In ogni nazione i parchi nazionali sono il simbolo delle politiche di conservazione e di sviluppo sostenibile..
In tutto il mondo i parchi nazionali rappresentano i più importanti serbatoi di biodiversità.
In tutto il mondo cresce il numero dei parchi nazionali nella convinzione sempre più diffusa dell’importanza del loro ruolo e della loro missione.
Da circa un secolo donne e uomini in tutta Italia si adoperano per istituire, vitalizzare, sostenere i parchi nazionali. Questa azione ha conseguito risultati straordinari: oggi 23 parchi nazionali gestiscono e tutelano il 5% del territorio nazionale; si è sviluppato un movimento di operatori, di studiosi, di gestori, di associazioni che per professionalità e spirito collaborativo rappresentano una grande ricchezza per tutto il paese; si sono attivati nuovi e crescenti flussi turistici anche internazionali; si sono diffuse metodologie originali ed efficaci di formazione delle giovani generazioni. I riconoscimenti che provengono da tutto il mondo testimoniano l’importanza del sistema italiano dei parchi nazionali.
Malgrado gli scarsissimi finanziamenti - che negli ultimi anni si sono progressivamente ridotti proprio mentre è cresciuto il numero dei parchi nazionali - questi risultati si sono potuti ottenere grazie alla passione, all’abnegazione, alla capacità innovativa di quel movimento.
Ma l’attuale manovra finanziaria del Governo dimezza d’un solo colpo il contributo statale all’insieme dei parchi nazionali portandolo da 50 milioni di euro a 25 milioni, cioè al costo di un solo km della inutile e devastante autostrada romea (Mestre-Orte) attualmente al vaglio della Commissione VIA!
Così nell’anno internazionale della biodiversità, mentre il Ministro dell’Ambiente sottolinea ufficialmente il ruolo fondamentale che i parchi svolgono per la tutela della biodiversità, il Governo, di cui quel Ministro fa parte, li paralizza, anzi li strangola: con un finanziamento ordinario medio di appena un milione di euro a testa i parchi nazionali non potranno far fronte alle spese obbligatorie, neanche a quelle per il personale, e sarà loro precluso l’accesso alle risorse aggiuntive e in particolare ai fondi comunitari.
La volontà sembra quella di eliminare chi strenuamente difende e sostiene la natura e il territorio.
La misura è scandalosa e ha un solo precedente negli anni trenta, quando il fascismo, nella sua furia iconoclasta, precipitò i quattro parchi nazionali storici in una lunga e paralizzante crisi.
Ma oggi il fatto è ancora più grave perché i parchi nazionali sono assai più numerosi e perchè la scelta del Governo assume una dimensione che non riguarda solo il nostro Paese: la conservazione della natura e del paesaggio è percepita come valore universale, la tutela della biodiversità non si arresta ai confini nazionali.
Noi,
che da anni siamo impegnati sul fronte dei parchi,
che operiamo quotidianamente nella gestione di essi,
che amiamo i parchi e ne siamo fruitori,
denunciamo la drammatica situazione in cui i parchi nazionali italiani vengono ridotti a causa di scelte sciagurate,
ci impegniamo a rappresentare questa situazione in tutte le sedi opportune, nazionali e internazionali,
esigiamo che i parchi nazionali in Italia continuino a vivere, a rafforzarsi, a svolgere la propria insostituibile e splendida missione.
16.7.2010
Per adesioni: graziani@unimc.it
lunedì 19 luglio 2010
sabato 17 luglio 2010
Taglio ai finanziamenti ai Parchi
Riportiamo l'appello di Alessandro Rossetti a partecipare ad un sit-in il 23 luglio a Roma, con modalità in corso di definizione, a sostegno dei parchi nazionali.
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Cari amici,
le martoriate vivende delle aree protette nazionali, che si trascinano ormai da diversi anni, sembrano ormai essere giunte ad un triste epilogo: la manovra approvata ieri in Senato prevede, infatti, il taglio del 50% dei contributi ordinari agli enti vigilati dai ministeri e, quindi, anche a tutte le aree protette nazionali (Riserve, Parchi Nazionali e Aree marine protette). Il dimezzamento dei finanziamenti comprometterà totalmente il funzionamento di enti che operano già con scarsissime risorse, umane e finanziarie. Né avrebbe senso, come viene ventilato, rendere i parchi economicamente autosufficienti: ciò non avviene nemmeno per la Cappella Sistina o gli Uffizi (per non dire del Parco dello Yellowstone).
Tutte le riserve e i parchi nazionali costano oggi, infatti, appena un caffè all'anno per ogni italiano. Un costo irrisorio quindi ma che, non senza problemi, consente di attuare fondamentali politiche, anche comunitarie, di conservazione e sviluppo sostenibile nei luoghi di maggior pregio ambientale d'Italia. Non una spesa passiva, quindi, bensì un investimento in grado di generare un significativo indotto principalmente legato al turismo e di cofinanziare importanti progetti comunitari, facendo giungere cospicue somme di denaro nel nostro Paese.
I parchi esisteranno pertanto solo sulla carta oppure, come ha dichiarato il Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, si sarà costretti a chiuderne la metà per consentire agli altri di sopravvivere. Quali saranno, allora, le conseguenze?
