giovedì 23 dicembre 2010
Novità dall'Europa per i carnai per rapaci
Con questa decisione sarà finalmente possibile realizzare e gestire punti di alimentazione regolarmente autorizzati dalle autorità competenti.
A contribuire a questo risultato sono stati vari soggetti operanti all'interno di LIPU e ALTURA, oltre a veterinari ed esperti in materia di sanità animale, che a diverso titolo hanno fatto in modo che la Commissione Europea riconoscesse quanto da anni chiedevano coloro che hanno a cuore le sorti dei rapaci necrofagi presenti in Italia.
Questo documento segue l'approvazione delle norme di implementazione del Regolamento n. 1069/2009 della CE sui sottoprodotti di origine animale.
Ora tutti noi che ci occupiamo della tutela e conservazione degli avvoltoi e degli altri uccelli necrofagi, ci auguriamo che si riesca, nelle varie regioni italiane, a rendere operativi i carnai esistenti oltre ad alcuni non più attivi o in attesa di autorizzazione.
Il veleno colpisce anche in Irlanda
Un certo risalto ha avuto in Irlanda il ritrovamento di un maschio di aquila reale trovato morto avvelenato ai primi di Dicembre 2010. In questo paese è in corso da molti anni un progetto di reintroduzione dell’aquila reale nella parte nord occidentale del paese dove fino ai primi anni del novecento viveva una piccola popolazione di questo rapace. La reintroduzione è avvenuta negli anni passati utilizzando il metodo dell’hacking, prelevando da nidi scozzesi aquilotti di 5-6 settimane di vita su licenza dello Scottish Natural Heritage per poi rilasciarli nei vecchi home range irlandesi una volta conseguito il piumaggio completo. Nel 2007 si è involato il primo giovane da un nido irlandese dopo quasi cento anni! Il veleno è ancora una delle minacce più consistenti per quei rapaci che, come l’aquila reale, si nutrono anche di carogne.
Di seguito l'articolo di Claire Smith che riporta l'evento irlandese:
“A RARE golden eagle taken to Ireland from Scotland as a chick as part of a reintroduction programme has been found poisoned. The RSPB told yesterday how the poisoned eagle was found outside the village of Killeter, Co Tyrone, Northern Ireland, last month. Police were called in after the male raptor was poisoned by carbofuran, which has been banned in the UK since 2001. The bird was collected as a chick from the Outer Hebrides in June this year and reared and released in Glenveagh National Park, Co Donegal, by the Golden Eagle Trust as part of an ongoing project to restore golden eagles in the Republic of Ireland.
RSPB Northern Ireland director Dr James Robinson said: “Words cannot express our disgust at this terrible and careless act.” After 20 years, there are now 35 young golden eagles in Glenveagh.
Planning for the project began in 1989.
The Irish government took the first step by partly funding environmental improvements as part of the millennium heritage celebrations. The chosen refuge for the eagles soon showed promise, with an abundance of their favourite foods.
However, the reintroduction was opposed by some farmers as a threat to their livestock”
By Claire Smith
Un certo risalto ha avuto in Irlanda il ritrovamento di un maschio di aquila reale trovato morto avvelenato ai primi di Dicembre 2010. In questo paese è in corso da molti anni un progetto di reintroduzione dell’aquila reale nella parte nord occidentale del paese dove fino ai primi anni del novecento viveva una piccola popolazione di questo rapace. La reintroduzione è avvenuta negli anni passati utilizzando il metodo dell’hacking, prelevando da nidi scozzesi aquilotti di 5-6 settimane di vita su licenza dello Scottish Natural Heritage per poi rilasciarli nei vecchi home range irlandesi una volta conseguito il piumaggio completo. Nel 2007 si è involato il primo giovane da un nido irlandese dopo quasi cento anni! Il veleno è ancora una delle minacce più consistenti per quei rapaci che, come l’aquila reale, si nutrono anche di carogne.
Di seguito l'articolo di Claire Smith che riporta l'evento irlandese:
“A RARE golden eagle taken to Ireland from Scotland as a chick as part of a reintroduction programme has been found poisoned. The RSPB told yesterday how the poisoned eagle was found outside the village of Killeter, Co Tyrone, Northern Ireland, last month. Police were called in after the male raptor was poisoned by carbofuran, which has been banned in the UK since 2001. The bird was collected as a chick from the Outer Hebrides in June this year and reared and released in Glenveagh National Park, Co Donegal, by the Golden Eagle Trust as part of an ongoing project to restore golden eagles in the Republic of Ireland.
RSPB Northern Ireland director Dr James Robinson said: “Words cannot express our disgust at this terrible and careless act.” After 20 years, there are now 35 young golden eagles in Glenveagh.
Planning for the project began in 1989.
The Irish government took the first step by partly funding environmental improvements as part of the millennium heritage celebrations. The chosen refuge for the eagles soon showed promise, with an abundance of their favourite foods.
However, the reintroduction was opposed by some farmers as a threat to their livestock”
By Claire Smith
mercoledì 22 dicembre 2010
ENERGIA RINNOVABILE, LIPU SCRIVE ALLE REGIONI
ENERGIA RINNOVABILE, LIPU SCRIVE ALLE REGIONI:
“ADOTTARE CON URGENZA LE LINEE GUIDA SU EOLICO E ALTRE FONTI.
OCCASIONE PER SALVAGUARDARE AMBIENTE, PAESAGGIO
E BIODIVERSITA’”
Con una lettera inviata nei giorni scorsi ai Presidenti di regione, agli assessori competenti e alle commissioni consiliari regionali interessate, la LIPU-BirdLife Italia chiede che vengano adottate con urgenza entro il prossimo 1° gennaio 2011 le Linee guida regionali per l’insediamento di impianti da fonti energetiche rinnovabili, in gran parte eolico e fotovoltaico. Un’occasione – sottolinea la LIPU - per salvaguardare ambiente, paesaggio, biodiversità.
Dopo l’approvazione del decreto del Ministero dello Sviluppo Economico dello scorso 10 settembre, che fissava le Linee guida nazionali, la LIPU chiede dunque alle regioni di intervenire, come previsto dallo stesso decreto, con un provvedimento che metta ordine a uno sviluppo incontrollato del settore che crea pericolo per l’ambiente, il paesaggio e la biodiversità.
Proprio per questo la LIPU segnala l’esigenza di definire, oltre alle Linee guida regionali, anche le aree che non sono idonee a ospitare tali impianti: dalle aree Unesco alle aree protette (legge 394/91) e le zone umide Ramsar, dai siti di rete Natura 2000 (Sic e Zps) alle aree Iba (Important Bird Areas, le Aree importanti per gli uccelli), dagli habitat naturali o semi naturali (come pascoli, macchie, boschi) alle Oasi di protezione e quelle di “ripopolamento e cattura” (legge 157/92). Ma anche aree archeologiche, monumenti, centri storici, e aree sottoposte a vincolo idrogeologico, tutte con una fascia di rispetto dignitosa e funzionale alle esigenze del caso.
Nel Documento di osservazioni LIPU inviato alle regioni, si richiama inoltre l’attenzione su quelle aree che ospitano siti riproduttivi di specie di uccelli ormai rari e di grande interesse conservazionistico come gli ultimi avvoltoi (capovaccaio, grifone e gipeto), cicogna nera e cicogna bianca, colonie riproduttive di aquila reale, aquila del bonelli, gallina prataiola e lanario o colonie riproduttive di grillaio.
Non mancano tra le osservazioni della LIPU prescrizioni sugli impianti fotovoltaici, idroelettrici (da vietare lo sbarramento degli ultimi corsi d’acqua con presenza della lontra) e la necessità di codificare con le Linee guida regionali la Valutazione di incidenza in alcuni casi specifici.
“Lo sviluppo incontrollato e non pianificato di impianti eolici ma anche fotovoltaici e idrici – scrive Giuliano Tallone, Presidente LIPU-BirdLife Italia – ha gravi ripercussioni sul paesaggio, sulla biodiversità, sui beni storici e archeologici e sull’identità rurale come purtroppo si è verificato in estesi comprensori del Mezzogiorno. Tutto ciò – prosegue Tallone – pone dunque alle Regioni il dovere di cogliere l’opportunità offerta dal decreto e intervenire con urgenza per non compromettere ulteriormente il territorio, pur programmando uno sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. Nello stesso tempo – conclude Tallone – le regioni possono promuovere una politica nel settore finalmente più adeguata e magari indirizzata verso lo sfruttamento delle superfici antropizzate e industriali”.
22 dicembre 2010
UFFICIO STAMPA LIPU-BIRDLIFE ITALIA
Calabria, sequestrato intero parco eolico
CATANZARO - L'intero parco eolico di Girifalco, nel catanzarese, è stato sequestrato dai carabinieri nell'ambito di un'inchiesta della locale Procura. Il sequestro preventivo è stato disposto dal gip su richiesta della Procura per una serie di violazioni alle norme urbanistiche ed alle direttive previste nella delibera regionale.
Il parco è stato realizzato dalla società Brulli Energia di Reggio Emilia. I carabinieri stanno attualmente notificando il provvedimento e apponendo i sigilli alle torri. (22 dicembre 2010)
venerdì 10 dicembre 2010
A proposito di Linee Guida sulle energie rinnovabili
Esse prescrivono imperativamente che le nuove regole
- introdotte dalle stesse LG nazionali (irrilevanti in tema di aree interdette, perchè rimandano alle regioni)
- oppure introdotte dai nuovi provvedimenti attuativi, ove emanati (!) dalle Regioni
condizionano tutti i progetti che non abbiano ancora concluso il procedimento autorizzativo e in particolare quelli che non abbiano ancora ottenuto:
1) TUTTI "i pareri ambientali prescritti" (es. parere di verifica ambientale, nulla osta x vincolo paesaggistico, vincolo idrogeologico, attestazione di compatibilità paesaggistica ai sensi dei piani regionali, ecc). Non hanno rilievo altri pareri non ambientali (nulla osta dell'aereonautica, parere ASL, ecc) normalmente raccolti nelle conferenze di servizio.
OLTRE a
2) la soluzione di connessione elettrica (di cui al punto 13.1, lett. F, parte III) certificata e prescritta dal gestore della rete
Il 1° gennaio rappresenta la data in cui assumono vigore le nuove disposizioni (regionali, se emanate, o nazionali, al netto di eventuali vecchi provvedimenti regionali ove compatibili con quello nazionale) e quindi data in cui diventano vigenti anche quelle transitorie per i progetti di cui sopra.
