Denunciato contadino di Villacidro rischia condanna a otto mesi
28 settembre, 14:45
(ANSA) - CAGLIARI, 28 SET - Si e' giustificato dicendo di averli trovati in campagna fin da piccoli e di averli messi subito in gabbia, ma quei due falchi di media taglia sono esemplari di una specie protetta che non avrebbe potuto far crescere in cattivita' senza una regolare autorizzazione. Per questo un contadino di 47 anni di Villacidro e' stato denunciato per detenzione illegale di animali selvatici. Rischia una condanna da due a otto mesi e un'ammenda da 700 a 2.000 euro. I falchi sono stati affidati al Centro recupero ed allevamento faunistico dell'Ente Foreste e poi verranno liberati.(ANSA).
giovedì 29 settembre 2011
mercoledì 28 settembre 2011
BRACCONAGGIO, REGGIO CALABRIA
BRACCONAGGIO, REGGIO CALABRIA: TRE CACCIATORI BLOCCATI DOPO AVER UCCISO E MACELLATO
CINQUE FALCHI MIGRATORI.
UNO DI LORO E’ UN AGENTE DELLA POLIZIA PENITENZIARIA
L’operazione, effettuata nelle pinete di Motta San Giovanni, è della LIPU
e del Corpo forestale dello Stato
Tre cacciatori reggini, di cui uno è un agente della Polizia penitenziaria, denunciati per uccisione di specie particolarmente protette: avevano macellato sul posto quattro falchi e già staccato la testa a un altro, in attesa di completarne la “lavorazione”.
L’importante operazione è stata condotta sabato pomeriggio scorso nelle pinete di Motta San Giovanni (RC) dai volontari del settore Antibracconaggio della LIPU-BirdLife Italia, guidati dal responsabile nazionale Giovanni Malara, e dal Nucleo Antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato di Reggio Calabria.
Protagonisti della vicenda due gruppi di volontari della LIPU che stavano svolgendo controlli antibracconaggio in un'area boschiva al confine tra i comuni di Motta San Giovanni e Montebello Ionico. Vedendo tre cacciatori che sparavano ad alcuni falchi migratori in volo sulle pinete della zona, si avvicinavano per sorvegliarne i movimenti e documentarne l'attività. I volontari scoprivano così che i tre cacciatori avevano effettivamente sparato ai falchi, animali che una volta uccisi venivano recuperati e trasportati in una busta di plastica da un ragazzino di circa 13 anni, come tale non imputabile del reato.
Resisi conto di essere stati individuati, i bracconieri si lanciavano in auto all'inseguimento di un gruppo di volontari. Uno dei tre, esibendo il tesserino della Polizia Penitenziaria, chiedeva minaccioso l'esibizione delle fotografie che lo ritraevano. Ma intanto l'altro gruppo di volontari comunicava al Corpo Forestale dello Stato targa e modello dell'auto occupata dai tre cacciatori. Tre pattuglie del Nucleo Antibracconaggio e del Comando Stazione del CFS di Reggio Calabria bloccavano le strade dalle quali l'auto avrebbe potuto transitare.
L'auto veniva intercettata con a bordo i tre cacciatori ed il ragazzino ma senza che venisse trovata alcuna traccia degli uccelli. Su indicazione dei volontari, una busta con le spoglie di quattro falchi uccisi veniva tuttavia ritrovata nel luogo dove si erano svolti gli episodi di bracconaggio. Gli animali erano stati macellati sul posto, spennati, eviscerati e privati della testa e delle zampe, per evitarne il riconoscimento. Probabilmente l'intenzione dei bracconieri era quella di recuperarli in seguito, al sopraggiungere dell'oscurità, secondo una modalità già adottata in passato dai bracconieri che frequentano la zona.
Il ritrovamento nelle immediate vicinanze delle penne, delle zampe e delle interiora consentiva il riconoscimento dei quattro rapaci. Veniva inoltre ritrovato il corpo di una femmina di falco di palude cui era stata staccata la testa, che i tre non erano riusciti ancora a macellare.
“Quello dell’uccisione di falchi migratori è un atto orribile e gravissimo, così come grave è il tentativo di minaccia ai nostri volontari – dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU - Ringraziamo per il pronto e deciso intervento il personale del Corpo Forestale dello Stato di Reggio Calabria. Questi fatti sono un'ulteriore conferma del grave stato di illegalità venatoria esistente in tutta la provincia e dimostrano l'inaccettabile accanimento contro specie di uccelli che rivestono un importantissimo ruolo di equilibrio ambientale. E’ ancor di più inaccettabile e fortemente diseducativo la presenza sul posto di minori coinvolti in attività violente e raccapriccianti come questa”.