La fauna, i boschi, il paesaggio, le coste e l'acqua nelle aree naturalisticamente più importanti d'Italia (si pensi a Stelvio, Dolomiti Bellunesi, Cilento, Gran Sasso, Abruzzo, Sibillini, Gran Paradiso, Foreste Casentinesi, Gargano, Arcipelago Toscano, Aspromonte e molte altre) saranno esposte al saccheggio di speculatori e potenti multinazionali, nonché di bracconieri ed ecomafie. Il turismo calerà. Numerosi animali già a rischio come l'orso bruno, il camoscio appenninico, la lontra e il capriolo italico, saranno molto più soggetti al rischio di estinzione. Si aprirebbero altre pesanti procedure di infrazione da parte dell'Unione Europea.
Nelle ultime settimane c'è stata una mobilitazione delle associazioni e di singoli parchi, ma non è stato sufficiente: il Ministro, nonostante le rassicurazioni anche a mezzo stampa, non è riuscita a far modificare la manovra di "solidarietà e responsabilità", come l'ha definita ieri Tremonti, che, proprio nell'Anno internazionale per la Biodiversità, cancella di fatto anche i parchi nazionali.
L'Associazione "394" del personale delle aree protette (http://www.associazione394.it) ha deciso di testimoniare questo momento gravissimo per i parchi nazionali con un sit-in/presidio a ROMA VENERDI' 23 LUGLIO, con modalità in corso di definizione.
CERCATE DI ESSERE PRESENTI, ADERITE e date la vostra disponibilità rispondendo a questa mail e diffondendola
Vi informerò del programma a breve
Grazie
Alessandro Rossetti
339/5662185
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Cari amici,
le martoriate vivende delle aree protette nazionali, che si trascinano ormai da diversi anni, sembrano ormai essere giunte ad un triste epilogo: la manovra approvata ieri in Senato prevede, infatti, il taglio del 50% dei contributi ordinari agli enti vigilati dai ministeri e, quindi, anche a tutte le aree protette nazionali (Riserve, Parchi Nazionali e Aree marine protette). Il dimezzamento dei finanziamenti comprometterà totalmente il funzionamento di enti che operano già con scarsissime risorse, umane e finanziarie. Né avrebbe senso, come viene ventilato, rendere i parchi economicamente autosufficienti: ciò non avviene nemmeno per la Cappella Sistina o gli Uffizi (per non dire del Parco dello Yellowstone).
Tutte le riserve e i parchi nazionali costano oggi, infatti, appena un caffè all'anno per ogni italiano. Un costo irrisorio quindi ma che, non senza problemi, consente di attuare fondamentali politiche, anche comunitarie, di conservazione e sviluppo sostenibile nei luoghi di maggior pregio ambientale d'Italia. Non una spesa passiva, quindi, bensì un investimento in grado di generare un significativo indotto principalmente legato al turismo e di cofinanziare importanti progetti comunitari, facendo giungere cospicue somme di denaro nel nostro Paese.
I parchi esisteranno pertanto solo sulla carta oppure, come ha dichiarato il Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, si sarà costretti a chiuderne la metà per consentire agli altri di sopravvivere. Quali saranno, allora, le conseguenze?
La fauna, i boschi, il paesaggio, le coste e l'acqua nelle aree naturalisticamente più importanti d'Italia (si pensi a Stelvio, Dolomiti Bellunesi, Cilento, Gran Sasso, Abruzzo, Sibillini, Gran Paradiso, Foreste Casentinesi, Gargano, Arcipelago Toscano, Aspromonte e molte altre) saranno esposte al saccheggio di speculatori e potenti multinazionali, nonché di bracconieri ed ecomafie. Il turismo calerà. Numerosi animali già a rischio come l'orso bruno, il camoscio appenninico, la lontra e il capriolo italico, saranno molto più soggetti al rischio di estinzione. Si aprirebbero altre pesanti procedure di infrazione da parte dell'Unione Europea.
Nelle ultime settimane c'è stata una mobilitazione delle associazioni e di singoli parchi, ma non è stato sufficiente: il Ministro, nonostante le rassicurazioni anche a mezzo stampa, non è riuscita a far modificare la manovra di "solidarietà e responsabilità", come l'ha definita ieri Tremonti, che, proprio nell'Anno internazionale per la Biodiversità, cancella di fatto anche i parchi nazionali.
L'Associazione "394" del personale delle aree protette (http://www.associazione394.it) ha deciso di testimoniare questo momento gravissimo per i parchi nazionali con un sit-in/presidio a ROMA VENERDI' 23 LUGLIO, con modalità in corso di definizione.
CERCATE DI ESSERE PRESENTI, ADERITE e date la vostra disponibilità rispondendo a questa mail e diffondendola
Vi informerò del programma a breve
Grazie
Alessandro Rossetti
339/5662185
venerdì 2 luglio 2010
SCOPERTO TRAFFICO RAPACI IN VIA ESTINZIONE
ANIMALI: SCOPERTO TRAFFICO RAPACI IN VIA ESTINZIONE, 17 INDAGATI
(ASCA) - Roma, 1 lug - Aquile del Bonelli, gipeti, aquile reali, falchi lanari e pellegrini, capovaccai (i famosi avvoltoi egiziani) e cicogne nere: sono questi i rapaci sequestrati dal Corpo forestale dello Stato nell'ambito di una vasta operazione che ha smascherato e bloccato un traffico illegale di animali protetti esteso a diverse regioni d'Italia e ad alcuni Paesi Europei.
I 45 esemplari finora sequestrati, appartenenti a specie rare e a rischio di estinzione, erano stati sottratti nei mesi scorsi dai loro habitat naturali e immessi sul mercato clandestino accompagnati da false certificazioni CITES. I rapaci, usati dai falconieri nelle rievocazioni storiche medievali o nella caccia, sono molto ambiti dai collezionisti di tutto il mondo; un fiorente commercio che cerca di soddisfare le richieste che ancora oggi provengono dai grandi parchi zoologici o dalle scuole di falconeria dei paesi arabi.