Le REGIONI dovrebbero URGENTEMENTE approvare un atto di Giunta (se necessario con il parere della commissione ambiente del consiglio regionale), ALMENO per sancire (motivandole) le aree interdette ai sensi delle disposizioni di cui sopra !!!!
Solo cosi MIGLIAIA (!) di progetti eolici o fotovoltaici (e non solo) IN ISTRUTTORIA AVANZATA che stanno (ulteriormente) per ipotecare centinaia di migliaia di ettari di territorio possono essere scremati evitando, quanto meno, l'ulteriore compromissione delle aree contemplate da pregi che ora potrebbero essere fatti valere.
ESEMPIO
Procedimento in atto per un mega progetto ricadente in area protetta e/o in SIC e/o in area gravata da vincolo paesaggistico o in presenza di visuali di pregio piuttosto che a ridosso di nidificazione di Aquila reale, o quello che vi pare.... :
E' sufficiente che il procedimento non abbia ancora conseguito uno solo tra i pareri ambientali necessari (a seconda della vincolistica) e la soluzione di connessione elettrica, affinchè le nuove regole che prevedessero l'interdizione in quella tipologia di situazione ambientale UCCIDANO (retroattivamente) il procedimento (rendendo retroattivamente inutile tutti i pareri conseguiti fino a quel momento) !
CONCLUSIONI: Fare pressing sulle Regioni !
Le regioni ovviamente cercheranno di non prevedere questa "retroattività" indigesta x le società, come sta accadendo in Emilia Romagna !
Enzo Cripezzi
giovedì 9 dicembre 2010
Appello internazionale per i Parchi Italiani
Lunedì, 6 Dicembre 2010
Fonte:http://www.associazione394.it/
CLICCA QUI PER SCARICARE LA LETTERA
venerdì 3 dicembre 2010
POLLIN…ANDIA
MA NESSUNO NE PARLA
Per l’Ente Parco Nazionale del Pollino è progresso, divulgazione e promozione turistica, vedasi :
· Il megamilionario progetto del centro Polifunzionale del Campotenese;
· L’areo progetto di una passerella sopra gli alberi presso il rifugio segheria a Terranova di Pollino;
· Il megatubo di acciaio di oltre 2 Km usato come scivolo a Viggianello;
· L’impianto monofune per salto nel vuoto a San Costantino Albanese;
E se ciò non ci aiutasse a contemplare le bellezze della nostra natura, non c’è problema
c’è l’Arte Pollino!
Una serie di opere del programma “ sensi contemporanei” promosso da Regione Basilicata, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Fondazione La Biennale di Venezia.
Si va dal “Earth Cinema” di Anish Kapoor : “ un taglio nel terreno di 45mt accessibile da entrambi i lati, all’interno del quale una lunga feritoia permette di vedere lo straordinario paesaggio naturale sentendosi parte di esso”!?! (nota dell’assessore Fausto De Maria – da www.termepollino.it).
Ci vorrà solo una forte immaginazione perché non solo tutta la struttura è in cemento armato ma anche la “finestra sulla natura” è praticamente tappezzata da biaccatura!
Continuando con l’opera “RB RIDE” di Carsten Holler alla periferia di San Severino: Una giostra impiantata su un isolata e panoramica timpa. “Le comunita locali devono entrare in contatto con gli artisti…comprendendo che il territorio deve essere raccontato dal loro punto di vista per favorire una visione nuova e non condizionata” !?! (Caterina Seia – da www.basilicatanet.it).
Parole inspirate forse a qualcosa.
La terza opera,” Teatro Vegetale” di Giuseppe Penone (*2), come già divulgata ad Hannover (2 Marzo 2009) e Monaco di Baviera (www.artepollinobasilicata.it) e descritta come finita in realtà è stata già bloccata dalla Magistratura poiché eseguiti enormi lavori di sbancamento nel letto del Sermento. La natura stessa della fiumara ricreerà gli equilibri e renderà inutile tutti i finanziamenti erogati.
Ma il top che fortunatamente non ha ancora preso il volo è il ciclopico progetto di Nils Udo (*3), che passando per Casa del Conte a Terranova di Pollino, ha avuto la folgorante inspirazione di “immaginare 5 gigantesche uova, a mò di nido posizionate sull’incantevole Pietra Capavola, visibili da lontano e tali da dare una forte emozione al turista” non in visita ad un santuario della natura ma, bensì all’entrata di un gigantesco Lunapark, il nuovo Pollinandia!!!
Se tutto ciò non ci ha ancora convinti che la nostra ultima frontiera, l’area più selvaggia del sud Europa sta esalando l’ultimo respiro ci farà riflettere il catiere ad Orsomarso (*5) voluto e progettato dallo stesso Ente Parco: Un colpo di grazia al simbolo più sacro della nostra eredità naturalistica “ il cuore della Valle dell’Argentino”(*4). Otto attraversamenti del fiume su tubi per il deflusso dell’acqua per la costruzione di quindici pilastri in cemento armato su cui si porranno sette ponti.
Quale simile oltraggio, tra l’altro finanziato con fondi Europei, poteva qualificarsi con il titolo
“RIPRISTINO SENTIERISTICA”
Per noi del gruppo Wilderness Salerno il rimorso maggiore è quello di non aver fatto il possibile per far conoscere ai nostri nipoti il Pollino selvaggio come noi l’abbiamo conosciuto.
Per la sezione Wilderness di Salerno
Luigi Apicella
Allegati:
(*1): Nuovissima strada da Piano delle Mandrie a Toppo di Vuturo
(*2): Sbancamento per Teatro Vegetale a Noepoli in Val Sarmento lungo una fiumara
(*3): Progetto di Nils Udo a Casa del Conte a Terranova di Pollino
(*4): La spettacolare valle del fiume Argentino comune di Orsomarso (CS)
(*5): Uno dgli otto ponti in cemento collocati nell'alveo del fiume Argentino
Clicca sull'immagine per ingrandire
giovedì 2 dicembre 2010
Workshop sul Grifone in Italia
Al workshop, che sarà introdotto dal direttore dell'Ente Parco, Annibale Formica e concluso dal presidente, Domenico Pappaterra, parteciperanno esperti provenienti oltre che dall'Italia anche dalla Spagna.
Clicca per ingrandire e leggere il programma
Oltre che di conservazione del Grifone in termini generali, si parlerà del Grifone nell'Appennino centrale, dell'esperienza di reintroduzione svolta nel Parco dei Nebrodi e in quello del Pollino, delle tecniche di determinazione genetica del sesso per programmi di conservazione dell'avifauna selvatica protetta, dell'alimentazione di uccelli necrofagi, della fattibilità per la reintroduzione del Grifone nel Parco delle Madonie, di misure innovative per la salvaguardia dei rapaci necrofagi nell'ambito del Progetto Life Antidoto, delle attività per la tutela del Grifone in Sardegna.
Fonte: Parco Nazionale del Pollino
venerdì 26 novembre 2010
Girano le pale: Report 28 novembre 2010 RAI 3
Nel 2020 l'Italia dovrà avere il 17% dei propri consumi elettrici da fonte rinnovabile e questo perché dobbiamo abbassare le emissioni che alterano il clima. Lo prevede il Protocollo di Kyoto ma soprattutto gli accordi vincolanti decisi dai Paesi europei. Per questo l'Italia da anni sta finanziando lo sviluppo dell'energia pulita e non abbiamo badato a spese. I nostri sono gli incentivi più alti del mondo: nel 2010 raggiungono quota 3 miliardi e 200 milioni. E possiamo considerarci un «laboratorio», visto che le possibili forme di incentivazione le abbiamo sperimentate tutte, dal feed-in premium del fotovoltaico al Certificato Verde dell'eolico.
E la corsa continua grazie anche al fatto che non abbiamo ancora un piano energetico nazionale.
Terna, la società semipubblica responsabile della trasmissione di energia sulla rete, ha ricevuto un numero impressionante di richieste di allacciamento per nuovi impianti rinnovabili: ci sono 120 mila Mw pronti ad essere autorizzati quando in Italia il picco di potenza richiesta è meno della metà.
Insomma anche se siamo partiti in ritardo rispetto agli altri Paesi abbiamo bruciato le tappe: nel fotovoltaico l'Italia è al secondo posto nel mondo, dopo la Germania, per potenza installata. E nell'eolico pur avendo un territorio limitato e ricoperto dai vincoli, siamo diventati i sesti produttori al mondo.
Ci guadagnano le multinazionali ma anche le piccole società di sviluppatori. Siamo stati in Calabria, la Regione che più di ogni altra negli ultimi anni ha aumentato la sua potenza eolica. E ci siamo chiesti se è veramente questa l'industria del vento che dovevamo sviluppare visto che stiamo investendo risorse miliardarie e che le stiamo pagando con la nostra bolletta, che è la più cara del continente.
Fonte: Report
Qui la registrazione della puntata
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-05a5d86a-58f9-45bb-b2eb-3213acadc8b5.html
giovedì 25 novembre 2010
SpeziaPolis: Legambiente, ecodem, PD: onlus, holding...?
mercoledì 24 novembre 2010
Quale tutela per i boschi secolari della Sila?
Chi abbia voglia di godere la bellezza di questi paesaggi selvosi, prima che scompaiano dalla faccia della terra, dovrà affrettarsi (a vederli)”…..
Così scrive Norman Douglas in Old Calabria, pubblicato nel 1915. In quest’opera lo scrittore e viaggiatore anglo-tedesco minuziosamente descrive l’altipiano della Sila e le altre montagne della regione, che aveva visitato nel corso di uno dei suoi tre avventurosi viaggi a piedi o a dorso di mulo.
Il timore di Douglas, pur a distanza di un secolo, è anche il nostro, ancora più angosciante. Da tanti anni ormai assistiamo impotenti alle continue aggressioni al patrimonio naturale ed al paesaggio a causa di numerosi tagli che interessano vaste superfici forestali nel perimetro del Parco nazionale della Sila e nelle aree limitrofe.
