giovedì 12 dicembre 2013
venerdì 16 agosto 2013
Liberazione grillai a Miglionico Mt
Nell'ambito delle consuete attività del CRAS provinciale di Matera il
giorno 19 agosto p.v. alle ore 18,30 circa sarà effettuata una
liberazione di rapaci a Miglionico. In particolare saranno liberati 20
giovani falchi grillai curati e riabilitati al volo nella speranza di un
graduale ritorno di questa specie nel territorio miglionichese da dove è
scomparso da anni. Insieme ai grillai saranno liberati anche 2 gheppi e
1 barbagianni mentre nei giorni scorsi sono stati già liberati 3 gufi.
L'iniziativa è stata inserita nell'ambito del Progetto "Aquilone" ,
progetto estivo di socializzazione per i giovanissimi del luogo che da
luglio viene portato avanti per tutta l’estate dalla cooperativa sociale
miglionichese “Vita Alternativa”. Un progetto accattivante che
coinvolge i giovanissimi in una una fascia di età che va dai 6 ai 13
anni per aiutarli a migliorarsi con un percorso di formazione a 360
gradi.
La liberazione di animali selvatici simboleggia la libertà che va
garantita a tutti i viventi e il rispetto della natura in una
prospettiva di tutela e valorizzazione della Biodiversità. Solo un
territorio ricco di biodiversità, animali e paesaggi integri è un
territorio sano e spendibile anche sul piano turistico e culturale.
Qui potete visualizzare la locandina dell'iniziativa a cui aderiscono LIPU e ALTURA.
Qui potete visualizzare la locandina dell'iniziativa a cui aderiscono LIPU e ALTURA.
giovedì 8 agosto 2013
Buone notizie sul fronte dell'eolico in Basilicata
Grande prova di ragionevolezza
ieri in Consiglio Regionale nella direzione della salvaguardia del paesaggio
lucano!
Il Consiglio Regionale ha
approvato ieri martedì 6 agosto una sostanziale modifica al Piano d’Indirizzo Energetico della
Basilicata (PIEAR), che allinea i criteri per la definizione dei siti non
idonei alla realizzazione di impiantii eolici industriali, a quelli definiti
dalle “Linee-Guida” Nazionali (DM
10/09/2010), con maggiore attenzione quindi alla salvaguardia
naturalistica-ambientale e del paesaggio del territorio regionale.
Modifica sollecitata con determinazione da un Coordinamento
di Associazioni ambientaliste nazionali del calibro dell’ Istituto
Nazionale di Urbanistica, di Italia Nostra, Amici della Terra, Comitato
Nazionale contro Eolico e Fotovoltaico in aree verdi e naturali, ALTURA e LIPU, che si è fortemente impegnato, negli ultimi due
mesi, anche con proprie proposte, perché il Consiglio Regionale stesso, prima
della sua imminente prevista scadenza, bloccasse la macchina infernale delle
Conferenze di Servizio, già programmate, che nell’arco di pochi mesi avrebbe
irrimediabilmente compromesso ambiente e paesaggio lucano.
La modifica al PIEAR regionale, è
stata formalizzata in un emendamento (pubblicato a parte), presentato dal
Consigliere Regionale Navazio, e che dà seguito alle sollecitazioni arrivate
dallo stesso Presidente del Consiglio Regionale Santochirico, ma che è stato
anche responsabilmente recepito da tantissimi consiglieri, dal Presidente De
Filippo, dalla Giunta e dai Dipartimenti Regionali, in sintonia con alcuni
parlamentari lucani, fra i quali Bubbico e Speranza.
Questo primo passo fa ben sperare
in una maggiore attenzione da parte di tutti nei confronti del paesaggio e del
territorio lucano, ma soprattutto fa ben sperare nel fatto che chi amministra
prenda finalmente, con maggior determinazione, le parti del territorio della
Basilicata, e della dignità dei suoi abitanti nei confronti di chi ha in animo
solo di farne terra di conquista e colonizzazione, anche energetica.
Il cammino da compiere è ancora
lungo, perché dovrà articolarsi, espletata la revisione dei criteri ambientali
e paesaggistici per l’installazione di impianti industriali da fonti
energetiche alternative, in un puntuale monitoraggio delle potenze fin qui
autorizzate ed installate (anche in riferimento alle “traiettorie” previste dal
“burden sharing” nazionale), base per
una riconsiderazione complessiva delle politiche energetiche da fonti
rinnovabili che privilegi le tecnologie “integrate” sia nel tessuto economico-produttivo
regionale (industriale e soprattutto agricolo), e sia nelle più generali
politiche di tutela e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio regionali,
costituenti da sempre una delle poche “carte” vincenti per il futuro
dell’identità stessa della Regione e delle sue popolazioni.
Una cosa ci conforta e ci sprona:
abbiamo avuto prova che i risultati arrivano se le associazioni, oltre che
segnalare inadempienze, spronano e propongono soluzioni, e se chi governa
vaglia le proposte senza respingerle a priori, facendole proprie se vanno
nell’interesse generale.
Il Coordinamento nazionale non
farà mancare il proprio appoggio e la propria collaborazione se la via
imboccata sarà tenuta diritta e determinata, e vigilerà sui risultati che, va
ribadito, dovranno condurre ad una nuova politica energetica regionale, che
rispetti ambiente e paesaggio quali “risorse (beni comuni) non rinnovabili”, e tutelati dalla Costituzione Repubblicana.
Il Coordinamento di Associazioni nazionali
lunedì 29 luglio 2013
In ricordo di un caro amico e socio di ALTURA: Gaspare Guerrieri
Sabato
27 luglio alle falde di Monte Velino si è svolta l’uscita commemorativa
in ricordo dell’amico e socio Gaspare Guerrieri, nel suo primo
anniversario. All’uscita erano presenti: Stefano Allavena, Fabio
Borlenghi, Mario Cappelli, Amalia Castaldi e sua figlia Sonia, Marina
Cianconi, Bruno D’Amicis, Umberto De Giacomo, Santino Di Carlo,
Francesco Ferreri, Claudia Gambini, Marinella Miglio, Maurizio Rossetti,
Bruno Santucci e Daniele Valfrè.
Fabio Borlenghi
Ad
Amalia Castaldi è stata donata una targa ricordo in omaggio al compagno
scomparso. Particolarmente toccante è stato il momento in cui Amalia ha
letto una nota dedicata al suo Gaspare nella quale venivano riportati
alla memoria i momenti trascorsi insieme nelle tante uscite di campo,
molte di queste proprio nella zona del Velino.
lunedì 8 luglio 2013
ALTURA per la tutela dell'Orso bruno marsicano
ALTURA aderisce all’iniziativa delle Associazioni ‘Orso and friends’ e
‘Salviamo l’orso’ volta a tutelare i Monti Ernici con il fine ultimo di
conservare l’orso bruno marsicano. L’iniziativa delle due citate
associazioni si esplica con la proposta alle Regioni Lazio ed Abruzzo di
ampliare rispettivamente i confini del Parco dei Simbruini e della
Riserva naturale di Zompo lo Schioppo inglobando il territorio dei Monti
Ernici dove da molti anni è stata rilevata la presenza stabile di
alcuni individui di orso.