Per i tre cacciatori, C.R., M.A. ed F.A., tutti e tre di Reggio Calabria, è scattata la denuncia per uccisione di specie particolarmente protette, oltre al sequestro dei tre fucili da caccia e del relativo munizionamento. I tre andranno incontro, oltre che alle sanzioni di carattere penale, anche alla sospensione o alla revoca della licenza di caccia.
Si attendono le determinazioni della Polizia Penitenziaria per l’eventuale avvio di un procedimento disciplinare.
Parma, 26 settembre 2011
Ufficio stampa LIPU - BirdLife Italia: Via Trento 49, 43100 Parma
Tel. ++39.0521.273043 - Fax ++39.0521.273419
CINQUE FALCHI MIGRATORI.
UNO DI LORO E’ UN AGENTE DELLA POLIZIA PENITENZIARIA
L’operazione, effettuata nelle pinete di Motta San Giovanni, è della LIPU
e del Corpo forestale dello Stato
Tre cacciatori reggini, di cui uno è un agente della Polizia penitenziaria, denunciati per uccisione di specie particolarmente protette: avevano macellato sul posto quattro falchi e già staccato la testa a un altro, in attesa di completarne la “lavorazione”.
L’importante operazione è stata condotta sabato pomeriggio scorso nelle pinete di Motta San Giovanni (RC) dai volontari del settore Antibracconaggio della LIPU-BirdLife Italia, guidati dal responsabile nazionale Giovanni Malara, e dal Nucleo Antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato di Reggio Calabria.
Protagonisti della vicenda due gruppi di volontari della LIPU che stavano svolgendo controlli antibracconaggio in un'area boschiva al confine tra i comuni di Motta San Giovanni e Montebello Ionico. Vedendo tre cacciatori che sparavano ad alcuni falchi migratori in volo sulle pinete della zona, si avvicinavano per sorvegliarne i movimenti e documentarne l'attività. I volontari scoprivano così che i tre cacciatori avevano effettivamente sparato ai falchi, animali che una volta uccisi venivano recuperati e trasportati in una busta di plastica da un ragazzino di circa 13 anni, come tale non imputabile del reato.
Resisi conto di essere stati individuati, i bracconieri si lanciavano in auto all'inseguimento di un gruppo di volontari. Uno dei tre, esibendo il tesserino della Polizia Penitenziaria, chiedeva minaccioso l'esibizione delle fotografie che lo ritraevano. Ma intanto l'altro gruppo di volontari comunicava al Corpo Forestale dello Stato targa e modello dell'auto occupata dai tre cacciatori. Tre pattuglie del Nucleo Antibracconaggio e del Comando Stazione del CFS di Reggio Calabria bloccavano le strade dalle quali l'auto avrebbe potuto transitare.
L'auto veniva intercettata con a bordo i tre cacciatori ed il ragazzino ma senza che venisse trovata alcuna traccia degli uccelli. Su indicazione dei volontari, una busta con le spoglie di quattro falchi uccisi veniva tuttavia ritrovata nel luogo dove si erano svolti gli episodi di bracconaggio. Gli animali erano stati macellati sul posto, spennati, eviscerati e privati della testa e delle zampe, per evitarne il riconoscimento. Probabilmente l'intenzione dei bracconieri era quella di recuperarli in seguito, al sopraggiungere dell'oscurità, secondo una modalità già adottata in passato dai bracconieri che frequentano la zona.
Il ritrovamento nelle immediate vicinanze delle penne, delle zampe e delle interiora consentiva il riconoscimento dei quattro rapaci. Veniva inoltre ritrovato il corpo di una femmina di falco di palude cui era stata staccata la testa, che i tre non erano riusciti ancora a macellare.
“Quello dell’uccisione di falchi migratori è un atto orribile e gravissimo, così come grave è il tentativo di minaccia ai nostri volontari – dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU - Ringraziamo per il pronto e deciso intervento il personale del Corpo Forestale dello Stato di Reggio Calabria. Questi fatti sono un'ulteriore conferma del grave stato di illegalità venatoria esistente in tutta la provincia e dimostrano l'inaccettabile accanimento contro specie di uccelli che rivestono un importantissimo ruolo di equilibrio ambientale. E’ ancor di più inaccettabile e fortemente diseducativo la presenza sul posto di minori coinvolti in attività violente e raccapriccianti come questa”.