La piaga del disboscamento silano è aumentata a dismisura negli ultimi tempi a causa delle centrali a biomasse presenti nel crotonese e del rilascio di autorizzazioni da parte della regione Calabria che, dal mese di agosto 2008, autorizza direttamente il taglio dei boschi anche senza la preventiva valutazione di incidenza, obligatoria nelle aree vincolate. Quasi
tutto il territorio del Parco è interessato a tale fenomeno, che avanza inesorabile, nonostante le denunce delle associazioni, provocando danni ingenti al patrimonio boschivo, al paesaggio montano ed alla biodiversità, in aperta contraddizione con le finalità della legge quadro 394/91, istitutiva dei Parchi nazionali, tra le migliori in Europa in materia di conservazione e tutela della Biodiversità.
Grazie alla legge, i Parchi nazionali dovrebbero essere in grado di tutelare gli ecosistemi compresi nei propri confini producendo anche benefìci per il territorio. Ma, se le leggi di tutela non vengono adeguatamente rispettate o fatte rispettare nella prassi quotidiana, anche gli obiettivi di sviluppo economico sostenibile ben difficilmente verranno conseguiti.
Per quanto riguarda l’Ente Parco della Sila, si auspica che sia approvato quanto prima il nuovo Piano ed il Regolamento del parco, indirizzato, tra l’altro, come previsto dalla 394/91, ad un maggiore potere decisionale in materia di autorizzazioni al taglio all’interno delle aree protette, potere che attualmente spetta solo alla Regione. Ciò consentirebbe di limitare il numero degli interventi distruttivi all’interno delle aree protette, preservando un patrimonio unico di biodiversità forestale e dal grande valore paesaggistico.
Se alla gestione corretta del Parco da parte di tutti i soggetti coinvolti si sostituisce infatti un uso improprio e distorto delle risorse boschive, si provocano, oltre alla distruzione del patrimonio naturalistico e del paesaggio, tra l’altro tutelati dalla Costituzione Italiana (art. 9), anche danni all’occupazione ed alle attività economiche (turismo ed ospitalità, attività agro-silvo.pastorali, agricoltura di qualità, prodotti tipici, raccolta frutti del bosco e sottobosco).
Le leggi di tutela quindi non mancano. Tutt’altro. Mancano piuttosto il rispetto delle norme e dei regolamenti, il senso di responsabilità e l’attenzione per il bene pubblico da parte di coloro che, per compito istituzionale, sono chiamati al (buon) governo del territorio.
La Convenzione Europea del Paesaggio del 2000, ratificata a Firenze nel 2006 (Legge N.14), impegna le Amministrazioni Comunali, oltre che alla tutela del loro territorio, anche ad un percorso decisionale partecipato nel caso in cui si tratti di interventi che modificano il Paesaggio. Tale Convenzione è stata ripresa, per essere attuata nella Regione, dalla Carta Calabrese del Paesaggio. L’Ente Regione ha sottoscritto, il 30 Maggio 2006, nella qualità di membro fondatore, lo statuto della RECEP (Rete Europea per la attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio).
Tutti gli atti su citati, prodotti o sottoscritti dall’Ente Regione, sono indirizzati alla tutela massima del territorio, approvati e condivisi dalle amministrazioni locali firmatarie del documento.
Succede invece che alcune Amministrazioni Comunali, il cui territorio ricade all’interno ed all’esterno dei confini del Parco della Sila, insistono nel loro progetto di depauperazione e distruzione del patrimonio forestale, dimenticando che i boschi ricadenti all'interno del perimetro dei Parchi ovvero in aree SIC e/o ZPS sono tutelati dalle leggi istitutive, che permettono alla biodiversità rara, molte volte endemica, di sopravvivere.
Ciò, malgrado siano esse stesse firmatarie della convenzione di tutela RECEP e, di conseguenza, risultino agli atti come soggetti precipuamente responsabili e delegati alla salvaguardia.
A questo punto ci chiediamo: i boschi rigogliosi di Calabria sono foreste vive, da tutelare anche per tramandarle alle prossime generazioni o sono oggetto di mercato*?
19 Novembre 2010
ItaliaNostra
Gruppo della Sila
Nota *Il Patrimonio culturale e naturale è un bene di cui la civiltà tecnologica e industriale, nella quale viviamo, non può fare a meno, se vuole continuare a esistere. La civiltà industriale ha mostrato di sapersi dare un'efficienza; adesso occorre che si dia una 'religione', che sappia cioè contraddire a tutto ciò che tende a trasformare l'uomo in puro consumatore. Il rapporto predatorio con la natura non è più possibile"....(Giorgio Bassani)
martedì 23 novembre 2010
Comunicato stampa - Trasmissione Report
Via Teulada 66 - 00195 ROMA
report@rai.it
COMUNICATO STAMPA
La scrivente Associazione avendo appreso, tramite il vostro programma, che la prossima puntata di “Report” verterà sulla questione dell’eolico in Italia, vuole segnalare alla vostra Redazione alcune situazioni critiche riguardanti l’Appennino ed in particolare l’Abruzzo, la cosiddetta Regione verde d’Europa, la Regione dei Parchi, al momento sotto un attacco pesante su vasta scala da parte delle Società che impiantano centrali eoliche industriali.
Restiamo a disposizione per ulteriori chiarimenti e approfondimenti,
cordialmente
Il Responsabile ALTURA per l’Abruzzo
Dott. Daniele Valfrè
daniele.valfre@libero.it
Si segnalano per l'appennino laziale-abruzzese-marchigiano le seguenti criticità:
• situazione critica dell’alto vastese dove oramai qualche centinaio di aerogeneratori già funzionanti e ubicati senza soluzione di continuità hanno pesantemente modificato il paesaggio, un tempo destinato ad Area Protetta, in particolare al confine Molise. Diverse decine sono tuttora gli aerogeneratori previsti ed in attesa di autorizzazione. I paesi più colpiti sono Atessa, Civitaluparella, Castelguidone, Schiavi d’Abruzzo e Pizzoferrato.
L’area ricade nell’IBA 115 (Important Bird Area) dei Monti Frentani ed è dal punto di vista naturalistico importantissima per gli uccelli rapaci, alcuni oramai estremamente rari e a rischio estinzione, come l’aquila reale, il nibbio reale, il lanario e biancone.
• notevole proliferazione di nuovi progetti di impianti industriali nelle provincie dell'Aquila e Rieti, con occupazione sistematica delle aree di connessione tra Aree Protette (corridoi ecologici) e conseguente aumento della frammentazione dell'habitat e della vulnerabilità dell'area (vedi carta distribuzione eolico Lazio-Abruzzo in allegato). Ciò si traduce in una difficoltà oggettiva agli spostamenti della fauna tra Aree Protette, in particolare per i grandi rapaci veleggiatori quali aquila reale e grifone e tra i mammiferi per l'orso bruno marsicano.
• mancanza di una pianificazione a livello regionale ed interregionale sulla scelta dei siti ove effettuare l'insediamento di impianti industriali, mancanza di coordinamento tra regioni confinanti, difficoltà burocratiche ad effettuare la VIA interregionale come previsto dal D.lgs 4/2008. Assenza di Linee Guida per la Regione Lazio.
• presenza di nuovi progetti in aree di massima importanza dei Piani Paesistici Regionali, in aree a vincolo paesaggistico ed idrogeologico, al di sopra dei 1200 m e in presenza di aree boscate (vincolate ai sensi dell'art. 142, co 1, D.lgs 42/2004), in aree IBA (Important Bird Area), SIC (Siti di Importanza Comunitaria, Direttiva 92/43/CEE), SIN (Siti di Importanza Nazionale, Progetto Bioitaly), in aree a forte vocazione turistica ed escursionistica.
• presenza di nuovi progetti in aree periferiche al Parco Nazionale d'Abruzzo e Molise con accertata frequentazione dell'orso bruno marsicano. Tali aree sono state definite dai ricercatori dell'Università di Roma "La Sapienza", in accordo con il Ministero dell'Ambiente, "habitat primari a massima idoneità" e "trappole ecologiche primarie", cioè aree strategiche e di fondamentale importanza per la sopravvivenza dell'orso bruno marsicano.
Riguardo le nuove "Linee Guida Nazionali" (Decreto Ministero dello Sviluppo Economico 10/09/2010) si segnala:
• la scelta delle “aree non idonee” ad ospitare impianti eolici industriali totalmente affidata alle Regioni con il rischio di vedere installato, per esempio, un impianto eolico nella Regione A in un SIC e nella Regione B confinante lo stesso impianto vietato.
Ciò vale anche per le Aree Protette Nazionali, Comunitarie ed Internazionali (Siti UNESCO, Aree RAMSAR).
• non viene stabilito alcun periodo minimo di ricerca per lo studio anemologico ed eventuali criteri da seguire.
• sono indicate le informazioni che "dovrebbero" essere inserite nello Studio di Impatto Ambientale (SIA) quali l'analisi vegetazionale e floristica e l'analisi faunistica, ma senza definire un metodo certo di studio e ricerca.
Mancata citazione delle Linee Guida Eurobats (www.eurobats.org) alle quali l’Italia, quale Paese aderente al Bat Agreement con legge n 104 del 2005 dovrebbe invece far riferimento sempre, come ribadito anche in una risoluzione votata all’unanimità all’ultimo Meeting of Parties di Eurobats (Praga, settembre 2010),dove viene segnalato un elenco di speie minacciate e/o particolarmente sensibili all'impatto di impianti eolici.
Non viene riportata alcuna misura di tutela per le aree frequentate dall'orso bruno marsicano, sottospecie prioritaria che necessita di tutela rigorosa ai sensi della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" ed è classificato come sottospecie in pericolo di estinzione in Europa secondo le categorie IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura).
venerdì 12 novembre 2010
Un’importante area naturale minacciata dallo sviluppo di una strada.
Si chiama Fosso Fioio ed è posto al confine tra Abruzzo e Lazio lungo i crinali e avvallamenti che separano i Comuni di Pereto e Camerata Nuova.
Fosso Fioio è una di quelle aree strategiche ad elevata naturalità e bassa antropizzazione che vengono utilizzate dalla fauna, ed in particolare dall’orso bruno marsicano (sottospecie in forte pericolo di estinzione), per il collegamento tra Aree Protette lungo l’Appennino.