Per leggere il comunicato clicca qui
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martedì 2 luglio 2013
L’aquilotto Leo è tornato libero dopo essere stato rubato dal suo nido
E’ tornato nella sua natura “Leo”, il giovane di Aquila
del Bonelli trafugato l’otto maggio scorso in un nido in provincia di
Agrigento e divenuto oggetto di indagine lampo della Forestale ( vedi articolo GeaPress ).
La liberazione è avvenuta nella scorse ore in una località della Sicilia tenuta al momento segreta. Come si ricorderà il giovane di Aquila venne rintracciato dalla Sezione Investigativa Cites del Corpo Forestale dello Stato diretta dal responsabile Operativo Marco Fiori. L’aquilotto, incredibilmente trasportato in treno dalla Sicilia fino al Piemonte, venne individuato in un casolare immerso tra le risaie della provincia di Alessandria. Purtroppo un secondo aquilotto, forse già malato al momento del prelievo dal nido, venne trovato ormai morto. Era stato gettato in un luogo lì vicino.
Il ritorno in natura è stato curato dagli esperti del Centro Tutela Rapaci Sicilia che, nella scorsa primavera, avevano tenuto sotto controllo i siti di nidificazione delle coppie di aquile siciliane. Un lavoro immane, considerata la grandezza del territorio delle Aquile e la difficolta a coordinare i volontari provenienti da tutta Italia.
Leo, dopo il sequestro avvenuto ad Alessandria, era stato consegnato al Centro Regionale Fauna Selvatica di Ficuzza (PA) cogestito dalla LIPU e dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione siciliana. Secondo Giovanni Giardina, responsabile della struttura, la giovane aquila, per fortuna ancora non abituata alla presenza dell’uomo, è stata tenuta sotto osservazione in tutte le fasi della riabilitazione. Monitorato ed alimentato, finché non si è avuta certezza della piena idoneità al ritorno in natura. Il povero Leo era stato rubato al nido e quella vita aveva avuto appena il tempo di assaporarla.
Purtroppo il prelievo di aquile, falchi ed altri rapaci dai nidi è un problema largamente diffuso. Particolarmente pericolosa, soprattutto sotto il profilo della difesa della biodiversità, è la predazione dai nidi siciliani. In questa regione, infatti, il problema interessa anche i nidi del falco Lanario. Si tratta, in questo caso, di un Falco la cui tutela rappresenta forse ancor di più un’esigenza a carattere mondiale. Altri animali interessati dalla depredazione o comunque da altre forme di bracconaggio diretto, sono l’avvoltoio Capovaccaio ed il Falco Pellegrino. Per il piccolo avvoltoio (famoso anche per apparire nelle antiche raffigurazioni egizie) l’ornitologo Massimiliano Di Vittorio, esperto del Centro Tutela Rapaci Sicilia, aveva parlato nel corso della scorsa conferenza tenutasi a Palermo (vedi articolo GeaPress) di una estinzione di fatto. Per questo animale sono noti casi di bracconaggio diretto, così come si sospetta anche per gli adulti di Aquila del Bonelli.
Nel corso della conferenza tenutasi presso il Municipio di Palermo, l’Eurodeputato Andrea Zanoni, da sempre sensibile alle tematiche di protezione ambientale, aveva riferito di come della questione fosse stato interessato lo stesso Commissario all’Ambiente della UE Janez Potočnik. Una questione che sarebbe rientrata tra le violazioni dell’Italia alle Direttive europee di settore.
Il mercato che richiede questi animali, secondo le indagini del Corpo Forestale, sarebbe quello del mondo della falconeria illegale. Falchi ed Aquile utilizzati per la caccia ma forse ancor di più per gli spettacoli a pagamento di sapore medioevale gettonati dalle pubbliche amministrazioni.
Intanto, per questa volta, una buona notizia. Leo, è tornato libero nei cieli siciliani.
FONTE: http://tinyurl.com/q3f92g9
La liberazione è avvenuta nella scorse ore in una località della Sicilia tenuta al momento segreta. Come si ricorderà il giovane di Aquila venne rintracciato dalla Sezione Investigativa Cites del Corpo Forestale dello Stato diretta dal responsabile Operativo Marco Fiori. L’aquilotto, incredibilmente trasportato in treno dalla Sicilia fino al Piemonte, venne individuato in un casolare immerso tra le risaie della provincia di Alessandria. Purtroppo un secondo aquilotto, forse già malato al momento del prelievo dal nido, venne trovato ormai morto. Era stato gettato in un luogo lì vicino.
Il ritorno in natura è stato curato dagli esperti del Centro Tutela Rapaci Sicilia che, nella scorsa primavera, avevano tenuto sotto controllo i siti di nidificazione delle coppie di aquile siciliane. Un lavoro immane, considerata la grandezza del territorio delle Aquile e la difficolta a coordinare i volontari provenienti da tutta Italia.
Leo, dopo il sequestro avvenuto ad Alessandria, era stato consegnato al Centro Regionale Fauna Selvatica di Ficuzza (PA) cogestito dalla LIPU e dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione siciliana. Secondo Giovanni Giardina, responsabile della struttura, la giovane aquila, per fortuna ancora non abituata alla presenza dell’uomo, è stata tenuta sotto osservazione in tutte le fasi della riabilitazione. Monitorato ed alimentato, finché non si è avuta certezza della piena idoneità al ritorno in natura. Il povero Leo era stato rubato al nido e quella vita aveva avuto appena il tempo di assaporarla.
Purtroppo il prelievo di aquile, falchi ed altri rapaci dai nidi è un problema largamente diffuso. Particolarmente pericolosa, soprattutto sotto il profilo della difesa della biodiversità, è la predazione dai nidi siciliani. In questa regione, infatti, il problema interessa anche i nidi del falco Lanario. Si tratta, in questo caso, di un Falco la cui tutela rappresenta forse ancor di più un’esigenza a carattere mondiale. Altri animali interessati dalla depredazione o comunque da altre forme di bracconaggio diretto, sono l’avvoltoio Capovaccaio ed il Falco Pellegrino. Per il piccolo avvoltoio (famoso anche per apparire nelle antiche raffigurazioni egizie) l’ornitologo Massimiliano Di Vittorio, esperto del Centro Tutela Rapaci Sicilia, aveva parlato nel corso della scorsa conferenza tenutasi a Palermo (vedi articolo GeaPress) di una estinzione di fatto. Per questo animale sono noti casi di bracconaggio diretto, così come si sospetta anche per gli adulti di Aquila del Bonelli.
