Alla cortese attenzione di:
Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo economico, Infrastrutture e Trasporti
Corrado Clini, Ministro dell’Ambiente, del Territorio e del Mare
Lorenzo Ornaghi, Ministro dei Beni Culturali
Mario Catania, Ministro dell’Agricoltura
Piero Gnudi, Ministro degli Affari regionali e del Turismo
Fabrizio Barca, Ministro della Coesione territoriale
Vittorio Grilli, Viceministro dell’Economia e delle Finanze
Roma, 16 dicembre 2011
Signori Ministri,
Scriviamo in previsione degli attesi provvedimenti di attuazione del dlgs 28 - 2011, in particolare di quello che riguarderà gli incentivi per gli impianti eolici. Anche se condividiamo la sostanza della riforma che sostituisce i certificati verdi con le aste al ribasso per gli impianti di potenza superiore ai 5 MW e la ridefinizione degli incentivi negli altri casi, restiamo preoccupati per il proliferare di giganteschi impianti eolici nei luoghi più belli e integri d’Italia e temiamo che i tempi e le scelte adottate possano essere inadeguati all’urgenza e alla gravità della situazione. Noi crediamo che, nell’attuale congiuntura economica, la modifica del sistema incentivante debba obbligatoriamente tener conto di alcuni fattori:
- Anche se non riguardano la materia fiscale, gli incentivi alle fonti rinnovabili sono a carico dei contribuenti italiani e delle imprese nazionali nella loro veste di consumatori-utenti: è opportuno dunque che rispondano a criteri di equità e congruità.
- nel caso dell’eolico e del fotovoltaico gli incentivi rappresentano un enorme fiume di denaro proveniente dai contribuenti italiani, che prende la via dei paesi produttori e delle multinazionali.
- l’eccesso d’incentivi a queste due fonti ha penalizzato, nei fatti, la promozione di altre fonti, come quelle termiche, a prevalente tecnologia e produzione italiana, e sottraggono necessari finanziamenti alla ricerca scientifica sulle rinnovabili per arrivare alla microgenerazione a vantaggio delle popolazioni e non alle grandi centrali che mantengono un regime di oligopolio.
- l’incentivazione agli impianti eolici in Italia è stata fino ad oggi la più alta del mondo. Solo per questa ragione è stato conveniente impiantare oltre 5000 torri per una potenza complessiva di 6.000 MW, non certo per la loro produttività. Infatti, la ventosità in Italia si attesta in media sulle 1500 ore/anno ben al di sotto delle 2000 ore/anno ritenute utili ad una produzione competitiva. Vi è quindi il rischio palese di innumerevoli impianti già autorizzati o con pareri ambientali emessi (per quanto opinabili) che rischiano di essere realizzati per ulteriori, quanto ben poco utili, 6000 MW.
- La cronaca giudiziaria ha evidenziato inchieste per speculazioni e malaffare relative ad impianti eolici in tutto il territorio nazionale e in particolare nel mezzogiorno. Le Regioni, cui spettava la facoltà di intervenire con misure urbanistico-territoriali dopo le tardive Linee Guida nazionali in materia, del settembre 2010, sostanzialmente non hanno adottato misure importanti su questo piano mentre la mole oceanica di progetti già presentati rivendica diritti acquisiti in ordine a qualsivoglia, eventuale approccio in tal senso.
- La speculazione avviene anche a spese del patrimonio culturale collettivo del paesaggio italiano, proprio nei siti dove esso è giunto integro fino ai nostri giorni: sui crinali appenninici, sulle colline, nei luoghi isolati di grande valore naturalistico, dove transitano gli uccelli migratori o si riproducono le specie faunistiche ormai rarissime.
- In molti casi, gli impianti eolici danneggiano pesantemente un altro tipo di green economy come quella agrituristica o della valorizzazione culturale dei territori che si basa, invece, sulla conservazione e tutela della natura e del paesaggio italico, beni primari che, ci permettiamo di far notare, non potranno mai essere delocalizzati altrove, parte imprescindibile di un auspicabile rilancio della nostra economia, nella misura in cui sarà salvaguardato ciò che ne rimane.
Il presidente della Repubblica ha esplicitamente parlato, appena pochi giorni fa, di "momento di straordinaria difficoltà" ed ha affermato che "siamo arrivati giusto in tempo per evitare sviluppi in senso catastrofico della situazione". Noi sappiamo che il Governo spagnolo, di recente, dovendo affrontare l’analoga emergenza finanziaria, ha rinunciato agli eccessi di prodigalità del proprio sistema incentivante delle energie rinnovabili con effetti retroattivi, validi cioè anche per gli impianti già in attività. La situazione dei costi di tale sistema in Italia è attualmente ancora più grave di quello spagnolo di allora: le ultime stime di fonte AEEG prevedono un esborso annuo, a regime nel 2020, tra i 10 e i 12 miliardi di euro. Considerando anche gli altri oneri da sostenere (in particolare l'adeguamento della rete di distribuzione e la necessità di mantenere gli impianti tradizionali in funzione di back-up degli impianti di produzione non programmabile), stiamo parlando di una cifra abnorme, a carico degli utenti e a vantaggio di una cerchia ristretta di soggetti e società, proprio mentre attraversiamo una crisi economico-finanziaria drammatica.
Se consideriamo l’obiettivo per cui gli incentivi sono stati introdotti, ovvero l’obbligo comunitario del 20/20/20, occorre prendere atto che l'installazione di impianti fotovoltaici ed eolici nel triennio 2009-2011 procede ad un ritmo ben superiore a quello previsto dal Piano di Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili ovvero 12.000 MW di eolico e 8.000 MW di fotovoltaico installati al 2020.
La decisione, assunta quest'anno dal Governo, di aumentare a ben 23.000 MW, entro il 2016 (quindi con 4 anni di anticipo sulle scadenze del 2020), la potenza installata fotovoltaica (con impianti che noi vorremmo vedere collocati esclusivamente nelle aree industriali e sopra ai tetti degli edifici recenti e non su suolo agricolo o in zone di pregio) dovrebbe ragionevolmente compensare la necessità di installare altri impianti eolici di vertiginosa altezza, che rappresentano la nostra massima preoccupazione dal punto di vista ambientale, paesaggistico e culturale. Gli impianti eolici hanno già causato danni irreparabili in molte zone del mezzogiorno e delle isole e adesso minacciano anche le zone naturalisticamente pregiate del centro-nord.
Tranne sparute eccezioni, per anni la politica si è sottratta a una oggettiva valutazione di questa sconcertante situazione. Ora confidiamo in questo Governo e nella competenza del Ministro dell'Ambiente Corrado Clini, che ha affermato di recente: "Dobbiamo affrontare la tematica ... tenendo conto che da un lato bisogna assicurare la massima utilizzazione di queste fonti e dall'altra il rispetto degli usi bilanciati del territorio." e "... nel nostro Paese abbiamo sicuramente problemi sull'eolico perché bisogna anche paragonare il valore economico e ambientale della generazione dell'elettricità con l'eolico con quello della protezione del paesaggio, prezioso per la nostra economia. Qui dobbiamo essere molto cauti e considerare anche in questo caso la possibilità di evoluzioni tecnologiche di energia eolica con minor impatto sul paesaggio."
Sono tutte affermazioni che condividiamo e di cui vorremmo vedere attuato il senso nell'atteso provvedimento.
Ribadiamo che non siamo contrari alle energie rinnovabili, né vogliamo penalizzarne l’uso ragionevole ma ci opponiamo alle devastazioni che spesso le centrali producono sul paesaggio, “bene comune” che rinnovabile non è; in particolare riteniamo necessario che:
- Si attui, preventivamente, un censimento degli impianti già installati e di quelli già autorizzati su tutto il territorio nazionale.
- Nel frattempo si proceda ad una moratoria, così come sollecitato anche dal Tavolo della domanda di Confindustria nella lettera al Ministero dello Sviluppo Economico dello scorso ottobre, nella quale si parlava, senza mezzi termini, di "rischi di collasso" per il sistema elettrico e della necessità di evitare "una grave debacle per il sistema elettrico ed il sistema industriale italiano".
- Sia ridotta la soglia dei certificati verdi emessi annualmente, in base a quanto previsto dall’art.148 della Legge finanziaria 2008 che prevede che il valore di riferimento (fissato da quell’anno a 180 euro a MWh) e i coefficienti…. possono essere aggiornati, ogni tre anni, con Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico…”.
- La installazione di potenziale fotovoltaico eccedente il valore obiettivo proposto all'Unione (8.000 MW, siamo già a quasi 12.000 MW in esercizio), vada a detrazione della quota prevista dal PAN per l'eolico.
- Le quote di potenziale eolico da installare annualmente tramite il sistema delle aste al ribasso venga definito dal Governo nazionale, e non delegato alle Amministrazioni periferiche, più facilmente condizionabili dagli enormi interessi in gioco. In ogni caso ribadiamo l’assoluta opportunità e legittimità di tagliare gli incentivi a questa tecnologia, allocabile in aree sempre meno ventose, in ragione del nuovo apporto energetico da fotovoltaico. Altresì, il sistema per gli impianti inferiori a 5 MW deve essere ulteriormente reso garantista poichè tale potenza è di per sé non trascurabile quando si parla di impianti da fonte rinnovabile. Ne sia un esempio la drammatica deregolamentazione degli impianti eolici e fotovoltaici da 1MW che imperversano in Puglia e Basilicata.
- Per analoghi motivi, la definizione delle quote regionali di burden sharing prevedano anche delle quote massime per regione, oltre le quali gli incentivi pubblici non dovrebbero essere più assegnati.
- Si affronti il tema della decarbonizzazione del nostro sistema Paese partendo da un approccio multidisciplinare, scevro da ideologie preconcette, concertato e soprattutto basato sul maggior valore aggiunto in termini di risultato nella lotta ai gas serra.
Altura il Presidente Stefano Allavena
Amici della terra la Presidente Rosa Filippini
Comitato nazionale del Paesaggio il Presidente Carlo Ripa Di Meana,
Comitato per la Bellezza il Presidente Vittorio Emiliani,
Italia Nostra la Presidente Alessandra Mottola Molfino,
LIPU il Presidente Fulvio Mamone Capria
Mountain Wilderness il Presidente Carlo Alberto Pinelli,
Movimento Azzurro il Presidente Dante Fasciolo
Terra Celeste la Presidente Luisa Bonesio
VAS (Verdi Ambiente e Società) il Presidente Sen. Guido Pollice
Elenco comitati ed associazioni territoriali che sottoscrivono il documento
Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi.
Appennino Tosco emiliano-romagnolo e aree limitrofe:
Associazione Ornitologi dell'Emilia Romagna (ASOER)
Comitato Ariacheta (San Godenzo FI)
Comitato Alta valle del Sillaro (BO)
Comitato Monte Faggiola (Firenzuola FI)
Comitato interregionale salvaguardia Appennino tosco-emiliano-ligure (CISATEL)
Comitato Prato Barbieri (Bettola PC)
Comitato Tutela Paesaggio di Piacenza
Comitato di Sparvo (Castiglione dei Pepoli BO)
Comitato per il territorio delle Quattro Province (PC, AL, GE, PV)
Comitato Difendiamo la Garfagnana (Casola MS - Minucciano LU)
Comitato Salviamo Biancarda e Poggio Tre Vescovi (Verghereto FC, Casteldelci RN, Badia
Tedalda AR)
Comitato in difesa del paesaggio di Camugnano (BO)
Comitato Monte dei Cucchi - La Faggeta (San Benedetto val di Sambro BO)
Comitato Bruscoli - La Faggeta (Firenzuola FI)
Comitato La luna sul monte (Pontremoli MS)
Comitato per la valorizzazione e lo sviluppo sostenibile dell'Appennino pistoiese
Comitato Passo delle Pianazze - Case Ini (Farini PC - Bardi PR)
Maremma
Comitato GEO - Ambiente & Territorio Monterotondo Marittimo
Comitato contro il Mega progetto Poggio Malconsiglio (Riparbella Pisa)
Alpi liguri:
Comitato Pro M. Armetta, M. Dubasso (Alto CN)
Comitato popolare Sciancui (Ormea CN)
Comitato Mindino Libero (Garessio CN)
Associazione Cuneobirding
Marche:
Comitato No Megaeolico (PU)
Comitato per la difesa del monte Mezzano (Sassoferrato AN)
Associazione Sibilla Appenninica
Molise:
Comitato pro-tempore La rete contro l'eolico selvaggio e i rifiuti del Molise (136 comitati e
associazioni molisane)
Tuscia:
Rete di Salvaguardia del Territorio
Associazione Alleanza per l'Ambiente - Terra e Natura
Basilicata:
Organizzazione lucana ambientalista (OLA)
Comitato Ambiente Paesaggio Sicurezza e Salute (Lavello PZ)
Città plurale Matera
venerdì 23 dicembre 2011
domenica 18 dicembre 2011
Eolico alle porte della città dei Sassi
Alla fine toccò anche alla Città dei Sassi, patrimonio dell’Umanità. Quattordici aereoturbine (pale eoliche) alte 130 metri della potenza complessiva di 35 mw. saranno installate in località Verzellino. Dovrebbe essere quell’area che è a nord di Matera, dietro la collina che si vede al lato del centro commerciale Venusio, proprio dietro l’antica masseria diroccata su cui campeggia un grande “Vendesi”. Le 14 turbine si vedranno bene da Matera città e, molto probabilmente, persino da Gravina: altereranno i profili degli splendidi campi di grano che circondano la città d’arte lucana. Campi che creano una cornice orografica unica ad una città che ha già incantato l’Unesco e che anche in quella contrada conservano alcune masserie storiche, come San Domenico, o luoghi di culto, come Picciano, o masserie agricole attive, come Dragone.
Le 14 pale eoliche le realizzerà la Marcopolo Engineering SpA, con sede a Borgo San Dalmazzo (Cn), la quale alla Regione ha richiesto il parere di Via, Valutazione di impatto ambientale, necessario alla realizzazione dell’impianto eolico. La società è la stessa che ha presentato, in contrada Bersagliera, nel territorio di Montalbano Jonico, che è sede della Riserva del “Geosito dei Calanchi” (il parco eolico è previsto al confine con la riserva), una richiesta di altre 9 turbine per un totale di 22,5 mw. da aggiungere ai 35 di Matera, per complessivi (sulla carta) 57,5 mw. Produzione energetica sufficiente più o meno a coprire i consumi energetici delle circa 15 mila famiglie materane, più la sua area industriale, ma ai materani e alle loro imprese andrà il sicuro impatto ambientale, ma zero euro e zero energia gratuita. Se il trattamento è lo stesso previsto per il Comune di Montalbano Jonico, la Città di Matera beneficerà dal 4 all’8 per cento di compensazione in moneta (intorno alle 70mila euro all’anno per 20 anni), più alcune realizzazioni di arredo urbano. Mentre alla Marcopolo Engineering, pagati col 7 per cento della bolletta Enel dei cittadini, andranno una marea di soldi in incentivi, più di qualche milione di euro all’anno dai due impianti. Finiti i 20 anni, non si capisce chi smantellerà questi impianti impattanti, verso cui le associazioni ambientaliste nutrono dubbi che siano realmente collegate alla rete energetica nazionale. Col rischio, in tal caso, che restituiscano al vento, ciò che dovrebbero produrre dal vento, ma non prima di aver trattenuto l’attraente incentivo.
È il problema dell’energia rinnovabile gestita con la sufficienza e la confusione del “Italian style” in tema di riciclo ambientale, che ad esempio non ha una rete autonoma per il recupero e l’accumulo delle energie rinnovabili. Questione sollevata anche dall’economista Jeremy Rifkin in un recente convegno a Potenza, come limite concreto allo sviluppo di ciò che egli chiama “la Terza rivoluzione industriale”. Cioè quella possibilità di smuovere l’economia di un territorio rendendolo energeticamente libero e autosufficiente da una produzione/distribuzione dell’energia verticistica e monopolistica, che si può attuare se, come denunciano da tempo anche le associazioni di cittadini e i movimenti ambientalisti, «la si smette di speculare sull’energia rinnovabile con i grandi parchi eolici o fotovoltaici e la si concede a edifici, famiglie e imprese». I cui costi di gestione più pesanti sono rappresentati proprio da quelli energetici.
Incentivi dello stato per impianti industriali
Più che il vento, poté l’incentivo? Mentre in Italia i parchi eolici (e non solo) spopolano, in Francia se ne contano “solo” 4 mila pale di eoliche su tutto il territorio nazionale. La sola Basilicata ha già 200 torri, finora collocate lungo la dorsale appenninica che da Potenza porta a Melfi, più la dorsale di Grottole sulla Basentana e l’impianto di Rotondella lungo la valle del Sinni. Ma aspira ad averne, stando al suo Piano energetico regionale, fino a 1360, circa un terzo dell’intera Francia. La Basilicata ha dunque più vento della Francia?
In Italia e in Basilicata sono in molti oramai a contestare questa gestione verticistica delle rinnovabili che, tra energia prodotta dai rifiuti e assimilata alle rinnovabili (unico Paese al mondo con tale legiferazione) e grandi parchi fotovoltaici ed eolici, non fanno che consumare territorio e togliere risorse all’autonomia energetica della collettività, catalizzando, per conto di società private, più incentivi che sole e il vento.
All’impianto materano della Marcopolo Engineering, così come a quello di Montalbano, è possibile presentare le osservazioni entro e non oltre il 24 gennaio del 2012. Le possono presentare i singoli cittadini, le associazioni, i movimenti, gli enti e persino i Comuni. Ai quali ultimi, la domanda è diretta: presenteranno proprie osservazioni visto il valore ambientale del loro territorio municipale?