Questi corridoi ecologici, in cui è stata accertata la presenza saltuaria dell’orso marsicano alla ricerca di ulteriori aree idonee esterne all’areale di presenza stabile, dovrebbero essere interessati da almeno una delle diverse azioni finalizzate alla tutela di questa specie in Italia dal progetto europeo LIFE sulla “conservazione dell’orso bruno sulle Alpi e Appennini” e che vedono il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise capofila del progetto.
Fosso Fioio ricade principalmente nel Parco Regionale dei Monti Simbruini (Lazio) ed in parte nella ZPS “Monti Simbruini” (Zona a Protezione Speciale IT110207) in Abruzzo.
Sotto l’aspetto naturalistico le estese faggete che ammantano il vallone sono identificabili in un particolare tipo di habitat definito “prioritario” a livello comunitario (Faggeti termofili degli Appennini a Taxus ed Ilex). Esse ospitano una ricca fauna e in particolare dal punto di vista ornitologico sono presenti il raro picchio dorsobianco, la balia dal collare, la tottavilla ed il calandro. Presente pure l’aquila reale, che in tempi storici aveva trovato nelle pareti del vallone di Fioio un sito adatto alla nidificazione ed il grifone presente nei pascoli limitrofi alla ricerca di cibo. Tutte queste specie sono inserite nell’allegato I della Direttiva Comunitaria “Uccelli”. Importante pure la presenza dell’astore, raro rapace legato alle aree densamente boscate.
Oggi Fosso Fioio, è attraversato da un tracciato, a malapena percorribile a causa dell’azione delle piogge primaverili, che da Camerata Nuova risale il vallone per circa 16 km in direzione del Santuario della Santissima Trinità in Comune di Vallepietra; tale strada è secondo il Piano d’Assetto del Parco Regionale “strada di servizio” e non può essere ritenuta “strada di collegamento” al fine di mantenere la più ampia tutela del Fosso Fioio.
Il Comune di Camerata Nuova a partire dal 2006 ha avviato una serie di progetti atti a “mettere in sicurezza” la strada del Fioio che hanno avuto il diniego sia in fase di Conferenza di Servizi, che dalla Regione Lazio in fase di analisi della Valutazione d’Incidenza proprio per l’importanza naturalistica dell’area. Solo la Regione Abruzzo da parere positivo al progetto.
Nel 2009 attraverso un’ordinanza sindacale contingibile ed urgente “... per somma urgenza di manutenzione ordinaria della strada del Fioio ....”. si da avvio all’esecuzione di parte dei lavori. Tale ordinanza sindacale faceva riferimento ad una nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile in cui si invita ad “intraprendere ogni utile iniziativa per valutare soluzioni atte a garantire la messa in sicurezza del percorso e la percorribilità dello stesso ai mezzi di soccorso”.
Ai lavori già intrapresi dal Comune il WWF Italia ha presentato ricorso al TAR del Lazio che lo accoglie bloccando l’accesso al vallone.
Nonostante ciò, il Comune di Camerata Nuova, richiede nuovamente l’apertura della strada al traffico veicolare, non curante dei precedenti dinieghi, arrivando paradossalmente a richiedere una “Conferenza Unificata” ex L.241, convocata presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
In tale sede il 14 ottobre scorso, gli Enti interessati (Regione Lazio e Parco Regionale dei Monti Simbruini) sembrano, dopo anni di valutazioni negative dei vari progetti, aver cambiato improvvisamente parere, tant’è che dopo aver acquisito il parere definitivo di questi, l’11 novembre prossimo il destino della strada di Fosso Fioio sarà discusso risolutivamente presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
E’ incredibile che tanta caparbietà da parte del Comune di Camerata Nuova nel perseguire il progetto di sistemazione della strada del Fioio ora per manutenzione ordinaria, ora per pubblica incolumità, sia sfociata addirittura nel coinvolgimento del Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio. Un progetto che vedrà l’ennesimo sperpero di denaro pubblico (circa 1.500.000 €), vista la difficoltà a rendere transitabile il Fosso Fioio data la complessità tecniche dell’intervento e le periodiche inondazioni primaverili, alla luce anche dei vistosi tagli di bilancio alle Aree Protette.
Viene da domandarsi quali siano le reali intenzioni del Comune e se piuttosto non siano veritieri i ventilati propositi di aprire la strada ad un flusso turistico di massa verso il Santuario della Santissima Trinità, dato che il progetto prevede la sistemazione del tracciato ben oltre i tratti interessati da particolare dissesto e da presunta pericolosità e definisce la strada del Fioio come “strada di collegamento interregionale” atta a di “risollevare l’economia del paese” mediante una maggiore “fruizione turistica dell’area”.
Appare inverosimile come Fosso Fioio, un selvaggio angolo di natura incontaminata ancora frequentato dall’orso bruno marsicano, sottospecie prioritaria che necessita di tutela rigorosa secondo la Direttiva Comunitaria “Habitat” e che rappresenta un pubblico valore, rischi di essere sommerso dall’ulteriore opera di sviluppo turistico a beneficio degli interessi di pochi.
Tutto questo, proprio nell’Anno Internazionale della Biodiversità ed in previsione del prossimo Anno Internazionale delle Foreste sancito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Daniele Valfrè
Responsabile ALTURA per l’Abruzzo.
Associazione per La Tutela dei Rapaci e dei loro Ambienti.
lunedì 8 novembre 2010
BRACCONAGGIO, ALLARME DOPO L’ABBATTIMENTO DI OTTO FALCHI A ISCHIA.
ESCALATION DI VIOLENZA CONTRO LA FAUNA SELVATICA
IN TUTTA LA PENISOLA: BRESCIA, CAGLIARI, REGGIO CALABRIA.
LIPU: “UNA VERGOGNA NAZIONALE”
L’associazione sta valutando le iniziative, anche internazionali,
per porre fine al massacro di uccelli migratori
E’ allarme bracconaggio contro gli uccelli migratori dopo l’abbattimento ieri di otto falchi pecchiaioli e un gheppio nell’isola di Ischia, ma anche dopo il sequestro nei giorni scorsi di un sentiero di 800 trappole illegali per l’uccellagione nel cagliaritano e la mattanza in corso nel bresciano sui piccoli uccelli protetti.
La denuncia è della LIPU, i cui volontari ieri a Ischia hanno udito gli spari e visto cadere ben otto esemplari di falco pecchiaiolo in migrazione, due dei quali probabilmente feriti. Un gheppio è stato invece recuperato dai volontari con un’ala spezzata ed è stato avviato alle cure di un centro specializzato. “I falchi abbattuti – dichiara Fulvio Mamone Capria, vicepresidente LIPU – aggravano la situazione sull’isola campana, dove solo 20 giorni fa i nostri volontari furono brutalmente aggrediti a Ischia da alcuni bracconieri. Registriamo inoltre gravi emergenze in questi giorni nel cagliaritano e nel bresciano, dove i nostri volontari, non senza rischi per la propria incolumità, stanno rimuovendo migliaia di trappole contro piccoli uccelli protetti.
“E’ un’escalation di violenza e bracconaggio molto preoccupante, una vergogna nazionale – prosegue mamone Capria - per la quale stiamo valutando quali azioni intraprendere, anche a livello europeo. Atti che esprimono disprezzo verso la natura in un clima, spesso, di impunità per i responsabili”.
Nel bresciano prosegue la campagna dei volontari LIPU contro le micidiali trappole ad archetto e trappole a scatto d’acciaio dove finiscono a migliaia pettirossi, capinere e cince. Nel cagliaritano è attivo in questi giorni un campo antibracconaggio LIPU che nei giorni scorsi ha smantellato un sentiero per l’uccellagione composto da 800 trappole. Poche settimane fa invece la LIPU ha chiuso un campo antibracconaggio sullo stretto di Messina a Reggio Calabria, dove ogni anno fino a 200 falchi pecchiaiolo vengono uccisi dai bracconieri. E intanto continuano ad affluire rapaci e specie protette impallinate, dall’apertura della caccia, nei centri recupero LIPU: gli ultimi due sono un allocco e un gheppio feriti a Roma, ma ogni anno sono centinaia i rapaci ricoverati, molti dei quali non sopravvivono.
"Ma intanto dobbiamo registrare la mancanza di risposte da parte dei Ministeri Competenti, nonostante l'estrema gravità della situazione e i nostri ripetuti solleciti – conclude il vicepresidente LIPU - Rinnoviamo dunque l'appello al Governo: intervenga subito, adottando anche misure straordinarie per fronteggiare questa vera piaga per la natura e l'ambiente italiani".
Parma, 8 novembre 2010
sabato 6 novembre 2010
Eolico in Campania minaccia specie rare
LIPU: “NOSTRI APPELLI INASCOLTATI, SI TUTELI NATURA E PAESAGGIO”
Autorizzati impianti da 10 megawatt e da 38 megawatt.
Appello LIPU alla nuova Giunta campana e alla Commissione Ambiente Regionale
Una rara coppia di cicogna nera, una delle dieci presenti a livello nazionale, e altre numerose specie di rapaci, tra cui nibbio reale e bruno, biancone e lanario, tutte superprotette da leggi nazionali e direttive comunitarie, potrebbero essere minacciate da due impianti eolici di grande taglia autorizzati dalla Regione Campania in Irpinia, un territorio già da anni massicciamente colonizzato da insediamenti di questo tipo.
La denuncia è della LIPU-BirdLife Italia: gli impianti sono quelli di Agro di Aquilonia, dove l’Ivpc10 Srl costruirà una centrale da 10 megawatt, e a Monteverde, dove Genco Srl realizzerà una centrale di 38 megawatt. Sezioni della LIPU Campana, Pugliese e Lucana sono infatti impegnate per scongiurare un grave degrado territoriale fra le tre regioni.
“Si tratta – dichiara la LIPU - di aree ancora integre nelle quali, vista la presenza di specie selvatiche di grande importanza e rarità, non dovrebbero sorgere impianti simili a quelli proposti. Non capiamo dunque perché queste autorizzazioni siano state concesse”.
Nel luglio 2009 la LIPU in una nota urgente a vari uffici della Regione Campania, all’Arpa Campania, alla Provincia di Avellino e al Ministero dell’Ambiente, chiedeva di intervenire per fronteggiare la proliferazione di pale eoliche. Tale rischio era annunciato dalla presenza, osservata dalla LIPU, di strumenti per studiare la direzione e l’intensità del vento (anemometri) a brevissima distanza dal sito di nidificazione della cicogna nera.