Per i tre cacciatori, C.R., M.A. ed F.A., tutti e tre di Reggio Calabria, è scattata la denuncia per uccisione di specie particolarmente protette, oltre al sequestro dei tre fucili da caccia e del relativo munizionamento. I tre andranno incontro, oltre che alle sanzioni di carattere penale, anche alla sospensione o alla revoca della licenza di caccia.
Si attendono le determinazioni della Polizia Penitenziaria per l’eventuale avvio di un procedimento disciplinare.
Parma, 26 settembre 2011
Ufficio stampa LIPU - BirdLife Italia: Via Trento 49, 43100 Parma
Tel. ++39.0521.273043 - Fax ++39.0521.273419
Workshop migrazione rapaci
L'Ente Parco San Bartolo organizza in collaborazione con l'Università di Urbino, un workshop sulla migrazione dei rapaci lungo la costa adriatica, che si terrà venerdì 7 ottobre 2011 nello splendido scenario di Villa Caprile.
Il workshop intende fare il punto sulla migrazione primaverile degli uccelli veleggiatori ed impostare un lavoro congiunto con tutte le aree protette distribuite lungo la costa adriatica.
Potete trovare il programma del convegno all'indirizzo:
http://www.parcosanbartolo.it/Appuntamenti/Prima.htm
Laurent Sonet
Ente Parco Naturale Regionale del Monte San Bartolo
Viale Varsavia, s.n.
61121 Pesaro
Tel: 0721 26 84 26
Fax: 0721 40 85 20
Cell: 348 35 72 204
Il workshop intende fare il punto sulla migrazione primaverile degli uccelli veleggiatori ed impostare un lavoro congiunto con tutte le aree protette distribuite lungo la costa adriatica.
Potete trovare il programma del convegno all'indirizzo:
http://www.parcosanbartolo.it/Appuntamenti/Prima.htm
Laurent Sonet
Ente Parco Naturale Regionale del Monte San Bartolo
Viale Varsavia, s.n.
61121 Pesaro
Tel: 0721 26 84 26
Fax: 0721 40 85 20
Cell: 348 35 72 204
venerdì 23 settembre 2011
NO ALLA SVENDITA DEI PARCHI NAZIONALI
LA PROPOSTA DI MODIFICA DELLA LEGGE 394/91: UN GRAVE ATTACCO AI PARCHI ED ALLE AREE PROTETTE
NO ALLA SVENDITA DEI PARCHI NAZIONALI
E’ in corso al Senato, presso la Commissione Ambiente, la discussione del disegno di legge 8 N. 1820 per la modifica della legge quadro sulle aree protette (Legge 394/91).
La Legge 394/91 era stata voluta da menti illuminate (tra cui il "gruppo di lavoro del verde" di Italia Nostra e alcuni rappresentanti del WWF), che, con tanta ostinazione e coraggio, erano riuscite a farla approvare dal Parlamento, dopo un lungo e tortuoso percorso, durato ben 31 anni.
Il disegno di legge risulta peggiorativo, rispetto al testo attualmente in vigore, in diversi punti ma tra questi, vogliamo, in questo momento, metterne in evidenza uno particolarmente insidioso e pericoloso e cioè l'emendamento N.2.0.300, presentato dal sen.Orsi, relatore del ddl, lo stesso che aveva proposto mesi addietro una nuova legge sulla caccia particolarmente impattante.
Il “cacciasenatore” Orsi è ritornato all’attacco ancora più pesantemente, proponendo con il suo emendamento, di dare la facoltà ai titolari di concessioni idroelettriche, cave, impianti a biomasse, ricerche di idrocarburi, impianti eolici, fotovoltaici… di dare “elargizioni” agli Enti Parco, in cambio del “disturbo”. Basterà cioè pagare i parchi per poterne sfasciare il territorio, facendo leva sul fatto che l’attuale Governo non ha esitato a dimezzare i fondi concessi agli Enti parco, rendendo sempre più difficile la loro azione di tutela del territorio e di sviluppo sostenibile delle comunità locali.
Immaginabili quali e quante pressioni le lobby dell'energia, del cemento stiano facendo sui (loro amici) parlamentari, con l’ obiettivo di scardinare la legge quadro 394/91, considerata, finora, una tra le migliori al mondo nel campo della tutela della biodiversità e della protezione degli ecosistemi e non solo.