[Enzo Palazzo - La Gazzetta del Mezzogiorno 14/12/2011]
Le 14 pale eoliche le realizzerà la Marcopolo Engineering SpA, con sede a Borgo San Dalmazzo (Cn), la quale alla Regione ha richiesto il parere di Via, Valutazione di impatto ambientale, necessario alla realizzazione dell’impianto eolico. La società è la stessa che ha presentato, in contrada Bersagliera, nel territorio di Montalbano Jonico, che è sede della Riserva del “Geosito dei Calanchi” (il parco eolico è previsto al confine con la riserva), una richiesta di altre 9 turbine per un totale di 22,5 mw. da aggiungere ai 35 di Matera, per complessivi (sulla carta) 57,5 mw. Produzione energetica sufficiente più o meno a coprire i consumi energetici delle circa 15 mila famiglie materane, più la sua area industriale, ma ai materani e alle loro imprese andrà il sicuro impatto ambientale, ma zero euro e zero energia gratuita. Se il trattamento è lo stesso previsto per il Comune di Montalbano Jonico, la Città di Matera beneficerà dal 4 all’8 per cento di compensazione in moneta (intorno alle 70mila euro all’anno per 20 anni), più alcune realizzazioni di arredo urbano. Mentre alla Marcopolo Engineering, pagati col 7 per cento della bolletta Enel dei cittadini, andranno una marea di soldi in incentivi, più di qualche milione di euro all’anno dai due impianti. Finiti i 20 anni, non si capisce chi smantellerà questi impianti impattanti, verso cui le associazioni ambientaliste nutrono dubbi che siano realmente collegate alla rete energetica nazionale. Col rischio, in tal caso, che restituiscano al vento, ciò che dovrebbero produrre dal vento, ma non prima di aver trattenuto l’attraente incentivo.
È il problema dell’energia rinnovabile gestita con la sufficienza e la confusione del “Italian style” in tema di riciclo ambientale, che ad esempio non ha una rete autonoma per il recupero e l’accumulo delle energie rinnovabili. Questione sollevata anche dall’economista Jeremy Rifkin in un recente convegno a Potenza, come limite concreto allo sviluppo di ciò che egli chiama “la Terza rivoluzione industriale”. Cioè quella possibilità di smuovere l’economia di un territorio rendendolo energeticamente libero e autosufficiente da una produzione/distribuzione dell’energia verticistica e monopolistica, che si può attuare se, come denunciano da tempo anche le associazioni di cittadini e i movimenti ambientalisti, «la si smette di speculare sull’energia rinnovabile con i grandi parchi eolici o fotovoltaici e la si concede a edifici, famiglie e imprese». I cui costi di gestione più pesanti sono rappresentati proprio da quelli energetici.
Incentivi dello stato per impianti industriali
Più che il vento, poté l’incentivo? Mentre in Italia i parchi eolici (e non solo) spopolano, in Francia se ne contano “solo” 4 mila pale di eoliche su tutto il territorio nazionale. La sola Basilicata ha già 200 torri, finora collocate lungo la dorsale appenninica che da Potenza porta a Melfi, più la dorsale di Grottole sulla Basentana e l’impianto di Rotondella lungo la valle del Sinni. Ma aspira ad averne, stando al suo Piano energetico regionale, fino a 1360, circa un terzo dell’intera Francia. La Basilicata ha dunque più vento della Francia?
In Italia e in Basilicata sono in molti oramai a contestare questa gestione verticistica delle rinnovabili che, tra energia prodotta dai rifiuti e assimilata alle rinnovabili (unico Paese al mondo con tale legiferazione) e grandi parchi fotovoltaici ed eolici, non fanno che consumare territorio e togliere risorse all’autonomia energetica della collettività, catalizzando, per conto di società private, più incentivi che sole e il vento.
All’impianto materano della Marcopolo Engineering, così come a quello di Montalbano, è possibile presentare le osservazioni entro e non oltre il 24 gennaio del 2012. Le possono presentare i singoli cittadini, le associazioni, i movimenti, gli enti e persino i Comuni. Ai quali ultimi, la domanda è diretta: presenteranno proprie osservazioni visto il valore ambientale del loro territorio municipale?
[Enzo Palazzo - La Gazzetta del Mezzogiorno 14/12/2011]
giovedì 15 dicembre 2011
CITES: OPERAZIONE "BONELLI". LA FORESTALE E L'UNIVERSITÀ DI PALERMO LIBERANO IN NATURA UNA RARA AQUILA DEL BONELLI
"TURI", un maschio della rarissima specie di cui sono censite in Italia meno di 20 coppie, è stato restituito alla natura dopo essere stato trafugato da un nido siciliano per essere avviato al mercato nero
É stato liberato, in una zona segreta dell'entroterra siciliano, un rarissimo esemplare di Aquila del Bonelli sequestrato lo scorso anno durante un'importante operazione svolta su tutto il territorio nazionale. L'evento di straordinaria rarità è stato reso possibile grazie al Corpo forestale dello Stato e al coordinamento scientifico dell'Università di Palermo - Sezione di Biologia Animale e Antropologia Biologica.
Il rarissimo esemplare liberato era stato sequestrato lo scorso anno durante un'importante operazione svolta su tutto il territorio nazionale in collaborazione con il WWF Italia e gli esperti del suo Ufficio TRAFFIC.
L'esemplare era stato depredato da pulcino (pullus) in un nido di Campobello di Licata (AG) da soggetti legati ad una organizzazione di bracconieri e falconieri dediti al traffico illegale di rapaci.
L'attività di depredazione dei nidi è una delle forme di bracconaggio (effettuata arrampicandosi con corde e ramponi da alpinismo) che, unitamente al deterioramento degli habitat naturali, costituisce una delle principali cause della rarefazione di specie animali ormai sull'orlo dell'estinzione come l'Aquila del Bonelli.
L'esemplare, nonostante avesse subito un parziale imprinting (addomesticamento dall'uomo) è stato riadattato alla vita selvatica e ha riacquisito l'autonomia predatoria grazie all'azione degli specialisti della Riserva Regionale del Lago di Vico (VT) e dell'associazione ORNIS Italica e, una volta munito di ricetrasmittente, è stato liberato in un'area segreta, per impedire che potesse essere recuperato dai bracconieri.
"TURI", così è stata chiamata l'aquila, è stato già osservato predare autonomamente nei primi giorni della liberazione e acquistare quota trovando riparo su una cengia rocciosa a circa 300 m s.l.m..
L'aquila ha subito sfruttato le correnti termiche favorevoli per eseguire spettacolari voli che le hanno permesso di perlustrare, per la prima volta nella sua vita, l'ambiente selvatico dove dovrà imparare, in fretta, a difendersi da competitori naturali come corvi, falchi e aquile reali.
Comunque, l'esemplare resta monitorato nei suoi spostamenti da volontari coordinati dall'equipe del Prof. Sarà, biologo e ornitologo dell'Università degli Studi di Palermo e dallo staff guidato dal Dr. Giovanni Giardina del Centro recupero regionale rapaci di Ficuzza (PA).
Si tratta del primo caso di rilascio in natura in Italia di un esemplare di una specie così rara, recuperato e riabilitato dopo l'imprinting da parte dell'uomo. Tutta la complessa e lunga operazione, unica nel suo genere, servirà anche a sperimentare ed ottimizzare un protocollo innovativo per le reintroduzioni in natura di fauna selvatica, soprattutto uccelli.
L'operazione è stata resa possibile anche grazie al sostegno del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, quale autorità principale per l'attuazione della CITES in Italia
L'Aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus) è una specie inclusa nell'Appendice II della Convenzione internazionale sul commercio delle specie in via d'estinzione (CITES) e nell'Allegato A al Regolamento comunitario 338/97 che da attuazione alla CITES in ambito europeo.
Per questo è generalmente vietato il commercio di questi esemplari e la loro detenzione in assenza di specifica certificazione CITES. La specie è, inoltre, considerata super protetta dalla normativa sul prelievo venatorio.
Le imputazioni per i criminali ambientali coinvolti nelle indagini sono diverse: dalle sanzioni previste dalla legge relativa alle violazioni della CITES in Italia, a quelle previste dalla legge sul prelievo venatorio, per aver prelevato e detenuto specie protette e non cacciabili, nonché per avere recato disturbo ai siti di nidificazione e alle coppie di rapaci intente nella fase riproduttiva, di difesa e di svezzamento della prole.
Il commercio illegale di specie protette, ancora fiorente e fonte di cospicui guadagni illeciti (una coppia di aquile del Bonelli può fruttare sino a 20.000 euro), è fortemente deleterio per la conservazione della biodiversità della nostra penisola, in particolare quella di un'isola così ricca di endemismi (specie esistenti solo in determinate aree di distribuzione) qual è la Sicilia.
Va evidenziato che in Sicilia non esistono più di una quindicina di nidi di Aquila del Bonelli che, nonostante le attività di contrasto sviluppate dai forestali e la preziosa opera dei volontari (WWF, LIPU, ecc.), ogni anno vengono "presi d'assalto" dai trafficanti.
E' la prima volta, nel nostro Paese, che l'intelligence sul traffico illecito di specie tutelate porta a ricostruire il giro del traffico illecito di rapaci, a partire dai nidi oggetto dell'illecito prelievo in natura sino ai ricettatori finali, permettendo, quindi, di recuperare dei soggetti razziati per la loro successiva reintroduzione in natura.
L'esecuzione dell'Operazione Bonelli, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta, e avviata grazie alla collaborazione dell'Ufficio TRAFFIC del WWF Italia che ha fornito il fondamentale supporto informativo, ha portato al sequestro complessivo di oltre 50 rapaci protetti tra cui gipeti, aquile reali, falchi lanari e pellegrini, capovaccai (i famosi avvoltoi egiziani) e costituisce una testimonianza del concreto e diretto impegno del Corpo forestale dello Stato a tutela della biodiversità del nostro Paese.
Fonte: http://www3.corpoforestale.it 15 dicembre 2011
É stato liberato, in una zona segreta dell'entroterra siciliano, un rarissimo esemplare di Aquila del Bonelli sequestrato lo scorso anno durante un'importante operazione svolta su tutto il territorio nazionale. L'evento di straordinaria rarità è stato reso possibile grazie al Corpo forestale dello Stato e al coordinamento scientifico dell'Università di Palermo - Sezione di Biologia Animale e Antropologia Biologica.
Il rarissimo esemplare liberato era stato sequestrato lo scorso anno durante un'importante operazione svolta su tutto il territorio nazionale in collaborazione con il WWF Italia e gli esperti del suo Ufficio TRAFFIC.
L'esemplare era stato depredato da pulcino (pullus) in un nido di Campobello di Licata (AG) da soggetti legati ad una organizzazione di bracconieri e falconieri dediti al traffico illegale di rapaci.
L'attività di depredazione dei nidi è una delle forme di bracconaggio (effettuata arrampicandosi con corde e ramponi da alpinismo) che, unitamente al deterioramento degli habitat naturali, costituisce una delle principali cause della rarefazione di specie animali ormai sull'orlo dell'estinzione come l'Aquila del Bonelli.
L'esemplare, nonostante avesse subito un parziale imprinting (addomesticamento dall'uomo) è stato riadattato alla vita selvatica e ha riacquisito l'autonomia predatoria grazie all'azione degli specialisti della Riserva Regionale del Lago di Vico (VT) e dell'associazione ORNIS Italica e, una volta munito di ricetrasmittente, è stato liberato in un'area segreta, per impedire che potesse essere recuperato dai bracconieri.
"TURI", così è stata chiamata l'aquila, è stato già osservato predare autonomamente nei primi giorni della liberazione e acquistare quota trovando riparo su una cengia rocciosa a circa 300 m s.l.m..
L'aquila ha subito sfruttato le correnti termiche favorevoli per eseguire spettacolari voli che le hanno permesso di perlustrare, per la prima volta nella sua vita, l'ambiente selvatico dove dovrà imparare, in fretta, a difendersi da competitori naturali come corvi, falchi e aquile reali.
Comunque, l'esemplare resta monitorato nei suoi spostamenti da volontari coordinati dall'equipe del Prof. Sarà, biologo e ornitologo dell'Università degli Studi di Palermo e dallo staff guidato dal Dr. Giovanni Giardina del Centro recupero regionale rapaci di Ficuzza (PA).
Si tratta del primo caso di rilascio in natura in Italia di un esemplare di una specie così rara, recuperato e riabilitato dopo l'imprinting da parte dell'uomo. Tutta la complessa e lunga operazione, unica nel suo genere, servirà anche a sperimentare ed ottimizzare un protocollo innovativo per le reintroduzioni in natura di fauna selvatica, soprattutto uccelli.
L'operazione è stata resa possibile anche grazie al sostegno del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, quale autorità principale per l'attuazione della CITES in Italia
L'Aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus) è una specie inclusa nell'Appendice II della Convenzione internazionale sul commercio delle specie in via d'estinzione (CITES) e nell'Allegato A al Regolamento comunitario 338/97 che da attuazione alla CITES in ambito europeo.
Per questo è generalmente vietato il commercio di questi esemplari e la loro detenzione in assenza di specifica certificazione CITES. La specie è, inoltre, considerata super protetta dalla normativa sul prelievo venatorio.
Le imputazioni per i criminali ambientali coinvolti nelle indagini sono diverse: dalle sanzioni previste dalla legge relativa alle violazioni della CITES in Italia, a quelle previste dalla legge sul prelievo venatorio, per aver prelevato e detenuto specie protette e non cacciabili, nonché per avere recato disturbo ai siti di nidificazione e alle coppie di rapaci intente nella fase riproduttiva, di difesa e di svezzamento della prole.
Il commercio illegale di specie protette, ancora fiorente e fonte di cospicui guadagni illeciti (una coppia di aquile del Bonelli può fruttare sino a 20.000 euro), è fortemente deleterio per la conservazione della biodiversità della nostra penisola, in particolare quella di un'isola così ricca di endemismi (specie esistenti solo in determinate aree di distribuzione) qual è la Sicilia.
Va evidenziato che in Sicilia non esistono più di una quindicina di nidi di Aquila del Bonelli che, nonostante le attività di contrasto sviluppate dai forestali e la preziosa opera dei volontari (WWF, LIPU, ecc.), ogni anno vengono "presi d'assalto" dai trafficanti.
E' la prima volta, nel nostro Paese, che l'intelligence sul traffico illecito di specie tutelate porta a ricostruire il giro del traffico illecito di rapaci, a partire dai nidi oggetto dell'illecito prelievo in natura sino ai ricettatori finali, permettendo, quindi, di recuperare dei soggetti razziati per la loro successiva reintroduzione in natura.
L'esecuzione dell'Operazione Bonelli, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta, e avviata grazie alla collaborazione dell'Ufficio TRAFFIC del WWF Italia che ha fornito il fondamentale supporto informativo, ha portato al sequestro complessivo di oltre 50 rapaci protetti tra cui gipeti, aquile reali, falchi lanari e pellegrini, capovaccai (i famosi avvoltoi egiziani) e costituisce una testimonianza del concreto e diretto impegno del Corpo forestale dello Stato a tutela della biodiversità del nostro Paese.
Fonte: http://www3.corpoforestale.it 15 dicembre 2011
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martedì 6 dicembre 2011
Bocciato il progetto di eolico a Scoppito (AQ)
Nella seduta del 1 dicembre scorso, il Comitato di Coordinamento Regionale per la Valutazione d'Impatto Ambientale (CCR-VIA) della Regione Abruzzo ha espresso parere non favorevole al progetto per la realizzazione di 8 aerogeneratori da 2,6 MW da parte della Alerion Energie Rinnovabili nel comune di Scoppito (AQ) a causa "della presenza documentata del grifone ed in conformità alla normativa comunitaria che prevede l'applicazione del principio di precauzione".
Già nel 2010 il progetto era stato rinviato per acquisire integrazioni circa le osservazioni dell'Ente Parco Nazionale del Gran Sasso - Laga e del Corpo Forestale dello Stato che mettevano in luce la criticità dell'impianto nei confronti dell'avifauna in particolare di grifone, aquila reale e di alcune specie di mammiferi in particolare dell'orso bruno marsicano e dei chirotteri. Oltre all'impatto sulla fauna, il CFS esprimeva perplessità circa l'impatto della viabilità prevista sulla vegetazione e su unità ambientali di elevato interesse ecologico e di interesse comunitario.
Determinante è stato, nella seduta del 1 dicembre, il nuovo parere contrario del Corpo Forestale dello Stato, in quanto dati preliminari dello "studio sul monitoraggio telemetrico satellitare del grifone" intrapreso dall'Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Castel di Sangro, mostarno come "la presenza del grifone nell'area di Scoppito sia accertata e consolidata e che la zona in questione rientra tra le aree maggiormente frequentate dal grifone, escludendo pertanto che si tratti di un'area marginale come asserito dalla ditta proponente".
Alla seduta della CCR-VIA ha partecipato in audizione il responsabile regionale Abruzzo di ALTURA e sono state accolte le istanze presentate come osservazioni da parte della LIPU Abruzzo.
Nella foto qui sotto, scattata da Daniele Valfrè, si nota l'area montuosa che sarebbe stata occupata dall'impianto eolico.
Già nel 2010 il progetto era stato rinviato per acquisire integrazioni circa le osservazioni dell'Ente Parco Nazionale del Gran Sasso - Laga e del Corpo Forestale dello Stato che mettevano in luce la criticità dell'impianto nei confronti dell'avifauna in particolare di grifone, aquila reale e di alcune specie di mammiferi in particolare dell'orso bruno marsicano e dei chirotteri. Oltre all'impatto sulla fauna, il CFS esprimeva perplessità circa l'impatto della viabilità prevista sulla vegetazione e su unità ambientali di elevato interesse ecologico e di interesse comunitario.