Un’altra nota inviata dalla LIPU lo scorso 1° giugno non ha ottenuto, come la prima, alcuna risposta.
“Ci appelliamo alla nuova giunta regionale e alla Commissione Ambiente del Consiglio regionale – prosegue la LIPU – affinché si intervenga in modo deciso per tutelare uno dei territori strategici per la biodiversità e area di grande interesse paesaggistico.
“Chiediamo inoltre – prosegue l’associazione - che vengano adottate con urgenza le nuove linee guida regionali sulle rinnovabili, in attuazione a quelle nazionali appena emanate, per tamponare le conseguenze dello sviluppo di un settore che non è governato e che sta compromettendo paesaggio e ambiente in modo irreversibile”.
5 novembre 2010
UFFICIO STAMPA LIPU-BIRDLIFE ITALIA 0521.273043
lunedì 1 novembre 2010
THE EU TORPEDOES THE CONVENTION ON BIOLOGICAL DIVERSITY
On October 29th in Japan, EU countries committed themselves with other members of the international convention to give protection status to 17% of the land on the planet. The purpose of this Nagoya summit was to protect biodiversity in a context of rapid human expansion, unsustainable exploitation of natural habitats, and the resulting regression of plant and wildlife leading to the extinction of a great many species.
The success of the summit has been applauded, as it should be, but in a less publicized document released practically at the same time* the EU reaffirms that its own protected areas will not be off limits to industrial development, and in particular to windfarms.
* EU guidance document on Windfarms in Natura 2000 areas – October 2010
Conservationists worldwide are disappointed, to say the least, by this double talk from the European Union.
Save The Eagles International (STEI) have warned the European Commission about the deleterious effects of wind turbines on bird and bat populations. In a recent release, the conservation organization provided evidence that a biased environmental assessment had condemned the endangered Tasmanian Wedge-Tailed Eagle to extinction through mortality by collision with wind turbines. STEI president, Mark Duchamp, stressed the fact that, depending on wind speed, the turbine blades travel at 150-300 kph at the tip, and that raptors, like bats, are attracted to windfarms. This has been demonstrated time and again, he said, by Dr Shawn Smallwood in his extensive studies on the matter.
Duchamp regrets that the EU has turned a deaf ear to their whistle blowing, ignoring scientific documents and bird kill statistics submitted as evidence. Likewise, he notes that bird societies have failed to publish this crucial information on their websites, conflicting as it does with their policy of advocacy and activism in favor of the wind industry.
Building windfarms in the EU’s “Natura 2000” network of nature reserves is not much different from Tanzania´s current plan to build a highway across the Serengeti National Park, he adds, and can only regret that the European Commission doesn’t know better.
STEI predict that, with such a gaping hole under the flotation line, the conservation of European biodiversity will be short-lived. As for the credibility of the EU’s green leadership, they regret to see it sink to new lows.
It is hardly responsible, says Duchamp, to sacrifice biodiversity to the impossible promise of running the EU´s economy on unreliable energy, costing (including backup and new transmission lines) three to five times more than conventional methods.
He concludes: absurdity is creating nature reserves and opening their gates to industrial development.
Fonte: http://www.iberica2000.org/Es/Articulo.asp?Id=4496
mercoledì 27 ottobre 2010
Il traffico degli uccelli rapaci in Europa
di redazione | 26 ottobre 2010
GEAPRESS – Chi si ricorda che il 2010 è l’anno internazionale della Biodiversità? La ricchezza biologica del nostro pianeta dovrebbe essere preservata e tutelata. Eppure basta una piccola modifica ad una legge per avviare la catastrofe. Dal 1992, infatti, la falconeria come mezzo di caccia è divenuta legale. Prima di allora alcune regioni del sud Italia erano preda solo di bracconieri stranieri, soprattutto tedeschi. Un fenomeno, per quanto grave, comunque circoscritto ad una sorta di filiera della totale illegalità. Si iniziava dai nidi da depredare in Sicilia come in Calabria, si continuava in un centro di falconeria in Baviera, per finire sul braccio di un falconiere arabo. Ma dal 1992 le cose cambiarono. Nella “filiera” dell’illecito si sono innestati percossi di legalità che sono subito diventati luoghi di riciclaggio. Da allora si sono iniziati a specializzare bracconieri locali, ovvero predoni mercenari al servizio di chi, in nord Italia come in centro Europa, si arricchisce sul traffico degli uccelli rapaci.
Nascono dei centri finalizzati al riciclaggio che iniziano così a godere di privilegiati punti di appoggio locali. Buoni conoscitori dei luoghi che armati di corde da alpinista raggiungo velocemente il nido su una parete rocciosa, e prelevano i nidiacei. Può allora succedere che se la Forestale prova a controllare, ad esempio, un allevamento siciliano come austriaco vengano mostrati certificati di copertura attestanti la nascita in cattività dei rapaci.
Può darsi, però, che siano stati presi nei nidi siciliani, inviati poi in Austria e da lì fatti rientrare con certificazione Cites spagnola rilasciata, all’origine, per un rapace ormai morto da tempo. In Italia, poi, vi sono altri centri intermedi collocati all’interno di zoo e parchi faunistici, magari tra quelli che si servono, come tutti, della pubblicità della difesa della biodiversità. La destinazione dei rapaci riciclati? Anche parchi faunistici-zoo e soprattutto spettacoli di falconeria specializzati in rivisitazioni medioevali. Di quelli che le amministrazioni comunali o provinciali pagano in occasione di feste locali.
Fantascienza? Niente affatto. GeaPress ha intervistato il Dirigente del Servizio Cites Centrale dell’Ispettorato del Corpo Forestale dello Stato. Questa estate, sotto la direzione del dott. Marco Fiori (nella foto), il Corpo Forestale dello Stato ha messo a segno un duro colpo all’organizzazione che, ramificata in più paesi, sta portando a termine l’estinzione di numerose specie di uccelli rapaci. Quelli che rischiano di più: Capovaccaio e Aquila del Bonelli. Quest’ultima ha la sua roccaforte in Sicilia. Stimata in circa 15 coppie, in due anni ha subìto la depredazione di non meno di sette-otto pulcini. Per capire la gravità della cosa basti pensare che l’Aquila del Bonelli depone al massimo due uova, ed i giovani, come molti rapaci, vanno già naturalmente incontro ad una mortalità molto elevata. Un po’ come spingere un suicida sull’orlo del baratro.
GEAPRESS – dott. Fiori, il Corpo Forestale dello Stato ha scoperto un mercato di uccelli rapaci a dir poco preoccupante. Una strana catena che presenta utili trampolini di riciclaggio. Iniziamo dagli anelli più bassi.
Dott. Fiori – Sono senz’altro i basisti. In Sicilia sono loro a prelevare le nidiate.
GEAPRESS – E poi?
Dott. Fiori – E poi ci sono i centri di smistamento, localizzati in Germania ma anche in Italia. Fanno a loro capo i documenti che faranno entrare nel mercato legale gli animali in realtà prelevati dai nidi.
GEAPRESS – Da dove provengono i documenti per il riciclaggio?
Dott. Fiori – Possiamo con certezza dire che li abbiamo scoperti di provenienza spagnola e belga. Si trattava di animali morti ma il documento continuava a servire …
GEAPRESS – …. per altri animali, ma vivi?
Dott. FIORI – Infatti. In alcuni paesi si sta riuscendo a venire a capo dei punti deboli. E’ difficile pensare che questi documenti possano circolare così liberamente.
GEAPRESS – Cosa vuole dire?
Dott. Fiori – In Germania sembra che vi sia qualche cosa che non va nei passaggi tra le Autorità dei Länder e quelle centrali.
GEAPRESS – E’ possibile che il documento Cites di copertura possa essere acquistato?
Dott. Fiori – Certo, chi è nell’ambiente illegale sa evidentemente come fare. I prezzi variano da mille a duemila euro. Per gli animali, invece, si parte da tre-quattromila euro fino ad arrivare a 15.000 euro per una Bonelli ed anche oltre. Di fatto si è costituita in questi anni una vera e propria rete transnazionale, ma anche noi ci siamo organizzati per sconfiggerla.
GEAPRESS – Come?
Dott. Fiori – Non tutto si può dire ma le Autorità Cites sparse nei paesi europei hanno avuto dei proficui incontri, anzi …
GEAPRESS – Anzi …..
Dott. Fiori – Le polizie competenti, tra le quali per l’Italia la Sezione che dirigo, ormai collaborano. Abbiamo da tempo una fattiva collaborazione. In un incontro non più recente avvenuto a Tarvisio si sono gettate la basi. Una prima grande operazione che abbiamo portato a termine proprio sul traffico di rapaci, ha riguardato pure uova di Condor più duecentocinquanta animali vivi. Il trafficante era un austriaco ma gli animali provenivano da Turchia e Grecia passando per l’Italia. La rete scoperta è enorme.
GEAPRESS – Un austriaco?
Dott. Fiori – L’Austria è risultata essere un paese strategico per questi traffici, ma è coinvolta la Germania, l’Olanda, il Belgio, la Spagna, il Regno Unito. Pensi che il Belgio ha molto a che fare con l’Aquila del Bonelli trafugata a Butera, in provincia di Caltanissetta. In Spagna sono state sequestrate, le parlo di questa estate .., otto Aquile del Bonelli. Si tratta di dati allarmanti.
GEAPRESS – Ed i centri italiani compiacenti? Erano parchi faunistici, ovvero zoo.
Dott. Fiori – Avevano sicuramente documentazione falsa. Bisogna vedere se ne erano a conoscenza.
GEAPRESS – Ma, avete sequestrato animali, magari se vi sono indagini in corso…
Dott. Fiori – Le perquisizioni domiciliari hanno riguardato le provincie di Pavia, Milano, Reggio Emilia, Catania e Ragusa. Anche il Friuli è coinvolto. Si, si sono operati dei sequestri anche di Capovaccai. Alcuni animali, poi, non sono recenti, intendo dire degli ultimi mesi. Noi continuiamo a lavorare. La LIPU ed il WWF fanno un lavoro di monitoraggio importantissimo. Vi sono pure filmati che ritraggono i bracconieri al nido …
GEAPRESS – Mi sembra di capire che in Sicilia si preleva ….