Nel corso della conferenza tenutasi presso il Municipio di Palermo, l’Eurodeputato Andrea Zanoni, da sempre sensibile alle tematiche di protezione ambientale, aveva riferito di come della questione fosse stato interessato lo stesso Commissario all’Ambiente della UE Janez Potočnik. Una questione che sarebbe rientrata tra le violazioni dell’Italia alle Direttive europee di settore.
Il mercato che richiede questi animali, secondo le indagini del Corpo Forestale, sarebbe quello del mondo della falconeria illegale. Falchi ed Aquile utilizzati per la caccia ma forse ancor di più per gli spettacoli a pagamento di sapore medioevale gettonati dalle pubbliche amministrazioni.
Intanto, per questa volta, una buona notizia. Leo, è tornato libero nei cieli siciliani.
FONTE: http://tinyurl.com/q3f92g9
Evento In ricordo di Gaspare Guerrieri
Sabato 27 luglio 2013 ALTURA sta organizzando un’uscita dedicata all’amico e socio
Gaspare Guerrieri in occasione dell’anniversario della sua scomparsa
avvenuta
proprio il 27 luglio di un anno fa. In questa occasione sarà consegnata una targa ricordo alla sua compagna Amalia Castaldi.
L’uscita si farà al Velino, uno dei luoghi cari a Gaspare.
Quanto prima saranno comunicati i dettagli dell’uscita. Si prega fin da ora di confermare la propria presenza a Fabio Borlenghi (fabioborlenghi@libero.it)
giovedì 27 giugno 2013
Una nuova politica per la produzione di energia da fonti rinnovabili
Conferenza stampa di associazioni sul problema dell'eolico selvaggio
L’attuazione del PIEAR
(Piano Energetico Regionale) di Basilicata, che assegna ai “parchi eolici” di
grande dimensione, la produzione dei 2/3 del burden sharing regionale di energia da fonti rinnovabili, ha fatto esplodere la contraddizione
insita in tale scelta di politica energetica: dall’energia da combustibili
fossili (risorsa non rinnovabile), si passa ad energia da impianti eolici che consumano
paesaggio, anch’esso risorsa non rinnovabile.
In Basilicata (ma il discorso vale per molte altre regioni italiane), praticamente tutto il territorio regionale potrebbe essere occupato da selve di pali eolici, dall’altezza media equivalente a quella di un palazzo di cinquanta piani. Si tratterebbe della compromissione di aree ad alto valore paesaggistico, fra le quali proprio quelle individuate nell’Atto di Indirizzo per il corretto Inserimento degli impianti eolici sul territorio regionale, emanato con delibera di Giunta Regionale di Basilicata n°2920 del 13/12/2004!
In Basilicata (ma il discorso vale per molte altre regioni italiane), praticamente tutto il territorio regionale potrebbe essere occupato da selve di pali eolici, dall’altezza media equivalente a quella di un palazzo di cinquanta piani. Si tratterebbe della compromissione di aree ad alto valore paesaggistico, fra le quali proprio quelle individuate nell’Atto di Indirizzo per il corretto Inserimento degli impianti eolici sul territorio regionale, emanato con delibera di Giunta Regionale di Basilicata n°2920 del 13/12/2004!
Un’operazione miope e sciagurata,
contro la quale tutte le Associazioni che sottoscrivono il presente comunicato
vogliono mobilitare la società civile, e richiamare l’attenzione dei
consiglieri regionali e di tutto il mondo politico lucano. Un’operazione frutto
avvelenato di una politica che non ha stabilito regole di valutazione delle
trasformazioni territoriali e che ha consentito l’approvazione di un Piano
Energetico Regionale che non tutela il paesaggio, visto che rinvia ai Piani
Paesaggistici (ancora inesistenti!) l’individuazione dei crinali di valore
elevato, ma nel frattempo autorizza l’indiscriminata occupazione del
territorio, con la conseguenza di sconvolgere, e cambiare per sempre, i
connotati del paesaggio lucano.
Le Associazioni sottoscritte hanno
promosso una conferenza stampa,aperta al pubblico, per sabato 29 giugno alle
ore 10,30 presso l’ex convento di SS Lucia e Agata, Porta Pistola, sasso
caveoso a Matera, città emblema, insieme con Orvieto, di questa sacrosanta
battaglia di difesa del paesaggio.
Le Associazioni chiedono al
Consiglio Regionale di fermare l’infernale macchina delle Conferenze di
Servizio programmate, e contestualmente di aggiornare
il Piano Energetico sulla base dei criteri nazionali (Linee Guida – DM
10/09/2010) e del citato Atto (che non più in vigore, va assolutamente in gran
parte recuperato per le ampie tutele che prevedeva), in maniera da individuare
le aree non idonee per l’installazione delle centrali eoliche. In parallelo il
medesimo aggiornamento dovrà segnare una decisa virata della politica
energetica regionale, dalla previsione di “grandi impianti”, fotovoltaici ed eolici, alla incentivazione di micro-impianti di “autoproduzione”, integrati nelle residenze, nei servizi pubblici, nelle attività
produttive agricole, artigianali, industriali, ecc. (la cui realizzazione
potrebbe attivare, essa sì, un significativo comparto produttivo regionale), ed
alla incentivazione, in linea con le recenti scelte di politica nazionale, di
interventi di “contenimento” dei consumi energetici, che risparmiano energia,
ma non consumano nulla, paesaggio compreso!
Quindi non una generica moratoria
ma un adeguato, severo ed illuminato aggiornamento dei criteri di gestione del
territorio lucano ai fini della produzione di energia da fonti rinnovabili.
Altresì le Associazioni richiamano
la politica nazionale a un urgente
atto di responsabilità nei confronti della collettività e dei valori
territoriali che rischiano di essere alienati per sempre: rimuovere gli
incentivi ai nuovi impianti eolici, ormai gravemente autorizzati sui terreni
agro-pastorali, e tassare le grandi rendite garantite per 15 anni (ora per 20!)
a quelli realizzati, che in tempi di crisi sarebbe un mero atto di giustizia.
Matera, 25 giugno 2013
Le
Associazioni
§
Italia
Nostra
§
Istituto
Nazionale di Urbanistica
§
Altura
§
Amici
della Terra
§
LIPU
§
Comitato
Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle aree verdi e naturali.