Determinante è stato, nella seduta del 1 dicembre, il nuovo parere contrario del Corpo Forestale dello Stato, in quanto dati preliminari dello "studio sul monitoraggio telemetrico satellitare del grifone" intrapreso dall'Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Castel di Sangro, mostarno come "la presenza del grifone nell'area di Scoppito sia accertata e consolidata e che la zona in questione rientra tra le aree maggiormente frequentate dal grifone, escludendo pertanto che si tratti di un'area marginale come asserito dalla ditta proponente".
Alla seduta della CCR-VIA ha partecipato in audizione il responsabile regionale Abruzzo di ALTURA e sono state accolte le istanze presentate come osservazioni da parte della LIPU Abruzzo.
Nella foto qui sotto, scattata da Daniele Valfrè, si nota l'area montuosa che sarebbe stata occupata dall'impianto eolico.
lunedì 5 dicembre 2011
sabato 3 dicembre 2011
La ricchezza delle terre di confine
martedì 29 novembre 2011
Gufo reale abbattuto da un bracconiere
«La cosa peggiore che mi capita mentre studio i gabbiani dell'Adige, magari mentre li sto contando, è che qualcuno arrivi e batta le mani facendo alzare lo stormo», diceva il maggior studioso degli uccelli veronesi, lo scomparso dottor Paolo De Franceschi. A Maurizio Sighele e Corrado Zanini, fra i più attivi ricercatori scientifici di Verona Birdwatching, succede di peggio: ai grandi gufi reali - che stanno studiando in Lessinia e in Valpolicella - sparano.
È accaduto nei boschi di Negrar, dove è stato trovato un gufo reale abbattuto a fucilate da qualche bracconiere. Ora si trova ricoverato a Castel D'Azzano, in cura dall'associazione Verdeblù di Fabrizio Croci, incaricata dalla Provincia di soccorrere gli uccelli «incidentati». I pallettoni non gli hanno leso organi vitali e il grande strigide (ha un'apertura alare di 1,6 metri, pesa 2 chili e ha un piumaggio bruno marezzato di chiazze nerastra) sta riprendendosi, mentre l'assessorato provinciale alla fauna già progetta una giornata con le scuole per liberare gli animali curati e guariti. Sono molti, però, quelli che non riescono a reinserirsi nel territorio, puntualmente ritrovati dalle stesse guardie che li avevano già raccolti, a riprova della delicatezza del loro equilibrio.
Scambiare un gufo reale con un altro uccello cacciabile è impossibile, con quei grandi occhi frontali arancioni, i dischi facciali di piume e i ciuffi ritti ai lati della testa. Probabile invece l'illegittimo desiderio di guarnire il proprio camino con un raro uccello imbalsamato la cui spoglia, sul mercato clandestino, vale migliaia di euro. Stavolta il bracconiere di turno l'ha colpito, ma non è poi riuscito a trovare l'uccello.
«Questa specie ritenuta vulnerabile a livello comunitario è abbastanza rara nelle nostre zone e figura nelle direttive Cee per la tutela della fauna di pregio», dicono Sighele e Zanini. «La studiamo nelle aree collinari e montane dal 2009. È il più grande rapace notturno europeo, difficile da localizzare date le abitudini notturne, ma ne abbiamo scoperte, per la prima volta, tre coppie che hanno nidificato in Lessinia. Sul Baldo ed in val d'Adige se ne conoscono pochi altri esemplari». Per l'alto interesse scientifico, le straordinarie caratteristiche etologiche (volo silenziosissimo e capacità di girare il capo di 230 gradi) il gufo reale è al centro degli studi di Verona Birdwatching, che ha completato anche quest'anno l'inventario ornitologico della Lessinia (pubblicato dal Parco): ben 153 specie di uccelli.
«Dall'assessorato ci aspettiamo una pronuncia di condanna non formale», dicono gli esperti. «In Lombardia e in Toscana hanno abbattuto di frodo rarissime cicogne nere e aquile minori e qui da noi è la volta del gufo reale. È il rapace più soggetto all'impatto contro i cavi dell'alta tensione durante il volo notturno, ma è ancora più soggetto all'«impatto» con i bracconieri»
Bartolo Fracaroli
Fonte:http://www.larena.it/stories/dalla_home/310513_gufo_reale_abbattuto_da_un_bracconiere/
È accaduto nei boschi di Negrar, dove è stato trovato un gufo reale abbattuto a fucilate da qualche bracconiere. Ora si trova ricoverato a Castel D'Azzano, in cura dall'associazione Verdeblù di Fabrizio Croci, incaricata dalla Provincia di soccorrere gli uccelli «incidentati». I pallettoni non gli hanno leso organi vitali e il grande strigide (ha un'apertura alare di 1,6 metri, pesa 2 chili e ha un piumaggio bruno marezzato di chiazze nerastra) sta riprendendosi, mentre l'assessorato provinciale alla fauna già progetta una giornata con le scuole per liberare gli animali curati e guariti. Sono molti, però, quelli che non riescono a reinserirsi nel territorio, puntualmente ritrovati dalle stesse guardie che li avevano già raccolti, a riprova della delicatezza del loro equilibrio.
Scambiare un gufo reale con un altro uccello cacciabile è impossibile, con quei grandi occhi frontali arancioni, i dischi facciali di piume e i ciuffi ritti ai lati della testa. Probabile invece l'illegittimo desiderio di guarnire il proprio camino con un raro uccello imbalsamato la cui spoglia, sul mercato clandestino, vale migliaia di euro. Stavolta il bracconiere di turno l'ha colpito, ma non è poi riuscito a trovare l'uccello.
«Questa specie ritenuta vulnerabile a livello comunitario è abbastanza rara nelle nostre zone e figura nelle direttive Cee per la tutela della fauna di pregio», dicono Sighele e Zanini. «La studiamo nelle aree collinari e montane dal 2009. È il più grande rapace notturno europeo, difficile da localizzare date le abitudini notturne, ma ne abbiamo scoperte, per la prima volta, tre coppie che hanno nidificato in Lessinia. Sul Baldo ed in val d'Adige se ne conoscono pochi altri esemplari». Per l'alto interesse scientifico, le straordinarie caratteristiche etologiche (volo silenziosissimo e capacità di girare il capo di 230 gradi) il gufo reale è al centro degli studi di Verona Birdwatching, che ha completato anche quest'anno l'inventario ornitologico della Lessinia (pubblicato dal Parco): ben 153 specie di uccelli.
«Dall'assessorato ci aspettiamo una pronuncia di condanna non formale», dicono gli esperti. «In Lombardia e in Toscana hanno abbattuto di frodo rarissime cicogne nere e aquile minori e qui da noi è la volta del gufo reale. È il rapace più soggetto all'impatto contro i cavi dell'alta tensione durante il volo notturno, ma è ancora più soggetto all'«impatto» con i bracconieri»
Bartolo Fracaroli
Fonte:http://www.larena.it/stories/dalla_home/310513_gufo_reale_abbattuto_da_un_bracconiere/
domenica 27 novembre 2011
RAPACI IN GABBIA, LA FORESTALE SEQUESTRA DUE GHEPPI IN PROVINCIA DI CAMPOBASSO
Denunciato l'uomo che li deteneva illegalmente. Gli esemplari, in attesa della libertà, sono stati affidati a un Centro Recupero Fauna del molisano
Campobasso, 21 novembre 2011 - Due gheppi tenuti in gabbia in un appartamento, nel comune di Guglionesi, sono stati sequestrati dagli agenti del Comando Stazione Forestale di Petacciato Scalo nell'ambito di controlli antibracconaggio svolti sul territorio molisano.
I due falconidi, dei quali è vietata la detenzione in cattività, sono apparsi denutriti e con dei problemi all'apparato alare.
Per il proprietario è scattata la denuncia alla Procura della Repubblica di Larino (CB). I rapaci invece, un esemplare maschio e l'altro femmina entrambi di pochi mesi, sono stati portati presso la sede del Comando Provinciale di Campobasso del Corpo forestale dello Stato. Qui hanno ricevuto le prime cure; poi sono stati trasferiti, previa autorizzazione dell'Amministrazione Provinciale di Campobasso, nel Centro Recupero Fauna Selvatica della LIPU di Casacalenda (CB).
I due gheppi, appena saranno in condizione di volare, verranno reintrodotti nell'ambiente naturale.
Il gheppio comune (Falco tinninculus), specie protetta dalla normativa nazionale ed internazionale, appartiene alla famiglia dei Falconidae, nidifica e vive nelle zone boschive, ma si trova anche in città dove a volte sosta sui tetti degli edifici più alti, su rami o cespugli, sui muri delle case, sui pali oppure sui cavi del telegrafo, punti strategici da cui si lancia in picchiata sulle prede, costituite perlopiù da insetti, lombrichi, piccoli uccelli o roditori.
Il ritrovamento e il soccorso dei due falconidi non costituisce un episodio isolato. Il territorio della provincia di Campobasso, infatti, è popolato da diversi esemplari di rapaci e capita con una certa frequenza di ospitare temporaneamente nelle strutture della Forestale esemplari feriti o in difficoltà.
Fonte: http://www3.corpoforestale.it Comunicato del 21/11/2011
Campobasso, 21 novembre 2011 - Due gheppi tenuti in gabbia in un appartamento, nel comune di Guglionesi, sono stati sequestrati dagli agenti del Comando Stazione Forestale di Petacciato Scalo nell'ambito di controlli antibracconaggio svolti sul territorio molisano.
I due falconidi, dei quali è vietata la detenzione in cattività, sono apparsi denutriti e con dei problemi all'apparato alare.
Per il proprietario è scattata la denuncia alla Procura della Repubblica di Larino (CB). I rapaci invece, un esemplare maschio e l'altro femmina entrambi di pochi mesi, sono stati portati presso la sede del Comando Provinciale di Campobasso del Corpo forestale dello Stato. Qui hanno ricevuto le prime cure; poi sono stati trasferiti, previa autorizzazione dell'Amministrazione Provinciale di Campobasso, nel Centro Recupero Fauna Selvatica della LIPU di Casacalenda (CB).
I due gheppi, appena saranno in condizione di volare, verranno reintrodotti nell'ambiente naturale.
Il gheppio comune (Falco tinninculus), specie protetta dalla normativa nazionale ed internazionale, appartiene alla famiglia dei Falconidae, nidifica e vive nelle zone boschive, ma si trova anche in città dove a volte sosta sui tetti degli edifici più alti, su rami o cespugli, sui muri delle case, sui pali oppure sui cavi del telegrafo, punti strategici da cui si lancia in picchiata sulle prede, costituite perlopiù da insetti, lombrichi, piccoli uccelli o roditori.
Il ritrovamento e il soccorso dei due falconidi non costituisce un episodio isolato. Il territorio della provincia di Campobasso, infatti, è popolato da diversi esemplari di rapaci e capita con una certa frequenza di ospitare temporaneamente nelle strutture della Forestale esemplari feriti o in difficoltà.
Fonte: http://www3.corpoforestale.it Comunicato del 21/11/2011
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mercoledì 23 novembre 2011
venerdì 11 novembre 2011
Interrogazione alla Camera sul problema dei controlli antibracconaggio del NOA
Atto Camera - Interrogazione a risposta scritta 4-13815
presentata da ANTONIO DI PIETRO
lunedì 7 novembre 2011, seduta n.546
DI PIETRO, DI GIUSEPPE, MESSINA e ROTA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'Interno.- Per sapere - premesso che:
in Italia il bracconaggio è un fenomeno molto diffuso, e causa uccisioni di specie faunistiche importanti per gli equilibri della biodiversità;
il Corpo forestale dello Stato è la prima e più importante polizia ambientale del Paese;
il nucleo operativo antibracconaggio (Noa) del Corpo forestale dello Stato è da sempre in prima linea nella lotta al bracconaggio;
tra le operazioni più importanti per il contrasto alla caccia illegale si può annoverare la cosiddetta «operazione pettirosso», tenutasi nel bresciano, finalizzata alla lotta all'uccellagione con reti, archetti e altri strumenti di morte;
la suddetta operazione, iniziata anni fa, finora ha portato alla denuncia di oltre 1.500 persone per bracconaggio, alle quali sono stati contestati, tra l'altro, i reati venatori di abbattimento della fauna protetta, utilizzo dei richiami elettromagnetici, detenzione di fauna protetta, uccellagione, porto abusivo d'arma, utilizzo di mezzi di caccia non consentiti (insiemi di trappole serie di «schiacce» - pietre o mattonelle tenute in bilico con esche - , una o più reti, gabbia/e trappola con richiami di varie specie per la cattura di anatidi vivi, sequenze di taglioline a scatto tipo «sep») nonché il maltrattamento di animali;
in questi anni il corpo forestale dello Stato e le guardie venatorie volontarie delle associazioni ambientaliste come il WWF e la LIPU, hanno sequestrato, solo nel Bresciano, centinaia di migliaia gli archetti e altri mezzi di cattura illeciti, tutti in palese violazione della legge n. 157 del 1992;
solo in queste ultime tre settimane, grazie all'invio del Noa di Roma in rafforzamento del contingente Corpo forestale dello Stato presente a Brescia, risultano già fermate e denunciate decine di persone per vari reati legati al bracconaggio;
sono sempre maggiori le notizie ed i servizi stampa che denunciano fenomeni di bracconaggio, come ad esempio le due puntate della trasmissione tv Striscia la Notizia, trasmessa su Canale 5;
alcuni giorni fa, un assistente del Corpo forestale dello Stato è rimasto vittima di un incidente venatorie, fortunatamente non grave, causato da un cacciatore che, sparando, lo ha ferito alle gambe;
la caccia illegale è un fenomeno esteso che coinvolge anche reati più gravi come quelli legati all'uso di armi clandestine e al porto abusivo d'arma da fuoco, come dimostrato dalle denunce e dai recenti sequestri operati da personale dell'Arma dei carabinieri in tutta Italia, dal Bresciano a Lampedusa ed Ischia;
a Brescia è in atto, da parte di rappresentanti del partito politico della Lega nord, il tentativo di sminuire l'attività del Nucleo antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato attraverso una raccolta di firme per impedire la loro attività in difesa del patrimonio faunistico italiano;
appare necessario rafforzare il Noa e la presenza dello Stato in queste realtà dove la caccia illegale è ancora fortemente presente;
occorre garantire fondi pluriennali per il Noa affinché possa proseguire con assoluta tranquillità il lavoro quotidiano di difesa dell'ambiente e della fauna selvatica -:
se i Ministri interrogati non intendano potenziare i controlli antibracconaggio sui territorio;
se il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, non intenda valorizzare il Nucleo operativo antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato, in modo da consolidarne sempre di più l'azione di presidio della legalità e da contrastare, al tempo stesso, i tentativi operati da più parti per delegittimare e, in prospettiva, smantellare questo decisivo strumento di lotta al bracconaggio.
presentata da ANTONIO DI PIETRO
lunedì 7 novembre 2011, seduta n.546
DI PIETRO, DI GIUSEPPE, MESSINA e ROTA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'Interno.- Per sapere - premesso che:
in Italia il bracconaggio è un fenomeno molto diffuso, e causa uccisioni di specie faunistiche importanti per gli equilibri della biodiversità;
il Corpo forestale dello Stato è la prima e più importante polizia ambientale del Paese;
il nucleo operativo antibracconaggio (Noa) del Corpo forestale dello Stato è da sempre in prima linea nella lotta al bracconaggio;
tra le operazioni più importanti per il contrasto alla caccia illegale si può annoverare la cosiddetta «operazione pettirosso», tenutasi nel bresciano, finalizzata alla lotta all'uccellagione con reti, archetti e altri strumenti di morte;
la suddetta operazione, iniziata anni fa, finora ha portato alla denuncia di oltre 1.500 persone per bracconaggio, alle quali sono stati contestati, tra l'altro, i reati venatori di abbattimento della fauna protetta, utilizzo dei richiami elettromagnetici, detenzione di fauna protetta, uccellagione, porto abusivo d'arma, utilizzo di mezzi di caccia non consentiti (insiemi di trappole serie di «schiacce» - pietre o mattonelle tenute in bilico con esche - , una o più reti, gabbia/e trappola con richiami di varie specie per la cattura di anatidi vivi, sequenze di taglioline a scatto tipo «sep») nonché il maltrattamento di animali;
in questi anni il corpo forestale dello Stato e le guardie venatorie volontarie delle associazioni ambientaliste come il WWF e la LIPU, hanno sequestrato, solo nel Bresciano, centinaia di migliaia gli archetti e altri mezzi di cattura illeciti, tutti in palese violazione della legge n. 157 del 1992;
solo in queste ultime tre settimane, grazie all'invio del Noa di Roma in rafforzamento del contingente Corpo forestale dello Stato presente a Brescia, risultano già fermate e denunciate decine di persone per vari reati legati al bracconaggio;
sono sempre maggiori le notizie ed i servizi stampa che denunciano fenomeni di bracconaggio, come ad esempio le due puntate della trasmissione tv Striscia la Notizia, trasmessa su Canale 5;
alcuni giorni fa, un assistente del Corpo forestale dello Stato è rimasto vittima di un incidente venatorie, fortunatamente non grave, causato da un cacciatore che, sparando, lo ha ferito alle gambe;
la caccia illegale è un fenomeno esteso che coinvolge anche reati più gravi come quelli legati all'uso di armi clandestine e al porto abusivo d'arma da fuoco, come dimostrato dalle denunce e dai recenti sequestri operati da personale dell'Arma dei carabinieri in tutta Italia, dal Bresciano a Lampedusa ed Ischia;
a Brescia è in atto, da parte di rappresentanti del partito politico della Lega nord, il tentativo di sminuire l'attività del Nucleo antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato attraverso una raccolta di firme per impedire la loro attività in difesa del patrimonio faunistico italiano;
appare necessario rafforzare il Noa e la presenza dello Stato in queste realtà dove la caccia illegale è ancora fortemente presente;
occorre garantire fondi pluriennali per il Noa affinché possa proseguire con assoluta tranquillità il lavoro quotidiano di difesa dell'ambiente e della fauna selvatica -:
se i Ministri interrogati non intendano potenziare i controlli antibracconaggio sui territorio;
se il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, non intenda valorizzare il Nucleo operativo antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato, in modo da consolidarne sempre di più l'azione di presidio della legalità e da contrastare, al tempo stesso, i tentativi operati da più parti per delegittimare e, in prospettiva, smantellare questo decisivo strumento di lotta al bracconaggio.
mercoledì 9 novembre 2011
Sit-in a Roma contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi
Il Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi si fa promotore di un sit-in a Roma innanzi a Montecitorio, nella mattinata di sabato 12 novembre, dalle ore 9:30 alle 13:00.