Dott. Fiori – Per la Sicilia abbiamo avuto i riscontri più importanti, ma le indagini riguardano anche la Calabria, la Puglia e la Campania. In tutto sono indagate 18 persone, ma vedremo gli sviluppi. Sull’Aquila del Bonelli, ad esempio, i conti non tornano, forse i destinatari erano ancor di più. Di sicuro nei luoghi vi erano continui movimenti di personaggi sospetti.
GEAPRESS – Quali specie sono interessate?
Dott. Fiori – Aquila del Bonelli, ma anche Aquila reale, poi Falchi pellegrini, Lanari, Gheppi, Grillai. La richiesta è molto elevata. Ormai vi sono delle vere specializzazioni individuali.
GEAPRESS – Rischi di estinzione?
Dott. Fiori – Capovaccaio e Aquila del Bonelli soprattutto.
Fino a pochi giorni addietro il Corpo Forestale dello Stato (vedi articolo GeaPress) ha rinvenuto nella casa palermitana di un probabile prestanome, numerosi uccelli rapaci. Di questa estate, invece, la maxi operazione (vedi articolo GeaPress) dove 47 uccelli rapaci sono stati sequestrati in tutta Italia, mentre altre operazioni, sempre nel recente passato, sono state portate a termini così come evidenziato nella intervista al dott. Fiori. Le pene per i trasgressori variano da tre mesi ad un anno ed ammenda compresa fra sette e settantacinquemila euro. I reati sono il commercio illegale di specie protette, falso e ricettazione.
Fonte: http://www.geapress.org/caccia/il-traffico-degli-uccelli-rapaci-in-europa/7589
martedì 26 ottobre 2010
mercoledì 20 ottobre 2010
Pubblicazione: Rapaci delle Alpi Apuane
GUIDO PREMUDA, UBALDO RICCI, FABIO VIVIANI
"Rapaci delle Alpi Apuane"
Parco delle Alpi Apuane - Pacini Editore, Pisa
Il libro si inserisce nella collana delle guide del Parco delle Alpi Apuane.
Si rivolge sia ai semplici appassionati che desiderano scoprire le bellezze delle Alpi Apuane attraverso
i suoi magnifici uccelli rapaci, sia al bird-watcher che vorrebbe approfondire le proprie conoscenze,
come anche all’ornitologo esperto che richiede contenuti scientifici e dati completi e aggiornati.
Il testo è stato sottoposto alla revisione tecnica del Comitato Scientifico del Parco.
In un percorso ideale, il lettore è accompagnato dapprima attraverso gli ambienti delle Apuane,
poi alla scoperta dei rapaci stanziali, del fenomeno della migrazione e dei rapaci migratori, per poi affrontare
le tecniche di identificazione sul campo e addentrarsi nella conoscenza delle singole specie.
Infine, è portato alla scoperta delle Alpi Apuane attraverso itinerari dedicati ai rapaci,
dei quali si raccontano anche le storie e leggende popolari locali e si ricordano
le minacce e le tutele esistenti.
Presentazione del volume
sabato 30 ottobre alle ore 10.00
salone dell' Annunziata del Chiostro di Sant'Agostino
Pietrasanta (LU)
Per ulteriori informazioni:
http://www.sunbird.it/ornitos/RapaciApuane.htm
martedì 5 ottobre 2010
CONVEGNO “RAPACI : Minacce e azioni per la tutela
Sala Giunta
Comunità Montana Esino Frasassi
Fabriano (An)
ORE 9.00 Saluti Assessore Ambiente Regione Marche Sandro Donati
Presidente Parco Gola Rossa e di Frasassi Giuliani Fabrizio
Ore 9.30 Jacopo Angelini cts Parco Rossa Frasassi
“L’avvelenamento da piombo: fattore di pericolo sia per gli uccelli rapaci che per l’uomo”
Ore 9.50 15 Riccardo Santolini, Fabio Pruscini Università di Urbino :
"Esperienze e approcci metodologici alla mitigazione del rischio relativo alle linee elettriche
Ore 10.10 Perna Paolo zoologo Studio Helix:
“I Rapaci e la rete ecologica delle Marche”
Ore 10.30 Virgilio Tommasi Enel:
“Linee elettriche e rapaci : misure di mitigazione nelle Marche”
Coffe break
Ore 11.00 Massimiliano Scotti, Jacopo Angelini - Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi:
“Progetto: LIFE08 NAT/IT/000332 “Save the flyers”una opportunità di conservazione della biodiversità e di occupazione “
Ore 11.20 Valerio Ballerini - Cooperativa Efedra:
“Misure di gestione e conservazione delle praterie montane habitat 6210 nel parco gola della rossa e di frasassi: una opportunità di valorizzazione del ruolo degli allevatori nel parco.”
Ore 11.40 Stefano Allavena - Associazione Altura – Lipu Abruzzo:
“Le centrali eoliche: minaccia per gli uccelli rapaci ”
Ore 12.00 Laurent Sonet - Parco S. Bartolo:
“L’importanza dei monitoraggi nello studio della migrazione degli uccelli rapaci”
Ore 12.15 Tavola rotonda:
“La tutela dei rapaci e il mantenimento degli habitat di prateria montani”
Parteciperanno: regione marche assessorato ambiente, assessorato agricoltura, associazioni allevatori, cooperative forestali, associazioni ambientaliste”
Conclusioni finali : assessorato all’ambiente regione marche
lunedì 20 settembre 2010
Rapaci oltre i confini - 1a Edizione estiva
Una decina di ornitologi e naturalisti, in collaborazione con il personale Guardiaparco e Tecnico-naturalistico della Riserva Naturale “Montagne della Duchessa”, hanno percorso alcuni itinerari sui crinali in quota tra il confine settentrionale della Riserva (area di M. Cava) e le aree cacuminali del Comune di Tornimparte.
Sono stati effettuati diverse decine di avvistamenti tra cui spiccano quelli dell’astore (Accipiter gentilis), sparviere (Accipiter nisus), grifone (Gyps fulvus), corvo imperiale (Corvus corax), calandro (Anthus campestris), coturnice (Alectoris graeca) ed il raro piviere tortolino (Charadrius morinellus) piccolo trampoliere presente negli altopiani culminali abruzzesi che ricordano la tundra artica dove si riproduce.
La presenza dell’astore, della coturnice ed in particolare del piviere tortolino, oltre alla conferma di una costante frequentazione da parte del grifone, è la dimostrazione che questa è una rilevante area di wilderness di grande importanza conservazionistica e asse di collegamento tra le vaste aree protette del Sirente - Velino - Duchessa e le aree protette poste più a nord, quali i comprensori del M. Nuria e del Terminillo, il M. Giano ed il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Area sempre più incompatibile con i previsti impianti eolici annunciati dal Comune di Tornimparte sui crinali di Colle Acetoni e Coppo Volpe e da quelli limitrofi del Comune di Scoppito a Colle Chiappino e M. Calvo.
La giornata fa parte delle iniziative volte ad aumentare lo stato delle conoscenze sulla biodiversità del nostro territorio nell’Anno Internazionale della Biodiversità (2010 International Year of Biodiversity) promosso dalle Nazioni Unite.
Appuntamento a marzo per la prossima giornata di “Rapaci oltre i confini”.
Dott. Daniele Valfrè - Responsabile ALTURA per l’Abruzzo.
martedì 14 settembre 2010
Falco pescatore inanellato osservato in Basilicata
In data 13 settembre 2010, durante i consueti sopralluoghi rivolti al monitoraggio dell'avifauna lungo la costa jonica lucana, è stato osservato un Falco pescatore (Pandion haliaetus) presso la Foce dell'Agri (MT).
Il soggetto (un giovane dell'anno) recava un anello metallico posto su una delle zampe, dunque si trattava di un individuo inanellato.
La pratica dell'inanellamento consente di marcare i soggetti con anelli alfanumerici al fine di ottenere informazioni sui movimenti migratori, la struttura di popolazione e altre componenti eco-etologiche la cui conoscenza è indispensabile per attuare corretti piani di conservazione.
L'anello metallico del Falco pescatore osservato, purtroppo, non era leggibile; tuttavia è molto probabile che l'individuo provenisse dalla penisola scandinava (Finlandia o Svezia) dove in effetti sono attivi moltissimi programmi di inanellamento rivolti in particolare a questa specie.
La costa jonica lucana conferma ulteriormente il ruolo strategico che svolge nell'ambito della migrazione dell'Avifauna, "convogliando" i migratori provenienti da Nord-Est verso le aree di svernamento localizzate a Sud-Ovest.
Egidio Fulco
mercoledì 8 settembre 2010
Avvistati 13 Grifoni sui Monti Sibillini.
La giornata era ventosa con una visibilità ottima. È stato bellissimo vederli sorvolare le varie cime con grande facilità e, nel giro di 20 minuti, esplorare buona parte dell'intero crinale.
Dopo vari giri molto alti sulla cima del M. Bove Sud, sono ritornati seguendo lo stesso tragitto e li abbiamo seguiti allontanarsi in direzione dei Monti della Laga.
Abbiamo passato l'ultima settimana di agosto nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, montagne che conosciamo bene e che in passato ci erano apparse piuttoste deserte e avare di avvistamenti. Quest'anno siamo rimasti piacevolmente sorpresi per la quantità di rapaci e, nelle ore serali durante i tragitti in auto, abbiamo incontrato anche varie lepri, cervo, tasso, allocco, ecc..
Ecco le osservazioni più salienti:
AQUILA REALE, vista in diversi posti, sembrava di essere sulle Alpi!
In particolare abbiamo assistito ad uno scambio acrobatico di preda (una grossa lepre) dall'adulto al giovane!
PELLEGRINO, ancora più frequente dell'Aquila. Spettacolari acrobazie di un Juv. che "giocava" con un Gheppio.
ASTORE, 26/8 famiglia al completo sul crinale della Sibilla che guarda l'Infernaccio.
GRILLAI, gruppi numerosi, composti da juv. e adulti, in prevalenza femmine con qualche raro maschio. Cacciavano sulle praterie erbose di alta quota brulicanti di vari ortotteri, in modo particolare di Decticus verrucivorus una preda facile e "sostanziosa", l'equivalente del Prionotropis appula, la cavalletta preferita dal Grillaio nelle nostre steppe murgiane.
ALBANELLA MINORE, due juv. visti a Pian grande.
FALCO DELLA REGINA, 29/8 al tramonto, che si accingeva a passare la notte in un rimboschimento su Monte Rotondo.