Un fiore all'occhiello per il nostro Paese, fiore che qualcuno sta cercando ostinatamente di far appassire, per soddisfare certi gruppi di potere facilmente. individuabili
L' aggressione ai parchi nazionali, alle aree protette, alla Rete Natura 2000 è ormai palese. Il Parlamento bocci questa proposta deleteria per la conservazione della natura e la tutela del paesaggio, che verrebbero svenduti, con gravissimi danni anche per la collettività.
La bocci, prima che sia troppo tardi.
Lì, 22 Settembre 2011
Le Associazioni
ALTURA
ITALIA NOSTRA CALABRIA
WWF
LIPURENDE
MEDITERRANEA NATURA
COMITATO NAZIONALE PAESAGGIO
ENPA-CROTONE
ARCI-CROTONE
martedì 20 settembre 2011
Migrazione Bianconi dalla Basilicata
Anche quest’anno torna il “Progetto Biancone” finanziato già durante l’anno precedente dall’Osservatorio Faunistico della Regione Basilicata e condotto in collaborazione tra il Parco Regionale di “Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane” e l’Università di Alicante.
Il Biancone (Circaetus gallicus) è una specie migratrice che nidifica in ambienti mediterranei e sverna prevalentemente in Africa, mediante la telemetria satellitare e sfruttando la tecnologia GPS/Argos sarà possibile seguire gli spostamenti dei tre rapaci nei prossimi anni, studiare con precisione le rotte migratorie utilizzate e individuare le aree di svernamento.
Nello scorso luglio sono stati marcati con trasmettitori satellitari tre giovani Bianconi nati all’interno del Parco sito nel cuore della Basilicata, alle tre aquile sono stati dati i nomi di Federico, Pilar e Crocco.
Sul sito internet del Parco, all’interno di una pagina dedicata a questo progetto, sarà possibile seguire la migrazione dei tre animali attraverso aggiornamenti costanti.
Il link per visualizzare le mappe è il seguente:
www.parcogallipolicognato.it
Per ulteriori informazioni contattare:
peppelucia@gmail.com
ugomellone@libero.it
info@pargogallipolicognato.it
Il Biancone (Circaetus gallicus) è una specie migratrice che nidifica in ambienti mediterranei e sverna prevalentemente in Africa, mediante la telemetria satellitare e sfruttando la tecnologia GPS/Argos sarà possibile seguire gli spostamenti dei tre rapaci nei prossimi anni, studiare con precisione le rotte migratorie utilizzate e individuare le aree di svernamento.
Nello scorso luglio sono stati marcati con trasmettitori satellitari tre giovani Bianconi nati all’interno del Parco sito nel cuore della Basilicata, alle tre aquile sono stati dati i nomi di Federico, Pilar e Crocco.
Sul sito internet del Parco, all’interno di una pagina dedicata a questo progetto, sarà possibile seguire la migrazione dei tre animali attraverso aggiornamenti costanti.
Il link per visualizzare le mappe è il seguente:
www.parcogallipolicognato.it
Per ulteriori informazioni contattare:
peppelucia@gmail.com
ugomellone@libero.it
info@pargogallipolicognato.it
sabato 17 settembre 2011
Controvento
CONTROVENTO, il libro di Antonello Caporale, giornalista di Repubblica, appena edito da Mondadori, è nelle librerie !!
Con la leggerezza e la suggestione della narrazione vi condurrà nella questione dell'eolico (e non solo) in Italia.
E' un libro che va letto lentamente, pesandone i passaggi. Chi vi ha avuto a che fare si riconoscerà nelle storie narrate. Chi non ha (ancora) conosciuto l'eolico capirà perchè "Lo Stato ha semplicemente chiuso gli occhi davanti al più grande scandalo di questo inizio secolo".
Non è un libro contro l'eolico. L'eolico esiste, e le rinnovabili, e le centrali elettriche definite "parchi" ma anche il paesaggio, la natura, la storia, e i parchi quelli veri. Esiste lo "sviluppatore" con i soldi ma anche chi cerca di vivere in campagna, per la campagna o per un futuro con essa. Esistono gli affari dei privati ma anche quelli del pubblico. Esistono bravi amministratori ma anche l'ignavia della politica.
Con la leggerezza e la suggestione della narrazione vi condurrà nella questione dell'eolico (e non solo) in Italia.
E' un libro che va letto lentamente, pesandone i passaggi. Chi vi ha avuto a che fare si riconoscerà nelle storie narrate. Chi non ha (ancora) conosciuto l'eolico capirà perchè "Lo Stato ha semplicemente chiuso gli occhi davanti al più grande scandalo di questo inizio secolo".