Importante il giro d'affari: un certificato CITES riciclato da un esemplare morto veniva pagato anche 2.000 euro, una coppia illegale di Aquile dai 6.000/8.000 euro fino al triplo se sanata con certificati riciclati, un esemplare di Gipeto, con certificato riciclato, arrivava anche fino a 20.000 euro.
Una centrale italiana, collegata con soggetti in Belgio, Spagna, Austria e Germania dedita da anni a procurare certificazioni false, contraffatte o basate su false dichiarazioni atte a coprire e ''lavare'' animali di cattura e di provenienza illegale, e' stata scoperta dagli investigatori.
L'inchiesta e' partita, con la collaborazione del Network TRAFFIC del WWF Italia, grazie alle informazioni raccolte a livello territoriale dai suoi collaboratori tecnici dell'Universita' di Palermo, che da mesi seguivano i movimenti di alcune persone che erano state sorprese mentre si arrampicavano per raggiungere un sito di nidificazione dell'aquila del Bonelli, presso una vecchia miniera di zolfo, con l'intento di razziare piccoli e uova. Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, e coordinate a livello nazionale dal servizio CITES centrale dell'Ispettorato Generale e condotte dal personale delle Sezioni Investigative CITES del Corpo forestale dello Stato di Roma e Palermo, hanno permesso di individuare i soggetti coinvolti nel traffico e i centri dove i piccoli venivano trasportati per essere allevati in cattivita'. Circa 50 agenti specializzati della CITES coadiuvati da personale tecnico del WWF Italia hanno operato simultaneamente effettuando decine di perquisizioni domiciliari contemporaneamente in tutta Italia, presso allevatori e falconieri a Milano, Cuneo, Pordenone, Lecco, Pavia, Reggio Emilia, Bologna, Napoli, Catania, Ragusa e Caltanissetta.
Sono 17 ad oggi le persone indagate per i reati di falso e ricettazione e per detenzione di specie protette che prevede l'arresto da tre mesi ad un anno e l'ammenda da 7.000 a 75.000 euro nonche' la confisca obbligatoria degli esemplari.
01-07-10 res-mpd/cam/rob
(ASCA) - Roma, 1 lug - Aquile del Bonelli, gipeti, aquile reali, falchi lanari e pellegrini, capovaccai (i famosi avvoltoi egiziani) e cicogne nere: sono questi i rapaci sequestrati dal Corpo forestale dello Stato nell'ambito di una vasta operazione che ha smascherato e bloccato un traffico illegale di animali protetti esteso a diverse regioni d'Italia e ad alcuni Paesi Europei.
I 45 esemplari finora sequestrati, appartenenti a specie rare e a rischio di estinzione, erano stati sottratti nei mesi scorsi dai loro habitat naturali e immessi sul mercato clandestino accompagnati da false certificazioni CITES. I rapaci, usati dai falconieri nelle rievocazioni storiche medievali o nella caccia, sono molto ambiti dai collezionisti di tutto il mondo; un fiorente commercio che cerca di soddisfare le richieste che ancora oggi provengono dai grandi parchi zoologici o dalle scuole di falconeria dei paesi arabi.
Importante il giro d'affari: un certificato CITES riciclato da un esemplare morto veniva pagato anche 2.000 euro, una coppia illegale di Aquile dai 6.000/8.000 euro fino al triplo se sanata con certificati riciclati, un esemplare di Gipeto, con certificato riciclato, arrivava anche fino a 20.000 euro.
Una centrale italiana, collegata con soggetti in Belgio, Spagna, Austria e Germania dedita da anni a procurare certificazioni false, contraffatte o basate su false dichiarazioni atte a coprire e ''lavare'' animali di cattura e di provenienza illegale, e' stata scoperta dagli investigatori.
L'inchiesta e' partita, con la collaborazione del Network TRAFFIC del WWF Italia, grazie alle informazioni raccolte a livello territoriale dai suoi collaboratori tecnici dell'Universita' di Palermo, che da mesi seguivano i movimenti di alcune persone che erano state sorprese mentre si arrampicavano per raggiungere un sito di nidificazione dell'aquila del Bonelli, presso una vecchia miniera di zolfo, con l'intento di razziare piccoli e uova. Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, e coordinate a livello nazionale dal servizio CITES centrale dell'Ispettorato Generale e condotte dal personale delle Sezioni Investigative CITES del Corpo forestale dello Stato di Roma e Palermo, hanno permesso di individuare i soggetti coinvolti nel traffico e i centri dove i piccoli venivano trasportati per essere allevati in cattivita'. Circa 50 agenti specializzati della CITES coadiuvati da personale tecnico del WWF Italia hanno operato simultaneamente effettuando decine di perquisizioni domiciliari contemporaneamente in tutta Italia, presso allevatori e falconieri a Milano, Cuneo, Pordenone, Lecco, Pavia, Reggio Emilia, Bologna, Napoli, Catania, Ragusa e Caltanissetta.
Sono 17 ad oggi le persone indagate per i reati di falso e ricettazione e per detenzione di specie protette che prevede l'arresto da tre mesi ad un anno e l'ammenda da 7.000 a 75.000 euro nonche' la confisca obbligatoria degli esemplari.
01-07-10 res-mpd/cam/rob
domenica 27 giugno 2010
Mozione sull'eolico approvata nel corso dell'Assemblea dei soci di ALTURA
Sabato scorso 26 giugno 2010 si è tenuta l'assemblea nazionale di ALTURA (Associazione per la Tutela dei Rapaci), non a caso nello scenario di Matera, città dei falchi grillai.