Associazioni
e/o Comitati che, pur non potendo materialmente partecipare alla conferenza, aderiscono
al comunicato e lo sottoscrivono:
-Comitato
Nazionale del Paesaggio
-Comitato
Difesa Paesaggio Carmignano
-Comitato
Ambiente Paesaggio Salute Sicurezza
-Osservatorio
Molisano Legalità
-Rete
molisana dei crinali
-Natura e
Psiche, Nazionale
-Comitato
Ariacheta,San Godenzio – Firenze
-Salviamo il
Paesaggio
-Comitato
Alta Valle del Sillaro
-Salvatore
Tolone Azzariti
-Associazioni
ambientaliste e comitati dell’orvietano
-Coordinamento
umbro sulle rinnovabili
-Comitato
tutela ambientale e del paesaggio Castel Rio e Firenzuola
-Associazione
Culturale Officine Frida Matera
-Comitato
Diritto alla Salute Lavello
-Comitato
Monte Faggiola Fiorenzuola
-Comitato
per la Salvaguardia del Territorio di Zeri (MS)
-Comitato
Prato Barbieri-Bettola (PC)
-Consorzio
rurale Noce –Cazuccone –Ferriere (PC)
Oltre a
tantissimi comitati, associazioni , personalità, che faranno giungere le loro
adesioni in queste ore
martedì 18 giugno 2013
RITROVATE LE AQUILE DI BONELLI RUBATE IN SICILIA
(AGENPARL)
- Roma, 13 giu - Due pulcini (pullus) di Aquila del Bonelli (Aquila
fasciata) sottratti dal loro nido nell'agrigentino lo scorso 8 maggio
sono stati ritrovati dopo un mese dalla Sezione Investigativa CITES del
Corpo forestale dello Stato in un rudere delle campagne di Alessandria.
Individuato il presunto responsabile dell'illecito, denunciato
all'Autorità Giudiziaria per violazioni alla normativa Cites e a quella
sulla caccia e per maltrattamento animali. Durante la perquisizione,
nell'immobile è stato scoperto anche un laboratorio clandestino per la
riproduzione di anelli di marcaggio, certificati Cites olandesi falsi,
corde e chiodi d'arrampicata e strumenti per il bracconaggio, oltre a
numerosi animali morti conservati in congelatore.
Coordinati
dalla dott.ssa Brunella Sardoni, Sostituto Procuratore della Procura
della Repubblica di Agrigento, gli accertamenti condotti dalla Forestale
hanno portato al rinvenimento e al sequestro oltre che dei due
esemplari di Aquila del Bonelli anche di sei falchi pellegrini catturati
illegalmente. Dalle indagini sarebbe emerso che tutti gli animali
ritrovati sarebbero poi stati immessi nel mercato clandestino, dove un
esemplare di Aquila del Bonelli accompagnato da documenti falsi o
riciclati può valere fino a 15 mila euro.
La
cattura dei due pulcini, ancora non abili al volo, avrebbe comportato
un danno gravissimo alla conservazione di questa varietà di rapace,
tutelata dalla Convenzione di Washington sul commercio internazionale
delle specie di flora e fauna minacciate di estinzione. Soltanto una
ventina di coppie sopravvivono nell'habitat selvatico del nostro Paese.
Tutte nidificano in Sicilia, dove sono costantemente minacciate.
Nel
condurre le indagini, che rientrano nelle operazioni svolte in Sicilia
dalla Forestale e che, coordinate da diverse Procure, sono finalizzate a
reprimere il bracconaggio e la depredazione dei siti di nidificazione,
gli agenti si sono avvalsi di fonti confidenziali e del supporto
informatico e specialistico dei volontari della Lipu e del personale del
Coordinamento rapaci della Sicilia.
Dal
2010 ad oggi sono stati sequestrati oltre 60 rapaci protetti, tra cui
Aquile del Bonelli, Gipeti, Capovaccai, Falchi lanari e pellegrini. Gli
animali verranno o liberati, alcuni con la tecnica dell'hacking cioè
rimettendoli vicino al nido di provenienza, o introdotti in un progetto
di conservazione della specie, come è avvenuto per Turi, un maschio di
aquila liberato lo scorso dicembre nel palermitano, o come avverrà per
uno dei due esemplari rubati nell'agrigentino lo scorso maggio che gli
esperti del Centro Recupero Fauna Selvatica della Lipu "Bosco di
Ficuzza", nel palermitano, insieme agli specialisti della Riserva
Regionale del Lago di Vico, nel Lazio, hanno recentemente curato e
preparato al ritorno in natura.
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domenica 9 giugno 2013
L'INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) interviene a proposito dell'eolico in Basilicata
La Giunta Regionale di Basilicata, nella seduta del 24 maggio 2013, ha autorizzato la realizzazione di una serie di “parchi eolici” che, sommati a quelli già costruiti, ed a quelli in lista d’attesa, configurano un quadro sconvolgente per il futuro del paesaggio regionale. Praticamente tutti i crinali che strutturano il territorio regionale, caratterizzato da una sequenza di vallate (fiumi), e crinali collinari e/o montani, potrebbero essere occupati, da Nord a Sud, da selve di pali eolici (dell’altezza media di 150 ml. = palazzi di 50 piani!): le proposte di parchi eolici spaziano in effetti dalle dolci colline a vigneti del Vulture (Melfi, Venosa, Rapolla, Lavello) a quelle a seminativo doc della valle del Bradano (Acerenza, Oppido Palazzo, Genzano, Grottole, Miglionico ecc.) fino all’acrocoro calcareo-collinare di Matera e Montescaglioso (si salva Irsina, per una benemerita sentenza del Consiglio di Stato che ha ribadito il valore del paesaggio quale “bene primario ed assoluto”– art.9/Costituzione); dalle Valli del Basento/Cavone (Potenza, Vaglio, Campomaggiore, Tricarico, Grottole Garaguso, Salandra, Ferrandina, ecc.) alla Valle dell’Agri/Sauro (Viggiano, Laurenzana, Corleto, Gorgoglione, Stigliano,S. Arcangelo, Roccanova, Montalbano, ecc.), nelle quali si alternano varietà di paesaggi (dalle ricche terrazze metapontine, ai calanchi lunari, alle colline antropizzate, coltivate o boscate; dall’altrettanto mutevole Valle del Sinni, che definisce il piede del Massiccio del Pollino (Latronico, Colobraro, Rotondella , Valsinni, ecc.) alle valli dell’Appennino occidentale (Pescopagano S. Fele, Castelgrande, Muro, Vietri, Savoia, Brienza, ecc.): una vera e propria vendita del paesaggio lucano (per un piatto di lenticchie, purtroppo!). Una operazione che potrebbe cambiare letteralmente e radicalmente i connotati del paesaggio lucano, con buona pace dei programmi regionali che fanno, dei valori naturalistico-ambientali e del paesaggio, la principale risorsa strategica del territorio lucano (cfr.:“la nostra forza è il fascino dei nostri paesaggi”!); e con buona pace anche delle dichiarazioni che tutti i giorni, i nostri amministratori regionali fanno nella medesima direzione. Il caso di Matera (“gratificata” da 2 delle approvazioni di cui sopra, ed in attesa di altrettante 2: un inammissibile “accerchiamento”), è emblematico a riguardo: avremo un parco eolico, costituito da 15 aerogeneratori di h = 140 ml., collocato in bella vista, ai piedi del Sito/UNESCO (nonché Parco Regionale della Murgia Materana), ad “arricchire” un paesaggio storico-culturale e naturalistico–ambientale di straordinaria importanza, ormai universalmente riconosciuto a livello internazionale (ma, evidentemente, non a livello regionale). Un paesaggio le cui “matine” a