Parleranno le immagini di paesaggi stravolti e cancellati da impianti eolici e fotovoltaici industriali. Il Comitato, non intende “manifestare” per offrire una”prova di forza” che oltretutto non servirebbe. Intende, invece, adoperarsi affinché i nostri governanti con il loro impegno politico, il nostro legislatore con l’emanazione di leggi più restrittive e l’Autorità Giudiziaria con la ferrea applicazione di esse, salvino il paesaggio dall’aggressione in corso.
Si chiederà un incontro con il ministro Tremonti ed altri organi istituzionali per il taglio degli incentivi e l’impegno da parte della classe dirigente tutta per la riaffermazione, culturale e giuridica, dell’inviolabilità del Paesaggio, volano della nostra industria turistica, in un’epoca in cui esso rischia di scomparire alla nostra vista assieme alla memoria storica delle nostre popolazioni.
Verrà consegnato un documento che conterrà le analitiche motivazioni di tale nostra iniziativa, nonché le proposte che ci permettiamo di suggerire dopo che centinaia e centinaia di nostri iscritti ci hanno fatto partecipi del cambiamento della loro vita al quotidiano contatto con impianti eolici e campi fotovoltaici in prossimità delle loro proprietà.
Siete invitati tutti a partecipare
Parleranno le immagini di paesaggi stravolti e cancellati da impianti eolici e fotovoltaici industriali. Il Comitato, non intende “manifestare” per offrire una”prova di forza” che oltretutto non servirebbe. Intende, invece, adoperarsi affinché i nostri governanti con il loro impegno politico, il nostro legislatore con l’emanazione di leggi più restrittive e l’Autorità Giudiziaria con la ferrea applicazione di esse, salvino il paesaggio dall’aggressione in corso.
Si chiederà un incontro con il ministro Tremonti ed altri organi istituzionali per il taglio degli incentivi e l’impegno da parte della classe dirigente tutta per la riaffermazione, culturale e giuridica, dell’inviolabilità del Paesaggio, volano della nostra industria turistica, in un’epoca in cui esso rischia di scomparire alla nostra vista assieme alla memoria storica delle nostre popolazioni.
Verrà consegnato un documento che conterrà le analitiche motivazioni di tale nostra iniziativa, nonché le proposte che ci permettiamo di suggerire dopo che centinaia e centinaia di nostri iscritti ci hanno fatto partecipi del cambiamento della loro vita al quotidiano contatto con impianti eolici e campi fotovoltaici in prossimità delle loro proprietà.
Siete invitati tutti a partecipare
giovedì 3 novembre 2011
Basilicata: avvistato un giovane Nibbio reale con marche alari
Un Nibbio reale (Milvus milvus) con marche alari blu è stato osservato dall'ornitologo lucano Egidio Fulco il giorno 03 novembre 2011 in Basilicata nel territorio del comune di Marsicovetere (Pz) a circa 1000 metri di quota. A seguito di contatti con i responsabili di un progetto che si occupa della reintroduzione di questa specie in alcune aree dell'Italia centrale è emerso che questo nibbio (con codice IJJ) è un giovane liberato l'anno scorso nelle Marche nel Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi nell'ambito del Progetto LIFE Natura "Save the Flyers". Questa importante osservazione conferma che tra le varie metapopolazioni di nibbio reale vi è un effettivo collegamento che potrebbe contribuire a consolidare la speranza di una ripresa della specie soprattutto in aree ove un tempo erano più comuni come la Toscana, il Lazio, l'Abruzzo, le Marche e il Molise. La popolazione nidificante lucana, la più importante d'Italia, rappresenta allo stesso tempo sia un grande serbatoio di esemplari che possono occupare nuove aree anche distanti diverse centinaia di km sia un forte richiamo per altri nibbi erratici proprio come IJJ avvistato nelle aree interne della regione. Ci hanno informato i responsabili del LIFE che precentemente questo giovane era stato visto sia in Toscana che nel Lazio, a dimostrazione di un comportamento di erratismo molto importante per la ricerca di nuovi territori da parte di giovani.
posted by Matteo Visceglia
posted by Matteo Visceglia
Osservati 2 grifoni in Basilicata
Nel corso di un monitoraggio faunistico condotto dall'ornitologo lucano Egidio Fulco questa mattina 3 novembre 2011 sono stati osservati 2 splendidi grifoni (Gyps fulvus) in alcune aree della Valle dell'Agri lungo l'Appennino Lucano. Data la notevole distanza non è stato possibile notare la presenza di eventuali anelli colorati. Si ricorda che la precedente osservazione della specie in Basilicata (A. Vilmer Sabino & M. Visceglia, 2011) è stata effettuata sulla Murgia materana la scorsa primavera e riguardava un soggetto inanellato (codice G71) proveniente dal Parco Nazionale del Pollino a seguito di rilasci a scopo di ripopolamento.
posted by Matteo Visceglia
Foto: E. Fulco
posted by Matteo Visceglia
Foto: E. Fulco
venerdì 21 ottobre 2011
Energia rinnovabile: la LIPU dice NO al condono
RINNOVABILI. LIPU: NO AL CONDONO PER GLI IMPIANTI FUORILEGGE.
CONDIVISIBILE LA PROPOSTA DI MORATORIA DI CONFINDUSTRIA SUI GRANDI IMPIANTI
No al “condono tombale” proposto dal ministro delle Politiche agricole Saverio Romano sugli impianti fuorilegge. Sì invece alla moratoria proposta da Confindustria. E’ quanto afferma la LIPU-BirdLife Italia a proposito degli impianti industriali eolici e fotovoltaici.
L’ipotesi di un condono – sottolinea la LIPU – già deprecabile di per sé, aggraverebbe ulteriormente la situazione di un settore, quello delle energie rinnovabili, diventato uno dei più speculativi e caotici, che ha visto la concessione di generosi e lucrosi incentivi (i più alti del mondo nel caso dell’eolico industriale) e con la politica che ha abdicato al suo doveroso ruolo di coordinamento e controllo. Le argomentazioni di riduzione dei gas serra e di applicazione del Protocollo di Kyoto – aggiunge la LIPU - che avrebbero dovuto ispirare una dinamica razionale e pianificata in armonia con il territorio, sono state, purtroppo, utilizzate come paravento per coprire una devastante speculazione.
“Contestiamo il provvedimento del condono e chiediamo che non venga emanato – dichiara il coordinatore della Commissione Energia della LIPU-BirdLife Italia, Stefano Allavena - Sarebbe un ulteriore, grave segnale di distorsione in un settore già da anni nel caos e su cui continuano a prevalere interessi particolari a scapito di quelli collettivi, con enormi fiumi di denaro che oggi, vista la grave crisi economica sempre più incombente, appaiono ancora più stridenti”.
“Una seria analisi della situazione energetica del nostro Paese - aggiunge Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU-BirdLife Italia - imporrebbe di orientare le già esigue risorse verso settori a più elevato valore aggiunto per l’economia, come le rinnovabili termiche, e al miglioramento dell’efficienza energetica nel settore edilizio e in quello dei trasporti”.
Gli obiettivi comunitari al 2020, per quanto riguarda la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili - denuncia la LIPU - sarebbero addirittura già garantiti dal solo fotovoltaico previsto, senza alcun apporto dell’eolico. Gli incentivi dovrebbero quindi interessare solo gli impianti urbanizzati o strettamente al servizio delle aziende agricole che non causano impatti territoriali.
Per questi motivi occorrono tagli agli incentivi ai grandi impianti impattanti, che rischiano di saturare la rete a scapito di quelli che, invece, dovrebbero essere realizzati diffusamente nei tessuti urbanizzati. La LIPU pertanto ritiene totalmente condivisibile la proposta di moratoria avanzata in questi giorni da Confindustria nei confronti dei grandi impianti eolici e fotovoltaici.
La LIPU segue da anni con crescente preoccupazione il dilagare delle centrali eoliche e fotovoltaiche visto che le prime (le eoliche) sono causa di morte, per impatto con le pale rotanti, di un gran numero di uccelli e altri animali, e sono causa, inoltre, di grave degrado ed alterazione di ambienti naturali di grande pregio, mentre le seconde (le fotovoltaiche) stanno rapidamente diventando in molte zone una delle principali cause di consumo del territorio e delle campagne.
Per questi motivi la LIPU ha, negli anni, ripetutamente quanto inutilmente, chiesto al Governo una moratoria, in un settore in preda a decine di migliaia di istanze fuori da strumenti di pianificazione e di controllo, e alle Regioni l’adozione di regole degne di questo nome. Attualmente il risultato è la drammatica compromissione su vasta scala dell’intero Mezzogiorno e di enormi comprensori in tutta Italia, con migliaia di pale e di ettari coperti dai pannelli fotovoltaici già realizzati, senza contare il gran numero di procedimenti già in una fase assai avanzata e quindi prossimi alla realizzazione.
Parma, 20 ottobre 2011
Fonte: Ufficio stampa LIPU - BirdLife Italia
CONDIVISIBILE LA PROPOSTA DI MORATORIA DI CONFINDUSTRIA SUI GRANDI IMPIANTI
No al “condono tombale” proposto dal ministro delle Politiche agricole Saverio Romano sugli impianti fuorilegge. Sì invece alla moratoria proposta da Confindustria. E’ quanto afferma la LIPU-BirdLife Italia a proposito degli impianti industriali eolici e fotovoltaici.
L’ipotesi di un condono – sottolinea la LIPU – già deprecabile di per sé, aggraverebbe ulteriormente la situazione di un settore, quello delle energie rinnovabili, diventato uno dei più speculativi e caotici, che ha visto la concessione di generosi e lucrosi incentivi (i più alti del mondo nel caso dell’eolico industriale) e con la politica che ha abdicato al suo doveroso ruolo di coordinamento e controllo. Le argomentazioni di riduzione dei gas serra e di applicazione del Protocollo di Kyoto – aggiunge la LIPU - che avrebbero dovuto ispirare una dinamica razionale e pianificata in armonia con il territorio, sono state, purtroppo, utilizzate come paravento per coprire una devastante speculazione.
“Contestiamo il provvedimento del condono e chiediamo che non venga emanato – dichiara il coordinatore della Commissione Energia della LIPU-BirdLife Italia, Stefano Allavena - Sarebbe un ulteriore, grave segnale di distorsione in un settore già da anni nel caos e su cui continuano a prevalere interessi particolari a scapito di quelli collettivi, con enormi fiumi di denaro che oggi, vista la grave crisi economica sempre più incombente, appaiono ancora più stridenti”.
“Una seria analisi della situazione energetica del nostro Paese - aggiunge Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU-BirdLife Italia - imporrebbe di orientare le già esigue risorse verso settori a più elevato valore aggiunto per l’economia, come le rinnovabili termiche, e al miglioramento dell’efficienza energetica nel settore edilizio e in quello dei trasporti”.
Gli obiettivi comunitari al 2020, per quanto riguarda la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili - denuncia la LIPU - sarebbero addirittura già garantiti dal solo fotovoltaico previsto, senza alcun apporto dell’eolico. Gli incentivi dovrebbero quindi interessare solo gli impianti urbanizzati o strettamente al servizio delle aziende agricole che non causano impatti territoriali.
Per questi motivi occorrono tagli agli incentivi ai grandi impianti impattanti, che rischiano di saturare la rete a scapito di quelli che, invece, dovrebbero essere realizzati diffusamente nei tessuti urbanizzati. La LIPU pertanto ritiene totalmente condivisibile la proposta di moratoria avanzata in questi giorni da Confindustria nei confronti dei grandi impianti eolici e fotovoltaici.
La LIPU segue da anni con crescente preoccupazione il dilagare delle centrali eoliche e fotovoltaiche visto che le prime (le eoliche) sono causa di morte, per impatto con le pale rotanti, di un gran numero di uccelli e altri animali, e sono causa, inoltre, di grave degrado ed alterazione di ambienti naturali di grande pregio, mentre le seconde (le fotovoltaiche) stanno rapidamente diventando in molte zone una delle principali cause di consumo del territorio e delle campagne.
Per questi motivi la LIPU ha, negli anni, ripetutamente quanto inutilmente, chiesto al Governo una moratoria, in un settore in preda a decine di migliaia di istanze fuori da strumenti di pianificazione e di controllo, e alle Regioni l’adozione di regole degne di questo nome. Attualmente il risultato è la drammatica compromissione su vasta scala dell’intero Mezzogiorno e di enormi comprensori in tutta Italia, con migliaia di pale e di ettari coperti dai pannelli fotovoltaici già realizzati, senza contare il gran numero di procedimenti già in una fase assai avanzata e quindi prossimi alla realizzazione.
Parma, 20 ottobre 2011
Fonte: Ufficio stampa LIPU - BirdLife Italia
martedì 18 ottobre 2011
giovedì 6 ottobre 2011
Campania: la cicogna nera minacciata dalle pale eoliche
Due delle dieci coppie di cicogna nera italiana vivono nell’Irpinia d’Oriente ed è qui che la Regione Campania ha già autorizzato 19 torri eoliche a Monteverde, 4 ad Aquilonia e, nella vicina Lacedonia, è stato presentato un progetto di ben 33 torri. Abbiamo intervistato Vincenzo Cripezzi, responsabile LIPU Pugliese, che da anni continua la sua battaglia contro l’installazione di centrali eoliche nel nostro meridione nelle aree soggette a vincoli ambientali.
di Virginiano Spiniello - 4 Ottobre 2011
Se io fossi una cicogna mi rifiuterei di portare ancora bambini, di sudare e farmi in quattro per noi umani. Magari per correre il rischio, drammaticamente realistico, di essere tagliata in due da un mulino a vento d’acciaio di cui non sospettavo minimamente l’esistenza.
Due delle dieci coppie di cicogna nera italiana vivono nell’Irpinia d’Oriente ed è qui che la Regione Campania ha già autorizzato 19 torri a Monteverde, 4 ad Aquilonia e, nella vicina Lacedonia, è stato presentato un progetto di ben 33 torri.
Vincenzo Cripezzi, responsabile LIPU Pugliese, scruta le torri sui crinali e, da anni, continua la sua battaglia contro l’installazione di centrali eoliche nel nostro meridione nelle aree soggette a vincoli ambientali. Come Don Chisciotte si scontra contro giganti veri, inesorabili, che si moltiplicano nelle aree indifese del meridione.
Qual è la situazione per la cicogna nera dell’Ofanto?
La cicogna nera a differenza della bianca, che è molto diffusa e non teme le zone antropizzate, è molto rara, schiva e ha bisogno di un habitat più selvaggio, con zone molto pescose, ricche di nutrimento. Necessita di un territorio molto ampio e la presenza di rotori lungo i crinali sarebbe disastrosa, soprattutto in fase riproduttiva. È un indicatore della buona salute del territorio, un po’ come la lontra, ancora presente in quest’area.
Oltre a due delle dieci coppie di Cicogna nera italiane, sono presenti Nibbio reale e Nibbio bruno, il falco Lanario - il più raro d’Italia - e anche il Falco pellegrino, l’Averla piccola, il Biancone, che rendono ancora più scandalosa la collocazione di queste gigantesche macchine industriali. Questa zona era un dormitorio per i nibbi che adesso da più di un centinaio sono diventati poche decine e, parallelamente, sono apparse centinaia e centinaia di pale eoliche.
Chi subisce, oltre ai rapaci, l’impatto maggiore?
Le questioni sono di diverso tipo: aree soggette a vincoli naturalistici, danni per l’avifauna, impatto e costo beneficio nullo se non sostenuto dagli incentivi. Si pensi che i vecchi impianti a volte non hanno nemmeno gli elettrodotti adatti a trasportare il surplus di energia generata dalle pale quando c’è molto vento. E il bello è che se il Gestore non riesce a immetterla in rete c’è un rimborso - pagato da noi utenti - per l’azienda proprietaria dell’impianto. Soffermiamoci un attimo sui lavori di scavo, la realizzazione delle strade in aperta campagna per permettere ai tir di arrivare ai piloni e installare i rotori, la costruzione di elettrodotti che stravolgono un paesaggio che sarà poi compromesso definitivamente dalle selve di turbine installate selvaggiamente.
E per limitare i danni dell’energia pulita cosa fanno i nostri governanti?
La regione Campania si è svegliata dal profondo letargo, ma 'la montagna ha partorito il topolino'. Invece di studiare ed elaborare una rigida vincolistica territoriale ha individuato sommariamente una generalizzata distanza di 800 metri delle nuove pale da realizzarsi rispetto a quelle esistenti o autorizzate.
Questo esemplifica lo stato di 'ostaggio' in cui il governo regionale si trova e per cui non ha saputo fare di più, esponendosi di fatto alle censure di carattere amministrativo rispetto alle linee guida nazionali. Il Governo, infatti, assurdamente non tenendo conto nemmeno della saturazione territoriale di aree gravemente compromesse come l’Irpinia (ma anche il beneventano è già un disastro), ha impugnato la predetta legge dinanzi alla Corte Costituzionale, malgrado rappresentasse una misura tardiva e minimale per quanto rocambolesca.
