito preventivo o qualsivoglia forma di pianificazione o valutazione seria e multidisciplinare su ampia scala, nemmeno quando previsto per legge, e che basterebbero a ricercare con forza un momento di riflessione e di stop a questa vera e propria aggressione.
Enormi estensioni fotovoltaiche sugli ecosistemi agrari, invece, sono l’ennesimo insulto all’uso intelligente del territorio, fratturato e frammentato nella sua omogeneità con tutte le conseguenze immaginabili e con una esponenziale impennata alla deleteria dinamica di consumo di territorio. Anche un bambino capirebbe che tali insediamenti industriali possono costituire l’eccezione; la regola dovrebbe imporre lo sfruttamento di coperture e di aree già compromesse. Come pure in diversi casi (spontanei) si è avuto lodevole esempio. Basti ricordare l’impianto integrato su tetto più grande d’Italia, realizzato ad Altamura (Ba) su un capannone industriale !

Le fonti rinnovabili devono servire a salvare il pianeta. Non possono continuare ad essere il “cavallo di troia” per ulteriori deturpamenti territoriali, per di più plurisovvenzionati con incentivi pubblici, i più alti d’Europa e forse del mondo.
Non è più accettabile la retorica comunicativa di cui per anni ha beneficiato la speculazione eolica, e oggi anche quella del fotovoltaico : o sei con le rinnovabili (comunque e dovunque) o sei per il nucleare e le fonti fossili.

Esiste una terza via: la VERITA’ dei FATTI, oggettiva e soprattutto scevra da interessi.
Con queste verità, la LIPU pugliese rinnova con forza la vertenza e il suo impegno di denuncia delle aggressioni e degli usi sconsiderati del territorio rurale, oscenamente declassato a mero ricettacolo di invasive centrali eoliche e assurde distese fotovoltaiche.
Sulle rinnovabili vi è un approccio qualunquista con una devastazione del territorio in cambio di denaro, e allora BASTA milioni di euro di incentivi a queste speculazioni! BASTA ulteriori aberrazioni ambientali!
Governo e Regioni, a cominciare da quella Pugliese, non rimangano a guardare di fronte alla macelleria urbanistica che si sta consumando in completa anarchia ! Ne prendano oggettivamente atto e alla prossima conferenza Stato – Regioni corrano ai ripari.

Puglia, 28.04.2010 LIPU - delegazione Puglia


(*) Nota: La potenza in MW esprime la potenza massima istantanea (o di targa) che un impianto è in grado di sviluppare in condizioni ottimali di funzionamento, cosa ben diversa dalla energia prodotta che invece dipende dall’effettivo regime di funzionamento dell’impianto.