Nicola Cillo & Marisa Laterza
lunedì 6 settembre 2010
Eolico offshore nel Canale di Otranto
I luoghi. Puglia nel Canale di Otranto A venti chilometri dalla costa sorgerà il più grande impianto italiano offshore, in nome della nuova (malintesa) economia verde
Sulle rotte dei grifoni minacciati dal parco eolico
Le pale al largo di Tricase stermineranno i migratori e condanneranno i delfini Gira su' ceppi accesi/ lo spiedo scoppiettando (...)/ tra le rossastre nubi/ stormi d' uccelli neri,/ com' esuli pensieri,/ nel vespero migrar. (Giosuè Carducci) Il filmato Una foresta di pali ed eliche che ai volatili sembreranno alberi. In Rete c' è un filmato girato a Creta: mostra che cosa accade agli uccelli L' affare L' energia del vento è «l' affare degli affari», ha detto Tremonti. Rende molto di più del narcotraffico, specie da noi, primi in Europa nei finanziamenti pubblici
C' è un punto preciso, nel canale di Otranto, che la comunità nazionale e internazionale farebbe bene a non perdere mai di vista. Individuarlo è facile. Basta tracciare una linea retta sulla carta geografica fra il porto pugliese di Tricase e l' incantevole insenatura della greca Paleokastritsa, nell' isola di Corfù. Sono poco più di sessanta miglia marine, all' incirca settantadue chilometri. Il «punto» di cui parliamo si trova a una ventina di chilometri da Tricase e, come vedremo, sembra partorito dalla lucida follia di un genio del Male. Perché sarà proprio in quel punto che il grifone morirà. Decapitato. E con lui, sempre lì, in quel maledetto punto preciso, verranno abbattute intere «divisioni» dell' esercito di uccelli migratori che attraversano il mare Mediterraneo. Aironi rossi, bianchi, cenerini. Cicogne bianche e nere, che magari avrebbero sperato di raggiungere le torri di Avila, in Spagna, o i comignoli di Copenaghen, sui quali poter appollaiarsi felici. E poi gru e fenicotteri. Gabbiani e pellicani. Gufi reali e falchi. Il falco della regina e il falco pellegrino. E poi ancora tordi, rondini, upupe, anatre, colombi, oche, beccacce e tutti i passeriformi... Ma torniamo alla nostra retta immaginaria fra Tricase e Paleokastritsa. In realtà è una rotta, come sanno bene pescatori e navigatori. Una rotta che ha visto di tutto. Navi turistiche, pescherecci grandi e piccoli, barche a vela, yacht miliardari, unità militari, piroscafi arrugginiti e stracolmi di disperati, come i diecimila albanesi a bordo del Vlora sbarcati a Brindisi nel 1991. E poi, per tutti gli anni Novanta e fino a ieri, scafi e gommoni di trafficanti di esseri umani, a cui decine di migliaia di «clandestini» - profughi di guerra, perseguitati politici, poveri - affidavano la propria vita. Spesso sacrificandola per sempre, assieme a tutti i loro risparmi. Su questa rotta bellissima, magica, dove ancora si vedono i delfini saltare fuori dall' acqua all' inseguimento dei traghetti e si può scorgere la mole di un capodoglio che, infastidito dal moto ondoso delle imbarcazioni, si allontana, negli ultimi venti anni hanno perso la vita decine di migliaia di esseri umani. Uomini, donne, bambini - curdi, albanesi, rom, cingalesi, iracheni, afghani, pachistani, il conto delle «etnie» ormai non lo tiene più nessuno -, che sono finiti in pasto ai pesci o nel ventre di qualche nave greca naufragata duemilacinquecento anni fa e ancora custodita dagli abissi. Questa rotta magica, se guardi il mare un po' meglio e un po' più in profondità, ti ricorda che il canale di Otranto è un cimitero. Un cimitero di cui l' umanità dovrebbe vergognarsi. Questa rotta, da millenni, è anche la strada migratoria obbligata del grifone e di tutte le altre specie di uccelli che ora rischiano di essere falciati in mare aperto, in quel punto preciso al largo di Tricase, dove la giunta (di centrosinistra) della Regione Puglia ha approvato, con una velocità degna di miglior causa, e nonostante una prevedibile sentenza contraria della Corte Costituzionale che puntualmente e per fortuna è arrivata, la realizzazione del più grande parco eolico italiano offshore. Ventiquattro torri, ciascuna alta centotrenta metri. Una foresta di pali ed eliche che agli uccelli sembreranno alberi e fronde mosse dal vento e che ingannerà non soltanto il grifone e i suoi fratelli, ma anche i delfini e i capodogli. I quali, a causa del rumore degli aerogeneratori perderanno il senso dell' orientamento e finiranno «spiaggiati», com' è già accaduto sui litorali del Gargano per colpa dei boati delle esplorazioni petrolifere sottomarine. Non è un allarme per evitare un rischio. È una certezza. Il grifone, questa sorte, l' ha già subìta. In Rete c' è un filmato girato a Lendas, nel Sud dell' isola di Creta, il 27 ottobre 2009, che meriterebbe d' essere proiettato nelle scuole e divulgato come le foto delle foche uccise a bastonate in Norvegia e in Canada o come la foto-simbolo (benché finta, perché «costruita» per ragioni di propaganda militare) del cormorano ricoperto di petrolio durante la guerra del Golfo del 1991. Nel filmato si vede il grifone colpito da un' elica e si sente persino il colpo secco, come di una mannaia, che lo abbatte. Il grifone precipita al suolo. Vorrebbe rialzarsi, ma non ce la fa. Ricorda l' albatro di Baudelaire che cade, apre le ali, zoppica, ma non riesce a riprendere il volo. Dopo un po' quel grifone, uccello caro agli dèi, si accascia e muore lì, nella terra del padre degli dèi, dove Rea nascose Zeus per sottrarlo a Crono, che divorava i suoi figli. In nome dell' energia pulita, che tutti vorremmo, anche questo corridoio migratorio di uomini e uccelli rischia di essere divorato dalla green economy, ormai sempre meno green e sempre più economy. Il consumo dei combustibili fossili - petrolio, carbone - non diminuisce, il territorio viene «tombato» dalle mastodontiche opere necessarie a piantare torri (e a installare pannelli fotovoltaici, invece che sugli edifici, nei terreni agricoli) e i contributi pubblici fioccano come manna dal cielo. «Da noi - ha scritto Giovanni Sartori su questo giornale - è fiorita soltanto l' industria dell' eolico, dei mulini a vento, ed è fiorita quasi soltanto perché fonte di tangenti e di intrallazzi». Dev' esserci qualcosa di vero, se anche il ministro dell' Economia, Giulio Tremonti, ha detto che «l' eolico è l' affare degli affari». Per esser chiari, rende molto di più del narcotraffico. Soprattutto in Italia, al primo posto in Europa per erogazione di finanziamenti pubblici, e in Puglia, che è al primo posto in Italia. Il «parco» eolico individuato con il compasso sulla rotta del grifone, per esempio, sarà di 94 megawatt, costerà tutt' al più 50-60 milioni di euro e beneficerà, secondo alcuni calcoli approssimati per difetto, di contributi pubblici per 90 milioni di euro l' anno, per vent' anni. Cioè un miliardo e ottocento milioni. Oppure, se si vorranno riscuotere i contributi in «certificati verdi» (vendibili a chi inquina, affinché, pagando, possa continuare a farlo), di 280 milioni l' anno per quindici anni, ovvero quattro miliardi e duecento milioni di euro. Naturalmente, nessun beneficio per la bolletta. Al contrario, è bene sapere che in questo modo per ogni chilowattora acquistato se ne pagano tre. Sarebbe bello se su questa rotta si incontrasse qualcuno pronto ad aiutare gli uccelli migratori, come molte volte è avvenuto per i popoli migranti. Qualche magistrato, per esempio. Che cercasse di capire, per dirne una, cosa c' è dentro la società dal nome celestiale «Sky Saver», che ha sede in un piccolo paese pugliese e il cui socio unico è una società olandese. O che individui la logica che in Puglia consente di allestire dovunque si voglia un impianto di energia alternativa da un megawatt con una semplice autocertificazione (con un assessore all' Ambiente che è un magistrato e un presidente che si professa «ambientalista»), mentre per una concessione edilizia - nel centro abitato - dei comuni rientranti in zona protetta si deve dimostrare che «non saranno utilizzati sistemi che provochino l' allontanamento di volatili», che impediscano cioè ai falchetti di nidificare. Il nostro grifone non sa nulla di tutto questo. Sa bene però che quelle pale sono il suo nemico e che se anche superasse indenne le eliche al largo di Tricase, deve vedersela con quelle che lo aspettano in Puglia, Irpinia, Basilicata. Una selva. Che ogni giorno diventa più fitta. E dove una volta il grifone era il re. Tanto che con il suo nome, vultur gryphus, venne chiamato il Vulture, il vulcano spento che oggi è un lago di acqua minerale. Ma non tutto è perduto. Quattro parole hanno già fatto il giro del mondo: «vulture must not die» (il grifone non deve morire). È lo slogan internazionale di tutti quelli che gli vogliono bene.
RIPRODUZIONE RISERVATA L' impianto
A volere il parco eolico offshore di Tricase fu, nel 2006, Grazia Francescato, ex presidentessa del Wwf, all' epoca portavoce nazionale dei Verdi, nominata assessore all' Ambiente dal sindaco Antonio Coppola (centrosinistra). Nelle «osservazioni» presentate dal Wwf alla Regione per la «Via» (Valutazione di impatto ambientale) - denunciano le associazioni contrarie al progetto - «non si fa cenno alla questione dell' impatto sull' avifauna migratoria, nonostante il Wwf, più di ogni altro, dovrebbe conoscere l' importanza del canale di Otranto per le rotte migratorie, visto che gestisce parte della riserva Oasi delle Cesine, vicino a Otranto». Ma ci sono anche le pale eoliche sulla terraferma a creare allarme, come le 14 torri autorizzate dalla Regione Puglia sulla collina dei Fanciulli delle Ninfe, che rischiano di pregiudicare il riconoscimento da parte dell' Unesco della città di Otranto come patrimonio dell' umanità.