E i nuovi progetti in Irpinia a che punto sono?
Diversi progetti nell’area irpina sono stati oggetto di sospensione delle conferenze di servizi, ufficialmente non sappiamo il motivo. Tuttavia diversi di questi ulteriori progetti erano stati oggetto di osservazioni e controdeduzioni da parte della LIPU ed altre associazioni. Intanto sul caso specifico dei progetti già approvati la Regione Campania non ci ha ancora risposto. E per una istituzione che si rispetti questo è quanto meno imbarazzante!
Se dovessi fare una analisi energetica delle fonti di energia rinnovabile, come sarebbe?
Impietosa. Anche il fotovoltaico avanza ma in maniera anch’esso non del tutto etica. Distese allucinanti di pannelli divorano le campagne nella deregolamentazione complessiva, in parte e tardivamente arginata solo dal recente decreto Romani che ha cancellato gli incentivi al nuovo fotovoltaico su suolo agricolo oltre 1 MW (2 ettari). In ogni caso l’avanzata del fotovoltaico ha superato la soglia di 8000 MW prevista al 2020 e anche la potenza eolica in esercizio (6000 MW a fine 2010).
Il Governo ha così fatto lievitare le previsioni della soglia di potenza fotovoltaica da perseguire portandola a 23.000 MW già al 2016. L’energia derivante da questi 23.000 MW di potenza fotovoltaica permetterebbe, con 4 anni di anticipo sulle scadenze comunitarie del 2020, di compensare anche tutta l’energia dei 12.000 MW eolici previsti al 2020 dallo Stato (l’ANEV preme scandalosamente per imporre oltre 16.000!). Pertanto, rispetto agli obiettivi comunitari nel comparto elettrico già i 6000 MW eolici impunemente realizzati sono un surplus inutile, quindi ancor più la valanga eolica da realizzarsi (per altro in aree sempre meno produttive).
Qualcuno obietterebbe “si ma che male c’è se andiamo oltre gli obiettivi, è pur sempre energia pulita...”. In realtà ciò si traduce in un grave danno alle strategie di decarbonizzazione dell’Italia poiché quelle risorse derivano dalle tariffe energetiche e quindi dalle bollette delle imprese e degli italiani con danno all’economia e con la spinta a delocalizzare le stesse produzioni energivore in paesi a bassi costi energetici a base di carbone.
Quelle stesse risorse potrebbero essere più utilmente impegnate nella politica energetica a cominciare dai settori fortemente energivori come i trasporti, o nell’efficientamento energetico dei processi e degli edifici, o nelle rinnovabili termiche per il raffrescamento e riscaldamento. Tutti comparti dove siamo al palo, a differenza del comparto elettrico. E infine le risorse dovrebbero essere impegnate nella ricerca, assolutamente fondamentale e strategica perché il contributo delle nuove rinnovabili non rimanga del tutto infinitesimo. Infatti il contributo sostanziale viene dalle rinnovabili tradizionali come idroelettrico e geotermico. A regime l’apporto di Eolico o Fotovoltaico sarà dell’ordine dell’1-2 % dell’energia complessiva e non potrà essere questo il futuro, per di più a fronte di un Paese devastato e consegnato agli speculatori.
E poi non è un belvedere, questo non dimentichiamocelo…
Insieme al castello di Monteverde, alle zone archeologiche di Aquilonia, anche gli animali avrebbero potuto essere monetizzati. Al nord fanno costosi programmi di reintroduzione, riescono a monetizzare tutto. Noi che abbiamo la lontra, il nibbio reale, la cicogna nera stiamo distruggendo il nostro paesaggio rurale. Qui si possono impunemente realizzare impianti eolici, fotovoltaico a terra, inceneritori, discariche, strade inutili, ma guai a parlare di storia, paesaggio, identità, in breve, guai a parlare di orgoglio e dignità, guai a parlare di vero cambiamento e di sviluppo sostenibile.
A salvare il nostro territorio, a custodirlo con l’atteggiamento del 'buon padre di famiglia' ci sarebbe tutto da guadagnare perché è l’unico valore produttivo che non sarà mai delocalizzabile in Cina o altrove. Ma questo politici e Amministratori sembrano non volerlo capire.
Fonte:
http://www.ilcambiamento.it/estinzione/cicogna_nera_centrali_eoliche_campania.html
di Virginiano Spiniello - 4 Ottobre 2011
Se io fossi una cicogna mi rifiuterei di portare ancora bambini, di sudare e farmi in quattro per noi umani. Magari per correre il rischio, drammaticamente realistico, di essere tagliata in due da un mulino a vento d’acciaio di cui non sospettavo minimamente l’esistenza.
Due delle dieci coppie di cicogna nera italiana vivono nell’Irpinia d’Oriente ed è qui che la Regione Campania ha già autorizzato 19 torri a Monteverde, 4 ad Aquilonia e, nella vicina Lacedonia, è stato presentato un progetto di ben 33 torri.
Vincenzo Cripezzi, responsabile LIPU Pugliese, scruta le torri sui crinali e, da anni, continua la sua battaglia contro l’installazione di centrali eoliche nel nostro meridione nelle aree soggette a vincoli ambientali. Come Don Chisciotte si scontra contro giganti veri, inesorabili, che si moltiplicano nelle aree indifese del meridione.
Qual è la situazione per la cicogna nera dell’Ofanto?
La cicogna nera a differenza della bianca, che è molto diffusa e non teme le zone antropizzate, è molto rara, schiva e ha bisogno di un habitat più selvaggio, con zone molto pescose, ricche di nutrimento. Necessita di un territorio molto ampio e la presenza di rotori lungo i crinali sarebbe disastrosa, soprattutto in fase riproduttiva. È un indicatore della buona salute del territorio, un po’ come la lontra, ancora presente in quest’area.
Oltre a due delle dieci coppie di Cicogna nera italiane, sono presenti Nibbio reale e Nibbio bruno, il falco Lanario - il più raro d’Italia - e anche il Falco pellegrino, l’Averla piccola, il Biancone, che rendono ancora più scandalosa la collocazione di queste gigantesche macchine industriali. Questa zona era un dormitorio per i nibbi che adesso da più di un centinaio sono diventati poche decine e, parallelamente, sono apparse centinaia e centinaia di pale eoliche.
Chi subisce, oltre ai rapaci, l’impatto maggiore?
Le questioni sono di diverso tipo: aree soggette a vincoli naturalistici, danni per l’avifauna, impatto e costo beneficio nullo se non sostenuto dagli incentivi. Si pensi che i vecchi impianti a volte non hanno nemmeno gli elettrodotti adatti a trasportare il surplus di energia generata dalle pale quando c’è molto vento. E il bello è che se il Gestore non riesce a immetterla in rete c’è un rimborso - pagato da noi utenti - per l’azienda proprietaria dell’impianto. Soffermiamoci un attimo sui lavori di scavo, la realizzazione delle strade in aperta campagna per permettere ai tir di arrivare ai piloni e installare i rotori, la costruzione di elettrodotti che stravolgono un paesaggio che sarà poi compromesso definitivamente dalle selve di turbine installate selvaggiamente.
E per limitare i danni dell’energia pulita cosa fanno i nostri governanti?
La regione Campania si è svegliata dal profondo letargo, ma 'la montagna ha partorito il topolino'. Invece di studiare ed elaborare una rigida vincolistica territoriale ha individuato sommariamente una generalizzata distanza di 800 metri delle nuove pale da realizzarsi rispetto a quelle esistenti o autorizzate.
Questo esemplifica lo stato di 'ostaggio' in cui il governo regionale si trova e per cui non ha saputo fare di più, esponendosi di fatto alle censure di carattere amministrativo rispetto alle linee guida nazionali. Il Governo, infatti, assurdamente non tenendo conto nemmeno della saturazione territoriale di aree gravemente compromesse come l’Irpinia (ma anche il beneventano è già un disastro), ha impugnato la predetta legge dinanzi alla Corte Costituzionale, malgrado rappresentasse una misura tardiva e minimale per quanto rocambolesca.
E i nuovi progetti in Irpinia a che punto sono?
Diversi progetti nell’area irpina sono stati oggetto di sospensione delle conferenze di servizi, ufficialmente non sappiamo il motivo. Tuttavia diversi di questi ulteriori progetti erano stati oggetto di osservazioni e controdeduzioni da parte della LIPU ed altre associazioni. Intanto sul caso specifico dei progetti già approvati la Regione Campania non ci ha ancora risposto. E per una istituzione che si rispetti questo è quanto meno imbarazzante!
Se dovessi fare una analisi energetica delle fonti di energia rinnovabile, come sarebbe?
Impietosa. Anche il fotovoltaico avanza ma in maniera anch’esso non del tutto etica. Distese allucinanti di pannelli divorano le campagne nella deregolamentazione complessiva, in parte e tardivamente arginata solo dal recente decreto Romani che ha cancellato gli incentivi al nuovo fotovoltaico su suolo agricolo oltre 1 MW (2 ettari). In ogni caso l’avanzata del fotovoltaico ha superato la soglia di 8000 MW prevista al 2020 e anche la potenza eolica in esercizio (6000 MW a fine 2010).
Il Governo ha così fatto lievitare le previsioni della soglia di potenza fotovoltaica da perseguire portandola a 23.000 MW già al 2016. L’energia derivante da questi 23.000 MW di potenza fotovoltaica permetterebbe, con 4 anni di anticipo sulle scadenze comunitarie del 2020, di compensare anche tutta l’energia dei 12.000 MW eolici previsti al 2020 dallo Stato (l’ANEV preme scandalosamente per imporre oltre 16.000!). Pertanto, rispetto agli obiettivi comunitari nel comparto elettrico già i 6000 MW eolici impunemente realizzati sono un surplus inutile, quindi ancor più la valanga eolica da realizzarsi (per altro in aree sempre meno produttive).
Qualcuno obietterebbe “si ma che male c’è se andiamo oltre gli obiettivi, è pur sempre energia pulita...”. In realtà ciò si traduce in un grave danno alle strategie di decarbonizzazione dell’Italia poiché quelle risorse derivano dalle tariffe energetiche e quindi dalle bollette delle imprese e degli italiani con danno all’economia e con la spinta a delocalizzare le stesse produzioni energivore in paesi a bassi costi energetici a base di carbone.
Quelle stesse risorse potrebbero essere più utilmente impegnate nella politica energetica a cominciare dai settori fortemente energivori come i trasporti, o nell’efficientamento energetico dei processi e degli edifici, o nelle rinnovabili termiche per il raffrescamento e riscaldamento. Tutti comparti dove siamo al palo, a differenza del comparto elettrico. E infine le risorse dovrebbero essere impegnate nella ricerca, assolutamente fondamentale e strategica perché il contributo delle nuove rinnovabili non rimanga del tutto infinitesimo. Infatti il contributo sostanziale viene dalle rinnovabili tradizionali come idroelettrico e geotermico. A regime l’apporto di Eolico o Fotovoltaico sarà dell’ordine dell’1-2 % dell’energia complessiva e non potrà essere questo il futuro, per di più a fronte di un Paese devastato e consegnato agli speculatori.
E poi non è un belvedere, questo non dimentichiamocelo…
Insieme al castello di Monteverde, alle zone archeologiche di Aquilonia, anche gli animali avrebbero potuto essere monetizzati. Al nord fanno costosi programmi di reintroduzione, riescono a monetizzare tutto. Noi che abbiamo la lontra, il nibbio reale, la cicogna nera stiamo distruggendo il nostro paesaggio rurale. Qui si possono impunemente realizzare impianti eolici, fotovoltaico a terra, inceneritori, discariche, strade inutili, ma guai a parlare di storia, paesaggio, identità, in breve, guai a parlare di orgoglio e dignità, guai a parlare di vero cambiamento e di sviluppo sostenibile.
A salvare il nostro territorio, a custodirlo con l’atteggiamento del 'buon padre di famiglia' ci sarebbe tutto da guadagnare perché è l’unico valore produttivo che non sarà mai delocalizzabile in Cina o altrove. Ma questo politici e Amministratori sembrano non volerlo capire.
Fonte:
http://www.ilcambiamento.it/estinzione/cicogna_nera_centrali_eoliche_campania.html
giovedì 29 settembre 2011
Due falchi in gabbia nel cortile di casa
Denunciato contadino di Villacidro rischia condanna a otto mesi
28 settembre, 14:45
(ANSA) - CAGLIARI, 28 SET - Si e' giustificato dicendo di averli trovati in campagna fin da piccoli e di averli messi subito in gabbia, ma quei due falchi di media taglia sono esemplari di una specie protetta che non avrebbe potuto far crescere in cattivita' senza una regolare autorizzazione. Per questo un contadino di 47 anni di Villacidro e' stato denunciato per detenzione illegale di animali selvatici. Rischia una condanna da due a otto mesi e un'ammenda da 700 a 2.000 euro. I falchi sono stati affidati al Centro recupero ed allevamento faunistico dell'Ente Foreste e poi verranno liberati.(ANSA).
28 settembre, 14:45
(ANSA) - CAGLIARI, 28 SET - Si e' giustificato dicendo di averli trovati in campagna fin da piccoli e di averli messi subito in gabbia, ma quei due falchi di media taglia sono esemplari di una specie protetta che non avrebbe potuto far crescere in cattivita' senza una regolare autorizzazione. Per questo un contadino di 47 anni di Villacidro e' stato denunciato per detenzione illegale di animali selvatici. Rischia una condanna da due a otto mesi e un'ammenda da 700 a 2.000 euro. I falchi sono stati affidati al Centro recupero ed allevamento faunistico dell'Ente Foreste e poi verranno liberati.(ANSA).
mercoledì 28 settembre 2011
BRACCONAGGIO, REGGIO CALABRIA
BRACCONAGGIO, REGGIO CALABRIA: TRE CACCIATORI BLOCCATI DOPO AVER UCCISO E MACELLATO
CINQUE FALCHI MIGRATORI.
UNO DI LORO E’ UN AGENTE DELLA POLIZIA PENITENZIARIA
L’operazione, effettuata nelle pinete di Motta San Giovanni, è della LIPU
e del Corpo forestale dello Stato
Tre cacciatori reggini, di cui uno è un agente della Polizia penitenziaria, denunciati per uccisione di specie particolarmente protette: avevano macellato sul posto quattro falchi e già staccato la testa a un altro, in attesa di completarne la “lavorazione”.
L’importante operazione è stata condotta sabato pomeriggio scorso nelle pinete di Motta San Giovanni (RC) dai volontari del settore Antibracconaggio della LIPU-BirdLife Italia, guidati dal responsabile nazionale Giovanni Malara, e dal Nucleo Antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato di Reggio Calabria.
Protagonisti della vicenda due gruppi di volontari della LIPU che stavano svolgendo controlli antibracconaggio in un'area boschiva al confine tra i comuni di Motta San Giovanni e Montebello Ionico. Vedendo tre cacciatori che sparavano ad alcuni falchi migratori in volo sulle pinete della zona, si avvicinavano per sorvegliarne i movimenti e documentarne l'attività. I volontari scoprivano così che i tre cacciatori avevano effettivamente sparato ai falchi, animali che una volta uccisi venivano recuperati e trasportati in una busta di plastica da un ragazzino di circa 13 anni, come tale non imputabile del reato.
Resisi conto di essere stati individuati, i bracconieri si lanciavano in auto all'inseguimento di un gruppo di volontari. Uno dei tre, esibendo il tesserino della Polizia Penitenziaria, chiedeva minaccioso l'esibizione delle fotografie che lo ritraevano. Ma intanto l'altro gruppo di volontari comunicava al Corpo Forestale dello Stato targa e modello dell'auto occupata dai tre cacciatori. Tre pattuglie del Nucleo Antibracconaggio e del Comando Stazione del CFS di Reggio Calabria bloccavano le strade dalle quali l'auto avrebbe potuto transitare.
L'auto veniva intercettata con a bordo i tre cacciatori ed il ragazzino ma senza che venisse trovata alcuna traccia degli uccelli. Su indicazione dei volontari, una busta con le spoglie di quattro falchi uccisi veniva tuttavia ritrovata nel luogo dove si erano svolti gli episodi di bracconaggio. Gli animali erano stati macellati sul posto, spennati, eviscerati e privati della testa e delle zampe, per evitarne il riconoscimento. Probabilmente l'intenzione dei bracconieri era quella di recuperarli in seguito, al sopraggiungere dell'oscurità, secondo una modalità già adottata in passato dai bracconieri che frequentano la zona.
Il ritrovamento nelle immediate vicinanze delle penne, delle zampe e delle interiora consentiva il riconoscimento dei quattro rapaci. Veniva inoltre ritrovato il corpo di una femmina di falco di palude cui era stata staccata la testa, che i tre non erano riusciti ancora a macellare.
“Quello dell’uccisione di falchi migratori è un atto orribile e gravissimo, così come grave è il tentativo di minaccia ai nostri volontari – dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU - Ringraziamo per il pronto e deciso intervento il personale del Corpo Forestale dello Stato di Reggio Calabria. Questi fatti sono un'ulteriore conferma del grave stato di illegalità venatoria esistente in tutta la provincia e dimostrano l'inaccettabile accanimento contro specie di uccelli che rivestono un importantissimo ruolo di equilibrio ambientale. E’ ancor di più inaccettabile e fortemente diseducativo la presenza sul posto di minori coinvolti in attività violente e raccapriccianti come questa”.