Esperti a confronto sulla situazione degli uccelli rapaci con un occhio particolare rivolto al sud e alla Basilicata.
Tra le problematiche è emersa la situazione ormai gravissima delle fonti rinnovabili selvaggiamente promosse sul territorio con particolare riferimento all'eolico e al fotovoltaico.
La Basilicata è risultata tra le regioni più importanti per la sopravvivenza di molte specie a rischio e al tempo stesso minacciata da valanghe di tali insediamenti industriali derivanti dalla speculazione finanziaria su enormi incentivi.
A tal proposito è stata approvata e diramata una mozione rivolta alle istituzioni e alla stampa. Qui sotto il testo.
I partecipanti all’Assemblea nazionale di Altura, riuniti presso i locali dell’Ente Parco della Murgia Materana,
Premessa
la propria consapevole condivisione dello sviluppo di produzioni energetiche attraverso fonti rinnovabili, ma ritenendo che le relative tecnologie non possano essere applicate acriticamente e senza attenta valutazione dell'impatto sull'ambiente naturale e sulla biodiversità.
Esaminati
la mole di documenti, fonti bibliografiche, dati e considerazioni circa l'impatto diretto e indiretto degli impianti eolici sui rapaci, sull'avifauna e la biodiversità in genere, e in particolare la risoluzione adottata nel 2009 anche dal XV Convegno Nazionale di Ornitologia, alla luce delle evidenze scientifiche internazionali.
Verificato
che i risultati di studi condotti in molte parti del mondo evidenziano spesso effetti pesanti e insostenibili degli impianti eolici su popolazioni di rapaci e sovente su intere comunità ornitiche in termini di consistenti incrementi della mortalità e perdita o degrado di habitat.
Considerato
· che molte aree rurali della Basilicata e della Puglia rivestono una fondamentale importanza come habitat di un gran numero di specie di uccelli stanziali e migratori fra cui moltissimi rapaci e diverse coppie di Cicogna nera, tanto da determinare l’approvazione di diversi progetti di importanza comunitaria come la reintroduzione dell’avvoltoio Grifone sul Pollino
· che gran parte di queste specie risultano già rare e/o minacciate da altri fattori e che pertanto sono classificate come meritevoli di particolari sforzi di conservazione secondo studi e determinazioni nazionali e comunitarie (Liste Rosse, Direttive CEE etc.),
· che gli habitat naturali e seminaturali interessati (direttamente o indirettamente) risultano di altissimo valore biologico e rappresentano altresì comprensori di interesse strategico per arrestare il declino della biodiversità.
Identificano
la realizzazione di impianti eolici nelle aree considerate come una minaccia gravissima aggiuntiva per i rapaci e per l'avifauna in genere, capace di determinare estinzioni locali, declino di popolazioni anche in ambiti vasti e conseguente perdita di biodiversità.
Rilevano
· che siano del tutto deleterie e ormai completamente fuori controllo istituzionale le dinamiche di proliferazione in atto di tali impianti industriali, prive di pianificazione energetica - territoriale e di Valutazioni ambientali adeguate, che anzi risultano a dir poco superficiali;
· che assediare a breve distanza le suddette aree di alta valenza per il paesaggio e la biodiversità con tali manufatti industriali (i più grandi mai realizzati dall’uomo) equivalga a compromettere ugualmente i valori e le emergenze faunistiche che le caratterizzano;
· che, in assenza di serie norme di riferimento, anche la disinvolta dinamica di diffusione di insediamenti fotovoltaici sui suoli stia per ricalcare il processo ingovernato dell’eolico, aggiungendo un pesantissimo degrado territoriale su vasta scala.
Per quanto detto e considerando che il ricorso alla produzione energetica da fonte eolica risulta recare in Italia un contributo modesto alla soluzione del problema delle emissioni di gas-serra, ancor più in assenza di adeguate politiche di efficienza e risparmio energetico,
Esprimono
forte preoccupazione per il proliferare indiscriminato di impianti eolici in numerosi ambiti di notevole pregio paesaggistico, ambientale e di importanza strategica per l'avifauna, con forti rischi di infrazione delle direttive comunitarie e relativi danni finanziari che ne conseguirebbero per la collettività.
Denunciano in particolare
in Basilicata: la deprecabile forzatura condotta da società eoliche che hanno condizionato la politica regionale con la strategia dei ricorsi, portando alla approvazione indebita di un Piano Energetico Regionale senza che questo sia stato sottoposto alla Valutazione di Incidenza, obbligatoriamente prevista per legge, e dai contenuti scandalosi in cui spiccano misure di tutela del tutto insufficienti, la grave deregolamentazione degli impianti fino a 1 MW con la semplice DIA (Dichiarazione di Inizio Attività) e una soglia di potenza inaccettabile, il doppio di quanto previsto nel recente passato perfino dall’ANEV (associazione delle società eoliche).
Denunciano altresì la gravissima ed emblematica situazione di Campomaggiore (Pz) aggredita da un insediamento eolico escluso da V.I.A. e privo di V.I.., malgrado coincida con un sito di svernamento di 100 Nibbi reali scandalosamente non contemplato nelle relazioni ambientali, si trovi in areale di molte altre specie di rapaci minacciati e della Cicogna nera, e sia interposto a breve distanza fra ben tre Siti di Importanza Comunitaria nonché Zone di Protezione Speciale, a ridosso del Parco Regionale delle Piccole Dolomiti Lucane, gia vincolo paesaggistico nazionale, e all’interno di una IBA (Important Birds Areas).
in Puglia: la gravissima insufficienza delle norme di riferimento, nonché la ulteriore liberalizzazione per gli impianti eolici da 1 MW, promossi con semplice DIA (Dichiarazione di Inizio Attività), esulando da qualsivoglia genere di controllo.