seminativo, da sempre (dal neolitico) spazio rurale di riferimento della città rupestre, diventeranno a breve il toponimo nientemeno che di un “parco eolico”. Alcune domande (a chi ha valutato i progetti, e a chi li ha approvati): nel calcolo costi-benefici del progetto eolico, è stato valutato il danno d’immagine (e quindi economico) che provocherà un simile attentato al “quadro” paesaggistico ed habitat culturale della Basilicata più noto al mondo, costituente del resto il principale pilastro strategico del presente e del futuro della città (vedi Matera/2019)? e se questo stravolgimento paesaggistico dovesse indurre l’UNESCO a declassificare Matera da “Bene del Patrimonio Mondiale” a “Bene in Pericolo”, chi ne pagherebbe le conseguenze? Ora, quello che sta avvenendo nel paesaggio lucano non è frutto né di un destino “cinico e baro”, nè di un’imposizione esterna del potere statale (burden sharing richiesto di energia da fonti rinnovabili = 1438 MW), ma di una gestione “politica” del territorio che non ha mai voluto darsi regole valutative (obiettive, trasparenti, valide in tutti i casi) delle trasformazioni territoriali, affossando da subito la Carta Regionale dei Suoli, prevista dalla LUR dal lontano 1999. Ciò ha permesso, tra le altre cose, l’approvazione di un PIEAR (Piano Energetico Regionale) che non tutela sufficientemente il territorio regionale ed il suo paesaggio, anche rispetto a quanto previsto dalla “Linee Guida” nazionali in materia (D.M.10/09/2010), cui non si è mai adeguato; e che, rinviando l’individuazione dei crinali di valore elevato (non idonei all’installazione di parchi eolici) ad un ipotetico Piano Paesistico Regionale (chi l’ha visto?), sta dando comunque via libera all’indiscriminata occupazione di paesaggio di cui oggi siamo testimoni. Applicando questo PIEAR, si sta semplicemente consentendo la distruzione del paesaggio lucano, sulla base di convenienze imprenditoriali, senza il riscontro di un ragionato progetto” pubblico” di tutela paesaggistica e naturalistico-ambientale. Pertanto, vista la gravità della situazione che si sta determinando, l’INU/Basilicata fa appello al Consiglio Regionale di Basilicata, perché, prima del suo previsto scioglimento, esamini in seduta straordinaria la problematica in oggetto, sulla scorta di una semplice cartina geografica che, rappresentando i parchi eolici esistenti e/o previsti, faccia prendere coscienza ai Consiglieri del possibile scenario prossimo futuro del paesaggio lucano, che essi stanno “regalando” ai propri amministrati; dopodiché, auspichiamo, dando un segnale di grande senso di responsabilità, deliberi un’aggiornamento del PIEAR che contenga: l’adeguamento alle “Linee Guida” nazionali, dei criteri per la determinazione dei “siti non idonei” all’installazione dei parchi eolici ; l’individuazione di massima delle aree di crinale strutturanti il paesaggio regionale (par.1.2.1.1 del PIEAR), e delle aree agricole interessate da produzioni agricolo-alimentari di qualità, e/o di particolare pregio rispetto al contesto paesaggistico-culturale, elaborate direttamente dal Dipartimento Ambiente e Territorio, nelle more della loro più puntuale definizione nel Piano Paesaggistico Regionale (ormai da anni in perenne itinere). una conseguente riduzione della quota di energia da fonti rinnovabili assegnata all’eolico (allo stato i 2/3 del burden sharing!), trasferendola per quanto possibile al fotovoltaico, integrato nelle architetture e/o collocato nelle sterminate aree industriali dismesse della regione; Quindi non una generica moratoria, facilmente censurabile (vedi sentenza della Corte Costituzionale su prospezioni petrolifere), ma un adeguato, severo ed illuminato aggiornamento dei criteri di gestione del territorio lucano ai fini della produzione di energia da fonti rinnovabili. L’INU/Basilicata fa appello inoltre a tutte le Associazioni Culturali (ambientaliste e non) della Regione, perché si organizzi un’azione comune di sensibilizzazione della comunità regionale su di una problematica di fondamentale importanza per il futuro dell’identità geografica e culturale della nostra Regione.
Potenza, 07/06/2013
Il Direttivo INU/Basilicata
Fonte: http://www.trmtv.it/home/flashnews/2013_06_07/51954.html
Potenza, 07/06/2013
Il Direttivo INU/Basilicata
Fonte: http://www.trmtv.it/home/flashnews/2013_06_07/51954.html
mercoledì 15 maggio 2013
Il cane...il miglior amico dell'orso!
Campagna di sensibilizzazione alla vaccinazione dei cani nell’area di presenza dell’orso bruno marsicano.
La tutela della residua popolazione di orso bruno marsicano è legata anche a una corretta gestione sanitaria degli ambienti nei quali questa specie sopravvive. La scarsa variabilità genetica e il numero esiguo di esemplari che costituiscono la popolazione di orso bruno marsicano fanno si che abbia una scarsa capacità di adattamento a variazioni ambientali improvvise, una delle quali può essere rappresentata proprio dall’introduzione di nuove malattie o dalla maggiore aggressività di malattie già presenti. Alcune delle malattie potenzialmente pericolose per gli orsi, quali Cimurro, Parvovirosi, Leptospirosi, Epatite infettiva, possono essere trasmesse dai cani. Il pericolo di trasmissione può essere ridotto al minimo con le vaccinazioni e la corretta gestione dei cani.
L’Ufficio Conservazione della Natura della Regione Abruzzo, nello svolgimento dell’Azione C2 del LIFE ARCTOS “Conservazione dell’orso bruno: azioni coordinate per l’areale alpino e appenninico”, in collaborazione con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ha ideato e realizzato una campagna di sensibilizzazione “Il cane…il miglior amico dell’orso”, che ha ottenuto il patrocinio della FNOVI (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Veterinari Italiani), per invitare i proprietari dei cani presenti nell’area di presenza dell’orso, a vaccinare i propri animali e a non lasciarli liberi se non sotto stretto controllo.
Contemporaneamente, con il coordinamento dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo, i medici veterinari e i biologi delle Aree protette di Abruzzo, Lazio e Molise, sono stati invitati a indicare le consistenze delle popolazioni canine presenti nell’area di presenza dell’orso e le aree potenzialmente a rischio per i contatti fra cani e orse con piccoli, in modo da poter studiare la migliore strategia per condurre un’ efficace campagna di vaccinazione dei cani. I costi dei vaccini, per i cani degli allevatori, saranno interamente sostenuti dall’Ufficio Conservazione della Natura della Regione Abruzzo con fondi del Life Arctos che permetteranno di acquistare circa 7000 vaccini con cui cercare di limitare la diffusione di agenti patogeni dai cani all’orso. La somministrazione dei vaccini verrà effettuata grazie alla collaborazione con i Servizi veterinari delle ASL e con quelli delle Aree Protette.