Per i tre cacciatori, C.R., M.A. ed F.A., tutti e tre di Reggio Calabria, è scattata la denuncia per uccisione di specie particolarmente protette, oltre al sequestro dei tre fucili da caccia e del relativo munizionamento. I tre andranno incontro, oltre che alle sanzioni di carattere penale, anche alla sospensione o alla revoca della licenza di caccia.
Si attendono le determinazioni della Polizia Penitenziaria per l’eventuale avvio di un procedimento disciplinare.
Parma, 26 settembre 2011
Ufficio stampa LIPU - BirdLife Italia: Via Trento 49, 43100 Parma
Tel. ++39.0521.273043 - Fax ++39.0521.273419
CINQUE FALCHI MIGRATORI.
UNO DI LORO E’ UN AGENTE DELLA POLIZIA PENITENZIARIA
L’operazione, effettuata nelle pinete di Motta San Giovanni, è della LIPU
e del Corpo forestale dello Stato
Tre cacciatori reggini, di cui uno è un agente della Polizia penitenziaria, denunciati per uccisione di specie particolarmente protette: avevano macellato sul posto quattro falchi e già staccato la testa a un altro, in attesa di completarne la “lavorazione”.
L’importante operazione è stata condotta sabato pomeriggio scorso nelle pinete di Motta San Giovanni (RC) dai volontari del settore Antibracconaggio della LIPU-BirdLife Italia, guidati dal responsabile nazionale Giovanni Malara, e dal Nucleo Antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato di Reggio Calabria.
Protagonisti della vicenda due gruppi di volontari della LIPU che stavano svolgendo controlli antibracconaggio in un'area boschiva al confine tra i comuni di Motta San Giovanni e Montebello Ionico. Vedendo tre cacciatori che sparavano ad alcuni falchi migratori in volo sulle pinete della zona, si avvicinavano per sorvegliarne i movimenti e documentarne l'attività. I volontari scoprivano così che i tre cacciatori avevano effettivamente sparato ai falchi, animali che una volta uccisi venivano recuperati e trasportati in una busta di plastica da un ragazzino di circa 13 anni, come tale non imputabile del reato.
Resisi conto di essere stati individuati, i bracconieri si lanciavano in auto all'inseguimento di un gruppo di volontari. Uno dei tre, esibendo il tesserino della Polizia Penitenziaria, chiedeva minaccioso l'esibizione delle fotografie che lo ritraevano. Ma intanto l'altro gruppo di volontari comunicava al Corpo Forestale dello Stato targa e modello dell'auto occupata dai tre cacciatori. Tre pattuglie del Nucleo Antibracconaggio e del Comando Stazione del CFS di Reggio Calabria bloccavano le strade dalle quali l'auto avrebbe potuto transitare.
L'auto veniva intercettata con a bordo i tre cacciatori ed il ragazzino ma senza che venisse trovata alcuna traccia degli uccelli. Su indicazione dei volontari, una busta con le spoglie di quattro falchi uccisi veniva tuttavia ritrovata nel luogo dove si erano svolti gli episodi di bracconaggio. Gli animali erano stati macellati sul posto, spennati, eviscerati e privati della testa e delle zampe, per evitarne il riconoscimento. Probabilmente l'intenzione dei bracconieri era quella di recuperarli in seguito, al sopraggiungere dell'oscurità, secondo una modalità già adottata in passato dai bracconieri che frequentano la zona.
Il ritrovamento nelle immediate vicinanze delle penne, delle zampe e delle interiora consentiva il riconoscimento dei quattro rapaci. Veniva inoltre ritrovato il corpo di una femmina di falco di palude cui era stata staccata la testa, che i tre non erano riusciti ancora a macellare.
“Quello dell’uccisione di falchi migratori è un atto orribile e gravissimo, così come grave è il tentativo di minaccia ai nostri volontari – dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU - Ringraziamo per il pronto e deciso intervento il personale del Corpo Forestale dello Stato di Reggio Calabria. Questi fatti sono un'ulteriore conferma del grave stato di illegalità venatoria esistente in tutta la provincia e dimostrano l'inaccettabile accanimento contro specie di uccelli che rivestono un importantissimo ruolo di equilibrio ambientale. E’ ancor di più inaccettabile e fortemente diseducativo la presenza sul posto di minori coinvolti in attività violente e raccapriccianti come questa”.
Per i tre cacciatori, C.R., M.A. ed F.A., tutti e tre di Reggio Calabria, è scattata la denuncia per uccisione di specie particolarmente protette, oltre al sequestro dei tre fucili da caccia e del relativo munizionamento. I tre andranno incontro, oltre che alle sanzioni di carattere penale, anche alla sospensione o alla revoca della licenza di caccia.
Si attendono le determinazioni della Polizia Penitenziaria per l’eventuale avvio di un procedimento disciplinare.
Parma, 26 settembre 2011
Ufficio stampa LIPU - BirdLife Italia: Via Trento 49, 43100 Parma
Tel. ++39.0521.273043 - Fax ++39.0521.273419
Workshop migrazione rapaci
L'Ente Parco San Bartolo organizza in collaborazione con l'Università di Urbino, un workshop sulla migrazione dei rapaci lungo la costa adriatica, che si terrà venerdì 7 ottobre 2011 nello splendido scenario di Villa Caprile.
Il workshop intende fare il punto sulla migrazione primaverile degli uccelli veleggiatori ed impostare un lavoro congiunto con tutte le aree protette distribuite lungo la costa adriatica.
Potete trovare il programma del convegno all'indirizzo:
http://www.parcosanbartolo.it/Appuntamenti/Prima.htm
Laurent Sonet
Ente Parco Naturale Regionale del Monte San Bartolo
Viale Varsavia, s.n.
61121 Pesaro
Tel: 0721 26 84 26
Fax: 0721 40 85 20
Cell: 348 35 72 204
Il workshop intende fare il punto sulla migrazione primaverile degli uccelli veleggiatori ed impostare un lavoro congiunto con tutte le aree protette distribuite lungo la costa adriatica.
Potete trovare il programma del convegno all'indirizzo:
http://www.parcosanbartolo.it/Appuntamenti/Prima.htm
Laurent Sonet
Ente Parco Naturale Regionale del Monte San Bartolo
Viale Varsavia, s.n.
61121 Pesaro
Tel: 0721 26 84 26
Fax: 0721 40 85 20
Cell: 348 35 72 204
venerdì 23 settembre 2011
NO ALLA SVENDITA DEI PARCHI NAZIONALI
LA PROPOSTA DI MODIFICA DELLA LEGGE 394/91: UN GRAVE ATTACCO AI PARCHI ED ALLE AREE PROTETTE
NO ALLA SVENDITA DEI PARCHI NAZIONALI
E’ in corso al Senato, presso la Commissione Ambiente, la discussione del disegno di legge 8 N. 1820 per la modifica della legge quadro sulle aree protette (Legge 394/91).
La Legge 394/91 era stata voluta da menti illuminate (tra cui il "gruppo di lavoro del verde" di Italia Nostra e alcuni rappresentanti del WWF), che, con tanta ostinazione e coraggio, erano riuscite a farla approvare dal Parlamento, dopo un lungo e tortuoso percorso, durato ben 31 anni.
Il disegno di legge risulta peggiorativo, rispetto al testo attualmente in vigore, in diversi punti ma tra questi, vogliamo, in questo momento, metterne in evidenza uno particolarmente insidioso e pericoloso e cioè l'emendamento N.2.0.300, presentato dal sen.Orsi, relatore del ddl, lo stesso che aveva proposto mesi addietro una nuova legge sulla caccia particolarmente impattante.
Il “cacciasenatore” Orsi è ritornato all’attacco ancora più pesantemente, proponendo con il suo emendamento, di dare la facoltà ai titolari di concessioni idroelettriche, cave, impianti a biomasse, ricerche di idrocarburi, impianti eolici, fotovoltaici… di dare “elargizioni” agli Enti Parco, in cambio del “disturbo”. Basterà cioè pagare i parchi per poterne sfasciare il territorio, facendo leva sul fatto che l’attuale Governo non ha esitato a dimezzare i fondi concessi agli Enti parco, rendendo sempre più difficile la loro azione di tutela del territorio e di sviluppo sostenibile delle comunità locali.
Immaginabili quali e quante pressioni le lobby dell'energia, del cemento stiano facendo sui (loro amici) parlamentari, con l’ obiettivo di scardinare la legge quadro 394/91, considerata, finora, una tra le migliori al mondo nel campo della tutela della biodiversità e della protezione degli ecosistemi e non solo.
Un fiore all'occhiello per il nostro Paese, fiore che qualcuno sta cercando ostinatamente di far appassire, per soddisfare certi gruppi di potere facilmente. individuabili
L' aggressione ai parchi nazionali, alle aree protette, alla Rete Natura 2000 è ormai palese. Il Parlamento bocci questa proposta deleteria per la conservazione della natura e la tutela del paesaggio, che verrebbero svenduti, con gravissimi danni anche per la collettività.
La bocci, prima che sia troppo tardi.
Lì, 22 Settembre 2011
Le Associazioni
ALTURA
ITALIA NOSTRA CALABRIA
WWF
LIPURENDE
MEDITERRANEA NATURA
COMITATO NAZIONALE PAESAGGIO
ENPA-CROTONE
ARCI-CROTONE
martedì 20 settembre 2011
Migrazione Bianconi dalla Basilicata
Anche quest’anno torna il “Progetto Biancone” finanziato già durante l’anno precedente dall’Osservatorio Faunistico della Regione Basilicata e condotto in collaborazione tra il Parco Regionale di “Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane” e l’Università di Alicante.
Il Biancone (Circaetus gallicus) è una specie migratrice che nidifica in ambienti mediterranei e sverna prevalentemente in Africa, mediante la telemetria satellitare e sfruttando la tecnologia GPS/Argos sarà possibile seguire gli spostamenti dei tre rapaci nei prossimi anni, studiare con precisione le rotte migratorie utilizzate e individuare le aree di svernamento.
Nello scorso luglio sono stati marcati con trasmettitori satellitari tre giovani Bianconi nati all’interno del Parco sito nel cuore della Basilicata, alle tre aquile sono stati dati i nomi di Federico, Pilar e Crocco.
Sul sito internet del Parco, all’interno di una pagina dedicata a questo progetto, sarà possibile seguire la migrazione dei tre animali attraverso aggiornamenti costanti.
Il link per visualizzare le mappe è il seguente:
www.parcogallipolicognato.it
Per ulteriori informazioni contattare:
peppelucia@gmail.com
ugomellone@libero.it
info@pargogallipolicognato.it
Il Biancone (Circaetus gallicus) è una specie migratrice che nidifica in ambienti mediterranei e sverna prevalentemente in Africa, mediante la telemetria satellitare e sfruttando la tecnologia GPS/Argos sarà possibile seguire gli spostamenti dei tre rapaci nei prossimi anni, studiare con precisione le rotte migratorie utilizzate e individuare le aree di svernamento.
Nello scorso luglio sono stati marcati con trasmettitori satellitari tre giovani Bianconi nati all’interno del Parco sito nel cuore della Basilicata, alle tre aquile sono stati dati i nomi di Federico, Pilar e Crocco.
Sul sito internet del Parco, all’interno di una pagina dedicata a questo progetto, sarà possibile seguire la migrazione dei tre animali attraverso aggiornamenti costanti.
Il link per visualizzare le mappe è il seguente:
www.parcogallipolicognato.it
Per ulteriori informazioni contattare:
peppelucia@gmail.com
ugomellone@libero.it
info@pargogallipolicognato.it
sabato 17 settembre 2011
Controvento
CONTROVENTO, il libro di Antonello Caporale, giornalista di Repubblica, appena edito da Mondadori, è nelle librerie !!
Con la leggerezza e la suggestione della narrazione vi condurrà nella questione dell'eolico (e non solo) in Italia.
E' un libro che va letto lentamente, pesandone i passaggi. Chi vi ha avuto a che fare si riconoscerà nelle storie narrate. Chi non ha (ancora) conosciuto l'eolico capirà perchè "Lo Stato ha semplicemente chiuso gli occhi davanti al più grande scandalo di questo inizio secolo".
Non è un libro contro l'eolico. L'eolico esiste, e le rinnovabili, e le centrali elettriche definite "parchi" ma anche il paesaggio, la natura, la storia, e i parchi quelli veri. Esiste lo "sviluppatore" con i soldi ma anche chi cerca di vivere in campagna, per la campagna o per un futuro con essa. Esistono gli affari dei privati ma anche quelli del pubblico. Esistono bravi amministratori ma anche l'ignavia della politica.
Con la leggerezza e la suggestione della narrazione vi condurrà nella questione dell'eolico (e non solo) in Italia.
E' un libro che va letto lentamente, pesandone i passaggi. Chi vi ha avuto a che fare si riconoscerà nelle storie narrate. Chi non ha (ancora) conosciuto l'eolico capirà perchè "Lo Stato ha semplicemente chiuso gli occhi davanti al più grande scandalo di questo inizio secolo".
Non è un libro contro l'eolico. L'eolico esiste, e le rinnovabili, e le centrali elettriche definite "parchi" ma anche il paesaggio, la natura, la storia, e i parchi quelli veri. Esiste lo "sviluppatore" con i soldi ma anche chi cerca di vivere in campagna, per la campagna o per un futuro con essa. Esistono gli affari dei privati ma anche quelli del pubblico. Esistono bravi amministratori ma anche l'ignavia della politica.
giovedì 15 settembre 2011
mercoledì 7 settembre 2011
Sbloccati i fondi PIRAP: aree protette a rischio
Sbloccati i fondi PIRAP: aree protette a rischio, dubbi di ALTURA Campania.
Ecco come la Regione Campania recepisce l’invito al risparmio, contro lo spreco di denaro pubblico.
La Delegazione della Campania di Altura esprime tutta la sua preoccupazione per i progetti relativi al PIRAP (Progetti Integrati per le Aree Protette) che se attuati danneggeranno i territori inseriti nei confini delle aree protette della Regione Campania; infatti nel luglio 2011 la Giunta Regionale della Campania ha approvato l’intero impianto progettuale PIRAP finanziato con fondi europei destinati alla gestione dell’ambiente naturale e del territorio dei parchi e riserve regionali.
Già nell’aprile 2011 Altura Campania segnalava alcuni progetti inutili se non addirittura dannosi realizzati con la precedente programmazione europea (POR Campania 2000-2006), evidenziando alcuni esempi concreti: nel Parco Regionale dei Monti Picentini esistono infatti numerosi rifugi montani, abbandonati e vandalizzati da anni che grazie ai finanziamenti pubblici sono stati restaurati e mai affidati in gestione, quindi abbandonati, e per questo vandalizzati, ciò costringerà i proprietari di questi beni pubblici (Comuni, Comunità Montane, ecc.) a ripresentare progetti per il loro restauro e ripristino in un carosello di fondi pubblici senza fine; e ancora la scandalosa trasformazione in bene turistico della Grotta del Caliendo, alterando per sempre un ambiente tutelato dall’Unione Europea (Natura 2000) in quanto grotta naturale non aperta al turismo, come anche le decine e decine di strade in montagne asfaltate, sentieri turistici ripristinati con enorme dispendio di finanziamenti e non gestiti, ecc. ecc.
La progettazione relativa ai PIRAP della Campania (in totale 107,5 milioni di euro) dovrebbe servire, secondo la Giunta Regionale, in particolare il Presidente Caldoro e l’ex assessore Amendolara, a superare “debolezze territoriali” e contribuire a:
- Conservazione e valorizzazione delle biodiversità,
- Riqualificazione e miglioramento dell’ecosistema forestale,
- Miglioramento del grado di infrastrutturazione materiale ed immateriale,
- Miglioramento della qualità della vita delle popolazioni delle aree protette,
- Tutela e valorizzazione del territorio
- Miglioramento sotto l’aspetto ambientale del sistema agricolo.
Su queste linee guida ovviamente anche Altura Campania concorda pienamente.
Ma la realtà dei progetti proposti dagli Enti pubblici distribuiti sul territorio, purtroppo approvati senza filtro dagli Enti che gestiscono le Aree Naturali protette (Presidenti e Giunte esecutive di Parchi Nazionali e Parchi Regionali) e approvati dalla Giunta Regionale della Campania senza Valutazioni di Incidenza Ambientale serie.
Sono così previste le solite infrastrutture, spacciate come interventi per la fruibilità sostenibile, che a nostro avviso colpiranno duramente il territorio di queste aree. Stentiamo ad identificare molti di questi progetti come opere idonee in un’area naturale protetta: sempre le solite strade (già esistenti e/o nuove), interventi di ripristino sentieri turistici che il giorno dopo non esisteranno più, aree sportive attrezzate, restauro edifici abbandonati, interventi idraulico forestali, eco villaggi in montagna, eco musei, finanche finanziamenti per sagre paesane, innocue parole che però nei fatti si tramutano in progetti a forte impatto ambientale e in niente contribuiscono a risolvere le linee guida contenute nello stesso programma PIRAP sbandierato ai cittadini e alla stampa.
esto in un momenti in cui gli appelli sono per una politica di contenimento della spesa pubblica e soprattutto contro ogni spreco di denaro pubblico; gli enormi “investimenti” sbloccati dalla Casta (Giunta regionale) della Campania verranno distribuiti a pioggia su tutti i Comuni inclusi nelle aree protette naturali.
Questi progetti proposti e attesi da Sindaci, Presidenti di Comunità Montane, Presidenti di Province, Presidenti di Aree Naturali Protette e Presidenti della miriade di Enti Pubblici che “gestiscono?” il territorio della Campania, e per finire dalla Casta dei politici locali, vengono visti come una boccata di ossigeno per le “economie locali”.