Denunciano altresì la sconcertante ed emblematica situazione dei territori di Laterza e Castellaneta (Ta), dove si registrano numerosi progetti di torri eoliche di grossa taglia, in parte già incredibilmente approvati, in un comprensorio che si frappone fra tre Siti di Importanza Comunitaria nonché Zone di Protezione Speciale, a ridosso del Parco Regionale delle Gravine, del Parco Nazionale dell’Alta Murgia e del Parco Regionale della Murgia Materana (sito Unesco) e malgrado la presenza di comunità ornitiche di assoluto rilievo in ambito europeo a cominciare dall’avvoltoio Capovaccaio.
Chiedono
· che gli incentivi finanziari, esponenziali e ingiustificabili per la produzione energetica da fonte eolica, alla base della virulenza del fenomeno in atto, della “guerra” alle regole condotta dalle società eoliche e conseguentemente delle numerose inchieste giudiziarie, siano immediatamente ridotti e subordinati a monte all’insediamento in aree non sensibili;
· che, analogamente, anche gli incentivi per il fotovoltaico siano drasticamente rimodulati, escludendo gli impianti al suolo oltre una soglia minima e favorendo invece gli impianti sulle superfici coperte o già antropizzate, con estrema attenzione per le aree di valenza storica;
· che l'installazione di impianti eolici possa essere autorizzata solo previe valutazioni supportate dal conforto e dalla dimostrazione scientifica sulla compatibilità territoriale;
· che la politica e le istituzioni non si sottraggano al dovere primario di governare il territorio secondo principi di etica e moralità, tutelando i valori collettivi di cui prima, evitando di abdicare tale dovere in favore delle pressioni economico-finanziarie delle società eoliche;
· che sia immediatamente adottata una revisione delle norme regionali pugliesi in materia, in una ottica di maggiore garanzia per la tutela dei valori citati;
· che in Basilicata sia adottato rapidamente un tavolo tecnico-istituzionale che affronti la situazione e che siano emanate misure urgenti di tutela, prima che siano definitivamente compromessi i valori incommensurabili del paesaggio e della biodiversità della Regione, in assoluto tra le più importanti della Nazione;
· che nel Paese siano approntati e condivisi seri Piani Energetici Ambientali Regionali a cui subordinare la realizzazione delle centrali di produzione energetica tra cui l’eolica;
· che gli organi di informazione assumano le debite responsabilità di fronte ad una situazione di palese fuori controllo del fenomeno divulgando appropriatamente la colossale speculazione in atto.
Per scaricare la versione PDF del documento clicca qui:
Esperti a confronto sulla situazione degli uccelli rapaci con un occhio particolare rivolto al sud e alla Basilicata.
Tra le problematiche è emersa la situazione ormai gravissima delle fonti rinnovabili selvaggiamente promosse sul territorio con particolare riferimento all'eolico e al fotovoltaico.
La Basilicata è risultata tra le regioni più importanti per la sopravvivenza di molte specie a rischio e al tempo stesso minacciata da valanghe di tali insediamenti industriali derivanti dalla speculazione finanziaria su enormi incentivi.
A tal proposito è stata approvata e diramata una mozione rivolta alle istituzioni e alla stampa. Qui sotto il testo.
I partecipanti all’Assemblea nazionale di Altura, riuniti presso i locali dell’Ente Parco della Murgia Materana,
Premessa
la propria consapevole condivisione dello sviluppo di produzioni energetiche attraverso fonti rinnovabili, ma ritenendo che le relative tecnologie non possano essere applicate acriticamente e senza attenta valutazione dell'impatto sull'ambiente naturale e sulla biodiversità.
Esaminati
la mole di documenti, fonti bibliografiche, dati e considerazioni circa l'impatto diretto e indiretto degli impianti eolici sui rapaci, sull'avifauna e la biodiversità in genere, e in particolare la risoluzione adottata nel 2009 anche dal XV Convegno Nazionale di Ornitologia, alla luce delle evidenze scientifiche internazionali.
Verificato
che i risultati di studi condotti in molte parti del mondo evidenziano spesso effetti pesanti e insostenibili degli impianti eolici su popolazioni di rapaci e sovente su intere comunità ornitiche in termini di consistenti incrementi della mortalità e perdita o degrado di habitat.
Considerato
· che molte aree rurali della Basilicata e della Puglia rivestono una fondamentale importanza come habitat di un gran numero di specie di uccelli stanziali e migratori fra cui moltissimi rapaci e diverse coppie di Cicogna nera, tanto da determinare l’approvazione di diversi progetti di importanza comunitaria come la reintroduzione dell’avvoltoio Grifone sul Pollino
· che gran parte di queste specie risultano già rare e/o minacciate da altri fattori e che pertanto sono classificate come meritevoli di particolari sforzi di conservazione secondo studi e determinazioni nazionali e comunitarie (Liste Rosse, Direttive CEE etc.),
· che gli habitat naturali e seminaturali interessati (direttamente o indirettamente) risultano di altissimo valore biologico e rappresentano altresì comprensori di interesse strategico per arrestare il declino della biodiversità.
Identificano
la realizzazione di impianti eolici nelle aree considerate come una minaccia gravissima aggiuntiva per i rapaci e per l'avifauna in genere, capace di determinare estinzioni locali, declino di popolazioni anche in ambiti vasti e conseguente perdita di biodiversità.