L’orso bruno marsicano è una “specie ombrello”, necessita di habitat vasti e articolati per poter sopravvivere, quindi le azioni di gestione sanitaria rivolte a questa specie avranno ricadute positive anche sulla conservazione delle altre specie selvatiche (in primis il lupo) e domestiche che vivono nello stesso contesto ambientale e daranno anche indicazioni sanitarie utili per la gestione delle attività umane tradizionali, come la zootecnia. La tutela dell’orso bruno marsicano è interesse di tutti, ognuno di noi può fare qualcosa di concreto, iniziamo vaccinando i nostri cani.
Per informazioni Segreteria Servizio Scientifico del Parco Nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise
Tel. 0863/9113218
domenica 28 aprile 2013
Assemblea di Altura
E’ indetta per sabato 11 maggio 2013, alle ore 10 in prima convocazione, e alle ore 15 in seconda
convocazione, l’ Assemblea ordinaria dei soci di Altura, presso la sala per le riunioni dell’albergo “Park Hotel” di Villalago (AQ), Viale della Riviera 6.
Gli argomenti all’ordine del giorno sono i seguenti:
1) comunicazioni del Presidente;
2) comunicazioni del Segretario;
3) esame ed approvazione del bilancio relativo al 2012;
4) regolarizzazione della situazione dei soci;
5) attività delle delegazioni regionali;
6) eventuali e varie.
La mattina del giorno successivo sarà dedicata ad escursioni sui Monti della zona di Scanno e di
Villalago, a ridosso del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, guidate da esperti, per
l’osservazione in particolare, ma non solo, degli uccelli rapaci. Nella serata dell’ 11 maggio o all’alba del giorno successivo è in programma un appostamento per l’osservazione dell’orso bruno
marsicano.
convocazione, l’ Assemblea ordinaria dei soci di Altura, presso la sala per le riunioni dell’albergo “Park Hotel” di Villalago (AQ), Viale della Riviera 6.
Gli argomenti all’ordine del giorno sono i seguenti:
1) comunicazioni del Presidente;
2) comunicazioni del Segretario;
3) esame ed approvazione del bilancio relativo al 2012;
4) regolarizzazione della situazione dei soci;
5) attività delle delegazioni regionali;
6) eventuali e varie.
La mattina del giorno successivo sarà dedicata ad escursioni sui Monti della zona di Scanno e di
Villalago, a ridosso del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, guidate da esperti, per
l’osservazione in particolare, ma non solo, degli uccelli rapaci. Nella serata dell’ 11 maggio o all’alba del giorno successivo è in programma un appostamento per l’osservazione dell’orso bruno
marsicano.
giovedì 4 aprile 2013
mercoledì 20 marzo 2013
Workshop Aquila reale
Sabato 16 marzo, nello scenario del Parco Regionale dei Lucretili, si è svolto a Percile (RM) il workshop ‘L’Aquila reale nell’Appennino centrale: strumenti di conoscenza ed iniziative di conservazione della specie e dei suoi ambienti naturali’. Notevole interesse hanno suscitato gli interventi dei singoli relatori. Il tema ricorrente è stato la qualità dell’habitat di presenza della specie, con particolare riferimento alle sue forti trasformazioni avvenute nel corso di alcuni decenni. In generale sono stati trattati i temi attinenti le minacce verso l’aquila reale e le misure per neutralizzarle. Ai lavori hanno partecipato diversi soci Altura, naturalisti, operatori di aree protette e tanti appassionati.
martedì 19 marzo 2013
Appuntamento 7 aprile 2013 con la manifestazione "Rapaci oltre i confini"
Anche quest'anno ALTURA organizza "Rapaci oltre i confini", la giornata di monitoraggio e studio dell'aquila reale e dei rapaci in migrazione
nel comprensorio Valle di Malito, Valle Ruella, Monti della Duchessa,
Velino, Valle Majelama e Gole di Celano, arrivata alla quarta edizione.
Per
l'organizzazione della giornata è stata richiesta anche la
collaborazione del personale della Riserva regionale Montagne della
Duchessa, del Parco Regionale Sirente Velino e del Corpo Forestale dello
Stato.
Obiettivo della giornata di monitoraggio sarà definire quanto più possibile gli spostamenti delle coppie di aquila reale nel comprensorio in esame ed al tempo stesso acquisire il maggior numero di dati riguardo la presenza di rapaci in migrazione e in generale delle specie inserite nell’allegato I della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli”.
Sarà possibile osservare, tra gli altri, esemplari aquila reale (Aquila chrysaetos), grifone (Gyps fulvus),
biancone (Circaetus gallicus), falco
pellegrino (Falco peregrinus), falco
lanario (Falco biarmicus), astore (Accipiter gentilis), gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax) e corvo imperiale (Corvus corax).
La data sarà quella di domenica 7 aprile con osservazione dalle postazioni dalle 09.00 alle 15.00.
Occorre portare il pranzo al sacco. Si raccomanda abbigliamento idoneo per la montagna, binocolo e se possibile cannochiale.
Appuntamento sarà alle ore 8.00 presso il bar dell'Hotel Duchessa appena fuori l'uscita "Valle del Salto" dell'autostrada A24, in tempo utile per consegnare le schede di avvistamento e raggiungere comodamente le postazioni.
Per
chi vuole c'è la possibilità di pernottare la sera prima a Cartore, nei
casali recentemente ristrutturati (info 346-1841554).
Per informazioni: Daniele Valfrè
Per informazioni: Daniele Valfrè
Responsabile per l'Abruzzo di ALTURA
Cell. 328-7477915; 340-6623558
sabato 16 marzo 2013
Avvelenati 3 grifoni in Abruzzo
Dopo i recenti rinvenimenti di lupi morti per diverse cause, tra cui
anche il veleno, ai confini del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e
Molise si è registrata qualche giorno fa la notizia di tre grifoni
trovati morti nelle vicinanze del Parco, nella zona tra Gioia dei Marsi
e Venere.
Decisa ed immediata la presa di posizione di alcune associazioni ambientaliste che seguono da vicino le problematiche di conservazione di questa specie in Abruzzo. Daniele Valfrè - responsabile Altura Abruzzo, Stefano Allavena - coordinatore Lipu Abruzzo- Pietro Matta - responsabile Pro Natura Abruzzo e Stefano Orlandini - presidente Salviamo l'Orso, sottolineano che a causa dei bocconi avvelenati sono a rischio altri simboli della fauna abruzzese come l'orso bruno marsicano e l'aquila reale e chiedono urgentemente l'utilzzo dei nuclei cinofili antiveleno a scopo preventivo per scongiurare nuovi episodi di avvelenamento. Gli ambientalsti suppongono che la morte degli avvoltoi sia stata dovutra all'ingestione di veleno introdotto in esche appositamente distribuite sul territorio, presumibilmente per eliminare cani, volpi e lupi. Sono in corso indagini da parte del personale del Corpo Forestale dello Stato e del Servizio di Sorveglianza del Parco nazionale d'Abruzzo Purtroppo fatti di questo genere avvengono non di rado. Le associazioni sospettano che alcuni tartufai, spesso in lotta gli uni con gli altri non esitano a volte a provare ad eliminare i cani dei concorrenti. Sospetto anche per bracconieri o anche allevatori senza scrupoli che ricorrono al veleno per eliminare cani e lupi che potrebbero predare qualche capo di bestiame.