Non è un libro contro l'eolico. L'eolico esiste, e le rinnovabili, e le centrali elettriche definite "parchi" ma anche il paesaggio, la natura, la storia, e i parchi quelli veri. Esiste lo "sviluppatore" con i soldi ma anche chi cerca di vivere in campagna, per la campagna o per un futuro con essa. Esistono gli affari dei privati ma anche quelli del pubblico. Esistono bravi amministratori ma anche l'ignavia della politica.
giovedì 15 settembre 2011
mercoledì 7 settembre 2011
Sbloccati i fondi PIRAP: aree protette a rischio
Sbloccati i fondi PIRAP: aree protette a rischio, dubbi di ALTURA Campania.
Ecco come la Regione Campania recepisce l’invito al risparmio, contro lo spreco di denaro pubblico.
La Delegazione della Campania di Altura esprime tutta la sua preoccupazione per i progetti relativi al PIRAP (Progetti Integrati per le Aree Protette) che se attuati danneggeranno i territori inseriti nei confini delle aree protette della Regione Campania; infatti nel luglio 2011 la Giunta Regionale della Campania ha approvato l’intero impianto progettuale PIRAP finanziato con fondi europei destinati alla gestione dell’ambiente naturale e del territorio dei parchi e riserve regionali.
Già nell’aprile 2011 Altura Campania segnalava alcuni progetti inutili se non addirittura dannosi realizzati con la precedente programmazione europea (POR Campania 2000-2006), evidenziando alcuni esempi concreti: nel Parco Regionale dei Monti Picentini esistono infatti numerosi rifugi montani, abbandonati e vandalizzati da anni che grazie ai finanziamenti pubblici sono stati restaurati e mai affidati in gestione, quindi abbandonati, e per questo vandalizzati, ciò costringerà i proprietari di questi beni pubblici (Comuni, Comunità Montane, ecc.) a ripresentare progetti per il loro restauro e ripristino in un carosello di fondi pubblici senza fine; e ancora la scandalosa trasformazione in bene turistico della Grotta del Caliendo, alterando per sempre un ambiente tutelato dall’Unione Europea (Natura 2000) in quanto grotta naturale non aperta al turismo, come anche le decine e decine di strade in montagne asfaltate, sentieri turistici ripristinati con enorme dispendio di finanziamenti e non gestiti, ecc. ecc.
La progettazione relativa ai PIRAP della Campania (in totale 107,5 milioni di euro) dovrebbe servire, secondo la Giunta Regionale, in particolare il Presidente Caldoro e l’ex assessore Amendolara, a superare “debolezze territoriali” e contribuire a:
- Conservazione e valorizzazione delle biodiversità,
- Riqualificazione e miglioramento dell’ecosistema forestale,
- Miglioramento del grado di infrastrutturazione materiale ed immateriale,
- Miglioramento della qualità della vita delle popolazioni delle aree protette,
- Tutela e valorizzazione del territorio
- Miglioramento sotto l’aspetto ambientale del sistema agricolo.
Su queste linee guida ovviamente anche Altura Campania concorda pienamente.
Ma la realtà dei progetti proposti dagli Enti pubblici distribuiti sul territorio, purtroppo approvati senza filtro dagli Enti che gestiscono le Aree Naturali protette (Presidenti e Giunte esecutive di Parchi Nazionali e Parchi Regionali) e approvati dalla Giunta Regionale della Campania senza Valutazioni di Incidenza Ambientale serie.
Sono così previste le solite infrastrutture, spacciate come interventi per la fruibilità sostenibile, che a nostro avviso colpiranno duramente il territorio di queste aree. Stentiamo ad identificare molti di questi progetti come opere idonee in un’area naturale protetta: sempre le solite strade (già esistenti e/o nuove), interventi di ripristino sentieri turistici che il giorno dopo non esisteranno più, aree sportive attrezzate, restauro edifici abbandonati, interventi idraulico forestali, eco villaggi in montagna, eco musei, finanche finanziamenti per sagre paesane, innocue parole che però nei fatti si tramutano in progetti a forte impatto ambientale e in niente contribuiscono a risolvere le linee guida contenute nello stesso programma PIRAP sbandierato ai cittadini e alla stampa.
esto in un momenti in cui gli appelli sono per una politica di contenimento della spesa pubblica e soprattutto contro ogni spreco di denaro pubblico; gli enormi “investimenti” sbloccati dalla Casta (Giunta regionale) della Campania verranno distribuiti a pioggia su tutti i Comuni inclusi nelle aree protette naturali.