Rilevano
· che siano del tutto deleterie e ormai completamente fuori controllo istituzionale le dinamiche di proliferazione in atto di tali impianti industriali, prive di pianificazione energetica - territoriale e di Valutazioni ambientali adeguate, che anzi risultano a dir poco superficiali;
· che assediare a breve distanza le suddette aree di alta valenza per il paesaggio e la biodiversità con tali manufatti industriali (i più grandi mai realizzati dall’uomo) equivalga a compromettere ugualmente i valori e le emergenze faunistiche che le caratterizzano;
· che, in assenza di serie norme di riferimento, anche la disinvolta dinamica di diffusione di insediamenti fotovoltaici sui suoli stia per ricalcare il processo ingovernato dell’eolico, aggiungendo un pesantissimo degrado territoriale su vasta scala.
Per quanto detto e considerando che il ricorso alla produzione energetica da fonte eolica risulta recare in Italia un contributo modesto alla soluzione del problema delle emissioni di gas-serra, ancor più in assenza di adeguate politiche di efficienza e risparmio energetico,
Esprimono
forte preoccupazione per il proliferare indiscriminato di impianti eolici in numerosi ambiti di notevole pregio paesaggistico, ambientale e di importanza strategica per l'avifauna, con forti rischi di infrazione delle direttive comunitarie e relativi danni finanziari che ne conseguirebbero per la collettività.
Denunciano in particolare
in Basilicata: la deprecabile forzatura condotta da società eoliche che hanno condizionato la politica regionale con la strategia dei ricorsi, portando alla approvazione indebita di un Piano Energetico Regionale senza che questo sia stato sottoposto alla Valutazione di Incidenza, obbligatoriamente prevista per legge, e dai contenuti scandalosi in cui spiccano misure di tutela del tutto insufficienti, la grave deregolamentazione degli impianti fino a 1 MW con la semplice DIA (Dichiarazione di Inizio Attività) e una soglia di potenza inaccettabile, il doppio di quanto previsto nel recente passato perfino dall’ANEV (associazione delle società eoliche).
Denunciano altresì la gravissima ed emblematica situazione di Campomaggiore (Pz) aggredita da un insediamento eolico escluso da V.I.A. e privo di V.I.., malgrado coincida con un sito di svernamento di 100 Nibbi reali scandalosamente non contemplato nelle relazioni ambientali, si trovi in areale di molte altre specie di rapaci minacciati e della Cicogna nera, e sia interposto a breve distanza fra ben tre Siti di Importanza Comunitaria nonché Zone di Protezione Speciale, a ridosso del Parco Regionale delle Piccole Dolomiti Lucane, gia vincolo paesaggistico nazionale, e all’interno di una IBA (Important Birds Areas).
in Puglia: la gravissima insufficienza delle norme di riferimento, nonché la ulteriore liberalizzazione per gli impianti eolici da 1 MW, promossi con semplice DIA (Dichiarazione di Inizio Attività), esulando da qualsivoglia genere di controllo.
Denunciano altresì la sconcertante ed emblematica situazione dei territori di Laterza e Castellaneta (Ta), dove si registrano numerosi progetti di torri eoliche di grossa taglia, in parte già incredibilmente approvati, in un comprensorio che si frappone fra tre Siti di Importanza Comunitaria nonché Zone di Protezione Speciale, a ridosso del Parco Regionale delle Gravine, del Parco Nazionale dell’Alta Murgia e del Parco Regionale della Murgia Materana (sito Unesco) e malgrado la presenza di comunità ornitiche di assoluto rilievo in ambito europeo a cominciare dall’avvoltoio Capovaccaio.
Chiedono
· che gli incentivi finanziari, esponenziali e ingiustificabili per la produzione energetica da fonte eolica, alla base della virulenza del fenomeno in atto, della “guerra” alle regole condotta dalle società eoliche e conseguentemente delle numerose inchieste giudiziarie, siano immediatamente ridotti e subordinati a monte all’insediamento in aree non sensibili;
· che, analogamente, anche gli incentivi per il fotovoltaico siano drasticamente rimodulati, escludendo gli impianti al suolo oltre una soglia minima e favorendo invece gli impianti sulle superfici coperte o già antropizzate, con estrema attenzione per le aree di valenza storica;
· che l'installazione di impianti eolici possa essere autorizzata solo previe valutazioni supportate dal conforto e dalla dimostrazione scientifica sulla compatibilità territoriale;
· che la politica e le istituzioni non si sottraggano al dovere primario di governare il territorio secondo principi di etica e moralità, tutelando i valori collettivi di cui prima, evitando di abdicare tale dovere in favore delle pressioni economico-finanziarie delle società eoliche;
· che sia immediatamente adottata una revisione delle norme regionali pugliesi in materia, in una ottica di maggiore garanzia per la tutela dei valori citati;
· che in Basilicata sia adottato rapidamente un tavolo tecnico-istituzionale che affronti la situazione e che siano emanate misure urgenti di tutela, prima che siano definitivamente compromessi i valori incommensurabili del paesaggio e della biodiversità della Regione, in assoluto tra le più importanti della Nazione;
· che nel Paese siano approntati e condivisi seri Piani Energetici Ambientali Regionali a cui subordinare la realizzazione delle centrali di produzione energetica tra cui l’eolica;
· che gli organi di informazione assumano le debite responsabilità di fronte ad una situazione di palese fuori controllo del fenomeno divulgando appropriatamente la colossale speculazione in atto.