Questi progetti presentati con frasi roboanti a cui seguiranno effetti scintillanti, paradossalmente affosseranno ancora di più i nostri parchi. Business e turismo di massa, questa alla fine è la solita ricetta proposta della Casta per risollevare l’economia della Regione Campania.
Noi pensiamo che conservare le Aree rurali, i boschi pluricentenari, il silenzio delle nostre valli, aiutare concretamente i produttori delle eccellenze locali, insomma salvare lo straordinario connubio realizzato tra popolazioni locali e ambiente naturale, in una parola il Paesaggio campano, creato dalle generazioni passate negli ultimi tremila anni e affidato in via temporanea alle attuali per trasmetterlo intatto e migliorato alle future, sia la vera ricetta per far arrivare un turismo sensibile all’ambiente incontaminato, al paesaggio e ai prodotti tipici campani.
Idee semplici e a costo zero, senza costose infrastrutture a contorno.
Oltretutto continuare a chiedere e realizzare le solite infrastrutture, come ad esempio strade che arrivano dovunque e dappertutto servirà solo a mandar via chi ama veramente questi posti.
Altre Regioni l’hanno capito, noi come al solito, siamo sempre gli ultimi della classe.
San Mango Piemonte, 7 settembre 2011
Il Delegato di Altura Campania
f.to Achille Cristiani
Ecco come la Regione Campania recepisce l’invito al risparmio, contro lo spreco di denaro pubblico.
La Delegazione della Campania di Altura esprime tutta la sua preoccupazione per i progetti relativi al PIRAP (Progetti Integrati per le Aree Protette) che se attuati danneggeranno i territori inseriti nei confini delle aree protette della Regione Campania; infatti nel luglio 2011 la Giunta Regionale della Campania ha approvato l’intero impianto progettuale PIRAP finanziato con fondi europei destinati alla gestione dell’ambiente naturale e del territorio dei parchi e riserve regionali.
Già nell’aprile 2011 Altura Campania segnalava alcuni progetti inutili se non addirittura dannosi realizzati con la precedente programmazione europea (POR Campania 2000-2006), evidenziando alcuni esempi concreti: nel Parco Regionale dei Monti Picentini esistono infatti numerosi rifugi montani, abbandonati e vandalizzati da anni che grazie ai finanziamenti pubblici sono stati restaurati e mai affidati in gestione, quindi abbandonati, e per questo vandalizzati, ciò costringerà i proprietari di questi beni pubblici (Comuni, Comunità Montane, ecc.) a ripresentare progetti per il loro restauro e ripristino in un carosello di fondi pubblici senza fine; e ancora la scandalosa trasformazione in bene turistico della Grotta del Caliendo, alterando per sempre un ambiente tutelato dall’Unione Europea (Natura 2000) in quanto grotta naturale non aperta al turismo, come anche le decine e decine di strade in montagne asfaltate, sentieri turistici ripristinati con enorme dispendio di finanziamenti e non gestiti, ecc. ecc.
La progettazione relativa ai PIRAP della Campania (in totale 107,5 milioni di euro) dovrebbe servire, secondo la Giunta Regionale, in particolare il Presidente Caldoro e l’ex assessore Amendolara, a superare “debolezze territoriali” e contribuire a:
- Conservazione e valorizzazione delle biodiversità,
- Riqualificazione e miglioramento dell’ecosistema forestale,
- Miglioramento del grado di infrastrutturazione materiale ed immateriale,
- Miglioramento della qualità della vita delle popolazioni delle aree protette,
- Tutela e valorizzazione del territorio
- Miglioramento sotto l’aspetto ambientale del sistema agricolo.
Su queste linee guida ovviamente anche Altura Campania concorda pienamente.
Ma la realtà dei progetti proposti dagli Enti pubblici distribuiti sul territorio, purtroppo approvati senza filtro dagli Enti che gestiscono le Aree Naturali protette (Presidenti e Giunte esecutive di Parchi Nazionali e Parchi Regionali) e approvati dalla Giunta Regionale della Campania senza Valutazioni di Incidenza Ambientale serie.
Sono così previste le solite infrastrutture, spacciate come interventi per la fruibilità sostenibile, che a nostro avviso colpiranno duramente il territorio di queste aree. Stentiamo ad identificare molti di questi progetti come opere idonee in un’area naturale protetta: sempre le solite strade (già esistenti e/o nuove), interventi di ripristino sentieri turistici che il giorno dopo non esisteranno più, aree sportive attrezzate, restauro edifici abbandonati, interventi idraulico forestali, eco villaggi in montagna, eco musei, finanche finanziamenti per sagre paesane, innocue parole che però nei fatti si tramutano in progetti a forte impatto ambientale e in niente contribuiscono a risolvere le linee guida contenute nello stesso programma PIRAP sbandierato ai cittadini e alla stampa.
esto in un momenti in cui gli appelli sono per una politica di contenimento della spesa pubblica e soprattutto contro ogni spreco di denaro pubblico; gli enormi “investimenti” sbloccati dalla Casta (Giunta regionale) della Campania verranno distribuiti a pioggia su tutti i Comuni inclusi nelle aree protette naturali.
Questi progetti proposti e attesi da Sindaci, Presidenti di Comunità Montane, Presidenti di Province, Presidenti di Aree Naturali Protette e Presidenti della miriade di Enti Pubblici che “gestiscono?” il territorio della Campania, e per finire dalla Casta dei politici locali, vengono visti come una boccata di ossigeno per le “economie locali”.
Questi progetti presentati con frasi roboanti a cui seguiranno effetti scintillanti, paradossalmente affosseranno ancora di più i nostri parchi. Business e turismo di massa, questa alla fine è la solita ricetta proposta della Casta per risollevare l’economia della Regione Campania.
Noi pensiamo che conservare le Aree rurali, i boschi pluricentenari, il silenzio delle nostre valli, aiutare concretamente i produttori delle eccellenze locali, insomma salvare lo straordinario connubio realizzato tra popolazioni locali e ambiente naturale, in una parola il Paesaggio campano, creato dalle generazioni passate negli ultimi tremila anni e affidato in via temporanea alle attuali per trasmetterlo intatto e migliorato alle future, sia la vera ricetta per far arrivare un turismo sensibile all’ambiente incontaminato, al paesaggio e ai prodotti tipici campani.
Idee semplici e a costo zero, senza costose infrastrutture a contorno.
Oltretutto continuare a chiedere e realizzare le solite infrastrutture, come ad esempio strade che arrivano dovunque e dappertutto servirà solo a mandar via chi ama veramente questi posti.
Altre Regioni l’hanno capito, noi come al solito, siamo sempre gli ultimi della classe.
San Mango Piemonte, 7 settembre 2011
Il Delegato di Altura Campania
f.to Achille Cristiani
La Campania brucia
Comunicato stampa
Sono ormai due mesi che la nostra Regione brucia, incendi sistematici appiccati contemporaneamente in più punti, questo per impedire un efficiente piano di spegnimento, stanno attanagliando le nostre province.
Sembra quasi che una mano pianificatrice sia dietro a tutto questo, il risultato è sconcertante: a niente di simile avevamo assistito fino ad oggi, gli effetti degli incendi di questa tragica estate 2011 non sono paragonabili agli anni precedenti.
In alcuni sopralluoghi effettuati da attivisti della Delegazione nel Parco del Cilento e Vallo di Diano, in particolare nelle Gole del Mingardo, sulla Costa cilentana e zone interne, come anche nei Parchi regionali dei Monti Picentini e dei Monti Lattari sono stati riscontrati numerosi focolai che hanno interessato centinaia di ettari di gariga, macchia mediterranea e boschi alto fusto.
Sembrava di rivivere vecchie immagini dello sbarco alleato del settembre 1943: operazione Avalanche, sulle coste a sud di Salerno. I bombardamenti effettuati prima dello sbarco rasero al suolo tutta la vegetazione provocando numerosi incendi limitatamente però alle fasce colpite dalle bombe.
La situazione attuale è di gran lunga peggiore perché gli incendi sono estesi a tutto il territorio e il fuoco ormai ha attraversato migliaia di ettari.
Parlare di prevenzione sembra anacronistico, ormai i roghi vengono appiccati soprattutto di notte quando i canadair e gli elicotteri della Regione Campania non volano e le squadre a terra non operano nei boschi.
Eppure oggi è possibile con alcune tecniche ridurre il pericoloe l'impatto sul territorio degli incendi, un esempio è l’attività, purtroppo ancora e solo sperimentale, denominata “fuoco prescritto” realizzata in alcune aree del Parco del Cilento e Vallo di Diano grazie alla collaborazione con tecnici portoghesi, il fuoco prescritto prevede di bruciare in periodi precedenti aree che saranno
comunque interessate da possibili attività di piromani; inoltre si potrebbero costituire cooperative di giovani di supporto agli agricoltori anziani per ripulire sempre con incendi controllati le loro proprietà, a differenza di quanto accade oggi con l’agricoltore che da inizio al fuoco di pulizia per poi perderne il controllo.
E’ evidente che la Casta (politici e amministratori) ripete stancamente e dispendiosamente i riti annuali, assessori regionali dichiarati decaduti (Amendolara, assessore regionale all’agricoltura) approvano inutili ordinanze sul divieto di accendere fuochi in estate e l’intervento successivo, una volta scoppiati gli incendi, molto dispendioso per le tasche dei cittadini campani e lucroso per tutto
l’apparato “antincendio” (aerei, elicotteri, interventi a terra, ecc. ecc.), con finanziamenti sempre più ridotti dai “tagli” della Casta romana e napoletana.
Questo il quadro desolante ma il peggio deve ancora arrivare.
ASSOCIAZIONE ALTURA - DELEGAZIONE CAMPANIA
Sono ormai due mesi che la nostra Regione brucia, incendi sistematici appiccati contemporaneamente in più punti, questo per impedire un efficiente piano di spegnimento, stanno attanagliando le nostre province.
Sembra quasi che una mano pianificatrice sia dietro a tutto questo, il risultato è sconcertante: a niente di simile avevamo assistito fino ad oggi, gli effetti degli incendi di questa tragica estate 2011 non sono paragonabili agli anni precedenti.
In alcuni sopralluoghi effettuati da attivisti della Delegazione nel Parco del Cilento e Vallo di Diano, in particolare nelle Gole del Mingardo, sulla Costa cilentana e zone interne, come anche nei Parchi regionali dei Monti Picentini e dei Monti Lattari sono stati riscontrati numerosi focolai che hanno interessato centinaia di ettari di gariga, macchia mediterranea e boschi alto fusto.
Sembrava di rivivere vecchie immagini dello sbarco alleato del settembre 1943: operazione Avalanche, sulle coste a sud di Salerno. I bombardamenti effettuati prima dello sbarco rasero al suolo tutta la vegetazione provocando numerosi incendi limitatamente però alle fasce colpite dalle bombe.
La situazione attuale è di gran lunga peggiore perché gli incendi sono estesi a tutto il territorio e il fuoco ormai ha attraversato migliaia di ettari.
Parlare di prevenzione sembra anacronistico, ormai i roghi vengono appiccati soprattutto di notte quando i canadair e gli elicotteri della Regione Campania non volano e le squadre a terra non operano nei boschi.
Eppure oggi è possibile con alcune tecniche ridurre il pericoloe l'impatto sul territorio degli incendi, un esempio è l’attività, purtroppo ancora e solo sperimentale, denominata “fuoco prescritto” realizzata in alcune aree del Parco del Cilento e Vallo di Diano grazie alla collaborazione con tecnici portoghesi, il fuoco prescritto prevede di bruciare in periodi precedenti aree che saranno
comunque interessate da possibili attività di piromani; inoltre si potrebbero costituire cooperative di giovani di supporto agli agricoltori anziani per ripulire sempre con incendi controllati le loro proprietà, a differenza di quanto accade oggi con l’agricoltore che da inizio al fuoco di pulizia per poi perderne il controllo.
E’ evidente che la Casta (politici e amministratori) ripete stancamente e dispendiosamente i riti annuali, assessori regionali dichiarati decaduti (Amendolara, assessore regionale all’agricoltura) approvano inutili ordinanze sul divieto di accendere fuochi in estate e l’intervento successivo, una volta scoppiati gli incendi, molto dispendioso per le tasche dei cittadini campani e lucroso per tutto
l’apparato “antincendio” (aerei, elicotteri, interventi a terra, ecc. ecc.), con finanziamenti sempre più ridotti dai “tagli” della Casta romana e napoletana.
Questo il quadro desolante ma il peggio deve ancora arrivare.
ASSOCIAZIONE ALTURA - DELEGAZIONE CAMPANIA
mercoledì 31 agosto 2011
Raduno dei comitati ed associazioni aderenti al Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi
Riceviamo e pubblichiamo il programma qui sotto sottolineando l'importanza di una vasta adesione, vista la gravità del problema.
Raduno dei comitati ed associazioni aderenti al Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi in preparazione della manifestazione nazionale indetta a Roma per il giorno 8 ottobre
N. B. Per quanti intendano arrivare in Molise il venerdì 9 settembre, è possibile prenotarsi entro il 5 settembre. Questo il programma:
VENERDÌ 9 SETTEMBRE (N.B. FACOLTATIVO PER COLORO CHE PROVENGONO DA FUORI REGIONE)
...-ore 19,00: ritrovo a Castropignano (CB) presso l’Hotel Palma Costa Gioiosa (vedi sito web: www.hotelpalmacostagioiosa.it/ )
-ore 20,00: saluto dei rappresentanti della “Rete molisana contro l’eolico selvaggio ed il fotovoltaico piano” e cena
Costi: - cena del venerdì sera; pernottamento in camera doppia; prima colazione del sabato mattina = € 35,00;
- cena del venerdì sera; pernottamento in camera singola; prima colazione del sabato mattina = € 40,00
SABATO 10 SETTEMBRE
-ore 8,30 : colazione e trasferimento a Sepino
-ore 9,30: Raduno e Convegno a Sepino paese per la “Organizzazione della manifestazione nazionale dell’8 ottobre a Roma”. Luogo di confluenza: Sepino (CB), Piazza Nerazio Prisco
-ore 12,00: visita all’Area archeologica di Saepinum-Altilia
-ore 13,30: pranzo (facoltativo) a base di prodotti tipici locali presso un vicino agriturismo
Info: - http://comitatonazionalecontrofotovoltaicoeolico.wordpress.com/;
http://it-it.facebook.com/groups/192311587488270/
Comitato Nazionale del Paesaggio – Sez. Molise: Gianluigi Ciamarra 339.5660159
VISITA LA PAGINA Facebook del Comitato e ADERISCI all’incontro del 10 settembre
Raduno dei comitati ed associazioni aderenti al Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi in preparazione della manifestazione nazionale indetta a Roma per il giorno 8 ottobre
N. B. Per quanti intendano arrivare in Molise il venerdì 9 settembre, è possibile prenotarsi entro il 5 settembre. Questo il programma:
VENERDÌ 9 SETTEMBRE (N.B. FACOLTATIVO PER COLORO CHE PROVENGONO DA FUORI REGIONE)
...-ore 19,00: ritrovo a Castropignano (CB) presso l’Hotel Palma Costa Gioiosa (vedi sito web: www.hotelpalmacostagioiosa.it/
-ore 20,00: saluto dei rappresentanti della “Rete molisana contro l’eolico selvaggio ed il fotovoltaico piano” e cena
Costi: - cena del venerdì sera; pernottamento in camera doppia; prima colazione del sabato mattina = € 35,00;
- cena del venerdì sera; pernottamento in camera singola; prima colazione del sabato mattina = € 40,00
SABATO 10 SETTEMBRE
-ore 8,30 : colazione e trasferimento a Sepino
-ore 9,30: Raduno e Convegno a Sepino paese per la “Organizzazione della manifestazione nazionale dell’8 ottobre a Roma”. Luogo di confluenza: Sepino (CB), Piazza Nerazio Prisco
-ore 12,00: visita all’Area archeologica di Saepinum-Altilia
-ore 13,30: pranzo (facoltativo) a base di prodotti tipici locali presso un vicino agriturismo
Info: - http://comitatonazionalecontrofotovoltaicoeolico.wordpress.com/;
http://it-it.facebook.com/groups/192311587488270/
Comitato Nazionale del Paesaggio – Sez. Molise: Gianluigi Ciamarra 339.5660159
VISITA LA PAGINA Facebook del Comitato e ADERISCI all’incontro del 10 settembre
martedì 30 agosto 2011
Astore recuperato a Montescaglioso (Mt)
Segnalo il ritrovamento di un ASTORE a Montescaglioso (MT) in data 28 agosto 2011. L'esemplare visibilmente denutrito e debilitato (427 g) ha avuto la sfortuna di tentare una predazione in un orto-pollaio alla periferia del centro abitato dove ha però trovato una indomamile oca che lo ha colpito ripetutamente alla testa provocandogli seri danni.
Le segnalazioni di Astore in provincia di Matera sono molto rare, ancor più in luoghi lontani da grandi aree forestali dove la specie è tipicamente legata.
L'esemplare, un probabile maschio, è stato consegnato al Centro Recupero Rapaci della Provincia di Matera.
Il dato è stato inserito in Ornitho.it e, in base alla mappa di questa specie, dovrebbe essere la segnalazione più orientale finora riportata nell'archivio del database.
Qui un breve testo ed un paio di foto: http://materanatura.blogspot.com/2011/08/un-astore-ritrovato-montescaglioso.html#links
Matteo Visceglia
Le segnalazioni di Astore in provincia di Matera sono molto rare, ancor più in luoghi lontani da grandi aree forestali dove la specie è tipicamente legata.
L'esemplare, un probabile maschio, è stato consegnato al Centro Recupero Rapaci della Provincia di Matera.
Il dato è stato inserito in Ornitho.it e, in base alla mappa di questa specie, dovrebbe essere la segnalazione più orientale finora riportata nell'archivio del database.