Questi progetti proposti e attesi da Sindaci, Presidenti di Comunità Montane, Presidenti di Province, Presidenti di Aree Naturali Protette e Presidenti della miriade di Enti Pubblici che “gestiscono?” il territorio della Campania, e per finire dalla Casta dei politici locali, vengono visti come una boccata di ossigeno per le “economie locali”.
Questi progetti presentati con frasi roboanti a cui seguiranno effetti scintillanti, paradossalmente affosseranno ancora di più i nostri parchi. Business e turismo di massa, questa alla fine è la solita ricetta proposta della Casta per risollevare l’economia della Regione Campania.
Noi pensiamo che conservare le Aree rurali, i boschi pluricentenari, il silenzio delle nostre valli, aiutare concretamente i produttori delle eccellenze locali, insomma salvare lo straordinario connubio realizzato tra popolazioni locali e ambiente naturale, in una parola il Paesaggio campano, creato dalle generazioni passate negli ultimi tremila anni e affidato in via temporanea alle attuali per trasmetterlo intatto e migliorato alle future, sia la vera ricetta per far arrivare un turismo sensibile all’ambiente incontaminato, al paesaggio e ai prodotti tipici campani.
Idee semplici e a costo zero, senza costose infrastrutture a contorno.
Oltretutto continuare a chiedere e realizzare le solite infrastrutture, come ad esempio strade che arrivano dovunque e dappertutto servirà solo a mandar via chi ama veramente questi posti.
Altre Regioni l’hanno capito, noi come al solito, siamo sempre gli ultimi della classe.
San Mango Piemonte, 7 settembre 2011
Il Delegato di Altura Campania
f.to Achille Cristiani
Ecco come la Regione Campania recepisce l’invito al risparmio, contro lo spreco di denaro pubblico.
La Delegazione della Campania di Altura esprime tutta la sua preoccupazione per i progetti relativi al PIRAP (Progetti Integrati per le Aree Protette) che se attuati danneggeranno i territori inseriti nei confini delle aree protette della Regione Campania; infatti nel luglio 2011 la Giunta Regionale della Campania ha approvato l’intero impianto progettuale PIRAP finanziato con fondi europei destinati alla gestione dell’ambiente naturale e del territorio dei parchi e riserve regionali.
Già nell’aprile 2011 Altura Campania segnalava alcuni progetti inutili se non addirittura dannosi realizzati con la precedente programmazione europea (POR Campania 2000-2006), evidenziando alcuni esempi concreti: nel Parco Regionale dei Monti Picentini esistono infatti numerosi rifugi montani, abbandonati e vandalizzati da anni che grazie ai finanziamenti pubblici sono stati restaurati e mai affidati in gestione, quindi abbandonati, e per questo vandalizzati, ciò costringerà i proprietari di questi beni pubblici (Comuni, Comunità Montane, ecc.) a ripresentare progetti per il loro restauro e ripristino in un carosello di fondi pubblici senza fine; e ancora la scandalosa trasformazione in bene turistico della Grotta del Caliendo, alterando per sempre un ambiente tutelato dall’Unione Europea (Natura 2000) in quanto grotta naturale non aperta al turismo, come anche le decine e decine di strade in montagne asfaltate, sentieri turistici ripristinati con enorme dispendio di finanziamenti e non gestiti, ecc. ecc.
La progettazione relativa ai PIRAP della Campania (in totale 107,5 milioni di euro) dovrebbe servire, secondo la Giunta Regionale, in particolare il Presidente Caldoro e l’ex assessore Amendolara, a superare “debolezze territoriali” e contribuire a:
- Conservazione e valorizzazione delle biodiversità,
- Riqualificazione e miglioramento dell’ecosistema forestale,
- Miglioramento del grado di infrastrutturazione materiale ed immateriale,
- Miglioramento della qualità della vita delle popolazioni delle aree protette,
- Tutela e valorizzazione del territorio
- Miglioramento sotto l’aspetto ambientale del sistema agricolo.
Su queste linee guida ovviamente anche Altura Campania concorda pienamente.
Ma la realtà dei progetti proposti dagli Enti pubblici distribuiti sul territorio, purtroppo approvati senza filtro dagli Enti che gestiscono le Aree Naturali protette (Presidenti e Giunte esecutive di Parchi Nazionali e Parchi Regionali) e approvati dalla Giunta Regionale della Campania senza Valutazioni di Incidenza Ambientale serie.