Per scaricare la versione PDF del documento clicca qui:
mercoledì 9 giugno 2010
PROGETTO MIGRANS 2010
Il Gruppo Migrans San Colombano (GRU.MI.SC.)
ricerca collaboratoriper il 6° campo di studio dei rapaci in migrazione in pianura padana
Dove si svolge:
* San Colombano al Lambro (MI), loc. Pomogranino.
* Pieve Fissiraga (LO), Cascina Malguzzana.
* Vigarolo (LO).
Quando si svolge:
Dal 20 agosto al 7 settembre 2010, dalle 09.00 alle 19.00 di ogni giorno.
Tipo di attività:
Monitoraggio dei rapaci diurni migratori che si inserisce nella rete nazionale «Progetto Migrans» (specie target: Falco Pecchiaiolo).
Descrizione dell’attività:
Per il sesto anno consecutivo il Gruppo Migrans San Colombano si propone di censire i rapaci diurni in migrazione verso i loro quartieri di svernamento africani.
Ai volontari verrà affidato il compito di monitorare le rotte migratorie padane.
L'attività consisterà principalmente nel conteggio dei rapaci migratori e nella loro identificazione (quando possibile).
Le osservazioni verranno annotate su apposite schede.
Ogni postazione sarà coperta, ogni giorno, da almeno 2 persone.
Requisiti necessari:
* Essere auto-muniti.
* Possedere un binocolo (minimo 7x).
* Avere una buona propensione per attività all'aperto.
* Sono gradite eventuali esperienze precedenti.
Offerta formativa:
* Tecniche di monitoraggio e di determinazione dei rapaci in volo. (formazione interattiva sul campo e consultazione di guide specializzate).
* Ecologia della migrazione in Europa.
* Ecologia della migrazione nel contesto padano, problematiche e singolarità.
Rimborso spese:
E’ previsto un rimborso spese forfettario giornaliero pari a:
* Euro 50,00 per l’intera giornata (09.00-19.00)
* Euro 25,00 per mezza giornata (09.00-14.00 o 14.00-19.00)
Chi contattare:
==>Marco Siliprandi 340-3645527<==
(Coordinatore Gruppo Migrans San Colombano/Referente locale Coordinamento Nazionale Rapaci Migratori )
info@ilgrol.com
Maurizio Papetti 340-5688621
associazione PICCHIO VERDE
oasiparcobanino@yahoo.com
ricerca collaboratoriper il 6° campo di studio dei rapaci in migrazione in pianura padana
Dove si svolge:
* San Colombano al Lambro (MI), loc. Pomogranino.
* Pieve Fissiraga (LO), Cascina Malguzzana.
* Vigarolo (LO).
Quando si svolge:
Dal 20 agosto al 7 settembre 2010, dalle 09.00 alle 19.00 di ogni giorno.
Tipo di attività:
Monitoraggio dei rapaci diurni migratori che si inserisce nella rete nazionale «Progetto Migrans» (specie target: Falco Pecchiaiolo).
Descrizione dell’attività:
Per il sesto anno consecutivo il Gruppo Migrans San Colombano si propone di censire i rapaci diurni in migrazione verso i loro quartieri di svernamento africani.
Ai volontari verrà affidato il compito di monitorare le rotte migratorie padane.
L'attività consisterà principalmente nel conteggio dei rapaci migratori e nella loro identificazione (quando possibile).
Le osservazioni verranno annotate su apposite schede.
Ogni postazione sarà coperta, ogni giorno, da almeno 2 persone.
Requisiti necessari:
* Essere auto-muniti.
* Possedere un binocolo (minimo 7x).
* Avere una buona propensione per attività all'aperto.
* Sono gradite eventuali esperienze precedenti.
Offerta formativa:
* Tecniche di monitoraggio e di determinazione dei rapaci in volo. (formazione interattiva sul campo e consultazione di guide specializzate).
* Ecologia della migrazione in Europa.
* Ecologia della migrazione nel contesto padano, problematiche e singolarità.
Rimborso spese:
E’ previsto un rimborso spese forfettario giornaliero pari a:
* Euro 50,00 per l’intera giornata (09.00-19.00)
* Euro 25,00 per mezza giornata (09.00-14.00 o 14.00-19.00)
Chi contattare:
==>Marco Siliprandi 340-3645527<==
(Coordinatore Gruppo Migrans San Colombano/Referente locale Coordinamento Nazionale Rapaci Migratori )
info@ilgrol.com
Maurizio Papetti 340-5688621
associazione PICCHIO VERDE
oasiparcobanino@yahoo.com
martedì 8 giugno 2010
Web cam in un nido artificiale a Montescaglioso
In un nido artificiale installato grazie al Progetto LIFE Natura "Rapaci Lucani" una coppia di Falco grillaio ha deposto. In questi giorni il lieto evento della nascita di 4 pulcini. Michele Giannotta e ilmioTG hanno reso possibile la trasmissione delle immagini.
domenica 6 giugno 2010
Web cam Grillaio nel Parco dell'Alta Murgia
SPINAZZOLA LA PICCOLA TELECAMERA NEL PARCO DELL’ALTA MURGIA RACCONTA MINUTO PER MINUTO LA GIORNATA DELLA COPPIA
Il «grande fratello» a casa del falco grillaio
La webcam è puntata sul nido con quattro uova e un concorso per dare un nome ai rapaci
di Cosimo Forina
Un “grande fratello” senza uguali che regala emozioni in tutta la sua bellezza. In scena la Natura. Da una webcam, accesa dal 2 giugno anche per i navigatori di internet, è possibile seguire in diretta la vita di una coppia di falchi grillai in un nido artificiale installato dalla Lipu nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia.