Vulpio Carlo
(5 settembre 2010) - Corriere della Sera
sabato 4 settembre 2010
Progetto per la realizzazione di un «parco eolico» in Abruzzo
16-03-2010
Elisabetta Zamparutti
Cofirmatari:
Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco
Numero: 406526
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
esiste un progetto per la realizzazione di un «parco eolico» in Abruzzo sul monte Genzana, che prevede l'installazione lungo il crinale con torri alte un'ottantina di metri e pale di 46 metri di lunghezza;
il Genzana è il corridoio naturale tra due parchi nazionali, ospita la riserva del monte Genzana Alto Gizio nel comune di Pettorano sul Gizio, è accertata la presenza dell'orso bruno marsicano e del lupo, vi nidificano le specie avifaunistiche che soffrono maggiormente della presenza di pale eoliche (falco pellegrino, falco pecchiaiolo, astore, sparviere, poiana e gheppio). La zona è territorio di caccia per le aquile reali. Tra le specie di importanza comunitaria sono inoltre presenti il picchio dorsobianco e la balia dal collare;
il progetto dall'investimento cospicuo, si parla di 30 milioni, è stato autorizzato dai consigli comunali di Introdacqua e di Bugnara e prevede la costruzione di parte delle pale eoliche nel territorio di Introdacqua che ricade totalmente nella Macroarea A, di salvaguardia dell'orso bruno marsicano: ai sensi dell'articolo 12, comma 10, del decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387 viene identificato dalla regione Abruzzo come area vietata a tali impianti. Inoltre 7 pale ricadono nel sito di interesse comunitario monte Genzana che, nello stesso decreto, viene definito come area critica. Le torri corrono infine a pochi metri fuori dal confine della riserva;
sulla porzione di territorio in questione non sarebbe stata fatta nessuna valutazione per il rischio idrogeologico;
l'impatto ambientale provocato dai lavori per la realizzazione della centrale potrebbe risultare devastante per la flora e per le specie faunistiche tutelate esistenti atteso che i camion si farebbero largo tra due parchi nazionali (parco d'Abruzzo e parco della Maiella), le strade verrebbero create all'intorno di faggete e pinete, così come l'elisuperficie per l'atterraggio degli elicotteri;
non si conosce né la storia aziendale, né la consistenza patrimoniale della ditta cui sono stati affidati i lavori -:
se i Ministri interrogati sono al corrente di questo progetto;
se e quali provvedimenti intendano adottare a tutela di un'area così pregiata dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, con particolare riferimento alla zona di protezione speciale.
Seduta del 5 luglio 2010
Testo della risposta
Con riferimento all'interrogazione in esame, riguardante il progetto per la realizzazione di un parco eolico in Abruzzo, nel monte Genzana, la Prefettura dell'Aquila, sulla scorta degli elementi forniti dal Corpo forestale dello Stato, ha fatto presente quanto segue.
Non risulta presentato alle competenti autorità regionali, alla data del 13 maggio 2010, alcun progetto per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonte eolica da ubicarsi sul Monte Genzana, né è stato depositato alcuno studio di Valutazione di impatto ambientale-Via relativo ai comuni di Introdacqua (L'Aquila) e Bugnara (L'Aquila).
Il sito del Monte Genzana comprende aree vietate alle nuove installazioni eoliche, in quanto facenti parte della «Macroarea A di salvaguardia dell'orso bruno marsicano» oltre ad aree definite «critiche» in forza sia della presenza del Sic-Sito di importanza comunitaria medesimo sia di valichi montani.
L'individuazione delle aree vietate o critiche per la realizzazione delle nuove centrali eoliche è stata effettuata dalla regione Abruzzo attraverso l'adozione delle «Linee guida per l'inserimento di impianti industriali per la produzione di energia dal vento all'interno del territorio regionale» approvate con delibera di Giunta regionale n. 754 del 30 luglio 2007, ai sensi dell'articolo 12, comma 10, del decreto legislativo n. 387 del 2003 (attuazione della Direttiva 2001/77/CE relativa alle fonti energetiche rinnovabili), che conferisce alle regioni la prerogativa di «procedere all'indicazione di aree e siti non idonei all'installazione di specifiche tipologie di impianti».
La deliberazione n. 9 del consiglio comunale di Introdacqua (L'Aquila) del 3 giugno 2008, che approva l'avvio del procedimento finalizzato alla realizzazione del parco eolico del Monte Genzana, mentre da un lato richiama «l'osservanza delle linee guida approvate dalla Giunta regionale», dall'altro da atto «che non esistono zone che debbano essere escluse a priori per la presenza di vincoli sovraordinati o fonti normative vincolanti di altra natura».
In proposito, il Comando provinciale del Corpo forestale dello Stato ha evidenziato che i presupposti sui quali si basa tale delibera sono «palesemente errati» ed ha sottolineato che le procedure autorizzative per il progetto in questione richiedono l'attivazione della procedura di valutazione di impatto ambientale di competenza regionale, così come previsto dal decreto legislativo n. 4 del 2008 (Titolo II e All. II e IV). In base alla legge regionale n. 11 del 1999 ed alla deliberazione della Giunta della Regione Abruzzo n. 119 del 22 marzo 2002, l'autorità regionale competente è il Comitato di Coordinamento Regionale per la Via (Ccr-Via), del quale peraltro fa parte anche un rappresentante del citato Comando Forestale. In caso di attivazione di tale procedura, sia l'approvazione della Valutazione d'incidenza di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, sia l'autorizzazione paesistica di cui al decreto legislativo n. 490 del 1999, sono rilasciate, qualora ovviamente ne ricorrano i presupposti, dal Ccr-Via contestualmente alla Via.
Il più volte citato Comando provinciale corpo forestale dello Stato ha altresì riferito che il sito in parola è ricompreso in area sottoposta a vincolo idrogeologico (regio decreto-legge n. 3567 del 1923) e, pertanto, per ogni progetto che alteri l'ambiente è necessaria anche l'autorizzazione dell'Ispettorato dipartimentale per le foreste dell'Aquila, che coincide con il Comando stesso al quale nessuna richiesta è allo stato pervenuta e né gli risulta pervenuta alcuna richiesta di autorizzazione (necessaria in base al regio decreto-legge n. 3267 del 1923) per l'installazione della torre anemometrica oggetto della deliberazione n. 82 in data 5 luglio 2008 del Comune di Introdacqua (L'Aquila).
La ditta cui il comune di Introdacqua (L'Aquila) ha affidato la progettazione dell'impianto eolico è la Nordest srl con sede in Napoli. Il capitale sociale è di 100.000,00 euro. E l'amministratore unico risulta indagato per numerosi e gravi reati, per fatti legati all'attività della società commessi tra il 2005 e il 2010.
Conclusivamente, il comando provinciale del Corpo forestale dello Stato dell'Aquila ha rimarcato che allo stato attuale il progetto del parco eolico in questione è stato approvato solo dalle amministrazioni comunali interessate, mentre l'iter autorizzativo a livello regionale non è ancora stato attivato, facendo altresì presente che, considerata l'incompatibilità di installazioni eoliche di qualsiasi tipo con i vincoli esistenti nell'area del Monte Genzana, è da ritenersi molto improbabile che un'eventuale procedura di Via possa concludersi con l'approvazione di tale progetto.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia
mercoledì 1 settembre 2010
Il Capovaccaio Arianna è tornato in Basilicata!
Al seguente link un comunicato della LIPU:
http://www.lipu.it/news/no.asp?1026
Arianna è dotata di due anelli di riconoscimento!
L'unico documento video sul ritorno di Arianna in Italia!
martedì 31 agosto 2010
lunedì 30 agosto 2010
Rapaci oltre i confini
in collaborazione con la Riserva Naturale “Montagne della Duchessa”
ed il Gruppo Naturalisti Rosciolo
organizza
“Rapaci oltre i confini”
Iª Edizione estiva
Giornata di monitoraggio e studio dei rapaci nel comprensorio Monte S. Rocco – M. Cava - M. Rotondo – Creste della Valle di Malito – Coppo Volpe – Colle Acetoni.
Sabato 4 Settembre 2010
L’Associazione ALTURA (Associazione per la Tutela degli Uccelli Rapaci e dei loro Ambienti) in collaborazione con la Riserva Naturale “Montagne della Duchessa” ed il GNR (Gruppo Naturalisti Rosciolo) organizzano Sabato 4 Settembre 2010 una giornata di monitoraggio e studio dei rapaci nel comprensorio Monte S. Rocco – M. Cava – M. Rotondo – Creste della Valle di Malito – Coppo Volpe – Colle Acetoni, nei Comuni di Borgorose e Tornimparte.
Il monitoraggio si inserisce nel progetto di collaborazione attivato fin dal 2008 con la Riserva Naturale “Montagne della Duchessa” per seguire gli spostamenti di una nuova coppia di aquila reale (Aquila crysaetus) che frequenta l’area di Monte Cava – Monte Rotondo quale potenziale territorio per la nidificazione.
Obiettivo della giornata di monitoraggio, al quale parteciperanno esperti ornitologi, sarà quello di definire quanto più possibile gli spostamenti dell’aquila reale (Aquila crysaetos) nel comprensorio in esame ed al tempo stesso di acquisire il maggior numero di dati riguardo la presenza di altri rapaci quali il grifone (Gyps fulvus), il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), il biancone (Circaetus gallicus), il lanario (Falco biarmicus), il pellegrino (Falco peregrinus). Inoltre verrà verificata la presenza di altre specie in migrazione di ritorno (che andranno a svernare in Africa) quali le albanelle (Circus sp. pl.), il grillaio (Falco naumanni), il lodolaio (Falco subbuteo), il falco cuculo (Falco vespertinus) ed il raro piviere tortolino (Charadrius morinellus) piccolo trampoliere presente negli altopiani culminali abruzzesi che ricordano la tundra artica dove si riproduce.
L’attività di monitoraggio condotta da ALTURA andrà ad arricchire le conoscenze sull’area di studio che, dal punto di vista ambientale, è di grande valore conservazionistico ed esprime una grande ricchezza floristico-vegetazionale e faunistica.
La giornata fa parte delle iniziative volte ad aumentare lo stato delle conoscenze sulla biodiversità del nostro territorio nell’Anno Internazionale della Biodiversità (2010 International Year of Biodiversity) promosso dalle Nazioni Unite.
Dott. Daniele Valfrè - Responsabile ALTURA per l’Abruzzo.