Sono così previste le solite infrastrutture, spacciate come interventi per la fruibilità sostenibile, che a nostro avviso colpiranno duramente il territorio di queste aree. Stentiamo ad identificare molti di questi progetti come opere idonee in un’area naturale protetta: sempre le solite strade (già esistenti e/o nuove), interventi di ripristino sentieri turistici che il giorno dopo non esisteranno più, aree sportive attrezzate, restauro edifici abbandonati, interventi idraulico forestali, eco villaggi in montagna, eco musei, finanche finanziamenti per sagre paesane, innocue parole che però nei fatti si tramutano in progetti a forte impatto ambientale e in niente contribuiscono a risolvere le linee guida contenute nello stesso programma PIRAP sbandierato ai cittadini e alla stampa.
esto in un momenti in cui gli appelli sono per una politica di contenimento della spesa pubblica e soprattutto contro ogni spreco di denaro pubblico; gli enormi “investimenti” sbloccati dalla Casta (Giunta regionale) della Campania verranno distribuiti a pioggia su tutti i Comuni inclusi nelle aree protette naturali.
Questi progetti proposti e attesi da Sindaci, Presidenti di Comunità Montane, Presidenti di Province, Presidenti di Aree Naturali Protette e Presidenti della miriade di Enti Pubblici che “gestiscono?” il territorio della Campania, e per finire dalla Casta dei politici locali, vengono visti come una boccata di ossigeno per le “economie locali”.
Questi progetti presentati con frasi roboanti a cui seguiranno effetti scintillanti, paradossalmente affosseranno ancora di più i nostri parchi. Business e turismo di massa, questa alla fine è la solita ricetta proposta della Casta per risollevare l’economia della Regione Campania.
Noi pensiamo che conservare le Aree rurali, i boschi pluricentenari, il silenzio delle nostre valli, aiutare concretamente i produttori delle eccellenze locali, insomma salvare lo straordinario connubio realizzato tra popolazioni locali e ambiente naturale, in una parola il Paesaggio campano, creato dalle generazioni passate negli ultimi tremila anni e affidato in via temporanea alle attuali per trasmetterlo intatto e migliorato alle future, sia la vera ricetta per far arrivare un turismo sensibile all’ambiente incontaminato, al paesaggio e ai prodotti tipici campani.
Idee semplici e a costo zero, senza costose infrastrutture a contorno.
Oltretutto continuare a chiedere e realizzare le solite infrastrutture, come ad esempio strade che arrivano dovunque e dappertutto servirà solo a mandar via chi ama veramente questi posti.
Altre Regioni l’hanno capito, noi come al solito, siamo sempre gli ultimi della classe.
San Mango Piemonte, 7 settembre 2011
Il Delegato di Altura Campania
f.to Achille Cristiani
La Campania brucia
Comunicato stampa
Sono ormai due mesi che la nostra Regione brucia, incendi sistematici appiccati contemporaneamente in più punti, questo per impedire un efficiente piano di spegnimento, stanno attanagliando le nostre province.
Sembra quasi che una mano pianificatrice sia dietro a tutto questo, il risultato è sconcertante: a niente di simile avevamo assistito fino ad oggi, gli effetti degli incendi di questa tragica estate 2011 non sono paragonabili agli anni precedenti.
In alcuni sopralluoghi effettuati da attivisti della Delegazione nel Parco del Cilento e Vallo di Diano, in particolare nelle Gole del Mingardo, sulla Costa cilentana e zone interne, come anche nei Parchi regionali dei Monti Picentini e dei Monti Lattari sono stati riscontrati numerosi focolai che hanno interessato centinaia di ettari di gariga, macchia mediterranea e boschi alto fusto.
Sembrava di rivivere vecchie immagini dello sbarco alleato del settembre 1943: operazione Avalanche, sulle coste a sud di Salerno. I bombardamenti effettuati prima dello sbarco rasero al suolo tutta la vegetazione provocando numerosi incendi limitatamente però alle fasce colpite dalle bombe.
La situazione attuale è di gran lunga peggiore perché gli incendi sono estesi a tutto il territorio e il fuoco ormai ha attraversato migliaia di ettari.
Parlare di prevenzione sembra anacronistico, ormai i roghi vengono appiccati soprattutto di notte quando i canadair e gli elicotteri della Regione Campania non volano e le squadre a terra non operano nei boschi.