"I grifoni- fanno sapere Valfrè, Allavena, Matta e Orlandini - furono reintrodotti negli anni '90 dal Corpo Forestale dello Stato nella vicina Riserva Naturale del Monte Velino, liberando in zona diverse decine di individui donati dalla Spagna, e da allora questi grandi avvoltoi si sono bene ambientati nella zona, riproducendosi regolarmente ogni anno. L'avvelenamento, subdolo e vigliacco ad opera di delinquenti senza scrupolo, mette a repentaglio la vita di questi splendidi uccelli, ma non solo, minaccia anche, e gravemente, anche diverse specie tipiche dell'Abruzzo, come l'aquila reale, il lupo e soprattutto l'orso bruno marsicano. Ricordiamo come nel 2007 almeno tre orsi e alcuni lupi furono avvelenati, sempre in comune di Gioia dei Marsi, in località Gioia Vecchio, in una zona sottoposta ad intenso pascolo bovino, e i colpevoli non furono purtroppo trovati.
Gli ambientalisti auspicano che nella zona vengano organizzati rapidamente dei pattugliamenti impiegando cani, particolarmente addestrati a trovare il veleno, impiegati nel Parco Nazionale del Gran sasso e dei Monti della Laga, grazie ad un progetto finanziato dall'Unione Europea (LIFE+ ANTITODO), al momento l'unico mezzo efficace nella lotta a questo fenomeno.
"E' necessario - aggiungono Valfrè, Allavena, Matta e Orlandini - che le autorità competenti facciano ogni sforzo per risalire agli autori di questo misfatto, nonchè di altri dello stesso genere, rimasti finora del tutto impuniti. In una situazione di crisi economica qual'è quella che stiamo vivendo in questi anni, non sarebbe male che ci si ricordasse come orsi, lupi, aquile ed avvoltoi costituisco la materia prima di un turismo nazionale ed internazionale che costituisce un'importante risorsa economica nel territorio del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise".
Ogni anno decine di migliaia di persone visitano le montagne abruzzesi e sostano nei paesi del Parco perchè qui questi animali ci sono ancora.
Purtroppo una politica miope ed incapace troppo spesso non fa quanto dovrebbe per aiutare gli organismi di gestione delle aree protette a salvaguardare adeguatamente il proprio patrimonio naturale. Anzi rende loro la vita sempre più difficile riducendo ancor più le già magre risorse economiche di cui dispongono, indispensabili per un'efficiente e moderna gestione del territorio.
Decisa ed immediata la presa di posizione di alcune associazioni ambientaliste che seguono da vicino le problematiche di conservazione di questa specie in Abruzzo. Daniele Valfrè - responsabile Altura Abruzzo, Stefano Allavena - coordinatore Lipu Abruzzo- Pietro Matta - responsabile Pro Natura Abruzzo e Stefano Orlandini - presidente Salviamo l'Orso, sottolineano che a causa dei bocconi avvelenati sono a rischio altri simboli della fauna abruzzese come l'orso bruno marsicano e l'aquila reale e chiedono urgentemente l'utilzzo dei nuclei cinofili antiveleno a scopo preventivo per scongiurare nuovi episodi di avvelenamento. Gli ambientalsti suppongono che la morte degli avvoltoi sia stata dovutra all'ingestione di veleno introdotto in esche appositamente distribuite sul territorio, presumibilmente per eliminare cani, volpi e lupi. Sono in corso indagini da parte del personale del Corpo Forestale dello Stato e del Servizio di Sorveglianza del Parco nazionale d'Abruzzo Purtroppo fatti di questo genere avvengono non di rado. Le associazioni sospettano che alcuni tartufai, spesso in lotta gli uni con gli altri non esitano a volte a provare ad eliminare i cani dei concorrenti. Sospetto anche per bracconieri o anche allevatori senza scrupoli che ricorrono al veleno per eliminare cani e lupi che potrebbero predare qualche capo di bestiame.
"I grifoni- fanno sapere Valfrè, Allavena, Matta e Orlandini - furono reintrodotti negli anni '90 dal Corpo Forestale dello Stato nella vicina Riserva Naturale del Monte Velino, liberando in zona diverse decine di individui donati dalla Spagna, e da allora questi grandi avvoltoi si sono bene ambientati nella zona, riproducendosi regolarmente ogni anno. L'avvelenamento, subdolo e vigliacco ad opera di delinquenti senza scrupolo, mette a repentaglio la vita di questi splendidi uccelli, ma non solo, minaccia anche, e gravemente, anche diverse specie tipiche dell'Abruzzo, come l'aquila reale, il lupo e soprattutto l'orso bruno marsicano. Ricordiamo come nel 2007 almeno tre orsi e alcuni lupi furono avvelenati, sempre in comune di Gioia dei Marsi, in località Gioia Vecchio, in una zona sottoposta ad intenso pascolo bovino, e i colpevoli non furono purtroppo trovati.
Gli ambientalisti auspicano che nella zona vengano organizzati rapidamente dei pattugliamenti impiegando cani, particolarmente addestrati a trovare il veleno, impiegati nel Parco Nazionale del Gran sasso e dei Monti della Laga, grazie ad un progetto finanziato dall'Unione Europea (LIFE+ ANTITODO), al momento l'unico mezzo efficace nella lotta a questo fenomeno.
"E' necessario - aggiungono Valfrè, Allavena, Matta e Orlandini - che le autorità competenti facciano ogni sforzo per risalire agli autori di questo misfatto, nonchè di altri dello stesso genere, rimasti finora del tutto impuniti. In una situazione di crisi economica qual'è quella che stiamo vivendo in questi anni, non sarebbe male che ci si ricordasse come orsi, lupi, aquile ed avvoltoi costituisco la materia prima di un turismo nazionale ed internazionale che costituisce un'importante risorsa economica nel territorio del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise".
Ogni anno decine di migliaia di persone visitano le montagne abruzzesi e sostano nei paesi del Parco perchè qui questi animali ci sono ancora.
Purtroppo una politica miope ed incapace troppo spesso non fa quanto dovrebbe per aiutare gli organismi di gestione delle aree protette a salvaguardare adeguatamente il proprio patrimonio naturale. Anzi rende loro la vita sempre più difficile riducendo ancor più le già magre risorse economiche di cui dispongono, indispensabili per un'efficiente e moderna gestione del territorio.
venerdì 15 marzo 2013
Firma per la Cicogna nera
Sarebbe utile esprimere la vostra opinione nel sondaggio che si trova a questo link:
http://www.trmtv.it/home/attualita/2013_03_13/46460.html
Nel link la polemica portata sulle pagine (anche) di questo giornale circa le attività del cosidetto "volo dell'angelo" nel Parco regionale, e SIC/ZPS, delle piccole Dolomiti Lucane in Basilicata.
