Alcune associazioni (Altura, Città Plurale Matera, Lanius, Lipu, Movimento Azzurro Murge materane e OLA (Organizzazione
Lucana Ambientalista) hanno inviato una lettera al Presidente della
Regione Basilicata Vito De Filippo, all’Assessore all’Ambiente Vilma
Mazzocco e al Direttore Generale del Dipartimento Ambiente e Territorio
Donato Viggiano e per conoscenza al Presidente dell’Ente Parco Regionale Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane
di Accettura per chiedere chiarimenti sul Progetto denominato "Via
ferrata Dolomiti lucane”.
Riportiamo la nota integrale.
Oggetto: Progetto via ferrata “Dolomiti Lucane”.
I fondi europei servono, come la tela di Penelope,
prima per tessere e poi disfare, basta cambiare l'angolo di osservazione o meglio, per essere più chiari,
servono a prelevare da più forni e
spesso gli interventi fanno a cazzotti tra di loro.
La vicenda, squallida in vero,
della “Via Ferrata” che si vorrebbe finanziare con fondi comunitari
nell'ambito del P.O. FESR 2007/2013 per 440 mila Euro ne è l'esempio classico. Già nel 2005 la Regione
Basilicata con la DGR n° 1608
escluse l'intervento in
quanto sussistevano dubbi circa l'eventuale impatto sull’equilibrio faunistico,
in particolare avifauna particolarmente protetta, della
zona. Significa, in poche parole,
che i progettisti restarono con la bocca asciutta ma il progetto era ormai pronto e bisognava riprovarci.
Lo si fa con i P.O. FESR
2007/2013 per l'importo che
abbiamo detto e malgrado vi siano
stati appositi studi di settore anche
questi finanziati dalla Comunità Europea nell’ ambito del Progetto Rete Natura
2000 costato, almeno, 2 milioni e 600 mila Euro.
Un progetto, Rete Natura 2000, che
quando nel 2009 venne annunziato, come al solito in pompa magna, dell'Assessore
all'Ambiente di turno permise di dire che l'Ambiente e la Natura andavano
tutelati e per fare questo si sarebbero messi in campo i migliori
professionisti e le solite università. E' da ritenere che venne fuori un lavoro
ben fatto tanto è che nel giugno
scorso il Presidente De Filippo, l'Assessore Mazzocco e tanta altra bella gente
si recarono in pellegrinaggio a Roma
per illustrare alla platea
il modo con il quale si era mossa la Basilicata e soffermarsi sulla
solita melina fatta di conservazione della biodiversità,
esigenza di garantire il
mantenimento degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati
o rari a livello comunitario. In
quel contesto si affannarono anche
ad illustrare il modello metodologico innovativo avente caratteristiche come la multidisciplinarità,
competenza, complessità, pianificazione integrata e partecipazione: quante
belle parole! Abbiamo detto che i progettisti della “ Via Ferrata” non potevano
restare a bocca asciutta ed allora il discorso sull'intervento si riapre. Di
cosa si discute? Di impiantare un percorso turistico estremo che penetra
direttamente negli habitat riproduttivi, trofici e lungo i percorsi di sosta e
migrazione di un lungo elenco di
specie rare o in via di estinzione di uccelli, ovviamente protette, in una area
SIC-ZPS identificata a livello europeo come IT9210105 “Dolomiti di Pietrapertosa”-
Il nome del paese è già una referenza - tra le varie specie di volatili vi è
anche la Cicogna nera che nidifica nelle coste rocciose delle Dolomiti Lucane,
uno dei pochissimi siti, circa una decina, che ospita questa specie a livello
nazionale. Specie rarissima dunque che un Ente Parco, attraverso una oculata e
attenta protezione della sua
Riserva Integrale e ZPS
Zona di Protezione Speciale, dovrebbe a tutti i livelli tutelare
nell’interesse della collettività nazionale ed europea. Ci domandiamo: ma questa
benedetta Cicogna nera non aveva altro luogo dove scegliere il suo habitat più
idoneo che le Dolomiti Lucane e togliere il sonno al sottoprodotto del
sottogoverno chiamato ad
indirizzare, si fa per dire, le sorti del
Parco di Gallipoli Cognato? Nell'ambito del Piano di Gestione del Parco
Regionale di Gallipoli Cognato e
Piccole Dolomiti Lucane, piano adottato, l'IT9210105 è Riserva Integrale, in
parte, e Riserva Generale Orientata di tipo A, per la parte rimanente. Nel primo caso l'accesso è consentito
solo per motivi di studio e
ricerche, con visite guidate da
personale specializzato ed altre
norme di indirizzo similari, nell'altro caso i termini di fruibilità
naturalistica sono meno restrittivi ma vi è, comunque, identica rigorosità con indirizzi finalizzati al mantenimento
dello status quo. Un intervento come la Via Ferrata, data la peculiarità
dei luoghi e la sensibilità degli
habitat, risulta oltre che invasivo anche non contemplato.
Ricordiamo, altresì, che la congruenza con il Piano di Gestione è una
condizionalità necessaria per
godere del beneficio comunitario e
che nelle relazioni di valutazioni di impatto ambientale e di incidenza ambientale emergono molte
“imprecisioni” proprie di un lavoro affrettato e poco qualificato.
Siccome l'intervento non rientra
nel Piano di Gestione, adottato, del
Parco appare evidente come non possa essere finanziato dalla UE e bene
fece la Giunta regionale che già nel 2005, anche se all'epoca non vi erano
norme restrittive come quelle di oggi, ad
esprimere parere negativo
alla realizzazione dell'intervento.
Già adesso il Ministero
dell’Ambiente ha sollecitato gli
organi concorrenti a formare la volontà e principalmente la Regione
Basilicata ad adottare iniziative
atte a tutelare le peculiarità naturalistiche del sito.
Il Ministero per la Coesione
Territoriale verrà interessato per
la verificare circa
l'appropriatezza della spesa.
Non c'è altro da aggiungere, al
momento, ed auguriamo un buon e saggio lavoro.
Potenza, 6 dicembre 2012
LE ASSOCIAZIONI FIRMATARIE
ALTURA
CITTA’ PLURALE
LANIUS
LIPU
MOVIMENTO AZZURRO MURGE MATERANE
OLA
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