Eppure oggi è possibile con alcune tecniche ridurre il pericoloe l'impatto sul territorio degli incendi, un esempio è l’attività, purtroppo ancora e solo sperimentale, denominata “fuoco prescritto” realizzata in alcune aree del Parco del Cilento e Vallo di Diano grazie alla collaborazione con tecnici portoghesi, il fuoco prescritto prevede di bruciare in periodi precedenti aree che saranno
comunque interessate da possibili attività di piromani; inoltre si potrebbero costituire cooperative di giovani di supporto agli agricoltori anziani per ripulire sempre con incendi controllati le loro proprietà, a differenza di quanto accade oggi con l’agricoltore che da inizio al fuoco di pulizia per poi perderne il controllo.
E’ evidente che la Casta (politici e amministratori) ripete stancamente e dispendiosamente i riti annuali, assessori regionali dichiarati decaduti (Amendolara, assessore regionale all’agricoltura) approvano inutili ordinanze sul divieto di accendere fuochi in estate e l’intervento successivo, una volta scoppiati gli incendi, molto dispendioso per le tasche dei cittadini campani e lucroso per tutto
l’apparato “antincendio” (aerei, elicotteri, interventi a terra, ecc. ecc.), con finanziamenti sempre più ridotti dai “tagli” della Casta romana e napoletana.
Questo il quadro desolante ma il peggio deve ancora arrivare.
ASSOCIAZIONE ALTURA - DELEGAZIONE CAMPANIA
Sono ormai due mesi che la nostra Regione brucia, incendi sistematici appiccati contemporaneamente in più punti, questo per impedire un efficiente piano di spegnimento, stanno attanagliando le nostre province.
Sembra quasi che una mano pianificatrice sia dietro a tutto questo, il risultato è sconcertante: a niente di simile avevamo assistito fino ad oggi, gli effetti degli incendi di questa tragica estate 2011 non sono paragonabili agli anni precedenti.
In alcuni sopralluoghi effettuati da attivisti della Delegazione nel Parco del Cilento e Vallo di Diano, in particolare nelle Gole del Mingardo, sulla Costa cilentana e zone interne, come anche nei Parchi regionali dei Monti Picentini e dei Monti Lattari sono stati riscontrati numerosi focolai che hanno interessato centinaia di ettari di gariga, macchia mediterranea e boschi alto fusto.
Sembrava di rivivere vecchie immagini dello sbarco alleato del settembre 1943: operazione Avalanche, sulle coste a sud di Salerno. I bombardamenti effettuati prima dello sbarco rasero al suolo tutta la vegetazione provocando numerosi incendi limitatamente però alle fasce colpite dalle bombe.
La situazione attuale è di gran lunga peggiore perché gli incendi sono estesi a tutto il territorio e il fuoco ormai ha attraversato migliaia di ettari.
Parlare di prevenzione sembra anacronistico, ormai i roghi vengono appiccati soprattutto di notte quando i canadair e gli elicotteri della Regione Campania non volano e le squadre a terra non operano nei boschi.
Eppure oggi è possibile con alcune tecniche ridurre il pericoloe l'impatto sul territorio degli incendi, un esempio è l’attività, purtroppo ancora e solo sperimentale, denominata “fuoco prescritto” realizzata in alcune aree del Parco del Cilento e Vallo di Diano grazie alla collaborazione con tecnici portoghesi, il fuoco prescritto prevede di bruciare in periodi precedenti aree che saranno
comunque interessate da possibili attività di piromani; inoltre si potrebbero costituire cooperative di giovani di supporto agli agricoltori anziani per ripulire sempre con incendi controllati le loro proprietà, a differenza di quanto accade oggi con l’agricoltore che da inizio al fuoco di pulizia per poi perderne il controllo.
E’ evidente che la Casta (politici e amministratori) ripete stancamente e dispendiosamente i riti annuali, assessori regionali dichiarati decaduti (Amendolara, assessore regionale all’agricoltura) approvano inutili ordinanze sul divieto di accendere fuochi in estate e l’intervento successivo, una volta scoppiati gli incendi, molto dispendioso per le tasche dei cittadini campani e lucroso per tutto
l’apparato “antincendio” (aerei, elicotteri, interventi a terra, ecc. ecc.), con finanziamenti sempre più ridotti dai “tagli” della Casta romana e napoletana.
Questo il quadro desolante ma il peggio deve ancora arrivare.
ASSOCIAZIONE ALTURA - DELEGAZIONE CAMPANIA
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