A breve distanza da pareti occupate da Cicogna nera e rapaci passano a tutta velocità uomini imbracati, sospesi a cavi di acciaio, da un capo all'altro della vallata.
Non avrebbe mai dovuto essere realizzata ... ma ora c'è un braccio di ferro tra chi come ALTURA, CERM, CISO, LANIUS, e LIPU ha chiesto di non anticipare le attività a prima del 30 maggio, almeno per evitare disturbi nella fase di insediamento delle coppie, e i soliti noti che la buttano sul progresso, economia e compagnia bella...
Tra queste pareti nidificano specie rare: siamo in area protetta! |
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volo dell'angelo
martedì 12 marzo 2013
Workshop sull'Aquila reale
L'Ente Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili organizza in collaborazione con ALTURA un workshop di studi dal titolo:
L’aquila reale nell’Appennino centrale: strumenti di conoscenza e iniziative per la conservazione della specie e dei suoi ambienti naturali.
Il workshop si svolgerà nella giornata di sabato 16 marzo 2013 presso “La Locanda della Vecchia Scola”, sita in loc. Via Piana, nel Comune di Percile (RM).
Le relazioni previste dal workshop, riservate alla partecipazione di professionisti del settore ed a personale tecnico, rivestono carattere multidisciplinare e sono dedicate ad approfondire il tema della conservazione e gestione della presenza dell’aquila reale, con riferimento ai contesti appenninici e preappenninici centroitaliani.
La sessione mattutina è dedicata alla definizione dei principali parametri ambientali la cui conoscenza può consentire una valutazione dello stato di conservazione delle presenze stanziali della specie e ad orientare eventuali politiche ed interventi gestionali di salvaguardia.
La sessione pomeridiana è rivolta al tema dell’individuazione e caratterizzazione degli elementi di minaccia antropica emergenti per la specie.
L’aquila reale nell’Appennino centrale: strumenti di conoscenza e iniziative per la conservazione della specie e dei suoi ambienti naturali.
Il workshop si svolgerà nella giornata di sabato 16 marzo 2013 presso “La Locanda della Vecchia Scola”, sita in loc. Via Piana, nel Comune di Percile (RM).
Le relazioni previste dal workshop, riservate alla partecipazione di professionisti del settore ed a personale tecnico, rivestono carattere multidisciplinare e sono dedicate ad approfondire il tema della conservazione e gestione della presenza dell’aquila reale, con riferimento ai contesti appenninici e preappenninici centroitaliani.
La sessione mattutina è dedicata alla definizione dei principali parametri ambientali la cui conoscenza può consentire una valutazione dello stato di conservazione delle presenze stanziali della specie e ad orientare eventuali politiche ed interventi gestionali di salvaguardia.
La sessione pomeridiana è rivolta al tema dell’individuazione e caratterizzazione degli elementi di minaccia antropica emergenti per la specie.
CLICCA PER INGRANDIRE |
sabato 26 gennaio 2013
mercoledì 23 gennaio 2013
Ancora eolico? Grazie, basta così!
In un recente comunicato stampa ANEV (Associazione nazionale energia del vento)
e Legambiente si stracciano le vesti, perché i risultati delle Aste competitive
al ribasso pubblicati dal GSE, preannuncerebbero effetti lesivi per il settore
che potrebbe vedere da quest’anno il volume dei suoi affari diminuito del 75%.
E’ successo che una quota del contingente previsto nelle Aste non è stato
assegnato perché molti produttori non hanno potuto concorrere alla gara in
quanto privi dell’affidabilità patrimoniale necessaria a ottenere il credito
bancario richiesto. Il che equivale a una implicita ma inequivocabile
dimostrazione del caos e della approssimazione che aveva caratterizzato fino a
ieri l’“assalto alla diligenza” degli incentivi concessi alle energie
rinnovabili, prelevandoli disinvoltamente dalle tasche degli italiani.
Al contrario, la notizia è stata accolta con
soddisfazione da tutte le associazioni ambientaliste e dai movimenti spontanei
che da anni combattono per ostacolare l’aggressione selvaggia al territorio e
la irreversibile degradazione del valore identitario dei paesaggi italiani
causate dalla selva di aerogeneratori che stanno sorgendo ovunque, anche in
zone non favorite da una sufficiente ventosità, a esclusivo vantaggio di
improvvisati ( e a volte anche malavitosi) produttori e dei loro accoliti.
Nessuno è contrario, in linea teorica, al ricorso a fonti di energia “pulite” e
rinnovabili; ma molte sono le perplessità sulle politiche messe in atto fino ad
oggi in tale ambito, per quel che riguarda i costi e i benefici economici delle
soluzioni adottate, l’eccesso di incentivazioni concentrate sulle rinnovabili
elettriche con la sproporzionata proliferazione delle torri eoliche e dei
pannelli fotovoltaici, la scarsa attenzione, in concreto, alle rinnovabili
termiche, all’efficienza energetica, al risparmio, nonostante le riconosciute
potenzialità di questi settori. La stessa Strategia Energetica Nazionale ha
reso evidente che l’incidenza dell’eolico industriale sulla produzione di
energia elettrica rimarrà comunque irrilevante. Tale da non giustificare i
danni gravissimi che esso provoca all’ambiente naturale e al patrimonio
culturale della Nazione. Senza parlare poi dei costi pesanti per l’intera
comunità, in un momento di crisi. Per gli incentivi alle rinnovabili elettriche
sono stati sottratti ai portafogli degli italiani circa11 miliardi, per il solo
anno 2012. E il prelievo proseguirà per 20 anni con oltre 12 miliardi all’anno
(6,7 per fotovoltaico e 5,8 per le altre FER, tra cui l’eolico in misura
prevalente).
In un successivo documento pre-elettorale
redatto da Legambiente, WWF e Greenpeace si chiede, tra molte altre cose, che
il prossimo Governo torni a favorire oltre ogni misura i produttori di energia
eolica e fotovoltaica; la richiesta è sostenuta da un ricatto occupazionale più
che dubbio e attraverso affermazioni avventate che sfiorano il terrorismo.
Secondo gli estensori l’aver finalmente cominciato ad imporre regole
ragionevoli al settore delle energie rinnovabili soffocherà l’unica speranza
di futuro per l’Italia. Le
associazioni e i movimenti che sottoscrivono il presente documento su questo
punto pensano esattamente il contrario e chiedono invece alle forze politiche
di impegnarsi per azzerare ulteriori incentivi a nuovi o rinnovati impianti
eolici.
Altura
Amici della Terra
CNP – Comitato Nazionale per il Paesaggio
Comitato per la Bellezza
Italia Nostra
Mountain Wilderness Italia
MovimentoAzzurro
Roma, 23 gennaio 2013
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