Il nido artificiale si trova in uno dei tredici comuni del Parco, la località precisa per ovvie ragioni non è stata resa nota, ma grazie alla webcam è possibile seguire per la prima volta la cova di quattro uova.
A spiegare tutto alla “Gazz etta”, di questa singolare unica osservazione che di certo coinvolgerà non solo il territorio murgiano, Fabio Modesti, direttore dell’Ente: «l’iniziativa rientra nel progetto “Il Parco per il Grillaio”, promosso dal Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Finalizzato alla conservazione della specie attraverso il monitoraggio a lungo termine della popolazione nel territorio ed il recupero del maggior numero possibile di pulli che cadono dai nidi nei centri storici dei Comuni. I tetti delle abitazioni nei centri storici, ricoperti con coppi in argilla, offrono numerose possibilità di nidificazione per questa specie di falco minacciate a livello globale e quindi particolarmente protetta. Spesso però le ristrutturazioni di questi edifici determinano una riduzione degli spazi idonei alla nidificazione, nonostante le norme della Regione in materia di misure di con servazione dei Siti Natura 2000».
Entrando nello specifico Modesti aggiunge particolari davvero singolari che aiutano a capire la vita di coppia di questi straordinari uccelli predatori: «l’installazione di nidi artificiali può rappresentare una valida alternativa. Nel nido che si osserva con la webcam, installato dalla LIPU insieme ad altri 200 in diversi comuni del Parco a partire dal 2007, la coppia di grillai è ritornata a marzo di quest’anno. Nei mesi trascorsi il nido è stato oggetto di visite sporadiche durante il giorno: il maschio richiamava continuamente la femmina al nido anche attraverso l’offerta di cibo quale scarabei, grillotalpe e scolopendre, prede preferite in questo periodo prima dell’arrivo delle cavallette. Queste ultime costituiscono la dieta abituale dei piccoli». La schiusa delle uova è prevista attorno al 12- 14 giugno».
L’iniziativa oltre ad essere di valenza scientifica intende coinvolgere i bambini di tutta Italia. Infatti: «papà e mamma grillaio non hanno ancora un nome. - conclude Modesti - Il Parco Nazionale invita ad inviare proposte cliccando su www.parcoaltamurgia.it oppure all’indirizzo unnomeperilgril laio@parcoaltamurgia.it ». Poi ci sarà di certo da dare il nome anche per i piccoli nati, seguirli nella loro fase di crescita sino a che non apriranno le loro ali per spiccare in volo nel cielo della Murgia.
Il «grande fratello» a casa del falco grillaio
La webcam è puntata sul nido con quattro uova e un concorso per dare un nome ai rapaci
di Cosimo Forina
Un “grande fratello” senza uguali che regala emozioni in tutta la sua bellezza. In scena la Natura. Da una webcam, accesa dal 2 giugno anche per i navigatori di internet, è possibile seguire in diretta la vita di una coppia di falchi grillai in un nido artificiale installato dalla Lipu nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia.
Il nido artificiale si trova in uno dei tredici comuni del Parco, la località precisa per ovvie ragioni non è stata resa nota, ma grazie alla webcam è possibile seguire per la prima volta la cova di quattro uova.
A spiegare tutto alla “Gazz etta”, di questa singolare unica osservazione che di certo coinvolgerà non solo il territorio murgiano, Fabio Modesti, direttore dell’Ente: «l’iniziativa rientra nel progetto “Il Parco per il Grillaio”, promosso dal Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Finalizzato alla conservazione della specie attraverso il monitoraggio a lungo termine della popolazione nel territorio ed il recupero del maggior numero possibile di pulli che cadono dai nidi nei centri storici dei Comuni. I tetti delle abitazioni nei centri storici, ricoperti con coppi in argilla, offrono numerose possibilità di nidificazione per questa specie di falco minacciate a livello globale e quindi particolarmente protetta. Spesso però le ristrutturazioni di questi edifici determinano una riduzione degli spazi idonei alla nidificazione, nonostante le norme della Regione in materia di misure di con servazione dei Siti Natura 2000».
Entrando nello specifico Modesti aggiunge particolari davvero singolari che aiutano a capire la vita di coppia di questi straordinari uccelli predatori: «l’installazione di nidi artificiali può rappresentare una valida alternativa. Nel nido che si osserva con la webcam, installato dalla LIPU insieme ad altri 200 in diversi comuni del Parco a partire dal 2007, la coppia di grillai è ritornata a marzo di quest’anno. Nei mesi trascorsi il nido è stato oggetto di visite sporadiche durante il giorno: il maschio richiamava continuamente la femmina al nido anche attraverso l’offerta di cibo quale scarabei, grillotalpe e scolopendre, prede preferite in questo periodo prima dell’arrivo delle cavallette. Queste ultime costituiscono la dieta abituale dei piccoli». La schiusa delle uova è prevista attorno al 12- 14 giugno».
L’iniziativa oltre ad essere di valenza scientifica intende coinvolgere i bambini di tutta Italia. Infatti: «papà e mamma grillaio non hanno ancora un nome. - conclude Modesti - Il Parco Nazionale invita ad inviare proposte cliccando su www.parcoaltamurgia.it oppure all’indirizzo unnomeperilgril laio@parcoaltamurgia.it ». Poi ci sarà di certo da dare il nome anche per i piccoli nati, seguirli nella loro fase di crescita sino a che non apriranno le loro ali per spiccare in volo nel cielo della Murgia.
Watch live streaming video from parcogrillaio at livestream.com
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