Qui un breve testo ed un paio di foto: http://materanatura.blogspot.com/2011/08/un-astore-ritrovato-montescaglioso.html#links
Matteo Visceglia
giovedì 25 agosto 2011
Appello per salvare il Parco Nazionale di Šumava
La CSO (Czech Society for Ornithology, partner ceco di BirdLife International chiede di inviare una lettera di sostegno per salvare il Parco Nazionale di Šumava.
Il Parco rappresenta l'ecosistema forestale più esteso dell’Europa centrale ed è l'ultimo sito di nidificazione del gallo cedrone rimanente in Repubblica Ceca. Il Parco ospita anche il picchio tridattilo, la civetta nana, la civetta capogrosso, così come molte altre specie rare di uccelli e mammiferi. Grazie alla sua importanza dal punto vista ornitologico, Šumava è stata designata come ZPS.
Purtroppo, la nuova gestione del Parco Nazionale di Šumava sta agendo contro gli obiettivi di conservazione e la situazione sta diventando molto preoccupante. In particolare, nella primavera del 2011 la nuova gestione del Parco ha deciso di avviare il taglio delle piante colpite dal bostrico su vaste aree del Parco senza tener conto delle limitazioni legate al fatto che la zona è una ZPS. Queste attività di disboscamento stanno quindi distruggendo l'habitat di molte specie di uccelli. Fatto molto grave è anche il fatto che questo intervento è tollerato dal Ministero ceco per l'ambiente, che sostiene tacitamente le azioni della Direzione del Parco.
La Czech Society for Ornithology (CSO), il partner ceco di BirdLife International, lancia quindi un appello a sostegno della natura di Šumava.
E' possibile dare anche il proprio sostegno personale firmando la lettera al Primo Ministro della Repubblica ceca sul sito web:
http://www.birdlife.cz/letterSumava.html
L’oggetto della email e il testo (in inglese) sono già predisposti, mentre dovrete aggiungere il vostro nome, cognome e indirizzo e infine cliccare su Odeslat / Send. Una volta inviata, arriverà al vostro indirizzo di posta elettronica un link che dovrete cliccare per confermare che volete inviare la lettera (questo sistema serve per certificare che non avete dato un indirizzo email sbagliato o inesistente).
Riportiamo qui il testo dell'appello che si può sottoscrivere:
giovedì 18 agosto 2011
Il Capovaccaio in Basilicata 2011
Nel corso del 2011 in Basilicata è stata riconfermata la presenza delle due coppie storiche in due distinte aree della regione. La coppia presente in provincia di Potenza ha involato un giovane mentre quella in provincia di Matera ne ha involati due.
Si conferma pertanto la stabilità della micropopolazione regionale che probabilmente rappresenta una delle ultime roccaforti della specie in Italia.
Si segnala che la coppia della provincia di Matera, analogamente a quanto avviene da diversi anni, è stata aiutata con piccoli carnai in aree strategiche. Queste iniziative, insieme alle attività di tutela, conservazione e recupero del Falco grillaio sono state attuate con la collaborazione e il supporto di ALTURA (Associazione per la Tutela dei Rapaci e dei loro Ambienti) e della Provincia di Matera.
Matteo Visceglia
Si conferma pertanto la stabilità della micropopolazione regionale che probabilmente rappresenta una delle ultime roccaforti della specie in Italia.
Si segnala che la coppia della provincia di Matera, analogamente a quanto avviene da diversi anni, è stata aiutata con piccoli carnai in aree strategiche. Queste iniziative, insieme alle attività di tutela, conservazione e recupero del Falco grillaio sono state attuate con la collaborazione e il supporto di ALTURA (Associazione per la Tutela dei Rapaci e dei loro Ambienti) e della Provincia di Matera.
Matteo Visceglia
mercoledì 17 agosto 2011
Toh! Guarda chi si rivede: Anish Kapoor!
COMUNICATO STAMPA
Sfoglio un vecchio numero de “L’Espresso” del 9 giugno 2011 in un caldo pomeriggio estivo aspettando il mio turno dal medico di famiglia. Ad un tratto sgrano gli occhi, nella pagina “cultura” c’è lui, il grande Anish Kapoor!
L’artista anglo indiano al Grand Palais di Parigi ha esposto una palla da booling color melanzana alta quasi trenta metri. L’opera d’arte ha un titolo “Leviathan”. Confesso che il vedere questa gigantesca ernia tumefatta sotto un capannone stile liberty mi lascia molto perplesso, ma organizzata, come in questo caso, dal Ministro della Cultura francese in uno spazio idoneo e inserita in un progetto ben definito “Monumenta” ha un senso.
Purtroppo questo artista è anche l'autore di un'altra opera d'arte “Earth Cinema”, tristemente nota, collocata nel Parco Nazionale del Pollino Comune di Latronico; una colata unica di cemento armato lunga quarantacinque metri e profonda sette con sullo sfondo il monte Alpi.
L'opera è stata subito ribattezzata dalla saggezza popolare degli abitanti del luogo “la Latrina di Latronico” vista la somiglianza della struttura con i bagni collocati nei giardini pubblici delle nostre città del Sud.
Questa fa parte di un gruppo di opere d'arte moderna presentate in pompa magna dall'associazione culturale “Arte Pollino”, sponsorizzata a sua volta dalla Biennale di Venezia, come le “Uova giganti di pietra” di Nils Udo che dovranno essere collocate nel Comune di Terranova di Pollino (Pz), la “Giostra” di Christen Holler già realizzata a San Severino Lucano (Pz) e il “Teatro vegetale” di Giuseppe Penone nella fiumara del Sarmento nel Comune di Noepoli (Pz), quest'ultima già posta sotto sequestro dalla Magistratura!
Grazie a quest'opera sono stati sbancati oltre 3.000 mq di vegetazione ripariale.
Tutte queste presunte opere d'arte moderna sono state disseminate nel Parco Nazionale del Pollino, quindi in un territorio sottoposto a tutela sia dallo Stato italiano come dall'Unione Europea, come i sacchetti della monnezza nelle vie di Napoli!
Ci meravigliamo come artisti del calibro di Anish Kapoor, ma il discorso vale anche per gli altri, persone che dimostrano grande cultura e grande sensibilità nei confronti dei problemi della collettività, abbiano potuto violentare con opere così stridenti questo contesto naturale, quello che per noi naturalisti di tutta Europa è un bene straordinario da proteggere e gestire con estrema attenzione, quale in effetti è il territorio del Parco Nazionale del Pollino.
Facciamo voti che in futuro il grande artista anglo indiano faccia più attenzione alle sue frequentazioni e alle strambe proposte che gli vengono sottoposte, il rischio è che alla presentazione della sua prossima creazione il massimo del consenso sarà il lancio di una cascata di ortaggi all'autore.
San Mango Piemonte, 16 agosto 2011
Il delegato regionale
f.to Achille Cristiani
Sfoglio un vecchio numero de “L’Espresso” del 9 giugno 2011 in un caldo pomeriggio estivo aspettando il mio turno dal medico di famiglia. Ad un tratto sgrano gli occhi, nella pagina “cultura” c’è lui, il grande Anish Kapoor!
L’artista anglo indiano al Grand Palais di Parigi ha esposto una palla da booling color melanzana alta quasi trenta metri. L’opera d’arte ha un titolo “Leviathan”. Confesso che il vedere questa gigantesca ernia tumefatta sotto un capannone stile liberty mi lascia molto perplesso, ma organizzata, come in questo caso, dal Ministro della Cultura francese in uno spazio idoneo e inserita in un progetto ben definito “Monumenta” ha un senso.
Purtroppo questo artista è anche l'autore di un'altra opera d'arte “Earth Cinema”, tristemente nota, collocata nel Parco Nazionale del Pollino Comune di Latronico; una colata unica di cemento armato lunga quarantacinque metri e profonda sette con sullo sfondo il monte Alpi.
L'opera è stata subito ribattezzata dalla saggezza popolare degli abitanti del luogo “la Latrina di Latronico” vista la somiglianza della struttura con i bagni collocati nei giardini pubblici delle nostre città del Sud.
Questa fa parte di un gruppo di opere d'arte moderna presentate in pompa magna dall'associazione culturale “Arte Pollino”, sponsorizzata a sua volta dalla Biennale di Venezia, come le “Uova giganti di pietra” di Nils Udo che dovranno essere collocate nel Comune di Terranova di Pollino (Pz), la “Giostra” di Christen Holler già realizzata a San Severino Lucano (Pz) e il “Teatro vegetale” di Giuseppe Penone nella fiumara del Sarmento nel Comune di Noepoli (Pz), quest'ultima già posta sotto sequestro dalla Magistratura!
Grazie a quest'opera sono stati sbancati oltre 3.000 mq di vegetazione ripariale.
Tutte queste presunte opere d'arte moderna sono state disseminate nel Parco Nazionale del Pollino, quindi in un territorio sottoposto a tutela sia dallo Stato italiano come dall'Unione Europea, come i sacchetti della monnezza nelle vie di Napoli!
Ci meravigliamo come artisti del calibro di Anish Kapoor, ma il discorso vale anche per gli altri, persone che dimostrano grande cultura e grande sensibilità nei confronti dei problemi della collettività, abbiano potuto violentare con opere così stridenti questo contesto naturale, quello che per noi naturalisti di tutta Europa è un bene straordinario da proteggere e gestire con estrema attenzione, quale in effetti è il territorio del Parco Nazionale del Pollino.
Facciamo voti che in futuro il grande artista anglo indiano faccia più attenzione alle sue frequentazioni e alle strambe proposte che gli vengono sottoposte, il rischio è che alla presentazione della sua prossima creazione il massimo del consenso sarà il lancio di una cascata di ortaggi all'autore.
San Mango Piemonte, 16 agosto 2011
Il delegato regionale
f.to Achille Cristiani
lunedì 15 agosto 2011
Grifoni sui Monti della Laga
Dieci grifoni sono stati osservati il 14 agosto, da persone degne di fede, mentre roteavano sul Pizzo di Sevo, una delle cime più importanti dei Monti della Laga. Sono sempre più frequenti le osservazioni di gruppi di grifoni sui massicci montuosi dal Gran Sasso alla Laga e ai Monti Sibillini, la qual cosa fa sperare nell’insediamento di colonie nidificanti anche in queste zone, dove non mancano certamente siti idonei. La creazione di nuclei di camosci sul Gran Sasso, dove ormai sono presenti diverse centinaia di esemplari, e sui Sibillini, la reintroduzione del cervo e la presenza di numerosi capi di bovini e di equini allo stato brado, sopratutto nei mesi estivi, costituiscono elementi molto positivi per l’espansione del grifone in queste zone. L’operazione di reintroduzione del grifone sul Monte Velino, a vent’anni dal suo inizio, sta cominciando a dare risultati superiori alle aspettative più ottimistiche. Speriamo che minacce di nuovo tipo, allora impensabili, come sopratutto la realizzazione di centrali eoliche nelle zone di montagna, non provochino, nei prossimi anni, il fallimento dell’operazione.
giovedì 11 agosto 2011
Aquila reale: 2 doppi involi nel Lazio!
Eccezionale annata per la riproduzione nel Lazio dell' Aquila reale. In due siti si sono involate due coppie di aquilotti, cosa rara nell'Appennino. Si tratta del sito dei Monti Lepini, ricolonizzato l'anno scorso dopo trent'anni, e del sito dei Monti della Meta nel versante laziale del Parco d'Abruzzo, Lazio e Molise.
L'evento è davvero raro, basti pensare che nell'Appennino le coppie controllate che involano due aquilotti non superano il 5%.
Quest'anno nel Lazio si sono riprodotte con successo 4 delle 9 coppie riproduttive esistenti, involando in totale 6 aquilotti e dando così luogo ad una buona produttività ( 0,67).
Nel blocco Sirente-Velino, altro areale controllato dal gruppo laziale di Altura, si sono involati 2 aquilotti nei rispettivi siti di Monte Velino e Gole di Celano.
Fabio Borlenghi
lunedì 8 agosto 2011
COMUNICATO STAMPA ALTURA CAMPANIA
San Mango Piemonte, 1 agosto 2011
In riferimento alle azioni intraprese da Altura Campania contro alcuni progetti a forte impatto ambientale nel Parco del Pollino la Commissione Europea è intervenuta chiedendo chiarimenti sui progetti sottoposti alla sua attenzione, e cioè
a. trasformazione di una mulattiera in strada asfaltata “Toppo di Vuturo – Piano delle Mandrie” nel territorio del Comune di Terranova di Pollino (PZ) nel versante lucano,
b. realizzazione in corso d’opera di migliorie turistiche nella Valle del fiume Argentino consistenti nella realizzazione di 10 ponti in cemento armato per l’attraversamento del fiume Argentino e di un suo affluente al fine di consentire l’accesso alla valle anche a bordo di autovetture nel Comune di Orsomarso (CS).
Su richiesta dell’Ufficio Infrazioni della Commissione Europea la Delegazione Altura Campania ha prodotto due dossier che documentano i danni inferti all’ambiente all’interno del Parco Nazionale del Pollino da questi due progetti, con, a nostro avviso, un notevole impatto sull’ambiente naturale, perché il territorio interessato era ancora integro e proprio per questo motivo le aree interessate da queste opere sono state inserite nel progetto europeo Natura 2000 e tutelate per la loro importanza naturalistica sia come Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.) sia come Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.) dalle stesse Regioni Basilicata e Calabria.
Purtroppo tali opere eseguite con l’assenso o addirittura su progettazione dell’Ente Parco del Pollino medesimo, hanno distrutto due aree considerate dai naturalisti di tutta Europa dei veri santuari della natura.
Riassumiamo brevemente le due vicende:
a. la strada “Toppo di Vuturo – Piano delle Mandrie” è di servizio ad una ipotetica e costosissima pista di sci da fondo. L’intervento di molte associazioni ambientaliste come Altura Campania, Ola (Organizzazione Lucana Ambientalista), Italia Nostra, e altre, hanno tenuto vivo l’interesse su questa ferita inferta sul versante lucano del Parco del Pollino.
b. Sul versante calabrese la distruzione di un habitat prioritario intatto come la Valle del fiume Argentino è frutto (assurdo ma vero) di un progetto ideato e realizzato dall’Ente Parco stesso. Sotto la voce “ripristino sentieristica” si è posto in opera un cantiere distribuito su circa 3,5 km lungo il fiume Argentino. Il sentiero è stato trasformato in camionabile e ben 21 piloni in cemento armato collocati nell’alveo del fiume per la realizzazione di 10 ponti di attraversamento. Tutto al fine di realizzare numerose aree picnic e consentire l’accesso con le autovetture.
Terminate le speranza di un rapido e decisivo intervento da parte delle Autorità preposte alla Tutela e Gestione dell’Ambiente locali, regionale e nazionali, riponiamo serie speranze di un rapido e decisivo intervento da parte delle Autorità Europee.
Il Delegato regionale
f.to Achille Cristiani
In riferimento alle azioni intraprese da Altura Campania contro alcuni progetti a forte impatto ambientale nel Parco del Pollino la Commissione Europea è intervenuta chiedendo chiarimenti sui progetti sottoposti alla sua attenzione, e cioè
a. trasformazione di una mulattiera in strada asfaltata “Toppo di Vuturo – Piano delle Mandrie” nel territorio del Comune di Terranova di Pollino (PZ) nel versante lucano,
b. realizzazione in corso d’opera di migliorie turistiche nella Valle del fiume Argentino consistenti nella realizzazione di 10 ponti in cemento armato per l’attraversamento del fiume Argentino e di un suo affluente al fine di consentire l’accesso alla valle anche a bordo di autovetture nel Comune di Orsomarso (CS).
Su richiesta dell’Ufficio Infrazioni della Commissione Europea la Delegazione Altura Campania ha prodotto due dossier che documentano i danni inferti all’ambiente all’interno del Parco Nazionale del Pollino da questi due progetti, con, a nostro avviso, un notevole impatto sull’ambiente naturale, perché il territorio interessato era ancora integro e proprio per questo motivo le aree interessate da queste opere sono state inserite nel progetto europeo Natura 2000 e tutelate per la loro importanza naturalistica sia come Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.) sia come Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.) dalle stesse Regioni Basilicata e Calabria.
Purtroppo tali opere eseguite con l’assenso o addirittura su progettazione dell’Ente Parco del Pollino medesimo, hanno distrutto due aree considerate dai naturalisti di tutta Europa dei veri santuari della natura.
Riassumiamo brevemente le due vicende:
a. la strada “Toppo di Vuturo – Piano delle Mandrie” è di servizio ad una ipotetica e costosissima pista di sci da fondo. L’intervento di molte associazioni ambientaliste come Altura Campania, Ola (Organizzazione Lucana Ambientalista), Italia Nostra, e altre, hanno tenuto vivo l’interesse su questa ferita inferta sul versante lucano del Parco del Pollino.
b. Sul versante calabrese la distruzione di un habitat prioritario intatto come la Valle del fiume Argentino è frutto (assurdo ma vero) di un progetto ideato e realizzato dall’Ente Parco stesso. Sotto la voce “ripristino sentieristica” si è posto in opera un cantiere distribuito su circa 3,5 km lungo il fiume Argentino. Il sentiero è stato trasformato in camionabile e ben 21 piloni in cemento armato collocati nell’alveo del fiume per la realizzazione di 10 ponti di attraversamento. Tutto al fine di realizzare numerose aree picnic e consentire l’accesso con le autovetture.
Terminate le speranza di un rapido e decisivo intervento da parte delle Autorità preposte alla Tutela e Gestione dell’Ambiente locali, regionale e nazionali, riponiamo serie speranze di un rapido e decisivo intervento da parte delle Autorità Europee.
Il Delegato regionale
f.to Achille Cristiani
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